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Autore: koukla    08/04/2011    12 recensioni
La guerra è ormai finita da sette anni e tutti hanno ripreso la loro vita. C'è chi si è buttato anima e corpo nel lavoro, chi ha messo su famiglia e chi ha viaggiato in lungo e largo per il mondo. C'è anche chi non è cambiato affatto e passa ancora il tempo ad organizzare grandi pranzi di famiglia e a sferruzzare maglioni da regalare a Natale. Non sempre, però, tutto ciò che avevamo programmato è destinato ad accadere ed è proprio questo che la Signora Weasley deve capire. Tra due persone di nostra conoscenza completamente recalcitranti all'idea del matrimonio ed un piccolo imprevisto che stravolgerà le cose, riuscira Molly a veder realizzato il suo piccolo, innocuo desiderio?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Un po' tutti | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un mese e quattro giorni di ritardo.

Non so cosa dirvi, se non mi dispiace.

Mi dispiace sul serio ma è stato un periodo un po’ particolare.

Spero che riusciate a comprendermi, nel frattempo non posso che rinnovare i miei ringraziamenti a tutti voi che, nonostante tutto, continuate a seguirmi ed a mostrarmi il vostro appoggio.

Grazie.

 

 

 

“Living life is fun and we've just begun
to get our share
of this world's delights.
High...
High hopes we have for the future
and our goal's in sight.
No...
No, we don't get depressed.
Here's what we call our golden rule.
Have faith in you and the things you do.
You won't go wrong, oh no.
This is our family jewel.
We are family.”

 

(“We are family”, Sister Sledge)

 

 

 

 

Hermione amava sfogliare i grandi album pieni zeppi di fotografie, accuratamente allineati sulla mensola del caminetto.

Era convinta che quei piccoli rettangoli di carta colorata – e talvolta in movimento- fossero l’unico mezzo per permetterle di fare un tuffo nel passato.

Erano strane le fotografie: riuscivano ad intrappolare, in modo misterioso e quasi magico, ogni istante di vita, per sempre.

Sorrideva, Hermione.

E piangeva.

Un’infinità di fotografie che rappresentavo le tappe più significative della sua vita e le persone importanti che l’avevano accompagnata in questo incredibile e, talvolta, tortuoso percorso.

Volti sbiaditi, segnati dal tempo che, impietoso e implacabile, andava avanti portandosi spesso con sé i suoi compagni di viaggio.

Man mano che girava quelle pagine, che profumavano di passato e di ricordi, poteva vedere come ciò che aveva appena pensato fosse terribilmente vero: alcune persone scomparivano all’improvviso per dovere, per necessità o per semplice fatalità mentre visi nuovi comparivano dapprima sporadicamente per poi diventare una presenza costante.

Osservando un’immagine di sé da neonata, bianca e rosea e con pochi ciuffi di capelli castani in testa, aveva iniziato a fantasticare sull’aspetto del bambino che portava in grembo e che, ora, non era più grande di uno scellino.

Innanzitutto sarebbe stato un maschio o una femmina? E sarebbe stato più simile a lei oppure a Ron?

Comunque, lei era convinta che avrebbe avuto i capelli rossi; tutta la nuova generazione Weasley aveva infatti ereditato, in modo più o meno evidente, il tradizionale colore di famiglia e quindi riteneva che anche nel suo caso sarebbe stato così.

Mentre stava richiudendo l’ultimo album, quello dell’estate subito dopo la Guerra, guardò distrattamente l’orologio che aveva al polso sinistro.

Le lancette segnavano le 10 e 15, doveva prepararsi o rischiava di fare tardi.

Finì di sorseggiare l’infuso di menta piperita che di recente era diventato il suo preferito per poi avviarsi con passo spedito verso il bagno.

Quel giorno si era presa un permesso dal lavoro poiché aveva un appuntamento con Audrey, che lavorava al San Mungo, per una visita di controllo; nel pomeriggio, invece, doveva vedersi con Ron, che, con fare guardingo e misterioso, le aveva detto che aveva una sorpresa per lei.

