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Autore: Guitarist_Inside    18/04/2011    6 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve popoloH!
Sì, lo so, anche ‘sta volta i miei “buoni propositi” di aggiornare velocemente sono andati a farsi fottere :S Sono imperdonabile, è addirittura da dicembre che non riesco ad aggiornare! :( I’m so sorry, girls…
Vi risparmio la lista delle cause, penso le possiate immaginare, dato che grossomodo son sempre quelle… xD (che poi da ridere non ci sarebbe niente… vabbè). Dico soltanto che è almeno un mese che giorno dopo giorno mi auto impongo di terminare questo capitolo e postarlo, ma, puntualmente, qualcosa (sQQuola in primis, che in questo periodo non ci ha lasciato un attimo di respiro… e non è quindi un caso che mi trovo ad aggiornare, finalmente, ora che ho qualche giorno di vacanza xD) me l’ha impedito.
Anyway, cercherò di non dilungarmi
troppo anche ‘sta volta nell’introduzione [così potrò anche postare qualche minuto prima..] (;
Alright, forse sarà una cosa mia, ma andando avanti è sempre più frequente che mi succeda di non essere del tutto convinta di ciò che scrivo… Per ora, fortunatamente, voi mi avete sempre contraddetto, e spero che questo capitolo (né i prossimi) sia l’eccezione…
Come vi avevo già anticipato, la seconda parte del capitolo in questione era già scritta da tempo, bella e pronta nell’Hard Disk, che attendeva soltanto una veloce revisione e di essere collegata alla prima parte del capitolo, che ancora dovevo scrivere… e che s’è anche fatta pregare (nel senso che non è stato così semplice scriverla né mi convinceva al massimo… Well, you know, maybe I’m just paranoid…[?] comunque, così m’è venuta, e ormai non avrei neanche il tempo di riscriverla da capo…)
Well, this chapter is mostly dedicated to my mate cerere, ormai eletta a mia personale confidente e consigliatrice anche per quanto riguarda questa Fic… La dedica, questa volta, è dovuta al fatto che l’idea di questa seconda parte nacque qualche mese fa in un nostro Sclero Mentale su MSN (e, appunto, di assoluto Sclero Mentale si tratta…LOL)…
Uuuh… Dai, per ora sono riuscita ad essere almeno un po’ più sintetica delle volte scorse! (*Si illude*) xD
Quindi, prima di intasare lo spazio con Boiate varie, passo all’onere che più mi piace: rispondere alle vostre recensioni *w*

Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie u.ù (XD):
First of all, grazie 1,039 (*w*) a tutti voi che mi supportate e continuate a seguire e leggere questo mio “Sclero Mentale Formato Famiglia” chiamato anche fanfiction (or something like that… xD), ed in particolar modo a tutte voi che recensite… ♥

Crazy_Me: Hey caVissima! *_*
Scusami tu per il ritardo, che in confront al tuo è un millennio :S
Anyway, già… Ma mi sa che hai già intuito che a me non piace far andare tutto sempre tranquillo e “ordinato”… muahahaha. Però, beh, diciamo che non mi piace nemmeno far soffrire troppo quel mio povero (?! Povero?! Aspetta, è in Australia a suonare coi Green Day, altro che “povero”! LOL) alter ego…
Grazie ancora moltissimo per i complimenti! =) Spero di risentirti presto **

Green Star 90: Ftellù! *_*
Beh, inutile dire che anch’io adoro Tré! E quindi non può che rendermi felice il fatto che tu abbia apprezzato la descrizione della sua “rabbia-ilare” :D
E, beh, grazie davvero molto dei complimenti. Forse sono io quella paranoica con l’autostima sottoterra, allora… Boh, fatto sta che davvero non mi aspettavo tutto questo apprezzamento per il capitolo! **
Comunque… TU!! Tu e i tuoi pensieri sconci!! Prima o poi finirete per contagiarmi DEL TUTTO, in modo tale che codesti pensieri non possano più essere fermati in tempo e vedrai il rating della fic alzarsi non poco! Colpa tua! xD
Poi, beh, il fatto che questo alter ego sia parecchio fortunato non penso sia da ribadire… lol. E l’abbraccio di Mike si aggiunge all’elenco delle cose per cui invidiarla…
Per lo sbollire la rabbia, beh… Diciamo che rispecchia pure me. Diciamo che mi è assai difficile non riversare qualche mia caratteristica sui personaggi dei miei scritti… ;D
See ya soon *-*
PS: Lo so, lo so, sono imperdonabile. È che ho sempre meno tempo e i tuoi capitoli sono sempre di più… non so come fare ç_ç. Non so che dirti, a parte il fatto che spero di poter ricominciare a farti recensioni chilometriche o quasi in un arco di tempo il più decente possibile… SPERO…

ShopaHolic: Sweetheart! *_*
Anche tu a dirmi che lo scorso era tra I migliori capitoli che ho scritto? Ok, allora devo seriamente ricredermi. E allora mi sa che sono davvero troppo paranoica e con l’autostima a livelli troppo bassi… Beh, meno male che ci siete voi! ;)
Grazie mille dei complimenti, mi fa piacere che tu abbia particolarmente apprezzato le introspezioni e la mia scelta di costruire il capitolo in gran parte sulle occhiate che giravano tra i protagonisti della vicenda!
E sono contenta anche di essere riuscita a rendere IC i personaggi, dato che un altro mio timore è quello di andare Out Character, o trasferirgli troppo caratteristiche “mie”… ;D
Ahahaha, i tuoi insulti a James sono fantastici! Davvero, perfido è dir poco. Ipocrita e altezzoso, pure. È già tanto che Ema non l’abbia menato, dici? Beh, Ema vuole comunicarti che è stata davvero vicina a cedere a tale tentazione xD.
Uhm… Un faccia a faccia Ema-James per chiarirsi SRNZA SCANNARSI (!)… Forse tu chiedi troppo, ragazza… Comunque, sappi che ne parlerò con Ema (il mio alter ego, intendo xD) e vedrò che si può fare :)
Su Mike e Tré concordo in pieno con te! ** :D Mentre per BJ e il chiarimento che speri, direi che le risposte alle tue domande le avrai moooolto presto, scorrendo questa pagina ;D Spero di non deludere le tue aspettative nemmeno stavolta!
See ya soooooon, darling! *-*

