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Autore: lady hawke    25/04/2011    5 recensioni
Anno 1985: da un bel pezzo, ormai, Hogwarts non sa più dove raccattare un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, perchè questi puntualmente, ad ogni giugno, svaniscono lasciando il Preside con un pugno di mosche. Ad Albus Silente non resta dunque che ripiegare su conoscenti, amici e tutti coloro che sono disposti a fargli questo favore. Nessuno ha fatto però i conti con Severus Piton, docente di Pozioni che concupisce la cattedra di Difesa da anni. Sarà inevitabilmente guerra: chi la spunterà?
Vincitrice del contest di Writers Arena: Hey, teacher, leave them kids alone!
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
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Note: Buona Pasquetta e buon 25 aprile a tutti! Spero che il nuovo capitolo vi piaccia ^^

Capitolo due: curiosa routine

Iona collezionò un successo dopo l’altro, con le classi. Il quinto e il settimo anno, che avevano il problema di dover avere a che fare con esami particolarmente ostici, si sentirono rassicurati dalla competenza della strega che aveva assicurato loro una preparazione sufficiente per poter affrontare le prove senza crisi di panico. Tutti gli altri erano affascinati dalla sua energia e vitalità, che non aveva niente da invidiare a quella dei suoi studenti; l’apparenza da adorabile vecchina innocua non era durata a lungo. E una vaga speranza si era diffusa a scuola…
- Forse questa sopravvive per due anni o tre. – fece Bill un pomeriggio, mollemente abbandonato su una poltrona della Sala Comune. – Non sarebbe male per una volta, tanto per cambiare.
- Quando Piton vedrà quanto sta simpatica a tutti quanti forse vorrà vendicarsi… - suppose Charlie, al tavolo accanto, facendo una pausa dalla sua partita a scacchi.
- Buone maledizioni a lui, allora. – sentenziò Bill. – Cavallo in F6, comunque.
- Ehi, niente suggerimenti da parte dei fratelli maggiori, eh? – sbuffò Carl, l’avversario di Charlie.
Già dalla prima sera Severus Piton aveva capito che Iona sarebbe diventata l’idolo di quei ragazzini smidollati. Stesso modo gioviale e alla mano di Silente, solo meno trattenuta perché dopotutto, e grazie a Merlino, non era Preside. Modi a dir poco stomachevoli. Per quello aveva dato due metri di pergamena per compito a tutte le classi, prima inclusa. Non pago, doveva ammetterlo, aveva pensato anche a qualche scherzetto per la sua nuova collega; dopo tutto mettendola un po’ sotto pressione probabilmente sarebbe crollata. Non era maturo né furbo, ma maledire il proiettore era stata un’idea niente male; peccato che non avesse funzionato. Non sarebbe stato semplicemente splendido e liberatorio veder schizzare due tentacoli dall’obiettivo pronti a puntare alla sua faccia? E invece niente, piano abortito e scoperto subito: fumo rosso da falso allarme e contro Incantesimi per sistemare la faccenda. Quando Iona l’aveva raccontato in sala insegnanti con lo stesso tono con cui avrebbe detto che andava a farsi una passeggiata nel parco, l’avrebbe strozzata.
- Tutto bene, ragazzo? Sei pallido. Forse non ti fa bene stare nei sotterranei tutto quel tempo.
– la Whitby gli aveva rivolto parole così gentili che l’avevano irritato ancora di più.
- Già. Per questo avevo chiesto al preside un trasferimento, ma non mi ha dato altra scelta che abituarmi al clima umido dei piani bassi. – aveva sibilato, nervoso, prima di uscire dalla stanza a grandi passi. Che razza di maledetta, rigirare il dito nella piaga.
Iona, da parte sua, continuava a notare lo strano comportamento di quello che a lei pareva solo un ragazzo come tanti.
