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Autore: OpunziaEspinosa    24/04/2011    22 recensioni
Alzo lo sguardo e, fermo sulla porta che non chiudo mai, un ragazzo in sneakers, jeans strappati, maglietta bianca con scollo a V, zainetto nero appoggiato ad una spalla, mi osserva incuriosito.
Dio sia lodato... Questo deve essere il mio assistente.
“Tu devi essere Edward.” Sentenzio alzandomi e precipitandomi allo schedario dove conservo la copia madre della dispensa.
“Sì… sono… Edward…” Mi risponde confuso.
“Avresti dovuto essere qui almeno dieci minuti fa!” Lo rimprovero mentre recupero i documenti che mi servono.
“Chiedo scusa?”
Porca miseria, ma chi mi hanno mandato? Un deficiente?
È il suo primo giorno, è in ritardo, quasi non si è presentato, ed invece di scusarsi, chiedermi se ho bisogno di qualcosa, darsi da fare insomma, se ne sta lì, impalato sulla porta con lo sguardo da ebete.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 11 - Bite-Me!


 
Sono la Regina del Male.  Ci sono dei momenti in cui raggiungo livelli di  perfidia, astuzia e sfacciataggine  tali da farmi dubitare seriamente di essere stata concepita dai miei genitori, due semplici esseri umani. È  molto più probabile che io sia la figlia illegittima  e abbandonata di una qualche divinità malefica; probabilmente del Demonio in persona.
Dopo aver preso in giro Edward; dopo essere svenuta sotto i suoi occhi preoccupati ed esterrefatti fingendo un malore inesistente; dopo averlo convinto – giuro non so ancora come -  a farsi carico di me mentre ero ubriaca fradicia; dopo averlo trascinato fino a casa e indotto a dormire nel mio letto; dopo avergli augurato il buongiorno lanciandogli addosso un souvenir di dubbio gusto e provenienza e una parte decisamente consistente della mia Grande Enciclopedia Dell’Arte; dopo avergli sfondato il naso; dopo averlo quasi ammazzato, insomma, sono qui, di fronte a lui, in mutande, e senza alcuna vergogna ne pudore sto sfoderando le mie doti di ammaliatrice per capire se c’è speranza di combinarci qualcosa.
Sono orribile, lo so. La peggiore delle donne mai esistite perché, decisamente, non sta bene correre appresso a un altro uomo. Soprattutto se un ragazzo ce l’hai già e se l’uomo in questione si sta per sposare con un'altra.
A mia discolpa posso dire di non aver mai fatto nulla del genere, in passato. Anzi, malgrado le apparenze e le circostanze alquanto ambigue in cui mi trovo in questo momento, sono sempre stata piuttosto prudente con il genere maschile, e ho concesso le mie grazie con estrema morigeratezza. I ragazzi con i quali ho fatto sesso nei miei primi 24 anni di vita  si contano sulle dita di una mano (e si concentrano tutti negli ultimi quattro anni con una deludentissima media di  1,25 ogni 365 giorni). Ne ho baciati davvero tanti, lo ammetto, e mi sono sempre divertita a flirtare e stuzzicare. Ma con pochissimi sono arrivata fino al dunque. Praticamente sono una suora mancata.  O una gatta morta, fate voi.
Ma questo Edward Masen mi fa perdere ogni inibizione! È l’essere vivente più bello che abbia mai messo piede sulla faccia della Terra. È circondato da un’aura di grazia, fascino ed eleganza impossibile da ignorare. Se fossi Ulisse, lui sarebbe una sirena. Ma al contrario dell’Eroe Acheo, io non ho alcuna intenzione di resistere al canto di Edward. Dove sta scritto che nella vita non ci si possa divertire un po’?
In quanto a Jake… beh, non lo so… in fondo stiamo insieme solo da qualche mese, e non abbiamo siglato alcun contratto d’esclusiva, anche se non oso pensare a cosa farebbe se mi trovasse con un altro. La  reazione che ha avuto in ufficio ieri mattina quando Edward si è offerto di riaccompagnarmi a casa dopo che ho finto di stare male mi è bastata. Dio, sembrava volesse staccargli la testa a morsi! Ma non posso lasciarmi sfuggire un’occasione simile! E poi – mi rincresce ammetterlo -  con Jake non ho mai provato nulla del genere. Mai! È un caro ragazzo, questo sì; estremamente attraente, senza dubbio. Eppure non ho mai provato l’esigenza di strappargli i vestiti di dosso.  Mentre con Edward… Santo cielo, non desidero altro! Vorrà pur significare qualcosa!