m i n o r i t y: Darlin’! *_*
Ahahahah… Uhm, non so se sia “normale” “
finire di leggere questo capitolo sentendo che le proprie mani prudono, e che si ha una voglia matta di spaccare il muso a quel pallone gonfiato di James”, però so che talvolta capita anche a me e che sono contenta che sia riuscita a farti immedesimare a tal punto! xD
Beh, forse l’ho già accennato, a me piace parecchio creare colpi di scena qua e là, o rompere la tranquillità delle fic che scrivo… “Povero” (ma anche no! Anvedi dove sta, in Australia a suonare coi Green Day… lol) il mio alter ego che deve sopportare tutto… xD
Aahahah poi, Ema che è tipo.. "ah, fuck everybody" molto in stile BIAB, senza stare a fare digressioni su cani morti e fidanzati/e che mollano svario gente, la tua definizione ci sta a pennello xD. E Ema ci tiene a farti sapere che l’hai detta giusta, non ha paura di “just give ‘em the middle finger”. Anche se sa che non sta per fare la cosa giusta, ma anzi, e la parte razionale del cervello tenta invano di fermarla…
Mike, beh, diciamo che anch’io lo vedo così. Ci vuole una figura pacata, qualcuno che trasudi un po’ di stabilità in mezzo a quel gran casino… e lui è lì. =). Nella tua fic come nella mia. Forse non ci allontaniamo neanche così tanto dal vero Mike, o forse sì, chi può dirlo? Fatto sta che se lo vediamo entrambe così un motivo ci sarà ;D… L’abbraccio paterno, poi, beh… forse era l’unica cosa che potesse tranquillizzare Ema. La cosiddetta cosa giusta al momento giusto, così difficile da trovare. Ma lui era lì, aveva il tempo di sentire il suo piagnucolare confuso, la sua rabbia, i suoi dubbi.
"ehi, io sono qui. I ain't goin' nowhere. I'm here just for you" ecco, questa tua frase riassume il tutto xD. Ed è ciò che spesso e volentieri salva (e salverà?) la cara Ema da casini vari ;D.
Riguardo a Billie, ancora una volta hai ragione. No, non sbagli, se vuoi sentirtelo dire chiaramente (quel “forse sì” che ti eri data in risposta è completamente erroneo, sappilo. u.ù). Sai, le tue interpretazioni talvolta mi stupiscono, nel senso che mi sorprende come tu riesca egregiamente a leggere tra le righe ciò che vorrei che un personaggio trasmetta. Congrats :D
Grazie ancora mille-e-trentanove per i complimenti!!
See ya soon! *-*
PS: Em&Ema is love. Yeah, it sounds awfully like M&Ms, but, anyway, it’s cool XD

TreCooL: Hey, ciao! =)
Grazie davvero davvero molto per i complimenti *arrossisce*… Spero che continuerai a seguire la storia e dirmi che ne pensi :)
See ya

cerere: Maaaaaaaaaate! *_*
Eccola, la mia Recensitrice e consigliatrice personale, compagna di Scleri Mentali Formato Famiglia, dotata dell’unica originale Pompetta Gonfia-Autostima TM (marchio registrato)! XD
(In ritardo apocalittico, ma eccola xD… Sai che ti capisco e ti perdono, ma non ne approfittare troppo, eh! lol)
“Occhei, passando a cose (relativamente) più serie... Wendy O. Williams. ** In altre parole: WOW ahahahah oddeo, stupenda! XD
Sono assai lieta che il capitolo ti sia stato gVadito, caVaH! LOL. L’apoteosi del racconto, addirittura? Wow, devo rivedere i canoni del mio cervello sul convincimento o meno di un capitolo (se così si dice) ;).
Scherzi a parte, sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto e gli incalzanti dialoghi ti siano sembrati azzeccati… Il destino, dici? Qualcuno disse “future is unwritten” (Joe Strummer… **), ma chi lo sa? Magari il destino a cui i personaggi non possono sfuggire di cui parli tu, è quella cosa che ogni volta che scrivo di loro fa sì che essi inizino ad agire per conto loro, facendo sfuggire il capitolo dalle mie iniziali intenzioni, o sbloccando un punto su cui ero bloccata da tempo… chi lo sa? XD *ma come sono pseudofilosofica stasera*
Comunque beh, hai ragione, quel pugno dato alla escort (già, hai ragione, escort fa più sofisticato XD) Beatrice diceva molte cose, è stato come un turning point (ma neanche troppo turning o.O). boh, non so come spiegarlo, ma credo la tua interpretazione sia corretta.
Ahahaha il diabete diabetoso nel mondo è in immisurabile… ma sappi che quando raggiunge livelli troppo alti, la sottoscritta inizia a far cambiare qualcosa per ridimensionarlo… ma credo questo tu lo sappi già :D
Buahahah la descrizione di Tré in quelle poche parole fa morire. Anyway, sì, lui. Beh, sì, sconvolge vederlo fare qualcosa di serio. Eppure anche lui avrà i suoi momenti di serietà (vera o apparente), no? Anche se le cazzate con lui sono all’ordine del giorno, e lo Sclero Mentale delirato che compone l’ultima parte del capitolo mostra anche quel lato! xD Anyway, grazie dei complimenti par essere riuscita a dare spessore anche a Frank, cosa assai rara da trovare… lol.
Aahahah Mike “Buddha onnicomprensivo che zittisce le folle”… carina come descrizione. Già, gli sta a pennello. Anche perché io, e non sono la sola (a quanto mi risulta..), lo vedo come un cardine, una figura pacata, qualcuno che trasudi un po’ di stabilità in mezzo a quel gran casino, che, credimi, ci vuole… e lui è lì. E spesso quella figura è l’unica che possa tranquillizzare Ema, e/o salvarla da casini vari ;D
“Spero di non essere stata la solita percentuale del 33% di motivi per i quali non posti.” --> Ehm, mi spiace infrangere la tua speranza, ma… è così, sei quel 33% circa **. xD
Ok, ho già scritto troppo, anche ‘sta volta. Ti lascio al capitolo, và xD.
See ya sooooon (I hope as soon as possible) *-*




