2.
Quando Blaise,
barcollante e in piena crisi da ridarella alcolica, tornò nel dormitorio con
una trombetta verde-argento in mano, si arrestò sulla soglia della camera,
spiazzato dalla scena che gli si presentò.
Draco Malfoy aveva gli
occhi sbarrati, il viso di un colorito che andava dal viola al blu e la bocca,
spalancata, aveva tutta l'aria di essere più profonda della galleria della Gringott.
Blaise temette quasi che l'amico avesse ricevuto una
scatola di cioccolatini avvelenati dal fantasma di Lord Voldemort.
‹‹Malfoy?›› Blaise si
avvicinò con cautela al biondo.
Non ricevette alcuna risposta, solo un veloce battito di ciglia.
Blaise cominciò a preoccuparsi seriamente e l'idea
che il ragazzo fosse stato colpito da una maledizione o da un Petrificus Totalus si fece sempre più strada nella sua mente.
Per fortuna dovette accantonare l'ipotesi, poiché Draco
mosse le labbra per formulare una frase di senso (in)compiuto.
‹‹Mi ha baciato›› farfugliò questo
in delirio.
Blaise alzò un sopracciglio e soffocò una risata.
‹‹Santo cielo, Malfoy, ti sconvolgi per un bacio? Va
bene che sei in astinenza da un po', però...››
‹‹Lei. Mi ha baciato. Lei!›› lo interruppe Draco,
scuotendolo violentemente per le spalle e cercando disperatamente di metterlo
al corrente dell'enorme gravità della situazione.
‹‹Stiamo parlando di Pansy?›› Blaise tentò di indovinare, confuso.
‹‹No››
‹‹Daphne?››
«No››
‹‹La Bulstrode?›› sibilò con un'espressione disgustata.
‹‹No, Blaise, cazzo! Lei!›› si alterò Draco,
in preda a una crisi isterica.
Non riusciva neanche a pronunciare il
suo nome.
‹‹Beh, almeno non è lui! In
quel caso sì che ti saresti dovuto preoccupare!›› ironizzò
Blaise, ancor più perplesso.
Draco desiderò strozzarlo, quello non era il momento
di scherzare.
‹‹Blaise, ti ricordi quando mi hai fatto quel
bellissimo elenco di cose peggiori che mi sarebbero potute capitare?›› Draco gli rinfrescò la memoria, senza celare il suo
evidente nervosismo.
‹‹Mmm...›› Blaise si
massaggiò il mento nel tentativo di ricordare.
‹‹Dubito che tu sia diventato calvo e, a meno che non sia Harry Potter dentro
il tuo stesso corpo... ›› continuò, pensieroso, lasciando in sospeso la frase.
‹‹Oh›› finì, sconcertato, non appena capì.
‹‹Ecco›› concordò Draco, ancora palesemente turbato.
Blaise non riusciva a crederci, c'
era qualcosa di assurdo, impensabile in quello che aveva intuito essere
successo.
‹‹Cosa intendi per baciato?››.
Draco strinse la mandibola e cercò di trattenersi: non
desiderava finire ad Azkaban solamente per aver ucciso quell'idiota.
‹‹Hai presente quando due labbra si avvicinano e poi succede questo...›› simulò
lo schiocco di un bacio, sfottendo l'amico.
***
Una cazzata. Aveva fatto una cazzata!
Hermione aveva corso per le scale del castello come
se avesse avuto il diavolo alle calcagna ed era giunta al cospetto del ritratto
della Signora Grassa col fiatone.
Come diavolo le era potuto venire in mente di baciare Draco
Malfoy, il suo acerrimo nemico?
Ok, meritava davvero una seconda occasione per riscattarsi, ma da qui a
baciarlo c'era un abisso!
Quell'anno era iniziato male, Hermione si ritrovò a
sperare che trecentosessantaquattro giorni passassero
alla svelta.
‹‹Parola d'ordine?›› chiese con tono formale la donna del quadro, stufa di
doverlo ripetere all'infinito.
Forse era stato solo un brutto sogno, adesso lei si sarebbe svegliata e avrebbe
tirato un lungo respiro di sollievo, perché non poteva aver baciato...
‹‹Draco Malfoy›› sussurrò tra sé e sé, immersa nei
suoi pensieri, come se non riuscisse a convincersene, ignorando completamente
la donna.
