5.
‹‹É tornata›› esordì con tono ombroso Blaise,
chinandosi sull'orecchio di Draco, che cercò in tutti
i modi di concentrarsi sulla pergamena.
Doveva tenere la sua attenzione fissa sul tema di Pozioni, altrimenti avrebbe dato di matto.
Finse che l'inchiostro della piuma non avesse schizzato di colpo sul foglio,
creando una vera e propria costellazione di puntini attorno alla parola
"cuore", e continuò a scrivere, distaccandosi il più possibile dal
messaggio di Blaise. E da quello che stava a
significare.
‹‹Draco, mi hai sentito?›› ripeté
in un bisbiglio, il fastidio nella sua voce era evidente: odiava essere
ignorato, un egocentrico come lui non poteva tollerare che qualcuno non
pendesse dalle sue labbra o non trovasse interessante quello che dicesse.
Le spalle del biondo si contrassero, bastò una stretta troppo
vigorosa intorno alla piuma per storpiarne la punta.
‹‹Ti ho sentito, Blaise. Se sei venuto qui per
conto suo, puoi riferirle che non me ne importa un cazzo›› sputò con veleno,
congelando i nervi facciali.
‹‹Credo proprio che non ce ne sarà bisogno››
Draco si girò con uno scatto repentino, i
pochi nervi rilassati rimasti sul suo volto si indurirono come il calcestruzzo.
L'incedere di Astoria era sinuoso ed elegante, proprio come quello di un gatto
avvezzo ad avvicinarsi alla propria preda, la povera vittima delle sue torture
crudeli.
Solamente gatti magri e affamati uccidono subito le proprie prede per
sopravvivere; gli altri, viziati, grassi e riveriti, si accoccolano al suolo,
illudono la preda di esser riuscita a sfuggire dalle loro grinfie, e la
osservano, seguendone ogni mossa, pronti a scattare da un momento all'altro per
catturarla, lasciarla libera e catturarla nuovamente, e così all'infinito, fino
a ucciderla.
‹‹Ciao, Draco›› un miagolio sottile
e dolce, che sarebbe potuto diventare presto un ringhio. É misterioso il il modo in cui muta lo stato d'animo di un gatto; di che
fanno le fusa e strofinano il musetto contro la tua mano, in che tirano fuori
gli artigli e ti graffiano, proprio quando meno te lo aspetti. Ruffiani ed
infidi. Come lei.
Blaise preferì congedarsi, la Sala Comune
era deserta, e lui non desiderava certo essere il terzo "incomodo";
anche se, dopo aver oltrepassato il ritratto, si rese conto di essere l'unico
in grado di impedire all'amico di ucciderla. Ma, stranamente, la cosa non lo
angosciò più di tanto. Avrebbe corso quel rischio.
‹‹Dov'è il tuo amante, l'hai già spremuto per bene?›› Draco deteneva un tale self control da far invidia a
chiunque.
Astoria lo sapeva bene, era uno dei tanti motivi per cui
considerava dannatamente attraente il ragazzo che le stava di fronte.
‹‹Non sei contento di vedermi?›› furono sufficienti due balzi felini per
raggiungerlo e arrestarsi dinnanzi a lui.
Draco si trattenne dal riderle in faccia
solamente perché si riteneva un gran
signore; in compenso si sollevò in piedi, contorse le labbra in un ghigno
nauseato, la stessa reazione che avrebbe avuto nel vedere uno scarafaggio
ripugnante solleticargli il piede.
‹‹Mi vedi contento?›› si limitò a sibilare con un'occhiata alquanto
eloquente.
Astoria sorrise di scherno, gli girò intorno, posizionandosi
dietro la sua schiena, che accarezzò avidamente con gli artigli.
‹‹Potresti diventarlo...››
Draco scansò di malo modo le sue mani, come se si
fosse scottato, e la gelò.
‹‹Non azzardarti mai più a toccarmi›› le afferrò le braccia,
stringendo più del dovuto le mani attorno ai polsi, ma la ragazza non batté ciglio.