E un grazie anche a tutti voi che avete aggiunto questa fic ad una qualche categoria, che sia alle seguite o ai preferiti o alle storie da ricordare o, addirittura, me alle autrici preferite… (*arrossisce*xD)! *_* - Fujiko_Chan, Green Star 90, Helena89 , Mary17, micky_malfoy87, millape, m i n o r i t y, 801_Underground, cerere, Crazy_Me, ShopaHolic, Asuka96, Jayden Akasuna, K_BillieJoe, Sybille, SuomiLover, Francy924, _LISA_, DarkSwan, Fagiolins, Haushinka_ , PennyMc, Girl_Of_Suburbia

Lo so, sono ripetitiva, ma mi farebbe davvero davvero piacere se lasciaste una recensione, un commento, anche solo per dire che siete passate di qua ed esprimere cosa pensate di questo “Sclero Mentale Formato Famiglia TM”, e farmi sentire la vostra presenza… Perché, che ci crediate o no, that’s very important to me! ^^”


An, un’ultima cosa!
*Angolo pubblicità*: ho deciso di cedere alle continue pressioni di certe idee che mi frullavano per la mente da troppo tempo e, su consiglio della cara ShopaHolic, ho deciso di dar loro finalmente retta e scrivere. E così è nata un altro mio Sclero Mentale Formato Famiglia che ho pubblicato sempre qui su EFP:
And I leave behind this hurricane of fuckin’ lies… .
Per ora ho postato soltanto il primo capitolo/introduzione, ma ho per la testa frammenti di idee da riordinare per i prossimi capitoli che spero riuscirò a postare in tempi “decenti” (avrei voluto dire “presto”, ma conoscendomi… xD). Detto ciò, mi farebbe piacere avere una vostra opinione anche su quest’altra fic, che aggiornerò (spero) parallelamente a questa.


Vabbè, come al solito ho già scritto fin troppo, e mi sa che è meglio se vi lascio al capitolo (“alleluja!” NdVoi)… LOL
Rage ‘n’ Love
See ya soon (I hope, really.) *ç*







CAPITOLO 20 Part 1: Stuck with me / Part 2: Can donkeys fly?


Part 1: Stuck with me

Fissavo quella dannatissima porta da fin troppo tempo.
Osservai la mia mano tremante, autoconvincendomi ad alzarla e a portarla in prossimità del legno.
“Ecco, così, brava… No, cosa fai?! Non devi ritrarla ancora! Dai, coraggio, bussa! Due colpi soltanto… Dai, cazzo, Ema, puoi farcela, cosa vuoi che sia?”
Inspirai a lungo, poggiando il pugno sulla porta e battendo due impercettibili ed insicuri colpi.
“Perfetto. Ora basta che lo fai un po’ più forte, se no non sentirà mai…
E non sarebbe forse meglio che non senta e…
No, cosa vai dicendo? Lui deve sentirti, assolutamente! Non fare la codarda, tira fuori la grinta, cazzo! Ci tieni a Lui? Sì? Beh, allora fai uno sforzo! Bussa a quella fottutissima porta!”

Feci un respiro profondo, e ripetei l’azione, mettendoci un po’ più di forza.
– Chi è? – fece una voce, la sua voce, strascicata dall’altra parte della soglia.
– Ehm… – balbettai – I-Io… –
Sentii dei passi e vidi la maniglia abbassarsi, aprendo uno spiraglio da cui sbucava una ciocca di capelli ribelle ed un suo occhio, che prese ad osservarmi.
Non riuscii a finire la frase che avevo faticosamente iniziato a formulare.
Fissai invece il suo sguardo, che allora mi apparve meno imperscrutabile di prima. Riuscii a scorgervi, dietro ad un verde buio, spento, che colorava le sue iridi, l’ombra di un qualche scheletro chiuso da tempo in un armadio a cui era riuscito a sfuggire tornando in vita, accompagnato da spettri di sentimenti contrastanti, non poi così dissimili dai miei…
Per un attimo, mi parve quasi di vedervi anche un lampo, un impercettibile brillio, in un’espressione stupita, azzarderei dire piacevolmente, che lo pervase per un istante, giusto il tempo di chiedermi se vi fosse stato realmente o lo avessi soltanto immaginato.
– Che vuoi? – chiese lui, dopo qualche secondo di silenzio, con un tono che cercava di sembrare duro.
Fui scossa da un tremito impercettibile.
– Ehm… Ecco… Io… –
Neanche stavolta, riuscii a terminare la frase, o meglio, a formularne una.
Il connubio di scheletri e spettri che avevo scorto pochi secondi prima nel suo sguardo tornò ad affacciarsi prepotentemente nella mia mente, schernendomi in una macabra danza.
Un altro fremito impercettibile mi attraversò la schiena. Portai i miei occhi a fissare le punte delle mie scarpe per qualche secondo, prima di trovare la forza di rialzarli.
Tornai quindi a fissarlo, cercando un appiglio che mi impedisse di voltare le spalle e correre via, scappare.