Sistemandosi frettolosamente i capelli in una semplice e scomposta crocchia, non poté fare a meno di ridacchiare nel vedere la schiera di flaconcini e barattoli allineati sul mobiletto sopra il lavandino.

Acido folico, vitamine, integratori, minerali e Merlino solo sapeva cos’altro le aveva comprato sua madre appena era venuta a conoscenza della sua gravidanza.

Come ogni bravo medico che si rispetti – e, ahimè, anche i dentisti rientravano a pieno titolo nella categoria- aveva iniziato a compilare una lista dei farmaci  che, a suo dire, erano assolutamente indispensabili per la crescita e lo sviluppo del feto che, tra meno di sei mesi, sarebbe stato suo nipote.

Così nonostante la neve aveva insistito per uscire costringendo Ron ad accompagnarla mentre lei era rimasta a casa con suo padre, che aveva avuto una reazione completamente diversa.

Dopo un’iniziale stato di totale abulia, durante il quale era mancato poco che diventasse cianotico per la mancanza di ossigeno, si era alzato e le era venuto incontro con un’espressione indecifrabile sul volto, totalmente irrigidito eccezion fatta per il labbro inferiore, scosso da un impercettibile tremolio.

Poi, all’improvviso, l’aveva abbracciata e, avendo riacquistato la piena consapevolezza di sé, si era seduto accanto a lei ed aveva incominciato a parlare.

Hermione non aveva mai pensato di poter avere una conversazione del genere con lui, eppure ne era rimasta piacevolmente colpita.

Il padre le aveva confessato che era rimasto parecchio sconvolto dalle notizie che aveva appena appreso, non per sciocchi ed anacronistici motivi morali, ma semplicemente perché ciò significava che la sua bambina era davvero cresciuta, diventata una donna.

E lui aveva una matta ed immotivata paura di perderla: di perdere la piccola Hermione, che aveva cullato, coccolato, cresciuto, a cui aveva insegnato a parlare, camminare, leggere, a cui aveva trasmesso il suo amore per la cultura e l’importanza di valori come la fedeltà, la costanza, il coraggio.

D’altro canto aveva dovuto ammettere che lui e sua madre si aspettavano da tempo che i due ragazzi compiessero un passo del genere, era così che doveva andare.

Per quanto duro e malinconico potesse essere ammettere una cosa del genere, loro erano sempre stati coscienti di non essere stati gli unici punti di riferimento della ragazza da quando aveva undici anni; volenti o nolenti avevano dovuto accettare la presenza di Harry e, in maniera maggiore, di Ron ed avevano dovuto imparare a condividerla con loro.

Con il passare del tempo di erano resi conto che proprio il secondo ragazzo sarebbe stato la causa del definitivo allontanamento della loro unica figlia, ma non erano tristi per questo.

Edward Granger confessò alla sua bambina che, molto probabilmente, non sarebbe stato così accondiscendente se al posto di Ron ci fosse stata un’altra persona.

In fondo Hermione non era che una piccola parte di loro stessi, ma non era di loro proprietà: è questo il destino dei figli, nascere, crescere e poi prendere la propria strada, imparare a volare, fare le proprie scelte, i propri errori, vivere gioie e dolori, in una parola vivere.

E forse perché non si sarebbe mai aspettata che il suo ligio e rigoroso padre potesse mai farle un discorso del genere, forse perché in quel momento lei aveva davvero bisogno di quelle parole Hermione lo abbracciò come non aveva mai fatto in tutta la sua vita.

E pianse.

Pianse di commozione, gioia e nostalgia.

 

 

 

Harry Potter sedeva alla scrivania dell’ufficio che divideva con Ron, intento a massaggiarsi le tempie, mentre la sua bocca si apriva inesorabilmente in profondi sbadigli e i suoi occhi tendevano, inevitabilmente, a chiudersi, reduce di una nottata passata completamente in bianco come stava succedendo fin troppo spesso nell’ultimo periodo.

Se fino a qualche anno prima la stanchezza ed il sonno al mattutini erano indice di divertimento e bella vita, negli ultimi tempi non era affatto così.

Aveva passato la notte precedente a calmare il piccolo James che aveva urlato come una Banshee fino all’alba a causa dei dentini che stavano nascendo, mentre Ginny correva ogni tre minuti al gabinetto, in preda a terribili attacchi di nausea.