‹‹ Certo, dimenticavo. Adesso ti piace essere toccato dalle
Mezzosangue›› elargì in tono di ribrezzo. Alludeva sicuramente alle voci
riguardanti la sua nuova e scabrosa relazione con la Mezzosangue.
Il biondo le scoccò uno sguardo sprezzante e compiaciuto allo stesso tempo.
‹‹Ho ritenuto necessario dover alzare
il livello. Capisci che intendo, non è vero, gatta
morta?››.
***
Quel giorno si era recata come al solito in biblioteca a
studiare, ignara del fatto che avrebbe dovuto fronteggiare un gruppetto
esagitato.
China sul suo adorato libro di Rune
Antiche, non si era accorta di quattro ragazzine strampalate che la stavano
fissando in adorazione da una manciata di minuti; solo quando una di loro si
mise a tossicchiare vistosamente per attirare la sua attenzione, si destò per
guardarle: non l'avesse mai fatto.
Ognuna di loro indossava una grossa spilla rotonda attaccata al petto: la prima
coppia ne possedeva una verde-argento; la seconda rosso-oro.
Le sue pupille si allargarono spropositatamente quando lo sguardo cadde sulla
scritta fosforescente incisa su esse. Desiderò con tutta se stessa cavarsi gli
occhi e calpestarli fino a ridurli in un mucchietto di polvere.
No. Non era possibile. Quello era un incubo. Da un momento all'altro si sarebbe
svegliata ed avrebbe riso a crepapelle, prendendo in giro il suo cervello
contorto e malato. Perché solo un cervello contorto e malato, avrebbe potuto
leggere la parola "Dramione" in quelle spille.
Si procurò un pizzicotto sul braccio, sperando di confutare
la sua tesi, ma sbarrò gli occhi, inorridita, accorgendosi di aver provato
dolore e di essere ancora lì.
‹‹Salve, Prefetto Granger!›› la
salutarono in coro, arrossendo per l'emozione.
Hermione sbatté le palpebre, spalancò la bocca nella
speranza di recuperare ossigeno, e non si curò del fatto che gli altri,
guardandola, avrebbero potuto pensare che sembrasse uno stoccafisso; le sue
labbra si mossero lentamente in un ringhio quasi canino.
‹‹Dove - avete – preso – quelle - spille›› scandì le parole, facendo una
pausa tra l'una e l'altra, furibonda.
Le ragazzine si irrigidirono, guardandosi a vicenda con occhi
impauriti.
‹‹Noi siamo il tuo fanclub!
Sosteniamo te e Draco, perché siete una bellissima
coppia!›› esclamarono, orgogliose, dedicandole sorrisi pieni di complicità.
‹‹Lui è così bello›› aggiunsero poi, sospirando con aria trasognante e
beata.
Hermione desiderò avere un muro a portata di mano
per sbatterci la testa fino a procurarsi un trauma cranico; doveva mantenere la
calma e infliggere a tutte e quattro una bella
punizione.
Peccato che la sua pazienza avesse fatto le valigie e fosse partita per le
Hawaii. Biglietto di sola andata.
‹‹No, ragazze. Forse non mi sono spiegata bene, io e Malfoy non siamo una coppia. Se non fate sparire subito
quelle spille, farò prendere dei seri provvedimenti dalla professoressa McGranitt!›› minacciò, scattando in piedi.
Il fanclub Dramione ingoiò
a vuoto, indietreggiò di qualche passo, dopodiché si diede definitivamente alla
fuga. Hermione si lasciò cadere di nuovo sulla sedia,
stanca, nascondendosi il viso tra le mani con una smorfia: i suoi amici
sarebbero tornati quella sera stessa e rabbrividiva al pensiero che avrebbero
trovato il castello in quelle condizioni.
Cosa si sarebbe inventata? Come si sarebbe giustificata? Avrebbe potuto
affibbiare tutte le colpe al Serpeverde, sì. Ma era
davvero quello che voleva? Essere una bugiarda?
