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Autore: 48crash    19/04/2011    4 recensioni
Fuori. Sotto la pioggia. Aspettando un autobus che forse non sarebbe arrivato.
Barbi si girò verso l'alto, a guardare la finestra della camera d'hotel da cui era appena uscita. Ovviamente, accadde l'ultima cosa che voleva accadesse: lo sguardo di William, affacciato alla finestra a fissarla, incrociò il suo.
“Oh, cazzo” pensò, distogliendo lo sguardo come se si fosse scottata.
Lui invece non lo distoglieva.
E lei, beh, s'era scottata davvero.

Un dietro le quinte di Rocket Queen (di lei ho preso solo il nome, a cui Axl Rose ha fatto riferimento dicendo che la canzone parla di lei).
Prima cosa: ho utilizzato i nomi originali dei Guns, anche se a quell'epoca si facevano già chiamare con i nomi con cui tutti li conosciamo, per sentirli un po' più miei e riuscire a scriverci sopra; ovviamente, loro non mi appartengono, nè nella versione Guns nè in quella "originale", com Bill, Jeff e soci. Secondo: la storia è altamente imprecisa, sotto ogni punto di vista: nel 1986 loro erano già abbastanza famosi nel circuito di L.A., Hellhouse apparteneva a West Arkeen e loro non vivevano nemmeno assieme, e via discorrendo, perciò per avere i Guns in queste particolari condizioni, avrei dovuto anticipare la storia di qualche anno, ma poi la cosa non si sarebbe conciliata con il periodo della loro formazione, con la stesura di altre canzoni, ecc, così ho deciso di mettere tutto qui. Terzo: in verità, Barbi era una sorta di prostituta per cui Axl si prese una sbandata. Non metto in dubbio l'amore che possa aver provato, ma io ho messo tutto in termini più poetici (anche per via del mio amore per quella canzone) di quello che probabilmente fu la vera storia tra loro. E ho usato solo il minimo sindacale della documentazione, perchè altrimenti non mi sarei sentita libera di scrivere ciò che volevo, e ne sarebbe venuto fuori un obbrobrio.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Il concerto era stato fantastico. Il June non era grandissimo, ma un buon esito valeva anche se era stato ottenuto lì.
William si rivestì e raccattò le sue cose nello stanzino che riservavano ai Guns N' Roses quando suonavano lì. Sorrise fra sé e sé: solo una cosa gli piaceva di più dei concerti, i dopo-concerti. E aveva già prenotato una stanza lì sopra.
Quando comparve nel locale, gli altri erano seduti attorno a un tavolino e ridevano. Sicuramente, il caro vecchio Jeff aveva rollato qualche canna per tutti. Come le rollava lui non le rollava nessuno, e su questo non ci pioveva. Anche a Lafayette era sempre stato il migliore.
Barbi era seduta in mezzo agli altri, e chiacchierava con disinvoltura sorseggiando una birra.
William procedette a passo spedito verso di lei, le arrivò da dietro e le spostò i capelli piegandosi per baciarla sul collo, cogliendola di sorpresa. << Ehi, buonasera, bellezza >>commentò lascivo.
Lei si voltò e quasi gli rovesciò addosso la birra. Poi si illuminò nel vederlo. << Buonasera, signor Frontman >>.

Qualche minuto dopo, avevano già chiesto le chiavi della stanza e avevano salito le scale. La porta si era aperta senza opporre resistenza e loro non avevano nemmeno raggiunto il letto, schiantandosi contro una scrivania rosicchiata dai tarli.
<< Stasera è stato bellissimo >>commentò Barbi. << Voglio proprio vedere se sarai fantastico anche qui... >>. Gli sfilò la maglietta scoprendo il fisico pallido e scolpito e avvicinò le labbra alle sue.
<< Certo che lo sarò, hai ancora dubbi su di me? >>le sussurrò lui mordicchiandole il lobo dell'orecchio.
<< Niente dubbi, William >>. Gli fece correre le mani sulla schiena, mentre lui le slacciava il reggiseno con un mano sola. Anni di pratica senza dubbio, visto che a momenti non lo sapeva fare nemmeno lei.
Sentendo il legno della scrivania emettere uno schiocco sordo, Barbi guardò William perplessa, fermandosi per un attimo.
<< Mai sfondata una scrivania, Von Grief? >>chiese lui col suo sorriso malizioso.