Così eccomi qui, io, Isabella Swan, Regina del Male (e probabilmente, da oggi, anche Regina delle Zoccole) a cercare di capire fino a dove mi posso spingere con questo Edward Masen. Sono sicura di piacergli, perché altrimenti non mi avrebbe riaccompagnata a casa ieri notte, e soprattutto non avrebbe dormito nel mio letto. Ma poi, stamattina, ho avuto la  malaugurata idea di attentare alla sua vita e di spaccargli il naso. Così non sono più tanto certa di avere una qualche chance con lui. Se a questo aggiungiamo il fatto che si sta ostinando a negare di aver dormito abbracciati, l’intera situazione dovrebbe farmi desistere. Ma Isabella Swan non è di certo una che si arrende, Isabella Swan sa ciò che vuole e come ottenerlo, lo ha già ampiamente dimostrato.
Così inizio il mio show:  piego il volto da un lato, sgrano gli enormi occhioni color cioccolato, mi mordo il labbro inferiore, sussurro parole dolci all’orecchio, sfioro senza mai toccare veramente… È un procedimento collaudato:  funziona sempre.
E sta funzionando anche con Edward!
I segnali ci sono tutti: paralisi temporanea, pupille dilatate, sguardo da ebete, difficoltà ad articolare  propriamente le parole…
Il fatto è che mentre mi avvicino a lui, sempre di più, perdendomi nei suoi meravigliosi occhi verdi, senza desiderare nulla se non incollare le mie labbra alle sue, strappargli i vestiti di dosso, e lasciare che la mia bocca percorra ogni centimetro del suo corpo, mi ricordo della mia lingua felpata, del fatto che il mio alito – dopo una notte di vino e vomito – non deve essere eccezionale , che gli sto praticamente respirando in faccia, e che se lo bacio ora questo scapperà  a gambe levate.
Devo pensare a un diversivo, qualcosa che mi consenta di guadagnare tempo e che mi dia la possibilità di darmi una rinfrescatina. Sto correndo un rischio enorme, me ne rendo conto; la magia del momento potrebbe svanire, ed io resterei con un pugno di mosche. Ma non posso mettere di nuovo a repentaglio la sua vita! Voglio dire: non l’ho ucciso con il Buddha, perché dovrei imporgli una morte per asfissia? A questo punto sarebbe stato meglio per lui andarsene con un cranio fracassato. Meno disgustoso (escludendo, ovviamente, gli schizzi di sangue e cervello).
A pochi centimetri dal suo volto, continuo a stuzzicarlo, cercando, contemporaneamente, di respirare il meno possibile per non ucciderlo, e di pensare a come uscire da questa situazione. Difficilissimo, con i postumi di una sbronza. La testa mi scoppia e non riesco a pensare a nulla. Ma poi vedo l’evidente lacerazione sul naso, e capisco di aver trovato la via d’uscita che stavo cercando!  
 
Cazzo… certo che l’ho proprio ridotto male, però… il naso non mi pare rotto, ma si sta annerendo e gonfiando… mio Dio… l’ho quasi sfigurato! Sono una pazza… una pazza e una zoccola! Lui è qui, di fronte a me, con il naso a pezzi e io che faccio? Anziché  soccorrerlo e portarlo in ospedale, cerco di sedurlo e di portarmelo a letto!  Anche se il naso ha smesso di sanguinare quella ferita è un attentato alla sua bellezza… deve essere controllata da un professionista… non potrei mai perdonarmi il fatto di avergli deturpato il volto per sempre!
Siccome, però, non voglio  che si agiti, e neppure che  si renda conto dell’enorme torto che gli ho fatto, continuo ad usare il tono da ammaliatrice che ho usato fino ad ora.
“Voglio occuparmi di te, Edward… Sono qui per te, Edward… Hai bisogno che un medico che si occupi di te, Edward,” gli sussurro con tutta la dolcezza di cui sono capace.
 “Tutto quello che vuoi…”
Perfetto, pende dalle mie labbra.
 “Ti porto al pronto soccorso.”
 “Scusa?”
“Il naso ha smesso di sanguinare,” gli spiego con estrema cautela. “Non credo sia rotto… ma c’è quella lacerazione sul setto… dovresti farti vedere da un professionista. Ti porto al pronto soccorso.”
Edward all’inizio sembra confuso, ripete come un pappagallo tutto ciò che gli dico, ed io comincio a temere di averlo colpito anche in testa e di averlo offeso seriamente.
Poi, come un bambino capriccioso, comincia ad indietreggiare e a dire no (non so bene a cosa, a dire il vero). Ma ormai ho deciso: la sua bella faccia deve tornare come prima, e per questo devo portarlo in ospedale.