Sconsolata, raccolse le sue cose e uscì dalla biblioteca. Distratta dai
suoi angosciosi pensieri, si scontrò con qualcuno che le imprecò
velenosamente contro.
Hermione si massaggiò la spalla dolorante con un
guaito nel momento in cui si chinò per raccogliere i libri che le erano caduti.
Si accorse che suddetta persona indossava un paio di decolté rosse. Confusa,
alzò lo sguardo, percorrendo tutta la sua figura: gambe lunghe e snelle, gonna
sagomata che fasciava fianchi stretti, camicetta bianca, sbottonata appena
sopra l'attaccatura del seno, capelli biondi e occhi azzurri dal taglio felino.
‹‹Sta attenta a dove cammini, Mezzosangue›› sbottò, feroce, squadrandola
da capo a piedi con arie di superiorità. Di fronte a lei c'era Astoria Greengrass, l'adultera in persona.
La prima cosa che fece fu chiedersi se Malfoy
sapesse già del suo arrivo, e si meravigliò di sentire una certa pressione
all'altezza dell'ombelico, definita anche ansia.
‹‹Mi dispiace›› mormorò stizzita, dimostrando che, in realtà,
non le dispiacesse per nulla.
‹‹Non credere di poter risollevare la tua misera condizione
sociale solo perché ti scopi Draco›› celiò crudele, mostrandole il mento.
Hermione avvampò, non volle credere alle proprie
orecchie: si era davvero permessa di insinuare che lei andasse a letto con il
suo ex?
‹‹Suona strano detto da una che si scopa Nott per lo
stesso identico motivo›› un guizzo di vittoria le illuminò gli occhi.
Astoria tacque, tremante di rabbia; la guardò di traverso, avvelenata per
l'affronto subito, soprattutto perché a infliggerlo era stata una sporca Mezzosangue.
La Serpeverde la oltrepassò, e, cogliendone
l'occasione, le urtò la spalla bruscamente, facendole cadere di nuovo i libri.
Proprio quando Hermione credeva che
non le sarebbe potuto capitare di peggio, dovette fare i conti con un gruppetto
ancor più matto di quello incontrato in precedenza.
Charlotte, la leader, ostentava orgogliosamente una spilla su cui troneggiava
la scritta "Anti-Dramione", seguita dalle solite scagnozze che la
rincorrevano come tanti cagnolini.
Oramai nella bocca di Hermione
sarebbero potuti entrare anche stormi interi di gufi.
‹‹Che diavolo significa, Charlotte?!›› puntò i piedi a terra,
inalberata, additandole il petto e facendo ben attenzione a non sfiorare troppo
quella scritta, sotto la quale si trovavano anche"Abbasso la Mezzosangue
zannuta" e "Abbasso Hermione la secchiona".
La ragazzina la sfidò con lo sguardo.
‹‹Abbiamo cambiato idea. Draco Malfoy è troppo bello per te, meriti di stare con quel
cialtrone di Weasley›› si volse verso le compagne per
cercare la loro approvazione, che diedero all'istante.
‹‹Ma come ti permetti?! Stupida mocciosa, razza di smorf...!›› scattò in avanti, minacciosa, dovendo poi
bloccarsi, poiché laMcGranitt comparve con un'
espressione di puro stupore dipinto in viso.
‹‹Signorina Granger!›› la richiamò a bocca aperta,
portandosi una mano al petto.
‹‹Professoressa, deve leggere cosa c'è scritto sulle spille di queste
teppiste!›› afferrò Charlotte per le spalle, obbligandola a voltarsi verso la
donna, in modo che potesse vedere le spille incriminate.
L'anziana strega la scrutò con aria perplessa, visibilmente preoccupata per la
sanità mentale della propria pupilla.
‹‹Non vedo nulla, signorina Granger››.
I visi delle ragazzine si riempiono di ghigni di trionfo; Hermione
dovette constatare con suo orrore che le scritte fossero magicamente scomparse.
‹‹Hanno usato un incantesimo per nasconderle!›› si difese, ancor più adirata e
incredula.
La preside la guardò con compassione e scosse la testa, posandole una mano
sulla spalla.