Verso le cinque, William si alzò dal letto canticchiando qualche strofa di Somebody to Love. Barbi sorrise: non era affatto uguale alla versione originale, cantata dalla voce graffiante di William, ma altrettanto dolce sentita in quel momento.
<< Each morning I get up I die a little, can barely stand on my feet. Take a look in the mirror and cry, Lord what you're doing to me. I have spent all my years in believing you, but I just can't get no relief,   Lord! >>
William intanto si era infilato qualche vestito ed era strisciato di nuovo sul letto accanto a lei. La baciò sulla punta del naso.
<< Credo che all'ultimo al tuo sfigato dispiacerà vederti a letto con me >>sussurrò.
<< Questo lo credo anche io >>replicò lei con una risatina, poi si protese verso di lui per baciarlo.
<< Però adesso alzati. Non mi tentare a tornare a letto con te, perché sai che lo farei. Ma se non ti riporto a casa ora, non ti ci riporto più. E abbiamo una festa da organizzare >>. William ammiccò in direzione di Barbi mentre si legava la bandana in testa guardandosi allo specchio.
Lei sbuffò. << Lo sai che non ho proprio voglia? È già così tardi da dover andare subito, non c'è tempo per altro? >>
<< Io adesso ti riporto a casa. Non dirmi niente, che altrimenti ti salto addosso >>.
Alla fine, controvoglia, Barbi si alzò e si rivestì, raccolse le sue cose e saltò in macchina mentre William pagava, per l'ennesima volta, il conto dell'albergo. Nonostante lei insistesse ogni volta per pagare, visto che aveva sicuramente disponibilità economica più elevata, lui era irremovibile. “Va bene tutto, ma dovrà cadere il mondo prima che io mi faccia pagare il conto da una donna!”ripeteva sempre, facendola arrendere inesorabilmente.
Si misero in moto abbastanza velocemente, per gli standard dell'auto di Jeff. William premette l'acceleratore a tavoletta, e Barbi si aggrappò al sedile e si legò il più stretto possibile la cintura di sicurezza, che non era poi tanto sicura, come al solito.
<< Ma devi sempre guidare come se stessimo gareggiando?! >>chiese ridendo, per l'ennesima volta da quando saliva su quella macchina con lui al volante.
<< Non gareggerei con un catorcio simile >>replicò lui con un sorrisetto.
Però, nonostante rischiassero di schiantarsi su un muro o contro a un'altra macchina ogni volta che William guidava, riuscivano sempre ad arrivare in tempo, per qualsiasi cosa.
Il rosso parcheggiò a una decina di metri dalla casa di Barbi, per essere sicuro che non lo vedessero, e scese per aprirle la portiera.
<< Come mai così servizievole oggi, Will? >>
<< Devo allenarmi a fare il cameriere >>. Sorriso sfacciato, che fece quasi prendere un colpo alla ragazza, che si era quasi scordata del suo nuovo “lavoretto”.
<< Ti dovrai anche vestire elegante >>aggiunse sarcastica, pregustando il momento in cui lo avrebbe visto in smoking, e chiedendosi se sarebbe riuscita a non scoppiare a ridere.
<< Chiamami tu oggi per parlarmi delle prove degli abiti >>disse lui senza scomporsi. << Non ho mai sentito la tua voce al telefono >>.
<< Consideralo già fatto >>.