“Ma cosa cazzo fai?!” sbotta, facendo un salto all’indietro proprio mentre comincio a frugargli nelle tasche dei jeans in cerca delle chiavi della macchina.
Ad essere sincera non lo so neppure io cosa sto facendo. Sto agendo d’istinto. I  postumi della sbronza non mi aiutano a pensare lucidamente, ma quel poco d’intelletto che mi rimane mi dice che forse – forse – non è un’idea geniale palparlo tutt’intorno le parti intime. Non dopo essermi strusciata contro di lui, fatto credere chissà cosa, ed essermi tirata improvvisamente indietro. Ma cos’altro potrei fare? La mia, di auto, è bloccata sulla 112 da ieri!
“Dammi le chiavi!”  insisto.
“Bella, lasciami!” cerca di divincolarsi lui.
Ma io non lo mollo.
“Ecco le chiavi!”  esclamo raggiante quando, finalmente, riesco ad afferrarle.
Ma oltre alle chiavi, dalla tasca dei suoi jeans estraggo qualcos’altro. Un pezzo di stoffa che cade sul pavimento, tra di noi.
Lo fisso per un istante, senza capire, pensando, tuttavia, che quel pezzo di stoffa ha un’aria decisamente familiare.
Nero… bordino giallo fluorescente… un scritta dello stesso colore…
Oh, Signore Onnipotente!
Edward teneva in tasca uno dei miei tanga?!
Edward ha sottratto della biancheria intima  da uno dei miei cassetti  decidendo di tenerla per sé?!
Edward è un feticista?!
È una rivelazione che non so bene come prendere…
“Perché tenevi uno dei miei tanga in tasca?” gli chiedo piuttosto disorientata.
Lo so, in quanto Regina di Zoccolandia non dovrei scandalizzarmi più di tanto, e in effetti non credo di sentirmi scandalizzata. Ma un tantino sgomenta questo sì. In fondo ho appena scoperto che sotto la patina dorata da bravo ragazzo Edward Masen è un gran sporcaccione!
“Io non… Io non…” balbetta lui continuando ad indietreggiare.
“Sei un feticista?” gli chiedo fin troppo candidamente.
“No!” esclama scandalizzato.
“Edward… tranquillo… va tutto bene…” cerco di rassicurarlo avvicinandomi lentamente. “Non devi negare ciò che sei…”
Lui continua a guardarmi con gli occhi spalancati, confusi ed impauriti.  Sembra un animale in trappola.
Poverino. Devo fargli capire che non mi importa. Che essere feticisti non è una colpa.
“Edward, ti piace collezionare biancheria femminile… non c’è nulla di male…”
“Cosa?!”
“Tranquillo…” gli dico, raccogliendo il tanga da terra e restituendoglielo. “Non mi offendo… puoi tenerlo…”
Niente. Nessuna reazione. Incollato al muro, mi guarda come se fossi io la pazza.
“Comunque ottima scelta…” Cerco di tranquillizzarlo facendogli capire che ci vuole ben altro a scandalizzarmi. “Hai preso quello con Bite-Me! scritto sul davanti… Il mio preferito…”
“Bella, smettila! Ti prego!” piagnucola tappandosi le orecchie e fiondandosi fuori dal bagno.
“Perché?” gli chiedo, andandogli dietro. “Edward, non mi importa se sei un feticista…”
“Non lo sono!”
“Mi hai rubato le mutande!”
“Hai iniziato prima tu!”
Io ti ho rubato le mutande?! Quando?!”
Davvero non me lo ricordo. Deve essere successo ieri sera, quando mi ha riportata a casa. O forse al ristorante… Ma com’è possibile? Non credo che Edward se ne vada in giro con delle mutande di scorta da distribuire alle ragazze ubriache e disinibite che gli potrebbe capitare di incontrare (anche se, a questo punto, tutto è possibile). A meno che… Oddio, non mi sarò mica fatta dare le mutande che indossava? Ma cosa abbiamo fatto ieri sera? E poi dove le avrei messe, le sue mutande usate? Nella mia borsetta? Blah… che schifooooo!
“Cosa?! No! Non mi hai rubato le mutande!”
Oh… meno male.
“Allora cosa vuoi dire con hai iniziato prima tu?”
“Davvero non ti ricordi nulla?”
“Edward, no! Quante volte te lo devo ripetere? Ero ubriaca!”
“Quindi non era vero niente!”
“Cosa, Edward, cosa?”
Ormai stiamo urlando entrambi.
Sei bellissimo, mi piace il tuo profumo, mi piacciono i tuoi occhi, mi piacciono i tuoi capelli, saltami addosso, evviva il sorriso sghembo…
“Sorriso sghembo?!” ripeto terrorizzata. Come fa Edward a sapere del sorriso sghembo?