‹‹É meglio che la sospenda dalla carica di Prefetto per alcune settimane.
Capisco che sia ancora turbata per tutto quel che è successo››.
***
Grazie al mantello dell'invisibilità fu facile entrare nel
dormitorio dei Serpeverde, non aveva dovuto far altro
che aspettare l'uscita di uno studente per infilarsi dentro.
Non ci mise molto ad individuare la vittima predestinata, che, china su una lunga
pergamena giallastra e intenta a scrivere, non si sarebbe mai potuta accorgere
di altre presenze nella stanza. Hermione si soffermò
ad osservare il suo viso, le cui espressioni ebbero il potere di
ipnotizzarla. Non lo aveva mai visto con quell'aria così seria, assorta. I suoi
occhi si posarono in particolare sulle dita appoggiate alle labbra, segno che fosse
pensieroso.
Le faceva uno strano effetto vedere un ragazzo studiare in quella
soprannaturale quiete, abituata com'era a sorbirsi tutte le lagne di Harry e Ron.
Tracciò con lo sguardo anche la linea delle spalle tese, provando ad immaginare
che aspetto avessero da nude. Scacciò quei pensieri peccaminosi dalla mente con
uno schiaffo in pieno viso.
Si ricordò il motivo per cui era lì e distolse gli occhi dal suo corpo, anche
se malvolentieri. Gettò a terra il mantello, rivelandosi. Draco
trasalì, voltandosi nella sua direzione.
‹‹Ma che... che ci fai qui? Come sei entrata?›› era spiazzato.
‹‹Dramione››
ringhiò lei, battendo i pugni sul tavolo a cui era seduto e rovesciando sulla
camicia del Serpeverde il calamaio contenente
l'inchiostro.
Il ragazzo scattò in piedi, sgomento, contemplando con aria
impotente la macchia scura, che ormai si era sparsa a chiazze su tutto il tessuto.
‹‹Dannata Mezzosangue! Che diavolo fai?!›› tuonò, furente, artigliandole
la cravatta della divisa per attirarla a sé e permettendole di vedere i suoi
occhi irosi da vicino.
Hermione li ignorò, era presa da ben altri pensieri:
doveva sfogare la sua rabbia, riversare la propria indignazione sul Serpeverde.
‹‹Dramione,
Malfoy›› ripeté in un sibilo isterico, ostentando una
smorfia di puro disgusto.
Draco alzò un sopracciglio, sicuro che
stesse delirando, e rafforzò la presa intorno alla cravatta, accorciando,
involontariamente, ancor di più la distanza che li divideva.
‹‹Dra che?›› grugnì,
infastidito.
‹‹Siamo noi, Malfoy.
Sono i nostri nomi fusi insieme in un'unica parola. Abbiamo un fanclub e un anti-fanclub››.
‹‹... Ah.›› seppe solo dire, non molto convinto di aver capito.
‹‹E a proposito. Sai che la tua ex è convinta che io faccia sesso con te?!››
continuò, in preda al delirio.
Draco scoppiò a ridere a due centimetri dal suo naso,
ricomponendosi quasi subito.
‹‹Credo di essere stato io a lasciarglielo pensare›› alzò le spalle con
strafottenza, mantenendo salda la presa sulla cravatta.
Hermione si soffocò con la sua stessa saliva, temendo
seriamente di poter morire sul colpo.
‹‹Che cosa hai fatto tu?›› ruggì in
cagnesco, tirandolo verso il basso per il colletto della camicia. Draco ringraziò che il Dormitorio fosse semideserto.
‹‹Di che ti lamenti, Mezzosangue? Penserà soltanto che hai fatto un
salto di qualità›› minimizzò, insultando indirettamente il suo ex ragazzo.
Hermione mosse la gamba con l'intenzione di
colpirlo nuovamente alle parti basse, ma, purtroppo per lei, Draco la bloccò in tempo, chiudendo la mano intorno alla
sua coscia e venendo direttamente a contatto con la pelle nuda.
‹‹Non ci provare, Granger›› la ammonì con voce
salda, respirandole sul viso.
