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Autore: thecarnival    10/04/2011    1 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Marta è una ragazza di 23 anni: dolce, sensibile e a volte anche fragile. Nata e cresciuta in Sicilia, appunto per questo, è anche molto testarda, permalosa e gelosa. Ama danzare e per questa sua grande passione si trasferisce a Milano per studiare danza classica; questo suo grande amore per la disciplina la rende troppo “perfettina”. A Milano, oltre a frequentare l’università, entra a far parte di un’importante compagnia di ballo “School of Dancing” e incontra Giorgio. Lui è tutto il suo l’opposto, molto “vivi e lascia vivere”: è anche lui iscritto all’università ma solo per le feste e per accontentare il padre. Lui balla perché lo rende felice: perché quando lo fa è completo. Giorgio e la danza moderna sono una cosa unica, così come Marta e la danza classica. I due non si sopportano perché sono i due poli opposti di una calamita. Riusciranno a cambiare idea?
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12.Tregua,Ok?
Il giorno del temuto concorso era arrivato. Quasi tutte le ragazze interessate si erano esibite. Aurora era stata la prima, ed era sta bravissima, Marta aveva addirittura pensato di non fare il provino, era inutile provarci, perché quella ragazza era un vero mostro della danza, e lei era una povera stupida ad aver pensato, anche se per un solo istante, di poterla battere. Alessandra le era stata accanto per quell’ultima settimana di prove. Era stressata anche mentalmente. Lei e Giorgio non si rivolgevano parola dal loro ultimo litigio, si era dedicata solo alla danza, proprio come voleva lei, e si sentiva uno schifo, voleva davvero fare così in tutta la sua vita, voleva davvero escludere l’amore, l’amicizia e tutti i sentimenti solo per ballare?
-Marta? E’ tutto ok? Ti sei fermata nel bel mezzo di una coreografia..
-Scusate. Possiamo passare alla prossima, dato che mi sono fermata.
Erano le regole. Entrarono Giorgio e Francesco, avrebbe dovuto provare un pezzo del ballo con loro due, ma come poteva ballare con Giorgio se non gli rivolgeva parola? Se invece di ballare, avrebbe preferito portarlo dietro le quinte e baciarlo? Baciarlo, baciarlo, spogliarlo.
Solo con quei pensieri riuscì ad essere sensuale, ad ammiccare, a sorridergli, proprio come da copione, in fondo, forse, non avevano perso la loro intesa. L’ultima coreografia, infine, prevedeva un passo a due con Francesco, sulle note di Like a Prayer . Salti, piroette, prese, abbracci, diagonali. Non era un passo a due molto tecnico, avrebbe dovuto dimostrare stile, passione, e i suoi sentimenti, e lei in quel momento ne stava provando davvero tanti. Rabbia. Dolore. Paura. Frustrazione.
-Perfetto. Grazie Marta puoi andare.
Giorgio era ancora dietro le quinte, l’aveva vista ballare insieme a Francesco, aveva l’espressione di qualcuno sofferente, di qualcuno che si stesse trattenendo dal fare qualcosa, o dal dire qualcosa. Ed era la realtà. In quella settimana aveva dato il suo cellulare a Giuliano in modo da non chiamare Marta, in accademia si teneva in tutti modi impegnato per cercare di non incontrarla in luoghi ed orari differenti da quelli delle prove stabilite dal coreografo.
-Sei stata brava Marta.
Un sorriso. Marta aveva sorriso a Francesco, e ciò aveva dato molto fastidio a Giorgio, ma non poteva farci nulla, lei non era la sua fidanzata, lei aveva messo un punto alla loro storia, se mai avessero iniziato una storia.
-Perché ti sei fermata all’inizio? Era un assolo di classico, il tuo forte, lo abbiamo provato tante volte in sala.
-Non lo so, stavo pensando.
-Stavi pensando? A cosa? Scusami se te lo chiedo.
-No, tranquillo. Stavo pensando alla mia vita, a quello che ho rinunciato, e a quello che sto rinunciando per la danza, e,
-E?
-Io non credo che ne valga poi tanto la pena.
 