- Quel Severus mi pare strano. – si confidò una volta con Vitious, mentre prendevano un tè durante una pausa tra una lezione e l’altra. – E’ così giovane, mi chiedo se non gli faccia male stare al chiuso qui per così tanto tempo; si rifiuta perfino di portare i ragazzi a Hogsmeade. Quando gliel’ho proposto mi ha borbottato qualcosa di incomprensibile e se n’è andato.
- Non devi fare troppo caso ai suoi modi. Non so quanto ti abbia raccontato Silente di lui, ma direi che non rientra nel canone del classico venticinquenne che si incontra in giro per l’Inghilterra. Ha un pessimo carattere ed è molto vendicativo; sono convinto che si comporti bene solo grazie all’ascendente che Albus ha su di lui.
- Mi ha solo detto che aveva recentemente subito una delusione piuttosto bruciante… - chiocciò la strega, sistemandosi le piegoline dell’ampia gonna celeste.
- E così è. – annuì Vitious con un risolino.
- Tu ed Albus non me la raccontate giusta, non è così? – fece la strega, irrigidendosi un attimo.
- Iona, sai tutto quello che c’è da sapere. Severus è un ragazzo molto bravo a nascondere i suoi sentimenti, ma non ha mai imparato a celare il fastidio. Ho paura di confessarti che penso non ti trovi affatto simpatica.
- E io che mi preoccupavo degli studenti. – mormorò la donna, posandosi una mano sulla guancia, preoccupata. – E che dovrei fare, allora? Non mi rende certo semplice fare amicizia con lui.
- Lascia che si arrenda lui. È come un gatto selvatico, se lo ignori poi si abituerà alla tua presenza. Occhio solo alle unghie.
- E dire che non sono mai andata matta per i felini. – sbuffò l’anziana, gonfiando le sue guance rugose.
- Spero tu avrai successo, Iona. Ora vado, il quarto anno di Serpeverde mi aspetta.
- Buona lezione.
Chi non ebbe buona lezione, però, furono via via gli studenti che mettevano piede nell’aula di Pozioni. Le settimane passavano, e Severus Piton sembrava inacidirsi man mano che ci si avvicinava all’inverno.
- Signorina Tonks, la prego di esimersi dal fondere il primo calderone della stagione; quel fuoco farebbe invidia alle fauci di un Dorsorugoso Norvegese. Credevo che averne fusi due l’anno scorso le avrebbe insegnato qualcosa, ma a quanto pare ragazze come lei hanno bisogno di più tempo. Veda di non perdere più tempo con i giochi di prestigio della sua testa, abbassi il fuoco e mescoli la pozione prima che il fondo solidifichi e bruci, o non uscirà di qui finchè l’aula non splenderà di nuovo. Veda di non umiliare la sua Casa più di quanto non faccia già senza il suo aiuto, se le riesce. – intimò il mago passando accanto ad una delle sue studentesse più odiate. Quella mezza Black era così confusionaria che era praticamente certo che un giorno di questi li avrebbe fatti saltare tutti in aria.
E mentre Piton pensava questo, la povera Tonks cercava di limitare i danni: aveva già fatto perdere cinque punti alla sua Casa per aver risposto al professore dopo i suoi sprezzanti commenti sul modo di affettare le radici di valeriana. In effetti, pensò mentre mescolava il liquido bluastro nel calderone, aver sbottato con un “Se dovessi preoccuparmi di come tagliare bene delle radici mi sarei messa a fare la cuoca” non era stata una mossa intelligente, né felice. Ma così non andava: se già Piton era acido, scontroso, brontolone e brusco ora era diventato maleducato, cattivo e sadico.
Non c’era speranza per i poveri studenti di Hogwarts.
- Troppi, troppi, troppi compiti di Pozioni! – sbuffò Bill alle undici di un venerdì sera, chino su un tavolino della sua Sala Comune.
- E’ il quarto metro di pergamena questa settimana. – sbottò Alice, una ragazza dai corti capelli biondi a sua volta sconvolta dalla quantità di compiti da portare avanti.