Il calore provocato dalla sua mano si espanse lungo l'intera
gamba, fino ad abbracciare le sue lande più nascoste; quel languore nato al di
sotto del basso ventre era fuori luogo, nonché del tutto inopportuno.
I suoi ormoni erano rimasti assopiti per mesi, Ron
non era mai riuscito a destare quel tanto di lussuria che bastava a farle
agognare disperatamente un rapporto carnale, ecco perché, dopo la prima e
disastrosa volta, non l'aveva mai colta la voglia di riprovare. Diamine,
dovevano svegliarsi proprio adesso? Con Malfoy?
Deglutì rumorosamente, tentando invano di ignorare quelle torbide emozioni che
le si erano scatenate dentro.
Draco si accorse della tensione che gravava sulle
labbra della ragazza, mordicchiate e torturate da lei stessa, non potendo fare
a meno di guardarle, rapito.
Sapeva che avrebbe dovuto allontanarsi, smettere di toccarla, ma la tentazione
era più forte di lui; risalì con le dita su quella striscia di pelle in una
languida carezza.
‹‹Sei venuta qui solo per dirmi queste sciocchezze?››.
Hermione non avrebbe potuto giurarlo, ma le sembrò
quasi deluso.
Era paralizzata: una parte di lei lottava e gridava affinché rinsavisse e lo
spingesse via, l'altra si beava di quel tocco delicato e sensuale, in totale
estasi.
‹‹No...›› le labbra si mossero meccanicamente.
Gli occhi grigi di Draco si illuminarono appena,
incatenandola. Non mosse le sue dita nemmeno di un millimetro, la presa rimase
decisa e dolce intorno alla coscia.
‹‹Hai usato quel mantello per entrare, vero? Anche quella notte›› gettò un'occhiata di
sfuggita al mantello che giaceva sul tappeto.
Hermione annuì, tralasciando accuratamente di
spiegare perché lo possedesse. Gli fu grata per averle evitato di aggiungere
ulteriori dettagli al suo "No", poiché non avrebbe saputo cosa dire.
‹‹Perché Astoria è venuta da te?›› E si accorse disgraziatamente di
averli aggiunti, non appena pose quella domanda.
‹‹Perché è sadica. Sicuramente non è soddisfatta della vita sessuale che
conduce con Nott›› Draco
abbozzò un sorriso di pura goduria.
La ragazza rabbrividì. Astoria desiderava ancora Malfoy.
Immaginò le scene di una ipotetica notte di passione vissuta tra i due,
ritrovandosi a stringere brutalmente i pugni.
Draco dovette avvertire il suo fastidio, poiché
rafforzò la presa, come se volesse impedirle di scappare.
«Sei venuta a chiedermi solo questo, Mezzosangue?›› tornò alla carica con la
domanda iniziale. Cercava delle risposte, risposte che Hermione
non sapeva neanche di avere.
‹‹Anche per dirti che per colpa tua sono
stata sospesa dalla carica di Prefetto›› tergiversò la Grifondoro.
Sapeva bene che quelli non erano i motivi principali, c'era qualcos'altro che l'aveva
spinta ad andare da lui, qualcosa di oscuro e inspiegabile, perfino per lei,
che trovava una spiegazione a tutto.
‹‹Per colpa mia?›› sibilò l'altro, interdetto, muovendo un passo verso
di lei, che indietreggiò di riflesso, liberandosi la gamba.
‹‹Sì. Grazie a te e ai tuoi baci in pubblico ho quasi strozzato una ragazzina
del terzo anno.›› lo accusò con rancore. Un altro passo avanti lui, un passo
indietro lei.
‹‹Perché sei venuta, Mezzosangue?›› ripeté, ostinato ad ottenere una risposta.
Hermione si ritrovò a toccare il muro, nemmeno si era
accorta del suo progressivo indietreggiare.
‹‹Perché hai lasciato credere ad Astoria che io e te abbiamo una storia?›› non
voleva rispondere, stava ricorrendo ad ogni scusa possibile per ritardare quel
momento.
