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Autore: Payton_    20/04/2011    8 recensioni
"«Fermati!»
È quasi assurdo come una parola, una piccola, ordinaria e semplice parola, diventi così grande pronunciata dalle labbra di chi amiamo. Perde il suo vero significato, riempiendosi d’altri mille che hanno un sapore completamente diverso. È il modo in cui viene sillabata, il suo suono; come arriva al nostro orecchio, come la percepiamo. È l’intensità, il timbro della voce. La senti e non la puoi ignorare, come accade ora a me. Lui mi chiama, mi cerca, e non posso fare altro seguire la sua voce. Mi ha chiesto di fermarmi e l’ho fatto, come sempre, anche se vorrei correre nelle segrete di Serpeverde e fingere che non esista."
Questa storia si è classificata prima nella sezione Pansy/Harry al contest 'Les enfants qui s'aiment - Draco/Pansy/Harry' indetto da Gigettina.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson | Coppie: Harry/Pansy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Perché in fondo ci piacciono i crack paring. ♥'
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Questa Mini-Long ha partecipato al contest Les enfants qui s'aiment - Draco/Pansy/Harry indetto da Gigettina classificandosi Prima nella sezione Harry/Pansy.

Sono felicissima del risultato ottenuto e del giudizio della cara giudiciA ♥ , che è stata anche velocissima.

In tutto, i capitoli saranno tre. Alla fine, posterò il giudizio di Gigettina.

Buona lettura!

 

Come Serpeverde. Come la speranza. Come i suoi occhi

 

Abitudine

 

Per quanto mi sforzi, non ricordo il giorno esatto in cui Lui iniziò ad interessarmi. Ricordo quando me ne resi conto, ma era tardi per tornare sui miei passi.

Era una mattina come tante, il dormitorio di Serpeverde si stava lentamente animando ed io aspettavo Millicent per andare a fare colazione. Non è mai stata puntuale, a differenza mia.

Feci il percorso familiare fino alla Sala Grande come ogni giorno, parlando dei compiti non finiti di Pozioni o delle novità lette sul Settimanale della Strega.

Era un giorno normale, banale, integrato perfettamente nella routine. Un giorno come tutti gli altri.

La Sala Grande vociava come sempre; Tiger e Goyle si stavano già ingozzando e Theodor e Blasie sorseggiavano in silenzio i loro succhi di zucca mentre leggevano il giornale. Draco non c’era, come sempre in quel sesto anno, e il mio cuore sentiva ancora il peso del suo posto vuoto.

Aveva iniziato a passare tutto il suo tempo libero nella Stanza delle Necessità e s’era allontanato molto da me. Non era quello di prima, da quando il Signore Oscuro gli aveva affidato quel misterioso compito. Non era più il mio Draco, ed io non ero più la ragazza per lui, e questo faceva proprio schifo.

Mi sedetti al mio solito posto, scegliendo i soliti biscotti ed il solito tè e, come d’abitudine, alzai lo sguardo verso il tavolo di Grifondoro. Cercai Potter con lo sguardo, chiedendomi se aveva scelto ancora una volta di non mangiare nulla e perché, per poi rendermi conto che, per me, quello faceva parte della normalità. Fu sconvolgente. Io guardavo Potter da tempo, senza nemmeno rendermene conto, e quella verità s’infranse sul mio viso terribile ed infame.

Com’era possibile che mi fossi abituata, senza nemmeno rendermene conto, ad osservarlo?

Quasi feci cadere il tè, distogliendo subito lo sguardo dal tavolo di Grifondoro, come se così potessi cancellare quell’abitudine dagli archivi della mia mente. Non poteva essere vero. Io guardavo Potter, ogni giorno, e rendermi conto di questo cambiò per sempre la mia vita.

 

Harry è come la neve, arriva silenzioso e ti avvolge prima che tu possa accorgertene.

 

Forse mi interessai a lui perché era l’opposto di Draco, l’altro lato della medaglia, ed il mio orgoglio femminile, ferito dall’abbandono, mi spinse a cercare un modo per ferirlo. Nessuno sarebbe stato meglio di Potter, ma sono supposizioni che faccio a me stessa. Ricordo solo che iniziai ad osservarlo consapevolmente, dopo quella mattina.

Ora, so che i suoi occhi sono di un verde smeraldo molto chiaro e che si incupiscono quando pensa a qualcosa che evidentemente lo tormenta. Cambiano colore ed intensità con il suo umore e sempre più spesso li vedo più scuri del normale. I suoi capelli non sono mai ordinati, completamente diversi da quelli perfettamente pettinati di Draco. Credo che nemmeno lo possieda un pettine.

Alcune mattine sembrano ancora spalmati sul cuscino, mentre altre ricadono ribelli a schermare la sua famosa cicatrice e a proteggere il suo sguardo assorto.

So che a colazione arriva sempre all’ultimo minuto e che mangia un toast velocemente, oppure non mangia affatto, mentre il suo amico Weasley si ingozza come un animale.

Riceve poca posta, normale per uno che ha perso i genitori, ma sembrava non farci più caso.

Vedo il suo viso contrarsi ogni volta che abbiamo una lezione di Difesa contro le Arti Oscure con Piton, mentre è sereno quando abbiamo Pozioni con Lumacorno. So perfino che la Granger e Weasley hanno litigato da quando lui sta con la Brown, perché osservando Harry capisco anche cosa accade ai suoi amici. Vedo come li osserva preoccupato, sembra quasi che loro siano più importanti dell’Oscuro Signore ai suoi occhi.