§§§§

 
Quando aveva visto i risultati appesi non ne era rimasta poi tanto sconvolta, o infastidita. Se lo aspettava. Quindi quando lesse il suo nome come riserva della prima ballerina Aurora, sorrise. Avrebbe lavorato sodo sì, ma avrebbe avuto anche il tempo per vivere. Perché aveva deciso, che, oltre a ballare, lei voleva vivere. Non poteva rimanere zitella, o impazzire, o  tante altre mille cose solo per la danza. Ecco perché, appena tornata a casa, si era fatta una doccia veloce, ed aveva convinto Valeria ad uscire. Si ritrovarono così ad un pub, loro due, insieme ad Alessandra, serata tra donne. Finalmente stava vivendo. Stava uscendo con le sue amiche, senza pensare alle conseguenze.
-Secondo me, ancora non si è resa conto della gravità della situazione. Non ha ancora assorbito la notizia.
-Smettetela di parlare di me, come se io non fossi presente. E la situazione non è per niente grave.
Le due amiche la guardavano con occhi e bocca sbarrati, non credevano alle sue parole. Non riuscivano a credere che quella fosse la Marta di una settimana prima, quella che ballava, provava, per avere quel posto, quella parte, che avrebbe rinunciato anche alla sua famiglia per diventare étoile di Parigi.
-E se andassimo in discoteca?
-Marta, io domani devo andare in accademia, ho le prove.
-Oh. E dai, se arrivi in ritardo non fa niente. Dai ragazze, non capita tutti i giorni che io vi chieda di andare a ballare. Anzi, ripensandoci, non mi di ballare, facciamo qualcosa di pazzo. Cosa potremmo fare.
-Niente Marta, andiamo a casa.
-Ho trovato. Ci facciamo un tatuaggio, come fanno in quei film americani, tutte e tre andiamo a tatuarci la stessa cosa.
-Non c’è nessun negozio di tatuaggi aperto a quest’ora. Adesso alza il culo dalla sedia ed andiamo.
-Un piercing?
-Ma sei seria?
-Non si risponde ad una domanda, con un’altra domanda.
Per fortuna erano riuscite a tornare a casa, avevano accompagnato Alessandra nel suo appartamento, e le altre due erano arrivate con un po’ di difficoltà, visto che Marta disturbava la guida dell’amica, sembrava ubriaca, eppure aveva bevuto solo una birra. Quando riuscirono ad entrare in casa, Valeria capì, dalla puzza dei vestiti della coinquilina, che cosa avesse. Aveva fumato.
-Posso sapere quando? Sei stata con noi. Oh, quando sei andata in bagno.
-Non ero in bagno. Ero con un ragazzo molto carino sai?
-E che avete fatto?
-Non sono sicura di volertelo dire. Però, mi ha scritto il suo numero da qualche parte, aspetta. Oh guarda, ho un tatuaggio.
Si spogliò, e in effetti, aveva un numero di telefono scritto sul suo ventre piatto, con un pennarello nero indelebile. Prima lo trascrissero su un pezzo di carta, e poi provarono a sciacquarlo via. Niente, era impossibile. Marta rideva. Valeria si esasperava. Quando andarono a dormire era già l’alba, e quando alla ballerina neonata suonò la sveglia, le 5 ore di riposo non le erano bastate. Era stato il cellulare che squillava imperterrito a svegliarla, era Alessandra, che urlante, la obbligava ad andare in accademia.
Quando arrivò non aveva un bell’aspetto. Capelli raccolti in una coda fatta male, converse slacciate, jeans strappati,  una felpa larga e forse macchiata di trucco, ed enormi occhiali da sole per nascondere le occhiaie.
-Marta, potresti cambiarti? Aspettavamo te.
-Ma io sono la riserva, perché aspettavate me?
-Perché non mi va di spiegare le cose mille volte.
-Ma io sono già questi passi, potevi spiegarli.
-Li conosci?
Avrebbe potuto stare zitta, doveva stare zitta, perché era una regola, non bisognava contraddire, soprattutto, discutere con il coreografo, soprattutto Micheal Trifone. Al suo ennesimo “la conosco meglio delle mie stesse tasche”, aveva indossato body e punte, e l’aveva dovuto dimostrare. Ed  era vero che conosceva quel pezzo a memoria, ma, quando ballava, non usciva da una nottata di alcool e droghe leggere, o da appena 5 ore di dormita. Perciò, ballò, ma non al massimo delle sue energie. Senza sorrisi, senza charme. Eseguendo e basta.
-Adesso è contento?
-Ci vediamo in sala prova ragazzi.
Fu durante una pausa che Giorgio si accorse del tatuaggio di Marta. Aveva addosso solo una maglietta, che le si era sollevata proprio mentre aveva alzato le braccia per prendere le sue cose poste sulla mensola in alto, all’inizio non le aveva chiesto nulla, ma poi era scoppiato, doveva assolutamente sapere cosa fossero quei tre numeri che aveva visto.
-Tu, non mi rivolgi parola da, non so quanto tempo, e adesso mi chiedi cosa sono quei segni sulla mia pancia?
-Si.
-Non ti interessa.
-Perché dobbiamo sempre litigare?
-Perché non dovremmo? E’ così divertente.
E dopo lo sguardo eloquente di Giorgio, dopo la stretta ferrea sul polso, Marta aveva parlato, omettendo però qualche particolare, come l’aver fumato, e l’essere andata oltre con quello sconosciuto. Non voleva che Giorgio pensasse che lei fosse una poco di buono, perché lei non era, forse.