‹‹Per vendicarmi›› rispose intensamente Draco,
mostrando insofferenza per il suo ennesimo tentativo di fuggire la domanda.
‹‹Lei è bellissima, Malfoy. Mi hai guardata bene?
Avresti dovuto scegliere di meglio per farla ingelosire. ››
Hermione lo guardò in tralice, scettica.
‹‹Sarà anche più bella di te, Mezzosangue, questo è
innegabile...›› il suo respiro le accarezzò le guance, che sbiancarono per la
delusione di quelle parole.
Hermione inclinò leggermente il viso, cercando di
nascondere la sua espressione ferita; sapeva bene che il Serpeverde
avesse ragione, ma sentirselo dire in faccia era tutt'altra storia.
Charlotte aveva ragione. Lui era troppo bello
per lei.
‹‹Ma non è insopportabilmente perfetta›› Draco la costrinse a guardarlo, girandole il viso verso di
sé.
Hermione sentì i battiti del proprio cuore pulsare
nelle orecchie, il sangue defluire al cervello, le mani grondare di sudore;
l'ambiente circostante si era surriscaldato e le stava impedendo di respirare
in modo regolare.
Forse era stata la modulazione suadente della sua voce o i suoi occhi magnetici
a provocarle quella reazione.
No. Era stata la sua bocca, avvicinatasi troppo alle proprie labbra, che stava
solleticando con il respiro.
‹‹Perché sei qui?››.
Perché lui era il suo tormento. Lui e la sua bocca. Lui e il suo odore.
‹‹Perché mi hai baciata?››.
‹‹Perché mi hai baciato a Capodanno?››.
Tutti quei perché e nessuna risposta.
‹‹Te l'ho chiesto io per prima!›› Hermione premette i
palmi sul suo petto per spingerlo via, esasperata: quel teatrino stava durando
anche troppo.
‹‹E io continuerò a baciarti, a costo di graffiarti e morderti per
riuscirci, finché non mi risponderai››.
Il modo migliore per torturala. Per darle il tormento. Per darsi il tormento.
La afferrò per le spalle, lottando contro la sua resistenza, e le bloccò le
braccia sopra la testa, facendole cozzare la schiena contro la parete. Hermione ruggì di protesta, dimenando le gambe per
liberarsi, ma lui le immobilizzò schiacciandole col proprio corpo.
Si morsero, pensando ingenuamente di arrecare danno all'altro, ma in realtà
accrebbero l'eccitazione e il desiderio già presenti da tempo dentro di loro.
Draco allentò la presa sulle braccia, distratto dal
suo volersi impossessare della bocca della ragazza a tutti i costi, e lei si
liberò, ma non usò gli arti per scansarlo, gli concesse per un attimo il
privilegio di poter incontrare la sua lingua, smettendo di combatterlo.
Respirarono entrambi affannosamente, investiti dal piacevole calore di quel
contatto conturbante, che fu in grado di destare nella loro mente i pensieri
più perversi.
Fu solo un attimo.
Hermione affondò ferocemente le unghie dell'indice e
dell'anulare sulla guancia diafana del ragazzo, lacerandola con due strisce
rossastre, da cui sgorgò del sangue.
Draco imprecò ad alta voce per il dolore, maledicendo
il suo sangue impuro e tutti quelli che avevano avuto a che fare con lei. Hermione ne approfittò per raccogliere il mantello dal
pavimento e precipitarsi ad uscire da quel posto maledetto, seguita dagli occhi
sconvolti di alcuni Serpeverde, che avevano
assistito, ammutoliti, a tutta la scena. Nessuno dei due si era accorto
di aver avuto un pubblico ad assisterli fino a quel momento.
Nott era in prima linea, accompagnato da Astoria, che
si teneva la mano davanti alla bocca, indignata; dietro di lei vi erano Blaise, che già faceva un conto mentale dei soldi che
avrebbe vinto, e Daphne, quasi sull'orlo delle lacrime.