Prima che riuscissi a rendermi conto del tutto di cosa stesse succedendo, come uno spettatore al cinema guarderebbe un film, vidi la porta aprirsi completamente, Billie Joe afferrare il mio braccio sinistro (quello sano, per fortuna) e strattonarlo, trascinandomi nella stanza e, allo stesso tempo, richiudendo la porta alle nostre spalle.
Il tutto in una manciata di secondi.
E, mentre io stavo ancora realizzando tutto ciò, la porta si era appena chiusa e Billie non aveva ancora finito di strattonare il mio braccio, persi l’equilibrio, rovinando a terra e finendo lunga distesa sopra di lui.
Mi sentii avvampare.
“Perfetto Ema, sei appena entrata, o meglio, Billie ti ha appena trascinata dentro, e già inizi con la prima figura di merda! Congratulazioni, davvero!”
Se possibile, arrossii ancora di più.
Mi sentivo come paralizzata da quel dannato imbarazzo, che mi impediva di pronunciare una frase o una parola di senso compiuto col mio solito tono di voce, come anche di effettuare un qualche movimento.
“Beh, dai, guarda il lato positivo: volevi qualcosa che ti impedisse di scappare? Ecco, l’hai avuto, no?”
Cercai di sorridere tra me e me. Quella seconda vocina aveva ragione, nonostante la “bellissima” figura di merda appena fatta, la mia richiesta era stata in qualche modo esaudita: in quel momento certo non potevo girarmi e correre via, né sottrarmi in alcun modo al confronto con lui
Senza volerlo, Billie aveva agito al momento giusto…
No, un attimo: ero davvero sicura che l’avesse fatto senza volerlo?
Probabilmente mi sbagliavo, ma qualcosa insinuò in me il dubbio che quel gesto non fosse poi così inconsapevole di quella mia tacita invocazione…
Forse aveva capito dalla mia titubanza, dal mio sguardo, dal mio comportamento, che stavo duramente combattendo contro l’impulso di voltare le spalle e filarmela. E, forse, aveva deciso di intervenire in prima persona per evitare questa possibilità…
In ogni caso, ora ero bloccata.
Bloccata con lui.
Stuck with him.

“First of all, devi spiegarmi come mai non riesco a rimanere incazzato con te”.
D’un tratto, la voce di Billie mi riecheggiò nella mente, come un flash.
Era come se quella frase, nascostasi fino a poco prima in qualche recondito angolo del mio cervello, scacciata brutalmente via dall’inestricabile intruglio di pensieri e sentimenti che sovraffollava la mia mente, volesse far sentire di nuovo la sua voce, imponendosi all’improvviso per tornare protagonista di quelle mie elucubrazioni, apportando il suo contributo rassicurante e mitigatore, e portando con sé un nuovo vento fresco di speranza…
Non potei far altro che sorridere tra me e me.
Quella frase era stata pronunciata nemmeno 24 ore prima da quella stessa persona dal confronto con la quale avevo, pochi minuti prima, cercato un appiglio per non scappare, da quella stessa persona che mi aveva bruscamente trascinata con lui nella sua camera togliendomi ogni espediente di fuga, come avevo mentalmente chiesto, da quella stessa persona che con la sua fulminea azione mi aveva fatto inciampare e che dunque in quel momento giaceva sotto di me e…
Un momento: sotto di me…?!
Di colpo ritornai sulla Terra, per così dire.
Misi meglio a fuoco ciò che avevo davanti a me, e quasi presi un colpo nel realizzare effettivamente il tutto, trovandomi, a pochi centimetri dai miei, quei suoi due occhi che erano stati la causa delle mie tribolazioni dell’ultima ora e mezza…
Poi, notai che quegli stessi due occhi erano intenti a fissarmi, mentre dietro le sue labbra si nascondeva l’ombra di un sorriso.
Quell’ombra si allargò leggermente, nonché stranamente, seguita un attimo dopo dal posarsi del suo braccio attorno alla mia schiena, che mi premeva contro di lui.
Cosa significava? Che intenzioni aveva? Cosa voleva fare, ‘sta volta?
Spalancai gli occhi e trattenni inconsciamente il respiro.
Il suo, invece, di respiro, mi solleticava il volto, da quanto era vicino, mentre i suoi occhi sembravano voler scavare sempre più in profondità nel mio sguardo.
C’è chi dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima.
Anch’io condividevo quell’affermazione? Boh, forse sì, anzi, probabilmente sì. Ma non indiscriminatamente. Nella maggior parte dei casi, ciò poteva essere vero… Ma c’era sempre quella parte di persone che celavano la loro vera anima, la loro vera essenza, dietro ad un muro che pareva invalicabile, almeno per la stragrande maggioranza della gente, per chi non li conoscesse veramente a fondo… e, talvolta, anche per quest’ultimi. Ma, in questa seconda classe, in determinate situazioni, talora potevano rientrare anche persone che solitamente appartenevano alla prima, non vi era una distinzione così netta e rigida… Nient’affatto, non era così “semplice”…
Ad un tratto, sentii distintamente di appartenere alla prima categoria, per lo meno in quel momento.
Chiusi gli occhi, sentendomi oltremodo vulnerabile.
E Billie?
Billie, a che categoria apparteneva?
Ero così sicura anche della sua appartenenza alla prima tipologia di persone, anche in quel momento? No, dopo ciò che avevo visto nei suoi occhi un’ora e mezza prima, non potevo più esserne così certa…
Mi feci forza e riaprii gli occhi, rituffandoli in quel profondo verde magnetico ed oscuro.
In quel momento, cosa vedevo? O meglio, cosa riuscivo a vedere?
Aguzzai lo sguardo.
E, questa volta, riuscii a vedere qualcos’altro, oltre alle ombre di scheletri, dai contorni per me ancora vaghi, sfuggiti a chissà quale armadio sigillato non poi così bene…
Mi sforzai di rimanere ferma, di non tremare, né di chiudere gli occhi, né niente.
Respirai lentamente, facendo appello a tutta la mia resistenza e la mia concentrazione, mantenendo il contatto visivo e cercando anch’io di scavare in quelle sue iridi, mentre lui scandagliava le mie sempre più in profondità.
Sempre più in profondità, sì: senza che potessi contrappormi, le mie iridi parevano farsi più “trasparenti” del solito, nonostante la loro profonda oscurità, della quale ora era rimasta solo qualche traccia. Ciò forse stava accadendo anche perché avevo eliminato ogni barriera, per indirizzare l’energia che avrei potuto impiegare per issarla, verso un altro scopo: quello di tentare di “vedere” negli occhi di Billie.
E, ad un tratto, riuscii a vedere qualcosa nei suoi occhi.
Forse era perché osservavo con più attenzione, o forse perché lui mi aveva lasciato “entrare” in quel suo mondo… O forse entrambe le cose, non potevo saperlo con precisione: rimanevano solo delle mie ipotesi, dei “forse”, appunto.
Acuii ancora una volta lo sguardo, e quello che scorsi mi lasciò un attimo impressionata e turbata…
Vedevo la mia ansia riflessa nei suoi occhi di smeraldo.
Vedevo spettri e domande senza punti interrogativi celarsi in essi, simili ed opposti a quelli che probabilmente lui poteva intravedere nei miei.
Avvertii il suo braccio premere maggiormente sulla mia schiena.
Cosa diavolo aveva in mente?
Ancora una volta, non trovai risposta a questo quesito.
E, ancora una volta, rimasi immobile, mentre le sue iridi continuavano a cercare di penetrare il mio sguardo, così come le mie il suo, in un circolo vizioso che nessuno dei due aveva intenzione di rompere.
In ogni caso, ora ero bloccata.
Bloccata con lui.
Stuck with him.
E anche lui, allo stesso modo, ora era bloccato.
Bloccato con me.
Stuck with me.