<< Allora...tira su...no, va bene, non tirare su niente. Certo che il tuo amico non poteva vere un'idea migliore? >>
<< Dillo a me! Vi avevo detto che la cazzata più grossa che ha sparato l'ha sparata volendo farci fare questo lavoro! E io non ci volevo venire >>. Jeff si alzò dal divano dov'era seduto con la sua chitarra in braccio e si chiuse nel bagno. << Mi faccio una doccia, con voi non ci vengo >>.
<< Jeff, cazzo. Non mi puoi abbandonare! >>urlò William uscendo dalla camera, dove stava provando almeno a rintracciare dei vestiti presentabili. << Già non sapevo dove dirgli di portarceli, quei vestiti. In questa topaia non li potevo fare entrare! E tu mi avevi detto che saresti venuto, io c'ero quando ti trovavano l'erba addosso! >>
<< Numero uno >>cominciò Jeff categorico mettendo la testa fuori dalla porta del bagno. << Se questo posto fa schifo, è colpa tua. Tua e degli altri tre coglioni che non fanno altro che scoparsi le spogliarelliste e le rimandano a casa senza nemmeno restituirgli le mutande. Numero due. Io non ci vengo, a ritirare i vestiti da sfigato. Mi farò andare bene quello che c'è, non voglio essere visto in giro con quei cosi in mano. Fine della questione >>.
Jeff richiuse la porta, lasciando l'altro a strepitare mentre attraversava l'appartamento a grandi falcate con Duff, ancora appoggiato al muro a bere birra, a fissarlo.
<< Non posso tirarmi indietro io, eh, Bill? >>
Non aspettò la risposta per dire che stava scherzando, perché sapeva che il rosso gli avrebbe tirato qualcosa.

Alla fine, i due si presentarono in perfetto orario al bar designato dalla signora Von Grief. Lei li attendeva seduta a un tavolo di marmo rotondo al centro della stanza ben illuminata, vestita in maniera impeccabile e truccata di tutto punto. Quando li vide arrivare, sorrise amabilmente e fece segno di accomodarsi.
I due si sedettero guardandosi intorno spaesati.
<< Volete da bere? >>
<< Una bi... >>
Prima che Duff riuscisse a finire la frase, aveva già uno stinco distrutto.
<< Niente, grazie >>disse William con un sorriso.
<< Allora vi do subito i vestiti, sarete molto occupati in questo periodo dell'anno >>si affrettò a dire Vivienne indugiando un attimo sulle occhiaie di William.
<< Già, molto >>confermò lui, cercando di non fare caso all'occhiolino di Duff.
“Se sapesse come me le sono fatte queste occhiaie...!”.
La donna prese un sacchetto e lo poggiò sul tavolo di fronte ai due.
<< Dentro ci sono cinque smoking, taglia standard. Chiamatemi prima di sera per dirmi se vanno bene perché non ho molto tempo per farveli cambiare altrimenti >>.
In fondo, sperava che non andassero bene. Già aveva voluto venire lei stessa al “colloquio” con i due ragazzi, piuttosto che mandarci la governante come faceva sempre, e vederli un'altra volta prima di sera non le sarebbe spiaciuto. Specialmente per quanto riguardava il biondo.
<< Bene, grazie >>approvò William alzandosi e prendendo il sacchetto. << Se non le dispiace, noi andiamo. Abbiamo molto da fare. Le faremo sapere, e la chiameremo in giornata domani per sapere l'orario in cui dobbiamo presentarci >>.
La verità era che aveva fretta di andarsene. Odiava quei posti, così falsi. Sembravano un paradiso, ma in verità erano l'inferno. Era per colpa di quegli ambienti edulcorati che Barbi era costretta a fingere ogni giorno di essere diversa da quello che era. E lui, in quei posti non sapeva come muoversi.
<< Va bene >>. Vivienne si alzò in piedi per stringere la mano ai due, sempre sorridendo. << Allora a domani sera, se non dovessero esserci problemi >>.
<< A domani! >>esclamarono i due, praticamente già fuori dalla porta.