‹‹Che diavolo avete da guardare?›› ringhiò Draco,
piccato, tamponandosi i graffi con le dita e analizzando le gocce di sangue
depositate su queste.
Si mosse per lanciarsi all'inseguimento della Grifondoro,
poi si arrestò all'improvviso, ricordandosi di fare qualcosa.
‹‹Ah. Dimenticavo›› mormorò tra e sé e sé con una luce diabolica negli occhi.
Si voltò verso gli spettatori sgraditi e in due falcate raggiunse Nott, sferrandogli un pugno micidiale in pieno naso.
***
Il castello si era ripopolato, la maggior parte degli
studenti era rientrata dalle vacanze, e tutti si erano aggiornati sugli
ultimissimi avvenimenti che ormai destavano interesse e scalpore in tutta la
scuola.
Draco ebbe modo di accorgersene mentre
procedeva di corsa lungo i corridoi con l'intento di fermare Hermione. Tutti gli lasciarono dietro occhiate basite e
curiose, accompagnate da bisbigli meravigliati.
‹‹Granger! Tu mi hai graffiato!›› le
rinfacciò, furibondo, una volta che l'ebbe raggiunta, afferrandole il braccio.
I segni rossi che lei gli aveva inferto spiccavano in maniera esagerata sulla
pelle liscia e pallida del ragazzo, sembrando ancor più grandi di quanto in
realtà non fossero.
Una parte di studenti impiccioni, tra cui i loro rispettivi fanclub
e antifanclub, li seguì fino in cortile, dove la
celebre Mezzosangue, accigliata , strattonò il Serpeverde.
‹‹E tu mi hai baciata! Te lo sei meritato!›› Solamente quando le urla della
ragazza si fecero più insistenti e acute, Draco si
degnò di lasciarla andare. Era compiaciuto che lei, in quel momento, fosse
scossa e furiosa per quello che era appena successo. I pettegoli alle sue
spalle, intanto, ascoltavano attenti, pronti a catturare ogni virgola del loro
discorso.
‹‹No, Granger, sei stata tu a baciarmi per prima! Sei
stata tu a dare inizio a tutto questo!›› replicò il biondo, additandola come
unica e sola colpevole della situazione.
Alla sua affermazione seguì un coro di "Oooooh"
pieno di stupore del pubblico, incapace di farsi una beneamata dose di cazzi
suoi.
Hermione spalancò la bocca, indignata.
‹‹E tu per ultimo, che è ancora
peggio!›› puntualizzò, ostinata a dover aver per forza ragione e a vincere
quella inconsueta battaglia.
A uno spettatore esterno quel battibecco sarebbe parso una sciocca lite tra
bambini di cinque anni che lottavano disperatamente per proclamare chi avesse
torto sfacciato e chi, invece, ragione sull'altro.
I visi degli studenti, che andavano dal secondo al settimo anno, si voltavano
in entrambe le direzioni, a seconda di chi parlasse tra i due, pendendo
completamente dalle loro labbra.
Lo spettacolo si stava dimostrando più avvincente e denso di colpi di scena di Beautiful, nota telenovela Babbana che imperversava nelle tv da quasi cento
anni.
‹‹Va bene›› sospirò Draco, scocciato, sollevando le
mani in segno di resa.
Doveva avere qualcosa in mente, Hermione non credeva
affatto che avesse l'intenzione di arrendersi così presto. Non era da lui.
‹‹Facciamo un patto, Granger›› si
avvicinò a lei, utilizzando un tono confidenziale.
Hermione lo squadrò, divertita. Non si fidava di lui
e men che meno dei suoi patti.
Lo invitò a proseguire con un cenno del capo, curiosa di sapere fin dove
volesse arrivare.
‹‹Chi arriva per ultimo a quella collina laggiù›› Draco
indicò una collina innevata, che si intravedeva appena in mezzo alla nebbia
fitta, ‹‹confesserà il perché››.
La ragazza capì perfettamente a cosa alludesse, al contrario degli
spettatori che, invece, si scambiarono occhiate interrogative.
‹‹Non parteciperò a una gara di velocità non autorizzata›› borbottò Hermione, terrorizzata al pensiero di dover salire su una
scopa.