“Stuck with me”.
Per un attimo, un sorriso si appropriò delle mie labbra, mentre una vocina mi faceva notare che, ancora una volta, qualcosa nella mia mente si era ricollegato alle parole di una Loro canzone. “Do Da Da” (ex “Stuck With Me” 1), in questo caso.
Every time I'm falling down
You take the repercussions…

Ogni volta che sto cadendo, crollando, rovinando verso il “basso”, verso una qualche “voragine”, verso un qualche punto di “buio”, tu ne prendi le ripercussioni…
Ma “tu” chi? A chi stavo indirizzando i versi nella mia mente?
A me?
A lui?
A nessuno dei due?
A entrambi?
In ogni caso, ciò aveva il suo fondo di verità, il suo corrispettivo nella realtà che mi circondava.
Headaches and anxieties
Advancing my frustrations…

Oh, sì, emicranie ed ansie, che avanzano di pari passo con le mie frustrazioni… e non solo quelle.
Senza andar lontano, fino a quel momento, e probabilmente anche in quel momento, mille ansie mi scuotevano… E da quel che m’era parso di scorgere nei suoi occhi, anche in lui
E, beh, quante volte queste dannate inquietudini, questi maledetti affanni, mi avevano turbato a tal punto da farmi fondere il cervello in dolorose emicranie?
E le frustrazioni? Sì, anche quelle erano presenti all’appello. Ed erano spesso anche ben collegate a tutto il resto.
Sospirai, mentre nella mia mente le parole e la musica continuavano a scorrere…
Rush into my depression
Sacrifice everything…

Una corsa nella mia depressione, ecco cos’era anche, una fottuta corsa nella mia depressione. Una corsa che sapevo di dover fermare, ma che non riuscivo ad arrestare.
E stavo trascinando anche quel “tu” in questa corsa.
Ero io che trascinavo lui? Lui che trascinava me? Noi che ci trascinavamo a vicenda?
Anche qui, il soggetto importava relativamente, in quanto in ognuno riuscivo a scorgervi la sua interpretazione nella vita che stava scorrendo con noi.
“Sacrifica ogni cosa”… Beh, cos’avevo fatto?
Non l’avevo fatto, per seguirLi lì, in capo al mondo?
Certo, era un mio profondissimo desiderio, un sogno che s’era avverato, fuor d’ogni mia aspettativa… ma tutto ciò non significava che non avessi sacrificato tutto ciò che avessi potuto e dovuto sacrificare per far sì che si realizzasse…
E, boh, forse, dati gli avvenimenti ed i comportamenti dell’ultimo periodo, anche lui, anche Loro, avevano sacrificato qualcosa, dal momento stesso in cui avevano deciso di regalarmi la possibilità di suonare con Loro, di seguirLi in tour, di poter scherzare e parlare con Loro… Nonché dal modo stesso in cui si comportavano con me, trattandomi come… come… non saprei dire con esattezza come. Potrei dire “come una di loro”, ma non è l’espressione migliore per descrivere tutto ciò (al cui pensiero un ennesimo “grazie” si affaccia prepotente nei miei pensieri)…
Waste with me into nothing
Well now you're stuck with me…
Stuck with me…
Stuck with me…

Abbandonato con me nel nulla…
Sì, siamo qui, io e te, in questo nulla fatto di tutto e di niente.
Bloccati, insieme, abbandonati, sprecati…
“Spreca” del tempo con me, in questo nulla
Sì, per favore, “perdi” altro tempo con me, nelle cazzate e nelle cose serie, nel nulla e nel tutto…
Ma è davvero sempre tempo “sprecato”?
O è semplicemente tempo “trascorso”?
Comunque, beh, ora tu sei bloccato con me.
Già, bloccato con me.
Così come io sono bloccata con te