A peggiorare la sua situazione c’era Ron che, gongolante e con un sorriso ebete stampato sul volto, lo fissava in tralice, dondolando sulla sua poltrona di pelle di drago.

“Si può sapere cosa ti prende?” sbottò all’improvviso Harry, profondamente irritato.

“Uhm, ehi amico secondo me tu hai bisogno di una vacanza! Comunque, visto che me lo chiedi sono felice di dirti che la mia vita va a gonfie vele!” esclamò allegramente Ron.

Harry si passò una mano sulla faccia e ribatté: “Una vacanza, certo. Tu non hai idea di cosa significhi avere a che fare con un lattante che strilla come un’aquila né tantomeno con tua sorella incinta. Non fraintendermi,  io li adoro, però a volte mi fanno rimpiangere i tempi in cui combattevano contro un Signore Oscuro di nostra conoscenza! E non riesco a capire cosa ti renda così soddisfatto e raggiante. ”

L’altro non riuscì a trattenere una risata e, dopo aver ripreso il controllo di sé, dichiarò con tono beffardo: “Beh detto in tutta sincerità non ti invidio neanche un po’, anche se non sono stato certo io che ti ho convinto a sposare mia sorella e ad ingravidarla così presto e così in fretta.

“Non sei nella posizione più adatta per parlare, credo. Almeno noi abbiamo aspettato il matrimonio, prima di fare dei figli. A proposito, non mi hai più raccontato com’è andata dai genitori di Hermione sabato!”

Harry era sicuro di aver toccato un tasto dolente, invece inspiegabilmente il sorriso di Ron si fece ancora più largo.

“Oh è andata alla grande, oltre ogni mia aspettativa. Certo c’è stato un breve momento in cui ho temuto per la mia incolumità, dato che il padre di Hermione mi fissava in modo strano e aveva perfino rotto una tazza; però poi tutto si è risolto per il meglio. Diciamo che ho salvato la pelle ancora per un po’!”

“Quindi niente evirazione?” chiese Harry, ricordando uno dei timori più grandi dell’amico a proposito delle possibili reazioni del suo futuro suocero.

Ron gli scoccò un’occhiata trionfante dicendo con enfasi: “Puoi ben dirlo! Sul serio, Harry le cose non potrebbero andare in modo migliore.   

Ti ricordi di quella faccenda di cui ti avevo parlato la settimana scorsa? Stamattina ho ricevuto una lettera di conferma e oggi pomeriggio devo incontrare Hermione per andare a visitare insieme il posto. Ho deciso di farle una sorpresa, non è fantastico?”

Harry annuì laconico con la testa ciondolante, fino a che, vinto dalla stanchezza, crollò sulla scrivania.

 

 

“Ronald Weasley, si può sapere cosa significa tutto ciò?”

Hermione odiava non avere tutto sotto controllo ed essere con gli occhi bendati vagando da circa 15 minuti senza una meta, incapace di muovere un solo passo senza l’aiuto di Ron, la rendeva fastidiosamente vulnerabile.

“Hermione, te lo ripeto per la centesima volta ti fidi di me? Siamo quasi arrivati.  Attenta c’è uno scalino” cantilenò il ragazzo stringendo la sua mano con più vigore.

Hermione sbuffò spazientita: “Certo che mi fido di te, però potevi almeno dirmi dove stiamo andando. Lo sai che non mi piace quando fai il misterioso”.

“Se ti dico che sarà una sorpresa, sarà una sorpresa! Non posso rivelarti nulla, vedrai che rimarrai di stucco!”

“Me lo auguro per te! Altrimenti so io come farti passare la voglia di giocare al piccolo agente segreto”.

Mentre continuava a borbottare tra sé, Hermione si accorse appena che si erano fermati e che Ron le aveva lasciato la mano per slegarle la benda che le impediva di vedere.

“… e poi quante volte devo dirti che a me le sorprese non piacciono…”

“Hermione, vuoi stare un attimo zitta per favore? Siamo arrivati.”