‹‹No, cara, non è questa la parola d'ordine!››.
***
‹‹Ma... intendi baciato, baciato?›› Blaise non si era ancora persuaso all'idea.
Draco sbuffò, afferrò un cuscino e lo scagliò con
rabbia contro la finestra.
‹‹Maledizione, Zabini! Quante volte te lo devo
ripetere?! Mi ha baciato, la Mezzosangue
mi ha baciato!››.
Perché doveva continuare a farlo soffrire in quel modo? Il solo ripensarci lo
mandava in bestia.
Eppure, Blaise sembrava provarci un gusto sadico.
‹‹Insomma, ti si è avvinghiata al collo e ti ha baciato?›› Blaise socchiuse gli occhi, perplesso. Non riusciva nemmeno
ad immaginare la scena, per quanto fosse assurda.
Draco lo guardò con aria schifata: nemmeno lui osava
immaginare una scena del genere.
‹‹No, per Salazar. Nessun avvinghiamento.
Non ho avuto il tempo di muovermi, né di dire una parola, è scappata via subito
dopo avermi sfiorato le labbra››.
Era stato breve, probabilmente
il bacio più breve della sua vita, e sicuramente anche il più sconvolgente.
‹‹Be'... ti è piaciuto?›› sghignazzò il moro, mettendo il dito nella piaga.
Draco per poco non lo incenerì. Cominciò pure a
pensare che forse Azkaban non fosse poi così male come la dipingevano.
Si chiese, però, per quale motivo non riuscisse a trovare una risposta.
Gli era piaciuto?
‹‹É tutta colpa tua!›› ringhiò, invece, cambiando totalmente
discorso.
Blaise assunse l'aria più angelica e innocente che
possedeva.
‹‹Mia? Che c'entro io?!›› si indicò, sconvolto.
Draco gli si avvicinò minacciosamente con gli occhi
ridotti a due lame argentate.
‹‹Sei stato tu a farla entrare qui dentro!››
‹‹Cosa? Non sono stato io!›› si difese l'altro.
Draco indietreggiò di un passo e alzò entrambe le
sopracciglia, interdetto.
‹‹Lei ha detto così››
mormorò, pensieroso.
‹‹Vuol dire che Lei ha
mentito›› concluse l'amico con un'alzata di spalle.
Se davvero Blaise era innocente, allora come aveva
fatto ad entrare?
***
Hermione si vergognò come una ladra.
Non solo aveva baciato Draco Malfoy
ed era fuggita via come una stupida, ma aveva anche pronunciato il suo nome al
posto di una semplicissima parola d'ordine.
Entrata nel dormitorio, lanciò il mantello dell'invisibilità di Harry sul
letto. Lo aveva rimpicciolito affinché entrasse dentro la tasca, quando si era
rivelata agli occhi del Serpeverde.
Il suo migliore amico glielo aveva affidato, prima di andare dai Weasley, raccomandandole tali parole: "Fanne buon uso".
Chissà cosa le avrebbe fatto, se avesse saputo che lo aveva usato per
entrare nel dormitorio dei Serpeverde e baciare Malfoy. Rabbrividì al pensiero.
Dei suoni simili a beccate sul vetro la fecero sussultare. Si avvicinò alla
finestra, sul cui davanzale un gufo sostava con una lettera incastrata nel
becco. Lo riconobbe subito come il gufo di Ginny.
Strinse la lettera tra le mani, incerta se leggerla: le mancava solo la
sfuriata di Ginny, la quale aveva sicuramente
scoperto di non essere la destinataria della famosa dichiarazione d'amore di
Harry, per concludere il Capodanno in bellezza.
Alla fine tirò un profondo respiro e trovò il coraggio di aprirla. Tanto valeva
strappare il cerotto in un solo colpo.
Quello stronzo!
‹‹Iniziamo bene...›› commentò ad alta voce.
Si è messo con Luna! Con Luna, ti
rendi conto?! Non stenti anche tu a crederci?!
Aaaaargh! Sarei capace di uccidere qualcuno in questo momento!
È stato il Capodanno più brutto della mia vita!
‹‹Siamo in due a pensarlo›› mormorò, sconsolata.
Devi assolutamente parlargli, Hermione! Solo tu puoi farlo rinsavire!