Il corso dei miei pensieri, che fluiva di pari passo con l’avanzare della canzone nella mia mente, venne di colpo interrotto dalla sua voce.
Non disse una vera e propria frase.
No, si limitò a schiarirsi la voce e a biascicare qualcosa che sfuggì alla mia comprensione.
Tuttavia, ciò fu abbastanza per farmi tornare a focalizzare tutta la mia attenzione su di lui, e sui suoi occhi.
Continuava a stringermi a sé, e quei due smeraldi, ora ancor meno bui di prima, mi stavano ancora fissando, e probabilmente non avevano mai smesso…
Che fosse riuscito a penetrare a fondo nella mia anima, nei miei pensieri?
Che fosse stato un muto spettatore di quel mio flusso di libere riflessioni?
D’un tratto, tornai ad arrossire.
– Ehm… Ecco… Io… – farfugliai confusa, ancora una volta.
Mi lanciò uno sguardo interrogativo, ma nettamente più pacato di quando avevo pronunciato le medesime parole di fronte all’uscio socchiuso.
Presi un lungo respiro.
Poi ne presi un altro, cercando la forza per dire ciò che dovevo dire.
Sì, ora sarei riuscita a dirlo, senza problemi.
Ero più calma io, era più calmo lui.
Eravamo entrambi disposti al dialogo.
E quel discorso muto, quel tacito confronto visivo, quel tentare di scavare in profondità nello sguardo dell’altro per capirne i pensieri ed i sentimenti, sembravano essere stati fondamentali.
Così come utile era stato anche, per me, quell’insieme di riflessioni, ricordi, associazioni mentali, confronti tra i miei pensieri, le mie emozioni, ciò che provavo, con quello che lui aveva scritto in musica…
Inspirai un’ultima volta, chiusi gli occhi.
Espirai, riaprendoli e fissandoli nuovamente nei suoi.
– Ecco, io… – mormorai – Insomma… Scusami. Per prima, intendo… Ho esagerato. Scusami. –
Avevo preso ancora una volta a calci il mio dannatissimo senso d’orgoglio; ma, dopo aver pronunciato quelle parole così semplici, genuine, ma incredibilmente difficili da ammettere, non mi sentii male, anzi, mi sentii incredibilmente meglio, come se fossi finalmente riuscita a levarmi un peso che mi opprimeva, indescrivibilmente. E il sorriso che mi rivolse mandò definitivamente a cagare quella fievole vocina orgogliosa che ancora protestava nella mia mente.
Mike aveva ragione2
Y’know, ho esagerato anch’io – disse poi – Quindi, beh, scusami anche tu. –
E fu il mio turno di sorridere.
– Perché, beh, ecco… – riprese poi – You know, quando mi hai dato del fottuto ipocrita, hai messo in dubbio la veridicità di tutto ciò che avevo detto e che dico, nelle mie canzoni e non solo… Sì, lo so che eri incazzata e tutto, però, ecco, vedi… Diciamo che qualche demone della mia anima è scattato troppo presto sulla difensiva, ha risvegliato antichi scheletri e… –
Annuii.
– Ho capito… – dissi a mezza voce.
Mi indirizzò uno sguardo interrogativo.
– Non dire che hai capito, per favore. Non mi serve la falsa comprensione di qualc… – iniziò a dire, ma non lo lasciai terminare.
– Ah, adesso sei tu che dai della falsa a me? – gli soffiai, cercando di restare il più calma possibile, per non far crollare di nuovo tutto quel fragile castello di carte che stavamo, per l’ennesima volta, ricostruendo.
– No, figurati… Lungi da me… Volevo dire… –
– Lascia perdere – lo bloccai.
Sospirai.
– Ho capito – dissi poi, ancora una volta – No, per favore, lasciami parlare, ‘sta volta. Basta fraintendimenti e casini per qualche idiozia, per favore. Y’know, I can’t take ‘em anymore, non ce la faccio più… –
Lui annuì, mormorando un “okay”.
Feci una pausa e lo fissai, dritto negli occhi, facendomi forza di continuare a parlare senza distogliere lo sguardo neanche per un attimo.
– Ho capito, Billie. – ripresi quindi – E se ti dico “ho capito”, vuol dire che ho capito… Alright? – lui annuì di nuovo, e io continuai il discorso che avevo principiato – Bene. Quindi prima ti ho detto che avevo capito non per dare aria alla bocca ma perché davvero pensavo di aver capito… Sì, lo so, sembra uno stupido gioco di parole, ma non è così… Insomma, voglio dire, mi pare di aver capito cosa intendessi dire… Prima… Ecco, prima, nei tuoi occhi… – respirai, cercando di trovare le parole più adatte per dirlo.
Ma, ovviamente, non le trovai.
Incredibile come spariscano sempre quando più le cerchi, quelle bastarde.
Quindi, decisi di continuare usando le parole così come mi venivano, sperando andassero bene.
– Ecco, diciamo che prima, nei tuoi occhi, mi è parso di vedere una specie di… di “traccia”, non so come esprimere il concetto, dato che le parole ora sembrano aver preso una vacanza non autorizzata… No, non devo divagare… Stavo dicendo… Mi è parso di scorgere, dopo un po’, una specie di “traccia” di quei demoni di cui hai accennato, di quegli spettri, di quegli scheletri sfuggiti ad un qualche armadio recondito nella tua anima o nella tua mente, attraverso le tue iridi che si erano fatte meno imperscrutabili… Cioè, volgio dire, mi era sembrato di aver ricollegato queste cose a ciò che hai detto prima… Poi la mia mente ha stabilito un collegamento con la mia esperienza e… – mi morsi l’angolo non ferito del labbro inferiore – E quindi mi era parso di aver capito cosa intendessi… Ok, non so se hai compreso qualcosa in questo gomitolo di parole… –
Era rimasto in silenzio tutto il tempo, ad ascoltarmi, scrutandomi sempre con quello sguardo profondo e magnetico.
Sospirai, cercando una risposta nei suoi occhi.
E, ad un tratto, rise.
Lasciai andare l’aria che non mi ero accorta di aver trattenuto nei polmoni, e le mie labbra seguirono l’esempio delle sue, incurvandosi prima al sorriso e poi alla risata. Una risata liberatoria, che scacciava tutta la tensione, le preoccupazioni ed i dubbi accumulati…
Sì, Mike aveva dannatamente ragione…