- Potete non fare i compiti. – suggerì Charlie, che invece aveva raffazzonato i suoi. Col cavolo che avrebbe perso un’altra ora per l’ennesimo compito di Pozioni in cui avrebbe preso un voto basso perché era Grifondoro: tanto valeva farlo male.
- E’ l’anno dei G.U.F.O. Charlie, non possiamo permettercelo. – mormorò Bill. - Un G.U.F.O. in Pozioni è praticamente obbligatorio per fare qualunque cosa.
- Questo lo so, ma non potete mica morirci, su quei compiti. – fece il fratello, sbadigliando. – Comunque buon lavoro, io me ne vado a letto.
- Maledetti dodicenni senza preoccupazioni. – mormorò Alice, continuando a scrivere.
L’inverno intanto aveva definitivamente raggiunto Hogwarts; la neve era caduta copiosa sulle montagne e anche Hogsmeade aveva ora un’atmosfera fatata. I ragazzi dal terzo anno in su avevano la possibilità di effettuare la prima gita fuori da scuola, e per alcuni questa era una vera benedizione.
- Odio quelli del terzo anno. – fece Tonks, sulla soglia, assieme a Charlie e alla sua compagna di stanza Caroline. – Perché loro sì e noi no? Escono con la Whitby, avranno pure i resoconti della sua carriera per tutto il pomeriggio! Non è affatto giusto, questo!
- Coraggio, l’anno prossimo rideremo noi dei bambocci piccolini che se ne stanno a casa. – cercò di rabbonirla l’amica con tono dolce.
- Questo non mi fa stare affatto meglio. – sbuffò Tonks, mentre guardava quelli che le sembravano milioni di studenti sfilare verso il cortile con aria troppo felice.
- Voi tre! – li apostrofò una voce fin troppo nota. Severus Piton, in nero come sempre ma con addosso un mantello pesante, li affiancò. – Non penserete di tentare di svignarvela da scuola?
- Non sarebbe possibile, vero? – buttò lì Charlie, sospirando.
- La tua arroganza fa perdere cinque punti a Grifondoro. – sibilò il mago. – Senza contare, Weasley, che il tuo ultimo compito era molto più che deludente. Io mi rifugerei in biblioteca a rifarlo da cima a fondo: non glielo sto consigliando. – aggiunse.
Il giovane Grifondoro deglutì a fatica: rifare un compito da cima a fondo non corrispondeva alla sua idea di pomeriggio libero.
- Quanto a voi, signorine, vi consiglio di ripassare i capitoli da sette a dodici. Tassorosso potrebbe dover fare un compito in classe la settimana prossima.
Caroline e Tonks si guardarono in faccia, terrorizzate: sessantacinque pagine da preparare in due giorni, considerando che avevano Pozioni il lunedì… l’Apocalisse era prossima.
Si ritirarono tutti e tre dalla soglia dirigendosi a passo svelto verso la biblioteca, e a malapena notarono Iona Whitby scavalcarli per raggiungere il professor Piton.
- Bene, Severus, sono felice che tu abbia deciso di mettere un po’ il naso all’aria, non fa bene alle persone giovani starsene sempre al chiuso.
- Lei e Silente avete insistito così tanto che mi è stato praticamente impossibile declinare l’invito. – rispose Severus a labbra strette, mentre la McGranitt lo sorpassava di tutta fretta per controllare le giustificazioni degli studenti. Quella vecchia duellante pazza l’aveva quasi spedito dalla Chips per un controllo medico visto che lo trovava troppo pallido. Non aveva dei figli su cui riversare questo suo insano amore materno?
- Bene, siamo pronti, possiamo andare. – gridò la McGranitt poco dopo. – In fila ragazzi, non mettetevi a passeggiare come un branco di cani sciolti; in fila su!