Noi due siamo fatti per stare assieme! Dobbiamo sposarci,
avere tanti bambini coi capelli rossi e gli occhi verdi!
‹‹Oh Cristo...››.
Decise di saltare tutta la parte in cui Ginny
descriveva la sua futura e immaginaria vita coniugale, andando direttamente
alla fine.
Spero tanto che il tuo Capodanno sia
stato migliore del mio.
Accartocciò la lettera fino a formare una pallina sgualcita,
poi la gettò malamente a terra.
Per un attimo aveva dimenticato la sua pessima figura col Serpeverde,
ma Ginny gliel'aveva ricordata.
Con quale coraggio l'avrebbe guardato in faccia adesso? Le spettavano ancora
sei lunghi mesi da passare in quel castello, mesi in cui lo avrebbe incrociato
tutti i giorni a lezione.
Si colpì la fronte coi pugni, dandosi dell'emerita imbecille.
Perché lo aveva fatto? Se lo era domandato, domandato e ancora domandato, senza
poter trovare una ragione plausibile.
Tutta colpa dell'atmosfera di Capodanno e Natale messe assieme, si rispose con convizione.
E delle sue perfide cugine.
E delle superstizioni Babbane.
E di quelle magiche.
E di Ron, che si
era dimostrato un fidanzato pessimo.
E di Malfoy, la cui unica colpa era quella di
chiamarsi Malfoy.
***
Hermione decise di recarsi in Sala Grande all'alba,
in questo modo il rischio di incontrare il Serpeverde
sarebbe stato pari a zero.
Rincuorata, consumò in silenzio la sua umile colazione, composta da un paio di
fette di pane imburrate e un bicchiere di latte.
Un battito di ali le fece sollevare il viso verso il soffitto. Una civetta nera
si adagiò elegantemente sul tavolo e lasciò cadere dal becco una lettera
giallastra.
Non poté fare a meno di pensare alla povera Edvige, quando le accarezzò il
becco.
Harry aveva deciso di prendere un'altra civetta, anche se tutti sapevano che
non avrebbe mai potuto rimpiazzare la prima.
Hermione aprì la lettera, immaginando già cosa
avrebbe letto.
Cara Hermione,
Innanzitutto, buon Natale e buon Capodanno! Scusami se non ti ho scritto
prima!
Sono felice di annunciarti che io e Luna stiamo insieme! Finalmente ho
trovato il coraggio di dichiararmi!
Ginny però non mi sembra che l'abbia presa
molto bene, temo che sia ancora innamorata di me.
Distratta dalla lettura, non si accorse dell'entrata di qualcuno che si accingeva
spedito verso la sua direzione.
‹‹Mezzosangue››.
Hermione sputò sul tavolo tutto il sorso di latte che
avrebbe dovuto ingoiare.
Si immobilizzò sulla panca, la schiena cominciò a formicolarle per la paura.
Cercò dentro di sé il coraggio di girarsi, ma non lo trovò.
‹‹Mezzosangue, ci siamo solo io e te in questa sala, pensi che stia
parlando con qualcun altro?›› non essere guardato in faccia mentre parlava era
una cosa che aveva sempre infastidito Draco Malfoy.
Hermione si voltò lentamente verso di lui, la gola le
era diventata improvvisamente secca e il viso un carbone ardente.
Draco Malfoy troneggiava di
fronte a lei con tutta la sua altezza. Il fatto che lei fosse seduta e lui in
piedi rendeva la sua figura ancora più minacciosa di quanto non fosse in
realtà, mentre quella della ragazza ancor più piccola e indifesa.
Hermione tentò di alzarsi e darsi alla fuga, ma il
tentativo fu sventato dal biondo, che le chiuse ogni via d'uscita col proprio
corpo, imprimendo entrambi i palmi sul tavolo.
Un muro impossibile da scavalcare.
‹‹Non scapperai. Non stavolta›› la
sua voce era affilata come un rasoio.
Hermione iniziò a sudare freddo, non si aspettava un
confronto così presto.
‹‹Voglio una spiegazione, Granger. E la voglio ora››
ordinò a denti stretti, fissandola dritto negli occhi.
Era turbato, se non agitato, si azzardò a pensare la Grifondoro.