Ad un certo punto, slacciò il suo braccio dalla presa sulla mia schiena e lo puntellò dietro di sé.
Mi spostai leggermente di lato, sul pavimento, e lui si rialzò in piedi, porgendomi poi una mano e sollevando anche me.
– Ti andrebbe di suonare qualcosa? – mi propose poi, sorridendo.
– Yeah, sure! – risposi.
Quando si trattava di suonare, di norma era davvero preoccupante se mi tiravo indietro… E, beh, se si trattava di suonare con Billie Joe e/o i Green Day…
– Bene… Uhm… Dato che tra tipo due giorni e mezzo avremo il concerto come Foxboro, che ne dici se magari ti insegno un pezzo o due? –
– Alright! – sorrisi – Sai, penso che probabilmente te l’avrei chiesto io tra non molto tempo, dato che non sarei certo potuta arrivare la sera del concerto senza saper bene quali fossero gli accordi e tutto il resto, perché credo che, tra l’emozione e l’alcool, non sarei riuscita ad improvvisare al meglio… –
– Infatti – replicò lui, ridendo.
– Mi sta per caso prendendo per il culo, o egregio Reverend Strychnine Twitch? – ribattei, scherzando.
– Non necessariamente… Comunque, ora muovi il culo, va’ a prendere la tua chitarra e torna qui, ok? –
– Agli ordini! Dammi un minuto di tempo e sarò qui! –
– Non più di 59 secondi, darlin’ –
– Perfect! –
Uscii dalla stanza ilare, con ancora la sua risata nelle orecchie, per poi farvi ritorno, probabilmente meno di un minuto dopo, con in mano la mia “Baby Billie Joe” ed un sorriso stampato in volto.

***


NOTE:
1. Precisazione forse superflua, ma non si sa mai xD. Durante la registrazione di "Insomniac", i Green Day stavano pensando ad un titolo appropriato per la terza traccia dell’album (l’attuale "Stuck With Me"). Nello stesso periodo registrarono la canzone ora intitolata "Do Da Da" (contenuta in Shenanigans), e questo brano si chiamava originariamente proprio "Stuck With Me" (per questa ragione, infatti, queste parole appaiono nel ritornello). Ma in studio fu commesso un errore, e qualcuno mise il nome "Stuck With Me" alla terza canzone di "Insomniac". Quando i Green Day se ne accorsero, pensarono che tuttavia il nome risultava appropriato, e non lo cambiarono più. Successivamente decisero di rilasciare l'originaria "Stuck With Me" come b-side, dandole un titolo senza senso: "Do Da Da".
2. Riferimento al discorso fatto da Mike ad Ema nel capitolo precedente. Anche qui, forse potevo anche evitare di scriverlo, ma ho preferito precisare…


***


Part 2: Can donkeys fly?

