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Autore: Ale HP    17/04/2011    1 recensioni
Eccomi qui con il seguito di: Una nuova vita?
George e Angelina si sono felicemente sposati, e sono alla prese con la loro divertente e non vita matrimoniale.
Ringraio chi mi ha recensito nella storia precedente!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Weasley, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questo capitolo lo dedico a chia, che recensisce sempre e mi aiuta a migliorare. Grazie!
 

Capitolo II - Un piccolo bambino idiota.
 

«George.» sussurrò Ron, entrando nel negozio.
Il fratello gli corse incontro, preoccupato.
Non aveva quella faccia dalla guerra.
«Che è successo?» chiese.
Lui scosse la testa, poi disse:
«L’ha perso.»
George cadde a terra, in ginocchio, con le mani fra i capelli.
Erano giorni che Angelina avvertiva forti dolori alla pancia, e giramenti di testa.
Quando il giorno prima era caduta George si era visto il mondo crollare addosso.
I guaritori avevano detto che lei sarebbe stata bene, ma che forse il bambino no.
E avevano ragione.
«Dovevo starle accanto…» disse, scuotendo la testa.
«George, non è colpa tua. Sono cose che succedono.» disse Ron per consolarlo.
«Sì, ma tra i babbani! Queste cose tra i maghi non sono mai accadute! Non in questo secolo, almeno!» urlò. «Perché? Perché non possiamo stare in pace, una volta per tutte? Perché dobbiamo sempre soffrire? Perché?»  
«Non lo so, George.» sussurrò semplicemente Ron.
George abbassò la testa, era finita.
Aveva perso la possibilità di avere un piccolo Fred come figlio.
«Vado da lei.» disse. «Bada al negozio.»  
George si smaterializzò all'istante.
Arrivato al San Mungo, e scoperto in che stanza stava Angelina, corse da lei.
La trovò nel letto, a piangere.
George si fece forza: non poteva abbattersi ora.
«Ehi.» mormorò sedendosi accanto a lei.
Angelina non si mosse di un millimetro; continuava a piangere, senza tregua.
«Ti prego, non fare così.» George iniziò a supplicarla. «So che è doloroso, ma non dobbiamo stare così, non di nuovo.» concluse, calcando la voce su quell’ultima piccola frase.
Angelina alzò lo sguardo su di lui, e sorrise. Aveva pienamente ragione. Perché piangersi addosso? Perché? Fred non lo avrebbe mai voluto.
Già, sempre questo si ripeteva: “Fred non lo avrebbe mai voluto”. Era quasi una frase fatta, per lei, un concetto che non poteva cambiare. Proprio come l’odio incondizionato tra Serpeverde e Grifondoro.
George le venne incontro, e l’abbracciò.
Poi accadde quello che non avrebbe nemmeno potuto immaginare: sentì la pancia di Angelina muoversi, sotto il suo caldo abbraccio.
«Per caso devi andare in bagno?» chiese.
«In bagno?» domandò lei, a sua volta.
Poi capì da sola, e sorrise.
«Mi sa che si erano sbagliati, questi stupidi Guaritori.» disse George, e in quello stesso istante entrò un Guaritore.
«Scusate,» iniziò. «Non so proprio come sia potuto succedere, ma abbiamo scambiato delle cartelle cliniche. Mi sa che voi due siete predestinati ad essere protagonisti di eventi da babbani!»
«Hai capito, Angie?» chiese George. «Avremo un figlio Magonò!» esclamò poi, entusiasta.
Angelina scosse la testa sorridendo: non aveva un uomo come marito, ma un piccolo bambino idiota.
 
 
I mesi passarono, e finalmente arrivò il tanto agognato nono mese.
George e Angelina, fin dal primo giorno in cui avevano saputo della gravidanza di quest’ultima avevano deciso di scoprire il sesso del bambino solo il giorno in cui sarebbe nato, ma entrambi sapevano che sarebbe stato un maschio, se lo sentivano.
Ed era proprio qui che si sbagliavano.
George era eccitato, quel giorno. Quando aveva saputo che la moglie stava per partorire si era fiondato al San Mungo.
Aspettò fuori alla stanza, finché un Guaritore non lo venne a chiamare.
«Entri, la stanno aspettando.»
George obbedì all’istante: non aspettava altro!
«George, ci sbagliavamo: è una bambina!» esclamò sorridente, e allo stesso tempo stremata, Angelina.
«Una bambina?» chiese divertito.
Stette un po’ di tempo a formulare la cosa, poi corse incontro alle sue donne.
«Roxanne» sussurrò, poi, deciso.
Angelina annuì.
Sapevano, entrambi, che Fred aveva sempre desiderato una marmocchia col nome Roxanne, in onore della più grande inventrice di scherzi donna: Roxanne Giffelon.
Sorrisero guardando la loro piccola dormire tra le braccia della madre.
Non era mai stato felice quanto quel giorno.
Avevano una bellissima figlia.
Una figlia che sarebbe diventata degna di suo padre. Pensò il neopadre.
 


No, non sono morta. Ho solo attraversato un momento della mio vita in cui scrivere mi risultava troppo difficile.
Comunque... questo capitolo può sembrare leggermente superficiale, scritto alla bella e meglio, e in questo caso avete perfettament ragione.
Questa è la migliore cosa che sia riuscita a mettere in piedi.
L'ho scritta nell'arco di queste due settiman circa.
La parte inizale è più triste, perchè io ero più triste, e la parte successiva è meno triste, anzi, forse non lo è proprio, perchè io, mi smbra ovvio, ero meno triste.
Inizialmente avevo avuto l'idea di farlo proprio perdere il bambino ad Angelian, ma poi ho pensato: Perchè mai? Perchè fargli passare altri guai a 'sti poveretti?
Ora penso di aver parlato fin troppo, quindi:
Alla prossima,
Ale HP
   
 
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