La ragazza si bloccò di colpo, sbattendo velocemente le ciglia per riabituare gli occhi alla luce del pomeriggio.

Si trovavano in un rigoglioso giardino, davanti ad una grande casa di mattoni rossi.

“Io non credo di capire.” mormorò con un filo di voce.

Ron la guardò eccitato come un bambino la mattina di Natale e disse trepidante: “Allora ti piace? Signorina Granger le presento la nostra nuova casa!”

Hermione lo guardò sconcertata.

“Oh cielo! Ma-ma cosa stai dicendo?”

Ron la guardò un po’ deluso, si aspettava salti di gioia e invece sembrava che la ragazza non fosse neanche in grado di formulare una frase di senso compiuto senza balbettare.

“Ecco vedi ho sempre pensato che quando ci saremmo sposati e avremmo avuto dei bambini, il nostro appartamento a Diagon Alley sarebbe stato poco indicato. Insomma è piccolo e per crescere dei bambini serve spazio, un giardino, cose così.

Una settimana fa ho trovato quest’annuncio sulla Gazzetta, sono venuto a vedere la casa e mi è sembrata perfetta, così l’ho bloccata. Siamo a Godric’s Hollow, a dieci minuti da Harry e Ginny, non è magnifico? So che probabilmente sarai arrabbiata perché avrei dovuto consultarti prima, però l’idea di farti una sorpresa mi sembrava perfetta. Anche se, dalla tua reazione non credo che abbia fatto la cosa giusta.”

Hermione si avvicinò di più a lui e prendendo il suo volto tra le mani disse: “ Ron, non devi assolutamente pensare una cosa del genere e se non ti sembro abbastanza entusiasta è solo perché non me lo aspettavo. Sei stato così dolce, insomma anche io ho sempre ritenuro che avremmo dovuto traslocare e questa casa sembra così bella. Mi hai fatto una sorpresa stupenda, sul serio.”

Si alzò sulle punte e lo baciò.

Ancora abbracciati, Ron bisbigliò sulle sua labbra: “Sai, credo che dovremmo entrare. Non hai ancora visto l’interno!”

Hermione sembrò un po’ contrariata per il fatto di doversi separare da lui però lo seguì docile.

Stavolta Ron aveva davvero superato se stesso.

La casa era grande e spaziosa: al piano terra c’erano un confortevole salotto con un adorabile camino, la cucina, la sala da pranzo , un bagno ed uno studio con un’imponente libreria di legno scuro che correva lungo  tutte le pareti.

Al piano superiore c’erano quattro camere da letto con relativi servizi e una piccola scala a chiocciola portava in mansarda, da dove, grazie ad una vetrata colorata, si aveva una visione mozzafiato di tutta la piccola cittadina e delle colline circostanti.

Sul retro un enorme cortile completava il tutto.

Hermione si aggirava per le stanze elettrizzata e contenta, trascinando Ron con sé e facendo mille progetti.

All’improvviso si fermò di botto a metà scala, rischiando di far inciampare il ragazzo e, guardandolo con un’espressione preoccupata gli chiese: “Ron ma sei sicuro che possiamo permettercela?”

Ron strabuzzò gli occhi, le appoggiò le mani sui fianchi e le rispose rassicurante: “Certo che possiamo! Hermione appena sono entrato in questa casa ho capito subito che sarebbe stata perfetta per noi, ho sentito che doveva essere nostra.

Siamo una famiglia ora e se pure dovrò fare dei sacrifici, li farò costi quel che costi.

E comunque ti assicuro che il prezzo è del tutto ragionevole e rientra nelle nostre possibilità.”

“Sei così dannatamente romantico e devo ammettere che la cosa non mi dispiace affatto. Sai penso proprio che potrei abituarmi a tutte queste attenzioni.

Non ti avevo mai sentito parlare così!

 A quanto pare, Weasley, ti ho proprio incastrato!”

Scoppiarono a ridere entrambi, Ron dondolò sul posto e la strinse forte tra le sue braccia.

Non c’era più bisogno di parole e se qualcuno avesse letto nella mente dei due ragazzi si sarebbe accorto che stavano pensando esattamente la stessa cosa.

Erano una famiglia, ora.

   
 
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