<< Vanno bene? >>
<< Per un cazzo. Io di qui non esco >>.
William sospirò. Jeff, quando ci si metteva, era anche più testardo di lui. E pensare che aveva convinto Duff e Steven (che ad ogni modo erano più attratti dalla prospettiva di tutte le donne che avrebbero potuto incontrare alla festa che ad altro), e addirittura Saul a provarsi quei vestiti e farsi un giro per casa con quelli addosso! La sua capacità di persuasione riusciva sempre a sorprendere lui in prima persona, peccato non riuscisse a smuovere il suo migliore amico.
<< Dai Jeff! Apri quella cazzo di porta e facci vedere come ti sta! >>
Gli altri, intanto, si stavano sbellicando dalle risate stravaccati sul divano.
<< La finite di ridere? Di certo non mi aiutate! >>
Si voltò e si guardò intorno. Il pavimento era disseminato di bottiglie di Jack Daniel's e mozziconi di sigarette e canne. Certo, logico che non la finissero di ridere.
<< Va bene... >>. Il mugugnare di Jeff fu seguito immediatamente dal cigolio della porta scassata della sua camera che si apriva, e in meno che non si dica il ragazzo cacciò fuori la testa senza alzare lo sguardo dal pavimento e uscì strascicando i piedi.
William fece una specie di salto come ad indicare la sua vittoria, per poi guardare l'amico...e scoppiare a ridere, mentre gli altri facevano altrettanto.
<< Ecco! Io lo sapevo che non dovevo uscire! >>urlò Jeff facendo per tornare a chiudersi in camera a rimettersi le sue camicie a fiori anni '70 e i jeans strappati.
William fu più veloce. Nonostante il numero di Jack e di canne che si fosse fatto quel giorno, aveva ancora i riflessi abbastanza pronti per placcarlo.
<< Non vai da nessuna parte, Jeff. Vai benissimo così, amico. Per domani allora siamo tutti a posto, giusto? >>
Gli altri annuirono, poi proposero di togliere quei vestiti a Jeff, rollare qualcosa anche a lui (ammesso che non se lo fosse già rollato da solo), e andare giù al bar. E su questo erano tutti d'accordo.

<< Allora, ti hanno chiamato i camerieri per farti sapere dei vestiti? >>
Vivienne guardò con disappunto la figlia, che pareva esagitata, cosa che non capitava spesso, e la stava peraltro interrompendo nella sua pausa pomeridiana in cui si concedeva alla lettura dei suoi romanzi rosa.
<< Perché tutta questa fretta, Barbi? >>
<< Ehm, niente >>si affrettò a rispondere la ragazza. << E' che...vorrei che fosse tutto...perfetto, ecco >>.
<< Sì, anche io >>commentò la madre con perplessità crescente. << Stai tranquilla, ci ha parlato prima Jeanne. Dicono che va tutto bene e che saranno qui domani per le sei e mezza nel pomeriggio >>.
<< Ah >>.
Barbi risalì le scale fingendosi non troppo interessata alla faccenda, già si era scoperta troppo chiedendo di cose che di solito non la riguardavano.
In verità non era tranquilla per niente: non sapeva cosa sarebbe successo la sera dopo, e un po' temeva di scoprirlo. Con gli ospiti era sempre calma e posata, ma vedendo William tra tutte quelle persone, non sapeva come avrebbe potuto reagire. E chissà se i quattro compari del ragazzo sarebbero stati presentabili. E chissà cosa avrebbero combinato. Lei non si era persa lo sguardo che sua madre aveva lanciato a Duff il giorno prima, e capiva perfettamente che non solo lei era interessata più del normale a quei cinque.
 

***
 

Erano le otto passate, ormai, e gli invitati invadevano, numerosissimi, il salone enorme. Le luci, calde e avvolgenti, accoglievano tutti i presenti, stordendoli leggermente, insieme ai fiumi di vino e champagne che venivano versati. Il locale era pieno di uomini in smoking e donne di ogni età vestite in modo tremendamente impeccabile, come i ragazzi non erano abituati a vedere. Anche se William non aveva occhi che per Barbi, che si muoveva con grazia, fasciata dal suo abito frusciante lungo fino ai piedi color pesca, in bilico su quei sandali un po' troppo alti. Moriva dalla voglia di avvicinarla da quel pomeriggio, ma lo avevano sempre tenuto occupato con altri lavori, spedendo lei in chissà quale locale di quella cosa che pareva infinita.
Mentre Saul e Jeff prendevano il loro lavoro anche fin troppo sul serio (senza che gli altri capissero fino a che punto fosse la droga a farli agire), Steven e Duff scommettevano su chi si sarebbero portati a letto per primo, chiedendo di continuo a William se lui, che stava al banco degli alcolici, avesse visto un po' di Night Train o di Jack. << Niente da fare, ragazzi. A parte il fatto che dovreste mantenervi puliti per stasera, qui c'è solo roba poco alcolica per fottutissimi ricchi! >>ribatteva il rosso dal suo banco, azzittendosi nel vedere arrivare qualcuno che voleva essere servito.