Il suo corpo emanava una forte fragranza che Hermione
impiegò un paio di secondi per collegare al legittimo fiore; talmente intenta a
scoprirlo, ignorò la richiesta del biondo.
‹‹Gelsomino›› mormorò infine, soddisfatta, come se avesse risposto a una
difficilissima domanda di Pozioni.
Draco socchiuse un occhio e alzò un sopracciglio:
quella non era certo la risposta che si aspettava, ragion per cui si innervosì
ancor di più, credendo che la ragazza si stesse prendendo gioco di lui.
‹‹Cosa?›› sibilò.
‹‹Usi un bagnoschiuma al gelsomino, vero?» Hermione
voleva accertarsi di aver ragione, perfino nelle sciocchezze non ammetteva di
sbagliare. Indovinare tutto per lei era come un'ossessione.
Il ragazzo la fissò per un attimo in silenzio, spiazzato, temendo che avesse
battuto la testa o fosse stata vittima di un incantesimo confondente.
Spiazzato perché aveva indovinato.
‹‹Non sono venuto qui per
discutere del mio bagnoschiuma, Mezzosangue›› celiò, irritato.
La poca pazienza che gli era rimasta lo avrebbe abbandonato, tra non molto.
‹‹Voglio sapere perché diavolo ti è saltato in mente di baciarmi. E ti avverto
che "Perché sei bello" non è una risposta›› ci tenne a precisare, sogghignando.
Hermione accantonò la faccenda del bagnoschiuma e
concentrò la propria attenzione sugli occhi furenti del Serpeverde.
Il panico si impossessò di lei, mai si era trovata nella condizione di non
saper rispondere a una domanda; lei, che aveva sempre avuto la risposta pronta,
ora si sentiva un minuscolo scarafaggio incapace di parlare e formulare un
pensiero di senso compiuto.
‹‹Hai perso la lingua, Mezzosangue?›› ghignò lui malignamente.
Zittire la Mezzosangue e averla completamente in pugno, quante volte lo aveva
sognato?
La ragazza si ostinò a trovare qualcosa da dire, qualsiasi cosa, pur di non
dargliela vinta.
‹‹Sono superstiziosa, Malfoy›› quella fu la cosa più
originale e sensata che la sua testa fu capace di partorire.
La risata del Serpeverde la fece agghiacciare. Come
poteva dargli torto, d'altronde? Perfino lei sapeva di aver detto la cosa più
ridicola della sua vita.
‹‹Vorresti dirmi che mi hai baciato solamente per una stupida
superstizione? Valeva davvero questo enorme sacrificio?››.
Enorme sacrificio, ripeté
mentalmente Hermione. Prima di allora non aveva mai
considerato tale la sua azione; assurda, inconcepibile, folle, sì, ma il termine sacrificio non
l'aveva mai degnato di uno sguardo.
‹‹Sì, Malfoy, è così. Avevo bisogno di
dare un bacio a qualcuno prima di mezzanotte e tu eri lì›› la sua stessa voce
le sembrava estranea per le idiozie che stava dicendo.
Draco sorrise di sbieco, scettico.
‹‹Tsk. E tu me lo chiami bacio quello?›› ci stava prendendo
gusto nel provocarla.
Hermione si irrigidì, la voglia di mollargli un
ceffone la stava inducendo in tentazione.
‹‹Preferivi che ti saltassi addosso?›› commentò, acida.
Draco si limitò a lanciarle un'occhiataccia, anche se
dentro di sé si sorprese a pensare che non fosse poi così disgustosa come idea.
D'un tratto gli si accese una lampadina. Una voce nella sua testa gli suggerì
qualcosa di tremendamente diabolico. Se lei si divertiva a prenderlo in giro,
perché non fare lo stesso?
Tolse i palmi dal tavolo e liberò la ragazza dalla sua regale presenza,
dopodiché si sedette a cavalcioni sulla panca, esattamente di fronte a lei.
‹‹Sai, Granger, nonostante tu sia un'insopportabile sotuttoio, dimostri di non saperne molto sulle
superstizioni e leggende dei maghi›› il suo tono aveva un che di misterioso.
Hermione gli dedicò uno sguardo interrogativo; lei
sapeva tutto sulla magia, aveva
letto ogni libro, ogni saggio, ogni opuscolo che esisteva, era impossibile che
ci fosse qualcosa sul mondo dei maghi che lei non conoscesse.