- Ah, invidio la giovinezza di questi ragazzi. – sospirò con un sorriso Iona, sistemandosi gli occhiali sul naso, prima di partire con un passo degno di un cavallo alato.
- Non io. – sospirò Piton che già sapeva che avrebbe passato un eterno, estenuante, odioso pomeriggio. Gazza aveva ragione a insistere nel voler sospendere queste gite.
Severus non usciva mai da scuola, se poteva. Non vedeva attrattive nell’ameno, piccolo villaggio: orde di ragazzini urlanti e festanti, gente che ci affaccendava con le compere, professori che si perdevano in racconti di gioventù. Lo detestava.
- Oh, avevo la loro età quando ho cominciato a duellare… - cominciò Iona tutta giuliva, mentre mollavano i ragazzi al loro destino e si dirigevano ai Tre Manici di Scopa. Minerva McGranitt ascoltava tra l’interessato e il divertito, mentre Severus, pentendosi di essere lì, vivo e con le orecchie perfettamente funzionanti, cercava un cappio con il quale impiccarsi. O impiccare lei, che era quasi più auspicabile.
- … Eravamo proprio dei ragazzini, e conoscevamo giusto due o tre Incantesimi, non di più. Certo all’epoca eravamo ben più liberi di gironzolare che ora… tu Minerva ricorderai di sicuro, no?
Il primo bicchiere di Whisky Incendiario era andato, tempo di berne a forza un altro e sarebbe tornato al castello, da solo. E Merlino, i suoi studenti avrebbero pagato con il sangue.
- Quando poi ho cominciato a duellare seriamente è stata dura. Le ragazze hanno sempre duellato, ma questo non ha mai impedito ai maghi di guardarci dall’alto in basso e…
Minerva non parlava, ma annuiva comprensiva.
- … Il mio primo avversario serio, quello di cui ho veramente avuto paura deve avere avuto l’età di Severus: John Morland. Mi ricordo che le sue ammiratrici lo chiamavano Belbello, e in effetti era davvero un bel ragazzo, ma non era la prima cosa di lui che notavi quando salivi in pedana. Non c’è stato niente da fare, mi ha battuto alla grande. – fece una risatina nasale, che ebbe su Piton l’effetto di un milione di aghi piantati improvvisamente negli occhi. La squadrò con gli occhi più inespressivi del mondo, e la donna fraintese clamorosamente.
- Non biasimarmi, Severus, ero appena diplomata e alle prime esperienze agonistiche; lui aveva la tua età e una determinazione incredibile. Ma mi sono rifatta, oh sì. Ha sputato sangue solo cinque anni dopo, e ha perso, ah ha!
Morgana, le vanterie… da parte di una nonnina con una veste color carta da zucchero e un cappellino con i fiocchi coordinati. Severus si chiese se era giunto il momento di espiare tutte le sue colpe passate in una botta sola. Certo, aveva sempre odiato di cuore i colleghi di Difesa Contro le Arti Oscure, ma questa… questa era troppo!
- Severus, ti vedo distratto. Capisco che i racconti di vita di una strega che ha la sua età non siano il massimo… - fece Iona, allungando la sua mano per sfiorare quella del giovane mago, che la ritrasse orripilato. Vide Minerva osservarlo e sorridere sorniona come un gatto. Di certo non sarebbe venuta in suo soccorso, non ora che si divertiva.
- Severus non ama molto il contatto fisico, Iona. – spiegò la strega con il tono più professionale che le riuscì, mentre tratteneva una risata. Era da tutto il pomeriggio che vedeva Piton soffrire sulle braci per niente. Se doveva stare così male che ne avesse una valida ragione, almeno.
- Non credo sia il momento di parlare di questo. – Severus si alzò velocemente con uno scatto ben degno della sua età anagrafica. Posò una moneta sul tavolo e lasciò il locale a grandi falcate.
Minerva allungò il collo verso il punto in cui prima sedeva il suo collega: - Una di noi due dovrà portargli il resto. – sentenziò.
  
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