<< Mi scusi, vorrei un bicchiere di vino >>.
<< Non devi darmi del lei, non ci vede nessuno >>.
La ragazza alzò gli occhi e incontrò quelli maliziosi di lui, che, se non altro, le facevano sempre venire alla mente strani pensieri. Sorrisero entrambi.
<< Ma lo dai, questo vino, o no? >>
<< Ti do anche qualcos'altro, se aspetti >>sussurrò lui allontanandosi per servire una signora alquanto sovrappeso e suo marito.
Lei sorrise discretamente, il solito “sorriso di cortesia”, cercando di mascherare la risata maliziosa che di solito faceva alle sue battute provocanti.
<< Sono tutto tuo, adesso >>disse ritornando. << Che ne dici se... ? Non ti posso più guardare con quel vestito addosso >>.
<< Qui? >>esclamò lei sgranando gli occhi.
<< Non sul tavolo! Sotto al tavolo >>.
Barbi alzò gli occhi al cielo. Talvolta si chiedeva se la canzone You're Crazy non se la fosse scritta lui da solo.
<< Aspetta >>.
William uscì velocemente da dietro il tavolo e andò a chiamare Steven.
<< Mi fai un favore? Coprimi le spalle, tanto abbiamo capito che non ti si fila nessuna. E poi lì agli alcolici puoi bere >>.
Steven non era molto felice di fare da palo, certo, ma perlomeno, su sei bicchieri che serviva, uno riusciva a berselo, non come con le tartine, che, oltretutto, gli facevano schifo. Seguì l'amico dietro al tavolo, per poi vederlo infilarcisi sotto con disinvoltura.
Barbi lo guardò, come a chiedergli “Scusa, e io che dovrei fare?”, e lui rispose scrollando le spalle e guardandosi intorno, per poi darle il segnale di via libera. Tanto, in giro per la casa c'erano almeno trenta camerieri: uno in meno non avrebbe fatto differenza.
La ragazza si infilò a sua volta sotto il tavolo, trovandosi praticamente sopra a William.
Lui sorrise e socchiuse gli occhi. << Paradossale >>commentò. << Mai trovato in una situazione così paradossale >>.
Lei sorrise a sua volta, mentre lui si slacciava la cerniera dei pantaloni, e si tirò un po' su la gonna mentre gli si sistemava meglio sopra.
<< Un momento, le mutande? >>chiese lui un po' sorpreso da questo modo di fare così diretto.
<< Non le ho nemmeno messe, sapendo che saresti stato nei paraggi >>replicò con un sorriso netto e sfacciato.
Lui ridacchiò. << Sempre più provocatoria >>.
<< Ho avuto un bravo maestro >>.
<< Il migliore, puoi dire >>.
William si lasciò coccolare un po' prima di cominciare a fare sul serio.
<< Scusi, mi potrebbe dare un po'... >>
La voce di Scott fece sussultare Barbi, che si fermò di colpo.
<< Ancora quello sfigat...! >>. William non terminò nemmeno la frase, visto che lei gli stava tappando la bocca quasi soffocandolo.
<< Grazie. Mi potrebbe dire ancora una cosa? Sto cercando la mia ragazza, non tanto alto, biondina, con un vestito lungo...l'ha vista? >>
Steven tossì e diede un calcio a William sotto al tavolo. << Mi spiace, ma ce ne sono un sacco di biondine con vestiti eleganti, non so come aiutarla >>disse prendendo tempo.
Era evidente che lì sotto al tavolo non sarebbero riusciti a combinare niente.
<< Cosa diavolo facciamo? >>sibilò William guardando Barbi negli occhi, una volta liberatosi della sua mano davanti alla bocca.
<< Ho io un posto >>disse lei baciandolo per impedirgli di parlare.
E non appena Steven riuscì a distrarre Scott indirizzandolo altrove, i due scivolarono fuori e si diressero verso le porte della cucina sul retro, che usavano solo i domestici che ora erano chissà dove confusi con gli invitati a far festa quando avrebbero dovuto rimanere lì in cucina tutta la notte, e poi via per il giardino, diretti alla dependance.
Soltanto quando entrarono nel salottino intimo arredato in stile semplice e accogliente di quest'ultima, Barbi lasciò finalmente la mano di William.
<< Vieni con me >>disse con un sorriso cospiratorio guidandolo in una stanza subito accanto.
Dietro la porta, la stanza, non troppo grande, era dominata da un grande letto con lenzuola e copriletti in seta rosa pallido, e completato da grandi cuscini.
<< Lo so che sotto sotto hai una passione per i letti dei quartieri alti >>.
