Il mattino dopo mi svegliai
tutta
indolenzita. Erano anni che non facevo così tanto sforzo.
Mi tirai a sedere e mi stiracchiai.
La sera prima avevo nuotato per un’ora
quando tornai a casa trovai la nonna ai fornelli che preparava la
cena, ma non cenai con la scusa che mi sentivo molto stanca me ne
andai a farmi un bagno poi mi infilai a letto.
Il mio stomaco brontolò rumorosamente…
avevo bisogno di cibo.
Scesi in cucina e mi preparai una fetta
di pane tostato con la marmellata. Improvvisamente mi venne in mente
Gas e il cellulare spento, corsi in camera mia a controllare se
c’erano delle chiamate da parte sua. Ce n’erano
quattro. Decisi
che l’avrei richiamato quella sera dopo il mio turno al
lavoro. È
sempre meglio farli aspettare un po’ gli uomini.
Quella sera a lavoro si batteva la
fiacca c’erano pochi clienti come tutti i martedì.
Il Caos
lavorava principalmente il mercoledì, il venerdì,
il sabato. Gli
altri giorni c’era poco giro.
A un certo punto vidi entrare Roy. Gli
feci un cenno di saluto e lui si avvicinò al bancone e ci si
appoggiò sopra con le braccia. –Ciao Daisy - mi
salutò.
Gli feci un gran sorriso di rimando
–Ciao Roy! Cosa vuoi da bere?-
-Dammi una birra-
-Arriva –
Essendo minorenne non potevo servire
alcolici quindi chiesi a sarah la mia collega se poteva servirlo lei
per me.
Roy la ringrazio e tornò a rivolgermi
le sue attenzioni.
-Se non puoi neanche servire una birra cosa fai esattamente qui?-
-Beh generalmente mi occupo di prendere le ordinazioni preparare
caffè frullati e panini. A tutto il resto ci pensano gli
altri- sorrisi.
-Già. – mi sorrise di rimando. – La sai
una cosa?-
-Cosa?- gli chiesi curiosa.
-Hai un bellissimo sorriso.-
Mi sentii avvampare.
-E quando arrossisci sei anche più carina…-
-G…gra…grazie.- bene! Cominciavo pure a
balbettare.
Mi guardò attentamente.- Scusami.-
disse – Non volevo metterti a disagio…-
Gli sorrisi ma non dissi niente. Poi mi
voltai e vidi che era appena entrato un nuovo cliente che doveva
essere servito, ringraziai il cielo e mi allontanai da Roy scusandomi.
Non mi avvicinai più al posto dove era
seduto lui, ma per tutto il tempo mi sentii addosso i suoi occhi. Ma
cosa cavolo voleva da me?
Ad un certo punto si alzò e se ne andò
salutandomi con un cenno che ricambiai.
All’orario di chiusura Sarah mi si
avvicinò –Conosci quel tipo?- mi chiese.
-Quale tipo?-
-Quello alto con i capelli neri e gli occhi scuri, quando è
arrivato vi siete salutati e avete parlato insieme.- sembrava
emozionata.
-Si lo conosco, è il coinquilino di mio cugino.- risposi,
indifferente.
-Come si chiama? Ti prego, ti prego dimmelo.-
-Roy.-le dissi- ma non capisco che bisogno c’è di
fare tutto questo chiasso per lui.-
-Ma l’hai visto bene?- mi chiese – E’ uno
schianto!-
-Già.- era veramente uno schianto sotto ai vestiti larghi
che portava si poteva indovinare un fisico asciutto e atletico. I
capelli gli ricadevano morbidi sulla fronte a formare
un’elegante curva. Occhi scuri imperscrutabili. Era avvolto
da un alone di fascino. Scossi la testa. Ero già felicemente
impegnata con un altro io.
-Senti ti spiace se finisci di fare il carico da sola?
C’è rimasta una sola cassa, io vorrei tornare a
casa sono un po’
stanca.-
-Certo non c’è problema.-
-Grazie mille! Ci vediamo domani!-
Buttai il grembiule nell’armadietto
timbrai il cartellino e uscii all’aria aperta.
Un’ombra si mosse accanto a me e
cacciai un urlo spaventata.
-Tranquilla sono io.- mi rassicurò Roy con la sua voce
profonda.
Mi misi una mano al cuore che
martellava forte nel petto.- Ma sei impazzito? Mi hai fatto prendere
un colpo!-
-Scusami, non volevo. Ti ho aspettata per riaccompagnarti a casa.-
-Grazie, ma non ce n’è bisogno.- aspettava me?
-Preferirei accompagnarti, non è consigliabile per una
ragazzina girare da sola al buio.- sorrise.
Ragazzina? A me? Mi sentii
profondamente offesa.- E va bene.- dissi fredda.
Per un po’ nessuno dei due disse
niente. Poi mi venne in mente una cosa.
-Mi hai aspettata qua fuori per un’ora?- esclamai.
-Si perché?- mi sembrò sorpreso che glie lo
chiedessi.
-Non so infondo ci conosciamo appena…-
-Tengo molto a Gale siamo amici da quando eravamo mocciosi di sei anni.
E lui tiene molto a te non vorrei che ti succedesse qualcosa, non se lo
perdonerebbe.-
-Ma allora perché non viene lui ad accompagnarmi?-
-È impegnato diversamente, mi ha chiesto se, gentilmente
potevo tenere d’occhio la sua cuginetta che si caccia nei
guai con un nonnulla.- fece un sorriso a trentadue denti. Io mi sentii
offesa non ero una bambina da controllare a vista.
-E suppongo che per “ impegnato diversamente” tu
intendessi che è impegnato a scoparsi la mia migliore
amica.- dissi aspra.
-Esatto.- sembrava si trattenesse dal ridere.
-Ma si può sapere cos’hai da ridere a quel modo?-
mi stava irritando parecchio. Evidentemente l’intesa che
c’era stata fra noi il giorno prima era scomparsa come brina
al sole.
-Sei gelosa.-
Lo guardai con occhi di fuoco- Gelosa
eh? Guarda lascia perdere.- e mi allontanai. Ma lui mi
afferrò per
il braccio e mi trattenne. Forse dipendeva dal fatto che fosse
così
bello, essendo molto affascinante per me rappresentava una forte
tentazione. Come una bella fetta di torta al cioccolato per una donna
a dieta.
-Gli fai del male così non lo capisci? L’unica
cosa che ti chiede è l’approvazione per il loro
fidanzamento e tu fai la gelosa! Non essere egoista, non ti hanno messa
da parte e ti vogliono ancora bene te ne vorranno sempre.-
Rimasi sbalordita, come faceva a
conoscere le mie paure? Che tra l’altro non sapevo
neanch’io di
provare? Eppure appena pronunciò quelle parole mi resi conti
che
fino a quel momento avevo sempre provato gelosia e rabbia verso Gale
e Josie perché sentivo non avevano più bisogno di
me come prima.
Strappai il braccio dalla sua presa.-
Devo tornare a casa.-
-Ok.-
Ci avviammo e stavolta nessuno dei due
disse più niente. Quando arrivammo mi portò fin
sotto il pergolato.
– Buona notte Daisy.-
Per tutta risposta gli sbattei la porta
in faccia.