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Autore: TheGirlNextDoor    09/04/2011    0 recensioni
"Ho vissuto solo 17 anni, negli altri dieci sono semplicemente esistito"
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Gerusalemme del 1982 me la ricordo calda. Ottobre. L’ aria consumata e soffocante, quasi palpabile era pressata dalla miriade di stelle che illuminavano la capitale d’ Israele.  La terra rossa si insinuava nei nostri sandali malandati, il cuoio era diventato duro a furia di insudiciarsi di fanghiglia. I vestiti di lana cotta opprimevano anche il cuore. Tenendo saldamente la mano di mia sorella, camminavo a testa alta, il viso sporco e gli occhi socchiusi per l’ intensità del vento notturno.  A pause regolari mi voltavo per guardare quel corpicino magro che mi camminava accanto e sorridevo nella speranza di incutergli un po’ di fiducia. Non serviva a nulla, continuava a fissarsi i piedi e a trascinarsi per non perdere il passo. Non si era mai lamentata, ed ero sicuro che non l’ avrebbe fatto  neppure questa volta. Anche quando la mamma l’ aveva picchiata con un legno da focolare, lei non aveva opposto resistenza e non aveva pianto, si era limitata a pulirsi il sangue con un fazzoletto e ad andare subito a dormire. Era la bambina di cinque anni più forte che avessi mai visto, anzi probabilmente era la persona più forte che avessi  mai visto. Alla mamma non ci somigliava per niente, con quella prostituta non ha mai avuto niente a che vedere. Nostra madre era di una bellezza folgorante, ed era convinta che questo l’ autorizzasse a trascinarsi tutti gli uomini dietro la gonnella. Io e mia sorella non conoscevamo nostro padre, ma i capelli rossi ci indicavano che probabilmente doveva trattarsi di uno straniero, uno dei tanti uomini che si era portata a letto.  Quando io compii sei anni, quella sgualdrina cacciò me e Mali di casa per dedicarsi al suo lavoro. Non che la cosa mi dispiacesse, non vedevo l’ora di sparire da quella dimora lurida, intrisa di odori maschili. Era disgustoso  sentire cigolare le molle del vecchio materasso, immaginando involontariamente cosa stesse accadendo nella stanza accanto. Ma ora alle porte di Gerusalemme, a piedi nel deserto sentivo vagamente la mancanza di casa. Avevo voglia di piangere, sentivo le lacrime salire e  inondarmi le pupille aride. Mi sforzai di tirarle indietro e di soffocare i singhiozzi. Ero il fratello maggiore, dovevo essere forte e sorreggere Mali. Dopo tre giorni di cammino ininterrotto arrivammo alle porte di un orfanotrofio, uno dei tanti della capitale. Le labbra secche e screpolate, le orecchie divampanti di calore e i capelli incrostati. Bussai alla porta di legno, sentii Mali stringermi la mano. Un brivido gelido parti dalla nuca e scese fino ai piedi, attraversando con particolare intensità la schiena. Mi resi conto che non ero io a sorreggere mia sorella, ma il contrario. Forse somigliavo a quella sgualdrina di mia madre più di quanto non immaginassi. 
  
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