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Autore: Cruel Angel    17/04/2011    3 recensioni
Si alzò lentamente dalla poltrona e andò verso il caminetto spento. Come pensato, trovò una sua vecchia compagnia seduta sulla poltrona, che fissava con aria assente le ceneri ormai spente del camino. Le appoggiò gentilmente una mano sulla spalla e lei lo guardò abbozzando un sorriso incerto. Gli faceva male vederla così. Le accarezzò il viso.
“Cosa ti turba?”. Lei spostò lo sguardo di nuovo sul caminetto.
“Tutti quei ragazzi…” rispose poco dopo.
“Ricordati che non è colpa tua”.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il terzo ed ultimo capitolo, che toglie ogni ipotesi. Spero piaccia e vi prego recensite, che mi serve per migliorarmi!! E poi fa sempre piacere sapere cosa pensate, anche se la recensione non è positiva….

 

 

“Oh, mio Dio!!” gridò la donna coprendosi il viso con le mani, per non continuare a vedere. L’uomo la strinse a sé e le diede un lieve bacio sulla nuca, ma fu allontanato bruscamente dalla ragazza. Ora capiva quella brutta sensazione della mattina, capiva il brutto tempo. Un senso di oppressione le avvinghiò il petto, come una gelida morsa e le fece mancare il respiro. Annaspò mentre il ragazzo tentava di calmarla,accarezzandola e stringendola a sé, ma lei lo allontanò di nuovo e continuò a cercare aria fino a che non si sporse dal lettino ed ebbe un conato. A quel punto Minerva non riuscì a fermare le lacrime, che si mischiarono a terra insieme al conato. Dopotutto, perché doveva fermarle? Ormai non aveva più senso. Il ragazzo le asciugò la bocca con un lembo del lenzuolo e la sostenne, mettendola delicatamente a sedere. Le si sedette a fianco e la circondò con le braccia, bloccando ogni suo movimento. La ragazza si sentì chiusa in una trappola, ma l’unico posto dove poteva trarre conforto era tra le braccia del suo amato e non poté far altro che piangere contro il suo petto. Il ragazzo le accarezzò piano i capelli, non sapendo cosa dire. Non poteva dirle che andava tutto bene, perché niente andava bene. Neanche che era tutto passato, perché portava ancora in grembo la sua piccola creatura. Così si limitò ad accarezzarle i capelli e mormorarle qualche dolce parola. Le immagini che avevano guardato ritraevano una scena che una madre non vorrebbe e non dovrebbe mai vedere. La morte del proprio figlio. Di fatto le immagini ritraevano mentre la piccola creatura si girava su sé stessa e creava la sua morte, avvolgendo il cordone ombelicale intorno al suo fragile collo.

“Volevo chiamarla Elisabeth, come la grande regina di Inghilterra. Volevo comprarle tanti vestiti e viziarla. Volevo…” mugugnò la donna tra i forti singhiozzi e le lacrime, ma fu fermata dal suo compagno che la strinse più forte.

“Shhh. Non importa, Minerva, non importa.”. La donna pianse più forte e strinse con forza i vestiti del ragazzo tra le mani.

“Perché…? Perché, Albus?!” esclamò a voce alta la ragazza “Cosa ho fatto?”

“Niente, tesoro. Non hai fatto niente” le sussurrò lui, con voce fievole.

“Menti! Rispondimi!” insisté.

“Smettila, Minerva. Non è colpa tua” le rispose, perdendo per poco il controllo. Si girò e spazzò via con un gesto rabbioso i vapori, che tornarono come impauriti nel contenitore.

“Non è colpa tua” le ripeté con voce più pacata, poggiandole una mano sui capelli. Sentì bruciargli gli angoli degli occhi e lasciò che le lacrime scorressero silenziose sul suo volto.

“Non è colpa di nessuno” sussurrò. Sentiva il dolore della donna, che piangeva senza freni, mentre i forti singhiozzi facevano tremare troppo forte quel fragile corpo.

“Minerva, ti prego calmati. Così ti farai solo del male” le mormorò in un orecchio, con voce spezzata.

“I-Io…no-on…” cercò di rispondere la donna, ma l’uomo non riuscì a capire per colpa dei singhiozzi. La strinse ancora più forte, cercando di fermare il tremito, fino a che non sentì il corpo della donna completamente aderente al suo. Silente non seppe dire quanto tempo stette in quella posizione. Quando, molto dopo, sentì la donna addormentarsi per lo sforzo fisico e lo shock, sciolse la stretta e le braccia ricaddero intorpidite lungo i fianchi, mentre gli dolevano terribilmente. Guardò fuori dalla finestra. La tempesta era finita e ora si potevano ammirare le stelle in un cielo limpidissimo. Spostò lo sguardo sulla compagna e sorrise involontariamente, anche se quella giornata non poteva permetterglielo. Le stette vicino tutta la notte, non riuscendo a dormire. La ragazza ebbe un sonno tormentato e si svegliò più volte, ma si riaddormentò quasi subito. La mattina fu svegliata dal tiepido sole che entrava dalla finestra e dalle carezza del suo compagno di vita. Si girò verso di lui e lo guardò con tristezza.

“E’ stato un brutto sogno…mi sono spaventata tanto…” L’uomo le si avvicinò e si chinò su di lei, poggiandole le labbra sulle sue. Non disse niente. La ragazza piegò gli angoli della bocca, come se si stesse mettendo a piangere e si girò bruscamente su di un lato. Silente si sedette piano sul lettino vicino a lei, con le gambe stese e le mise una mano fra i capelli. Sospirò. Non sapeva quanto ci avrebbe messo a superare quel trauma. Di lui non gli importava, era la  sua compagna a preoccuparlo, forse non lo avrebbe mai superato. Non sapeva cosa fare, ma doveva stargli vicino e non lasciarla mai, di questo era sicuro. Si chinò su di lei e le diede un bacio sulla guancia.

“Grazie” gli sussurrò la ragazza.

 

Finita la serie. Ringrazio chi ha anche solo aperto questa storia, chi ha seguito : biancalupin, fantasiana, floxWeasley,Patta97 e Saeko94. Chi l'ha ricordata:Ayumi_L. E chi ha recensito: FloxWesley. Grazie mille per la tua opinione. Sì, in effetti io stessa penso non sia una delle migliori, ma ho pensato " perchè non pubblicarla?" Quindi...Grazie ancora per il tuo sostegno!

   
 
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