‹‹Illuminami, Malfoy. Cos'è che non so?›› la
curiosità la stava mangiando viva.
Draco ghignò, trionfante: il pesce aveva abboccato.
‹‹Secondo una leggenda sei destinato ad innamorarti della persona che
baci allo scoccare della mezzanotte di Capodanno. È una magia persino più potente
dell'Amortentia›› le raccontò, serio, evitando di
tradirsi col tono di voce che si sarebbe sicuramente mutato in divertito.
Hermione scoppiò a ridergli in faccia. Era la cosa
più ridicola che avesse mai sentito!
‹‹Malfoy, credi che me la beva? Se fosse vero, tutti dovrebbero innamorarsi della
persona che baciano a Capodanno e io dubito che succeda››.
La sua teoria filava liscia come l'olio, tuttavia, sottovalutava l'asso
che Draco teneva gelosamente nascosto nella manica.
‹‹Non tutti. Solo chi sente uno
specifico profumo collegato in qualche modo a quella persona. Hai sentito
profumo di gelsomino, giusto?›› Scacco
matto esclamò nella sua testa.
Hermione si ordinò di mantenere la calma. Malfoy stava bluffando, non poteva essere altrimenti.
‹‹É l'odore della tua pelle, Malfoy, sfido
chiunque a non sentirla da questa distanza›› affermò, risoluta, convinta della
sua più che razionale tesi.
Draco sogghignò e si mise a giocare con il laccio del
suo mantello, attorcigliandolo nel dito.
‹‹Non è il mio odore. Il mio giardino è pieno di gelsomini. È il fiore
preferito di mia madre››.
La Grifondoro spalancò gli occhi, terrorizzata. Ebbe
la sensazione che un grosso muro di cemento le fosse caduto addosso,
riducendola in poltiglia.
Cominciò a sospettare con orrore che il Serpeverde
avesse detto la verità.
‹‹Non è possibile. È uno scherzo, vero?›› si ritrovò a dire, ridendo in
modo isterico.
Purtroppo per lei, Draco non stava ridendo.
‹‹Io invece sento odore di...›› Draco si
ricordò di aver visto la ragazza bere più volte un particolare succo.
‹‹Lamponi››.
Il respiro della Grifondoro si fece sempre più debole
e questa sentì di essere vicina allo svenimento.
‹‹Adoro il succo di lamponi›› sussurrò, incredula.
‹‹Adesso mi credi, Mezzosangue?›› Draco dovette
ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non ridere a crepapelle.
Hermione si ostinò a fissare un punto anonimo del
pavimento, imbambolata.
Draco si alzò dalla panca e fece per andarsene, ma si
bloccò a metà strada. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso furbesco,
prima di tornare sui propri passi.
‹‹E per la cronaca, Granger...››
La Grifondoro stava ancora guardando il vuoto, quando
ritrovò il proprio viso imprigionato dalle mani affusolate del biondo e la
lingua di questo insinuata tra le labbra.
In quell'esatto momento parecchi studenti varcarono le porte dalla Sala Grande,
felici di potersi riempire la pancia con tutte le prelibatezze disposte sui
tavoli, ma non furono le famose pietanze che Hogwarts
aveva sempre offerto loro ad attirare maggiormente la loro attenzione: Draco Malfoy e Hermione Granger si stavano
baciando appassionatamente nella Sala Grande.
‹‹Ma quelli non sono Draco Malfoy
e Hermione Granger?!››
bisbigliarono tra di loro, visibilmente sconvolti.
Blaise Zabini, invece, si
distingueva, a differenza di tutti gli altri, per l'espressione divertita che
gli solcava il viso.
Così si rivolse alle delle ragazzine del secondo anno, le quali avevano chiesto
anche loro se quello fosse proprio Draco Malfoy.
‹‹Dovete sapere che questo è proprio quello che noi esperti definiamo "tensione sessuale irrisolta"... ›› e da
lì diede inizio ad una lunga serie di consigli sulla seduzione e su come far
cadere una persona ai propri piedi.
Quando Draco valutò di aver bisogno di respirare, si
separò dalla bocca della Grifondoro, che aveva gli
occhi allampanati e il viso sfigurato dallo shock.
‹‹Questo è un bacio››.