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Autore: Eireen    12/04/2011    1 recensioni
Infatuation parla di Daisy una giovane ragazza che ogni anno d'estate è ospite di sua nonna in california.
Ma quest'anno sarà un anno molto particolare per lei, sebbene ritrovi l'amicizia di Josie e l'affetto del cugino Gale non può fare a meno di sentire la mancanza del suo ragazzo che è rimasto a Detroit. Ma non sa che una forza potente è in agguato ma soprattutto non sa della forte infatuazione che l'incontro con un formidabile sconosciuto le provocherà.
Genere: Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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infatuation cap 3 pt 1

Il mattino dopo mi svegliai tutta indolenzita. Erano anni che non facevo così tanto sforzo.
Mi tirai a sedere e mi stiracchiai.
La sera prima avevo nuotato per un’ora quando tornai a casa trovai la nonna ai fornelli che preparava la cena, ma non cenai con la scusa che mi sentivo molto stanca me ne andai a farmi un bagno poi mi infilai a letto.
Il mio stomaco brontolò rumorosamente… avevo bisogno di cibo.
Scesi in cucina e mi preparai una fetta di pane tostato con la marmellata. Improvvisamente mi venne in mente Gas e il cellulare spento, corsi in camera mia a controllare se c’erano delle chiamate da parte sua. Ce n’erano quattro. Decisi che l’avrei richiamato quella sera dopo il mio turno al lavoro. È sempre meglio farli aspettare un po’ gli uomini.
Quella sera a lavoro si batteva la fiacca c’erano pochi clienti come tutti i martedì. Il Caos lavorava principalmente il mercoledì, il venerdì, il sabato. Gli altri giorni c’era poco giro.
A un certo punto vidi entrare Roy. Gli feci un cenno di saluto e lui si avvicinò al bancone e ci si appoggiò sopra con le braccia. –Ciao Daisy - mi salutò.
Gli feci un gran sorriso di rimando –Ciao Roy! Cosa vuoi da bere?-
-Dammi una birra-
-Arriva –
Essendo minorenne non potevo servire alcolici quindi chiesi a sarah la mia collega se poteva servirlo lei per me.
Roy la ringrazio e tornò a rivolgermi le sue attenzioni.
-Se non puoi neanche servire una birra cosa fai esattamente qui?-
-Beh generalmente mi occupo di prendere le ordinazioni preparare caffè frullati e panini. A tutto il resto ci pensano gli altri- sorrisi.
-Già. – mi sorrise di rimando. – La sai una cosa?-
-Cosa?- gli chiesi curiosa.
-Hai un bellissimo sorriso.-
Mi sentii avvampare.
-E quando arrossisci sei anche più carina…-
-G…gra…grazie.- bene! Cominciavo pure a balbettare.
Mi guardò attentamente.- Scusami.- disse – Non volevo metterti a disagio…-
Gli sorrisi ma non dissi niente. Poi mi voltai e vidi che era appena entrato un nuovo cliente che doveva essere servito, ringraziai il cielo e mi allontanai da Roy scusandomi.
Non mi avvicinai più al posto dove era seduto lui, ma per tutto il tempo mi sentii addosso i suoi occhi. Ma cosa cavolo voleva da me?
Ad un certo punto si alzò e se ne andò salutandomi con un cenno che ricambiai.
All’orario di chiusura Sarah mi si avvicinò –Conosci quel tipo?- mi chiese.
-Quale tipo?-
-Quello alto con i capelli neri e gli occhi scuri, quando è arrivato vi siete salutati e avete parlato insieme.- sembrava emozionata.
-Si lo conosco, è il coinquilino di mio cugino.- risposi, indifferente.
-Come si chiama? Ti prego, ti prego dimmelo.-
-Roy.-le dissi- ma non capisco che bisogno c’è di fare tutto questo chiasso per lui.-
-Ma l’hai visto bene?- mi chiese – E’ uno schianto!-
-Già.- era veramente uno schianto sotto ai vestiti larghi che portava si poteva indovinare un fisico asciutto e atletico. I capelli gli ricadevano morbidi sulla fronte a formare un’elegante curva. Occhi scuri imperscrutabili. Era avvolto da un alone di fascino. Scossi la testa. Ero già felicemente impegnata con un altro io.
-Senti ti spiace se finisci di fare il carico da sola? C’è rimasta una sola cassa, io vorrei tornare a casa sono un po’ stanca.-
-Certo non c’è problema.-
-Grazie mille! Ci vediamo domani!-
Buttai il grembiule nell’armadietto timbrai il cartellino e uscii all’aria aperta.
Un’ombra si mosse accanto a me e cacciai un urlo spaventata.
-Tranquilla sono io.- mi rassicurò Roy con la sua voce profonda.
Mi misi una mano al cuore che martellava forte nel petto.- Ma sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo!-
-Scusami, non volevo. Ti ho aspettata per riaccompagnarti a casa.-
-Grazie, ma non ce n’è bisogno.- aspettava me?
-Preferirei accompagnarti, non è consigliabile per una ragazzina girare da sola al buio.- sorrise.
Ragazzina? A me? Mi sentii profondamente offesa.- E va bene.- dissi fredda.
Per un po’ nessuno dei due disse niente. Poi mi venne in mente una cosa.
-Mi hai aspettata qua fuori per un’ora?- esclamai.
-Si perché?- mi sembrò sorpreso che glie lo chiedessi.
-Non so infondo ci conosciamo appena…-
-Tengo molto a Gale siamo amici da quando eravamo mocciosi di sei anni. E lui tiene molto a te non vorrei che ti succedesse qualcosa, non se lo perdonerebbe.-
-Ma allora perché non viene lui ad accompagnarmi?-
-È impegnato diversamente, mi ha chiesto se, gentilmente potevo tenere d’occhio la sua cuginetta che si caccia nei guai con un nonnulla.- fece un sorriso a trentadue denti. Io mi sentii offesa non ero una bambina da controllare a vista.
-E suppongo che per “ impegnato diversamente” tu intendessi che è impegnato a scoparsi la mia migliore amica.- dissi aspra.
-Esatto.- sembrava si trattenesse dal ridere.
-Ma si può sapere cos’hai da ridere a quel modo?- mi stava irritando parecchio. Evidentemente l’intesa che c’era stata fra noi il giorno prima era scomparsa come brina al sole.
-Sei gelosa.-
Lo guardai con occhi di fuoco- Gelosa eh? Guarda lascia perdere.- e mi allontanai. Ma lui mi afferrò per il braccio e mi trattenne. Forse dipendeva dal fatto che fosse così bello, essendo molto affascinante per me rappresentava una forte tentazione. Come una bella fetta di torta al cioccolato per una donna a dieta.
-Gli fai del male così non lo capisci? L’unica cosa che ti chiede è l’approvazione per il loro fidanzamento e tu fai la gelosa! Non essere egoista, non ti hanno messa da parte e ti vogliono ancora bene te ne vorranno sempre.-
Rimasi sbalordita, come faceva a conoscere le mie paure? Che tra l’altro non sapevo neanch’io di provare? Eppure appena pronunciò quelle parole mi resi conti che fino a quel momento avevo sempre provato gelosia e rabbia verso Gale e Josie perché sentivo non avevano più bisogno di me come prima.
Strappai il braccio dalla sua presa.- Devo tornare a casa.-
-Ok.-
Ci avviammo e stavolta nessuno dei due disse più niente. Quando arrivammo mi portò fin sotto il pergolato. – Buona notte Daisy.-
Per tutta risposta gli sbattei la porta in faccia.

   
 
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