Aprii la finestra e mi affacciai per prendere una boccata d'aria, quando qualcosa in prossimità dell'orizzonte catturò la mia attenzione.
Mi bloccai, come incantata, fissando con sguardo vitreo quello strano puntino che si muoveva agilmente nel cielo, stentando a credere ai miei occhi.
– Hey, che hai? – la sua voce mi sembrò lontana mille miglia.
Non risposi e rimasi immobile, lo sguardo vuoto fisso davanti a me, cercando di capire se stavo realmente vedendo ciò che vedevo, o se si trattava soltanto di un’illusione ottica, magari dovuta all’alcool, nonostante quest’ultima ipotesi non fosse molto accreditata dal mio cervello in quanto avevo bevuto “relativamente poco”, e sicuramente meno della mia soglia di ebbrezza.
Mi sentii scuotere per le spalle. Trasalii.
– Hey… Che… Che c'è? –
– Ti eri incantata – rispose semplicemente.
Lo guardai dubbiosa, come se non capissi esattamente cosa fosse accaduto negli ultimi secondi, come se in quegli attimi fossi stata chissà dove e fossi appena tornata sulla Terra, come se mi fossi appena svegliata da un sogno e non riuscissi a capire se le immagini che mi ronzavano nella mente fossero reali oppure no. Poi mi voltai verso la finestra, e, come un fulmine, tutto mi tornò alla mente.
– Ma… Ma… – balbettai incerta – C’era un asino che volava due secondi fa… – fissai di nuovo l'orizzonte, rapita – Ecco, c'è ancora! Guarda lì… –
– Ma tu sei tutta matta! – rise.
– No davvero… Non sto scherzando, fissa quel punto… –
Billie si affacciò accanto a me, seguendo con lo sguardo il punto che gli stavo indicando.
– Ecco… Lo vedi adesso? –
– Veramente non vedo niente, a parte il sole poco sopra l’orizzonte… –
– Ecco, fissa l’orizzonte… Un po’ più in basso del sole, sulla sinistra… –
Strabuzzò gli occhi.
– W-What the fuck?! – esclamò sconcertato – Cazzo, hai ragione, c'è un asino che vola!
Sentimmo in lontananza la porta aprirsi, con un rumore che giunse alle nostre orecchie come ovattato, e non ci prestammo attenzione.
– Ragazzi, eccomi, sono tornato! Billie ti lascio la chiave sul tavolo e… Hey, ma che state facendo? –
Silenzio.
– Ragazzi?!? – insistette la voce di Mike.
Non ottenendo risposta, il bassista ci scosse, facendoci svegliare da quell'assurda visione.
– Hey Mike! Guarda, c'è un asino che vola! – esclamò ilare il chitarrista.
– C-Cosa? Billie, ma che hai fumato? –
– Mike, non sto scherzando, c'è davvero! Lo so che sembra un’irrazionale, assurda boiata… Neanch'io ci credevo prima, cazzo, ma c'è! Me l'ha fatto vedere Ema e… –
– Allora mi correggo: cosa avete fumato? – lo interruppe il bassista, ridacchiando.
– Uhm... – Billie ci pensò su qualche secondo – Niente, a quanto ricordo... –
– In che senso "a quanto ricordi"? –
– Nel senso che non mi ricordo di aver fumato niente… E neppure Ema. –
– Sicuro? –
– Sì –
– Sicuro sicuro? –
– Cazzo Mike, ti ho detto di sì. A meno che la memoria non sia andata a farsi fottere completamente, o mi abbiano fatto una fottutissima lobotomia senza che me ne accorgessi, non abbiamo fumato proprio niente… –
Mike mi fissò ed io confermai, annuendo.
– Beh, allora vuol dire che siete pazzi al naturale… –
L'hai scoperto adesso, Mike? – sogghignò Billie.
Scoppiammo a ridere.
Il bassista abbassò poi lo sguardo, scorgendo alcune lattine di birra, vuote, in un angolo della stanza.
– Beh, quelle però possono spiegare un po’ di cose… – sentenziò quindi, con aria inquisitoria e allo stesso tempo divertita.
– Ma dai, Mike, cosa vuoi che sia! – smorzò Billie, sempre ridendo – Son quattro lattine in croce! Cosa vuoi che ci abbiano fatto?! Ci vuole ben altro per stenderci, eh… E mi pare che tu lo sappia bene… –
Mike rise, scuotendo la testa.
– Lo so, lo so… – disse poi con aria complice.
Billie si spostò dalla finestra, dirigendosi verso il frigo-bar, che aveva provveduto a rifornire, situato non molto distante dalle lattine vuote che avevamo bevuto io e lui poco prima, né dal paio di custodie per chitarra che appartenevano rispettivamente a lui e alla sottoscritta.
Tornò una manciata di secondi dopo, reggendo in mano un paio di bottiglie di birra, stappate, che porse a me e all’amico. Dopodiché, tornò al frigo-bar e ne estrasse una terza, da cui bevve una lunga sorsata.
– Beh, che fate ancora lì? – commentò perplesso guardandoci – Cos’è, non siete più in grado di alzare il braccio per portare la bottiglia alla bocca? – provocò ridacchiando.
– Non sia mai! – rispose Mike, sorridendo e portando alla bocca il collo della bottiglia, mentre seguivo anch’io il suo esempio.
– Dai Mike, guarda… Fissa quel punto là – ritentammo dopo un po’, poggiate a terra le bottiglie vuote.
Il bassista ci fissò dubbioso, poi, dato che io e Billie continuavamo a insistere, cedette, nonostante il suo sguardo fosse ancora scettico. Quindi, ci stringemmo per far affacciare anche Mike alla finestra, che fissò il punto che gli avevamo indicato.
– Oh Cristo! È vero! – esclamò incredulo, dopo qualche attimo, strizzando gli occhi semi-accecati per via del sole ormai vicinissimo a quel puntino e che quindi si era ritrovato a fissare per qualche manciata di secondi.
– Ah, eccovi! Ragazzi, potevate dirmelo che eravate qui! – sopraggiunse la voce allegra di Tré, che aveva appena messo piede nella stanza, entrato probabilmente dalla porta che Mike aveva involontariamente lasciato socchiusa.
– Che fate? – ci chiese, avvicinandosi.
– C'è un asino che vola! –
– Oddio la fine del mondo è vicina! –
Il batterista si avvicinò alla finestra e fissò il punto che io, Billie e Mike (ormai non più del tutto sobri) stavamo osservando estasiati.
Ma… Ma… – scoppiò a ridere – Ragazzi, voi siete tutti scemi! È un palloncino, idioti!
– Sei sicuro, Frank? –
– Certo, come è vero che nessun uomo può mangiare 50 uova, garantisco. –
– Davvero?!? – esclamammo all'unisono io, Billie e Mike, spalancando le iridi, delusi.
– Certo, assholes! Non avete mai visto quei palloncini idioti gonfiati di quel gas... – si fermò un momento, osservando le nostre facce - No, non quel gas, idioti! Ma a cosa cazzo pensate? – sghignazzò – Comunque, stavo dicendo, non avete mai visto quei dannati palloncini che vendono alle feste, quelli gonfiati con quel gas, l’Elio, se non erro, per farli volare in alto in alto nel cielo... e ingannare gli scemi come voi che li scambiano per asini veri?
– Quindi niente asini che volano? Niente fine del mondo? –
– Ma voi siete tutti scemi! – Tré si stava ormai sbellicando dalle risate.
– Se lo dice lui, c'è da preoccuparsi, cazzo! – rise Mike, con le lacrime agli occhi.
– La prossima volta che avete intenzione di ubriacarvi, però, chiamate anche me – aggiunse il batterista tra le risate generali.
– Oh, se è per quello sei ancora in tempo sai… Per ora siamo riusciti a bere solo qualche birretta, lì c’è un frigo-bar pieno, e… – Billie lasciò la frase in sospeso, fissandolo con un insano sorriso stampato in faccia.
Tré lo guardò con occhi bramosi, per poi dirigersi a velocità supersonica verso il suddetto frigo-bar, seguito a ruota da noialtri, nella comune ilarità.
– Hey, lasciane un po’ anche per noi, eh! –
   
 
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