-Ti sei fatta scrivere il numero di telefono da uno sconosciuto sulla pancia? Lui ti ha vista mezza nuda.
Appunto, forse.
-No, cioè, mi ha vista senza maglietta, è come se fossi in costume, e qual è il tuo problema. Non sei il mio ragazzo.
-Ed immagino che non avete fatto altro giusto? Lui ha scritto il suo numero e basta. E quando e dove poi lo avrebbe scritto? …… Colpita in pieno. Sei stata insieme ad uno che non.. che non conoscevi.
-Puoi abbassare la voce? E non sono affari tuoi comunque.
-Comunque non mi interessa quello che fai, adesso, ormai, non mi interessa più nulla di te.
Forse, più si che no.
Non avrebbe dovuto dirglielo, ma in realtà lo aveva capito da solo, perché non era stupido, e poi era un ragazzo, e da tale, sapeva meglio di lei come andavano a finire certi incontri, la cosa positiva era che almeno non aveva scoperto la faccenda del fumo, ma Marta non ci pensò su tanto, perché si sa, quando pensi ad una cosa, poi accade il contrario, quando dici “no, io ancora quest’anno non ho preso l’influenza” ecco che il giorno dopo sei a letto con l’influenza. Quindi, scacciò via il pensiero e tornò a casa, dopo quell’estenuante, ennesimo giorno di prove.
Non si aspettava certo una bella cenetta in famiglia. Aprì la porta e Giuliano insieme a Valeria erano ai fornelli a preparare della pasta, fin qui tutto bene, ma quando si aprì la porta del bagno ed uscì Giorgio con solo addosso dei pantaloni della tuta grigi, desiderò scappare, o urlare, o semplicemente avere qualcosa di estremamente pesante in mano, e tirarglielo.
-Perché lui è qui? Ed è uscito dal bagno?
-Non puoi chiederlo a me? Sono davanti a te. O forse ci conosciamo fin troppo bene per rivolgermi parola, devo essere uno sconosciuto vero?
-Volevo evitare battute come queste. Ma dato che le hai già fatte, rispondi.
-Valeria ci ha invitati a cena, e per mancanza di tempo ho fatto una doccia qui. Ti dispiace?
-Mangia qui?
Non era una domanda quella che aveva rivolto a Valeria, era una sorta di disperazione, almeno a casa voleva stargli lontano, voleva una tregua. Non potevano andare avanti ancora così. Era stanca di litigare, perché litigare, o semplicemente odiarlo, le costava fatica.
Dopo cena si era chiusa in camera, anche se non era una sua abitudine, ma doveva appunto stare alla larga da lui, o altre battutine l’avrebbero ferita, e lei voleva stare tranquilla, voleva andare a letto senza il dolore allo stomaco, senza il senso di nausea che aveva ogni volta dopo un litigio. Si mise quindi al pc, poi a leggere un libro, ma non trovava pace, e quando bussarono alla porta, la pace la perse del tutto.
-Posso entrare o sei impegnata a fare altro di..
-Oddio entra. Ti serve qualcosa?
-Volevo sapere come stavi? Sei corsa qui dentro subito dopo cena, ho creduto stessi male.
-Sto bene, non mi andava di stare di là.
-Troppa gente conosciuta?
-Per favore basta. Sono stata con quello senza conoscerlo, ok, non fa niente, può capitare, cioè, non capita tutti i giorni, ma io ho voluto che capitasse, molte, anzi, quasi tutte le ragazze della mia età e anche quelle più piccole lo fanno, e nessuno dice nulla, e se lo faccio IO per una volta, mille polemiche. Non sono affari tuoi. E’ stata UNA volta, e non rivedrò più quel tipo. Non voglio più litigare con te per ogni stronzata, mi costa troppa fatica, è stancante farlo, ti prego, basta, voglio una tregua, ok?
-Tregua?
-Si. Non posso odiarti, perché non voglio farlo, quindi, non rendermi questo compito difficile, non rendermi le cose ancora più dure, ti scongiuro, sono esausta.
-Tra una settimana è il mio compleanno, vorrei che venissi, sarà una festa in maschera.
E forse la tregua era iniziata in quel momento, forse.


Buona domenica ragazze! Piaciuto il capitolo? Dai che abbiamo fatto qualche passo avanti, QUALE? Allora, Marta ha capito che la danza, per quanto sia importante non è tutto nella vita, si è ricordata degli studi, si è ricordata delle amiche, del divertimento ecc ecc. Ha fatto un piccolo sbaglio, maaaa.. almeno grazie a quello lei e Giorgio hanno ricominciato a parlare, e sono arrivati ad una tregua. Deluse dai risultati del provino??? Beh, o l'amore o il lavoro, cosa preferite??? :) 
Volevo dire una cosa, per l'ultimo pezzo, mi sono ispirata a Grey's anatomy, quando Meredith dice a Derek che odiarlo è stancante. Grazie a tutte per aver letto. A presto!


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Vi lascio i link delle storie che ho scritto fino ad adesso:
I’m coming back home. (Storia conlusa su Edward/Bella)
L’appartamento accanto(One-Shot Originale)
Past&present(One-Shot Originale, Romantico, Introspettivo, sulle scelte di vita. Potrebbe diventare un’ipotetica storia in futuro.)
Aspettando l’alba(Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)
   
 
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