Io avevo bisogno di capire se lui mi piacesse davvero o se fosse solo un capriccio, dovevo capire, ma non sapevo come fare. Era logorante, fastidioso e imbarazzante.

 

Harry è come un fiore nato tra le rocce: tentatore, splendido e irraggiungibile.

 

Pochi giorni dopo aver scoperto il mio interesse per Potter, girovagando senza meta per la scuola, mi ritrovai al settimo piano, dove c’è la Stanza delle Necessità. Dove c’era Draco. Mi manca ancora oggi, stare con lui. Mi manca davvero, anche se non capisco se è il suo amore a mancarmi o l’abitudine di noi insieme. È stato il mio primo amore, non lo dimenticherò mai. Noi eravamo adatti per stare insieme, anche se il destino ha deciso che così non dovesse essere.

Mi ritrovavo spesso fuori dalla Stanza delle Necessità, a sfiorare la parete che ne cela l’ingresso, quel muro maledetto che ci ha divisi per sempre. Mentre stavo lì, assorta nei miei pensieri e nella malinconia, un forte rumore mi costrinse a voltarmi.

«Chi c’è?» chiesi, senza ottenere risposta. Era molto strana quella situazione, perché qualcuno avrebbe dovuto nascondersi?

Spinta da chissà cosa, avanzai nel corridoio, in cerca della fonte del rumore. Qualcuno doveva aver urtato una statua, forse Pix, ma per sicurezza impugnai la bacchetta.

«C’è qualcuno?» chiese ancora, ma nessuno rispose. Mi agitai, pensando perfino d’essermi immaginata tutto, quando improvvisamente sentii una presenza al mio fianco, come un respiro trattenuto, ma non vidi nulla. Istintivamente, allungai una mano contro la parete, urtando qualcosa di invisibile tra me e il muro. Il mio urlo spaventato si infranse contro le pietre e le armature; allontanai la mano e, senza capire perché, mi trovai faccia a faccia con un atterrito Potter. Lui, il motivo di tutti i miei dubbi e delle mie notti in bianco. Più avanti appresi che era nascosto sotto il suo Mantello dell’Invisibilità, che senza volere gli avevo tolto.

«P-Potter?» biascicai, mentre mi puntava contro la bacchetta.

«Non ti muovere e dammi la bacchetta» ordinò. Io ero paralizzata, ma per altro, non per la sua minaccia. Obbedii, con la testa altrove, quasi meccanicamente. Da quando l’avevo visto, un solo pensiero s’era fissato nella mia mente: baciarlo. Era un desiderio immenso, forte, che non mi permetteva di ragionare. Lui era lì, a pochi centimetri da me, una tentazione come mai ne avevo avute. Potevo farlo? Ero abbastanza coraggiosa per bacialo e capire se davvero provavo qualcosa per lui? Era la mia occasione, ma non sapevo se l’avrei colta.

La mia immobilità lo sorprese, non disse nulla, osservandomi perplesso.

 

Harry è come il canto di una Sirena, non posso non sentire il suo richiamo.

 

«Che ci fai qui, Potter?» chiesi una volta recuperata la ragione.

«Non sono affari tuoi, Parkinson»

«Hai ragione» risposi distratta. Era vicino, terribilmente bello e vicino. Era la mia occasione, forse l’unica che mi si sarebbe mai presentata.

Fu in un rapido istante, senza che lui riuscisse a capire cosa stessi facendo, che lo baciai. Sfiorai le sue labbra quasi con paura, e sentii subito il desiderio di baciarlo ancora, e ancora, e ancora. Fu lui, in quel momento, a restare immobile, spiazzato completamente.

Dopo un interminabile attimo, mi allontanai, fissandolo in quegli occhi verdi che, ora sapevo, desideravo ardentemente.

«Puoi ridarmi la bacchetta?» chiesi gentilmente, alzando il palmo aperto vicino al suo viso. Meccanicamente, senza smettere di fissarmi negli occhi di rimando, poggiò la bacchetta sul mio palmo. Subito dopo, mi voltai e me ne andai, arrabbiata con il mio stupido cuore per ciò che mi aveva spinta a fare.

È stato tutto questo a portaci qui, oggi. Se non l’avessi baciato, ora non sentirei la pietra fredda contro la mia schiena ed il corpo caldo di Harry contro il mio petto. Non sentirei il cuore battere a mille e la sua divisa stretta nel mio pugno.

È passato un mese da quando l’ho baciato e, per la prima volta, lui mi ha cercata e baciata. Si è torturato, prima di cedere, ma ora è qui e posso dire in tutta sincerità d’esserne felice.

«Che vuoi, Potter

«Io… Io voglio… Non lo so nemmeno io, Parkinson» ammette, confuso, ma prima che possa scappare e andare via da me, lo bacio nuovamente. È qui che deve stare.

Ora so che questi baci, il suo odore, lui, saranno la mia abitudine. La mia bellissima, abitudine.

 

Harry è come il tramonto, sempre diverso e troppo atteso. 

 

 

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Piccola nota: mi rendo conto che i personaggi, un po' per forza di cose, siano OOC, particolarmente Pansy. Premetto che questo è il capitolo più OOC, perché ho tentato di modificarli il meno possibile, solo che dovevo 'inventarmi' qualcosa per farli avvicinare, quindi uno dei due doveva agire in qualche modo. Non ho mai scritto di loro, lo ammetto, è stato un esperimento questo contest. Ho cercato di dare qualche scusante al bacio di Pansy, ma meno OOC di così proprio non riuscivo a dipingerla. Chiedo venia e spero che il capitolo sia piaciuto comunque. :)

Al prossimo capitolo, Payton

   
 
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