Lui sorrise, entrando a sua volta. << Sono gli unici che non si smontano quando ci entro con qualcuno >>sospirò.
Lei si mise in piedi accanto al letto, e si piegò per slacciarsi i sandali. Quando si rialzò, William era già dietro di lei ad armeggiare con l'allacciatura del suo complicato vestito.
<< Spiegami solo una cosa: come si slaccia >>.
Lei allontanò le mani di lui dal suo collo e si slacciò l'abito, che le scivolò addosso finendo per terra in un luccichio di strass, lasciandola completamente nuda.
Si arrampicò sul grande letto, appoggiandosi sui cuscini come la modella per un quadro, mentre William finiva di spogliarsi per raggiungerla. Quando si accomodò accanto a lei le sorrise, e cominciò a farle scorrere le mani ovunque, come solo lui sapeva fare. Lei si morse un labbro per non urlare, ottenendo come risultato solo quello di farlo eccitare ancora di più.
Mentre l'accarezzava e rideva, lei si mordeva le labbra e mordeva anche quelle di lui, fino a farle sanguinare, congiungendo di nuovo quel binomio amore-sangue che nella sua mente era pericolosamente presente da quando aveva letto Romeo e Giulietta per la prima volta, anni addietro.
Alla fine, stanca del tira e molla, allacciò le gambe ai fianchi magri di lui e gli premette le mani sulla schiena, congiungendo le labbra con le sue, spingendolo a unirsi a lei in una cosa sola, come avevano fatto molte volte prima.
Quando lui l'accontentò, lo fece con tanta forza che lei dovette di nuovo controllarsi per evitare qualche gemito troppo forte. Lui le sorrise, di nuovo, muovendosi sempre più malizioso, quasi intenzionato a farsi scoprire. Lei si lasciò portare le braccia sopra la testa, stringendogli le mani e esplorando un millimetro della sua bocca, respirando il suo profumo, con la consapevolezza che, anche stavolta, a dispetto di ogni cosa e prima di ogni altra cosa, loro erano insieme.
Mentre si stringeva sempre di più al suo corpo, sempre più presa dal movimento coinvolgente, sentirono un rumore dietro la porta, come di qualcuno che ci si schiantava contro.
William si lasciò cadere a peso morto su Barbi, seppellendo il suo viso nei suoi capelli e nel lenzuolo: sapeva che se qualcuno avesse beccato la figlia del proprietario di tutto quel ben di Dio a fare sesso con il cameriere nella dependance li avrebbero cacciati tutti a pedate, a meno che ad entrare non fosse qualcuno la cui presenza in quel posto risultasse ancora più compromettente, cosa peraltro molto difficile.
Barbi si ritrovò in un minuto un fiotto di capelli rossi in bocca, ma non si lamentò nonostante stesse soffocando, al corrente del rischio che correvano.
Quando la porta si aprì, però, William vide una scena che avrebbe tirato fuori ridendo negli anni a venire. Duff, girato verso di loro, con Vivienne attaccata al collo, che gli sbottonava la camicia e la giacca come una forsennata leccandogli il collo e, fortunatamente, dando loro le spalle, mentre guidava il biondo dentro la stanza. Entrambi sgranarono gli occhi nel vedersi, visibilmente imbarazzati.
<< Va' via! >>sibilò William facendo segni con le mani.
L'espressione di Duff gli fece capire che era abbastanza in difficoltà.
<< Ehm... >>azzardò. << Io...vorrei...che andassimo di là sul divano. Mi...eccita di più >>.
<< Dove vuoi >>ansimò lei in risposta. << Basta che lo facciamo subito... >>
Duff riuscì alla fine a trascinarla fuori di lì, chiudendo la porta alle loro spalle, attento a non farle vedere la stanza già occupata.
Quando la porta si richiuse, William tirò un sospiro di sollievo.
<< Quella era mia madre? >>chiese Barbi ansante riemergendo con la testa da sotto il lenzuolo e i capelli.
<< Temo proprio di sì, dolcezza >>. William sbuffò, pronto ad andare in bianco l'ultima notte dell'anno.
Invece, dopo un minuto di sconforto, Barbi decise di non pensarci. Premette ogni centimetro del suo corpo contro a quello di William, seccata per l'intrusione, e lo baciò di nuovo: in quel momento, preferiva l'orgasmo ai drammi esistenziali.