“Hai detto alle tue amiche che sono un figo pazzesco ed avete brindato al mio sorriso sghembo!” esclama quasi compiaciuto puntandomi contro un dito.
Oh, cazzo… oh, cazzo!
Sentendo Edward ripetere ciò che, ieri sera, ho confessato di provare per lui, una serie di istantanee di quanto è successo riaffiora in rapida successione nella mia mente: io bloccata nel bagno, io che gli salto al collo e lo bacio di fronte a camerieri e commensali sbigottiti, io che mi struscio addosso a lui, lui che mi riporta a casa, lui che mi tiene la testa mentre vomito, lui che mi toglie il vestito sporco e mi infila una maglietta pulita…
Santo cielo… che figura!
Hey… un momento… Edward sta divagando… sì perché tutto questo non spiega il fatto che lui mi abbia rubato le mutande!
“E siccome ti ho detto quelle cose ti sei sentito in diritto di rubarmi un tanga?!”  gli chiedo spazientita, incrociando le braccia.
“Pensavo di piacerti!”
“Certo che mi piaci!”
“Anche tu mi piaci!”
Restiamo così, a fissarci in silenzio per un attimo, il tavolo da pranzo a separarci, scioccati per la reciproca confessione.
“Vuoi baciarmi?”  gli chiedo con cautela.
“Tu?”
“L’ho chiesto prima io…”
“Mi piacerebbe molto. Sì.”
“Lo troveresti inopportuno se prima mi lavassi i denti?”
A questo punto è meglio giocare a carte scoperte. Tanto peggio di così non può andare e se ci fosse un premio per il più brutto approccio amoroso della storia saremmo noi a vincerlo.
“Se ti dico di no ti offendi?”
“No.”
“Allora no, non mi dispiace.”
“Ne hai bisogno pure tu?”
“Magari…”
Andiamo in bagno assieme, in silenzio, senza guardarci. Estraggo uno spazzolino nuovo dal cassetto, glielo passo, gli passo anche il dentifricio e cominciamo a lavarci i denti, uno di fianco all’altra.
Che situazione assurda…
Quello che non riesco a capire è come tutto questo non abbia minimamente scalfito la tensione sessuale che c’è tra di noi. Riesco a trovarlo attraente anche così, spettinato, con il naso a pezzi e tumefatto, con la camicia insanguinata, lo spazzolino da denti infilato in bocca, e la schiuma del dentifricio tutt’intorno.
Ed anche lui, nonostante tutto, mi guarda con occhi famelici, come se fossi una caramella da scartare.
Probabilmente siamo fatti per stare assieme.
Però… quel naso…
“Edward,” gli chiedo preoccupata dopo essermi sciacquata la bocca ed aver rimesso lo spazzolino nel bicchiere sul lavandino. “Sicuro che non vuoi che ti porti in ospedale, prima? Il tuo naso non ha un bell’aspetto…”
“Bella… stai zitta e baciami.”
Mi prende il volto tra le mani e, come se non aspettasse altro, si incolla alla mia bocca.  
Oh, Santo Cielo… È mille volte meglio di quanto immaginassi! Il suo bacio è forte e deciso e pieno di passione e… sembra che mi voglia mangiare!
“Oh, Bella…” mormora, issandomi sul mobiletto del bagno senza smettere di baciarmi ovunque. “Sei così… così…”
Io rispondo avvinghiandomi a lui, incrociando le gambe attorno alla sua vita, affondando le mani tra i suoi meravigliosi e morbidi capelli color bronzo.
Ok, l’approccio non è stato da dieci e lode, ma quello che sta succedendo ora… Ragazzi, non so come descriverlo! Non ho mai provato nulla del genere! Ed è tutto fresco e al sapore di menta!
“Posso?” mi chiede con un filo di voce, le pupille dilatate, bloccando le mani sui miei fianchi e tirando leggermente l’elastico delle mutandine che indosso.
Mi sta chiedendo il permesso di andare oltre, di togliermele.
Ed io, sinceramente, non aspetto altro.
“Vedi che sei un feticista?” lo prendo in giro intrecciando le mie dita alle sue ed aiutandolo a sfilarle.
Lui mi ripaga con il più meraviglioso dei sorriso sghembo e… accarezzandomi… proprio lì…
Oh
Mio
Dio
Comincio a sbottonargli la camicia e…
 
“Bella?” Sento chiamare il mio nome e la porta di casa aprirsi. “Bella, amore, ci sei?”
Jake…
Cazzo…
Siamo morti.


 

   
 
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