Intanto, stava arrivando il countdown finale.
<< Dieci, nove, otto...>>
Le voci giungevano indistinte dal giardino, dove delle persone specializzate si stavano prodigando per far esplodere i migliori fuochi d'artificio della zona.
<< Sette, sei, cinque... >>
La madre di Barbi, a cavalcioni di Duff sul divano, si univa all'urlo collettivo, godendosi momenti che con suo marito non aveva da anni.
<< Quattro, tre, due... >>
William sussurrava all'orecchio di Barbi, senza capire bene a cosa mancasse così poco.
<< ...uno, zero! >>
Tutta Los Angeles urlò l'inizio del tanto agognato 1986.
E ai due ragazzi che facevano l'amore tra le lenzuola di seta, rubandosi baci in segreto, non importava niente. Avevano raggiunto il loro nirvana, quella notte.
<< Buon anno, Barbi. Chi fa sesso all'inizio dell'anno, lo fa per tutto l'anno >>esclamò con malizia il rosso, sorridendo sornione.
<< Buon anno, Will. Dammi il primo bacio dell'anno adesso >>.





Siamo già a unidici!
Questo capitolo è stato una sofferenza, davvero. Non l'ho neanche riletto, perdonatemi gli eventuali errori ma a quest'ora non ragiono più! Senza contare che ora della fine mi immedesimavo moltissimo con Barbi, e chi non lo farebbe? xD
Ad ogni modo, questo è il mio regalo per Pasqua, visto che ora per un po' non mi connetterò più. Spero ve lo godiate come si deve ;)
Allora, in questo capitolo ho citato come al solito un po' di tutto, Per prima cosa, come era logico che fosse, i Guns N' Roses, che ringrazio per come si "prestano" alla storia. Nelle prime righe, poi, ho citato una canzone che sicuramente conoscerete, dei Queen, che amo oltre ogni cosa e che costituiscono da sempre la mia più grande fonte d'ispirazione. Poi, in questo capitolo, siccome non ce la facevo proprio più, ho buttato dentro anche Shakespeare, a cui chiedo umilmente perdono!
Direi basta poi.
Non sono troppo soddisfatta della fine, che mi pare un po' in sospeso. Ma forse il bello sta proprio lì, in quel "Promettimi che ci sarai sempre" detto senza usare le parole da questi due.
Ringrazio Flaviana, che continua a insistere per farmi continuare, e che si sta impegnando a commentare ogni cosa che scrivo. Grazie mille :D
Adesso, dopo aver completato quest'opera "titanica", me ne vado finalmente a dormire!
Buona notte e buona Pasqua :)
Lucy :***

 

  
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