‹‹Ti credevo più coraggiosa, Mezzosangue. Non è per il tuo coraggio che sei
stata smistata a Grifondoro?›› le soffiò
nell'orecchio con l'intento di provocarla.
‹‹Non lo spreco certo per queste sciocchezze›› alzò il mento, fiera,
scostandosi da lui.
Draco le agguantò il polso, assumendo un'aria tremendamente
seria.
‹‹Hai sopportato torture terribili, Granger. Smettila
di comportarti da adulta... fai questa cazzata insieme a me. Sii una stupida
adolescente immatura con me, anche solo per qualche minuto››.
Hermione lo fissò in silenzio, colpita da
quelle parole, così vere e dolorose, scorgendo anche sul suo volto l'ombra di
un adolescente soffocato, costretto a vivere un'età non sua.
Aveva ragione, Cristo, dannatamente ragione.
‹‹Dammi la scopa››.
***
‹‹In posizione›› esclamò un ragazzo del quinto, di cui sia Draco che Hermione ignoravano il
nome, improvvisandosi arbitro.
Hermione strinse il manico della
scopa con disperazione, richiamando a sé tutto il coraggio che possedeva.
Draco la guardò di sottecchi con un sorriso divertito
stampato in faccia, sicuro di aver la vittoria in pugno.
Quando l'arbitro diede il Via, Hermione fece in tempo solamente a sentire delle urla
isteriche, di cui riconobbe tutti e tre i proprietari:
‹‹Cosa sta facendo?!››
‹‹É impazzita?!››
‹‹Hermione!
Fermati! Non sai volare!››
‹‹Oh, Harry, non preoccuparti. I Barzulli
Dispettosi saranno dalla sua parte!›› Luna era nel suo mondo,
rilassata come al solito. Non aveva avuto paura nemmeno quando si era
ritrovata faccia a faccia con Voldemort in persona,
perché mai avrebbe dovuto trovare strana una gara tra Hermione
e Malfoy?
Hermione dovette trattenersi dal ridere,
altrimenti avrebbe perso la concentrazione e sarebbe caduta dalla scopa.
‹‹Mezzosangue, ti offro la possibilità di rispondermi adesso! Così ti eviterai
l'umiliazione di esser battuta dal sottoscritto!›› Draco
cercò di coprire il vento con la propria voce, accostandosi di più alla scopa
della Grifondoro. No,
invece. Non era quello il motivo.
Draco si era accorto del poco controllo con cui la
ragazza maneggiava la scopa, per questo non l'aveva ancora surclassata per
raggiungere il traguardo. Cercò di ignorare quel senso di soffocamento al petto
che volgarmente veniva definito ansia o preoccupazione, sostituendolo con una
parola più conveniente: compassione.
‹‹Che c'è, Malfoy? Hai paura di perdere?››
controbatté lei, divertita, intestardendosi di potercela fare.
‹‹Non dire sciocchezze, Granger. Sai benissimo
che non sto applicando nemmeno un decimo di quello che so fare per vincere.
Sono sicuro che ti schianterai al suolo da un momento all'altro, vedendo il
modo in cui voli!››.
Hermione lo fulminò e strinse con ancor più forza le
mani intorno al manico, offesa dalla confessione del Serpeverde:
non poteva permettere che la deridesse in quel modo.
‹‹Va' al diavolo, Malfoy! Sono perfettamente in grado
di volare! Pensa agli affari tuoi!›› tuonò, orgogliosa, virando a sinistra e
accelerando di colpo.
Draco sbuffò, era inutile cercare di far ragionare
quella stupida Grifondoro arrogante - sì, perché
dimostrava di essere arrogante, se credeva di poterlo battere - e orgogliosa.
Decise di prendere il suo esempio e accelerare, impegnandosi seriamente a
vincere, stavolta.
Che si suicidasse pure, non era affar suo!
La raggiunse e la superò in meno di un paio di secondi, mostrandole il dito
medio in segno di vittoria.
Hermione andò su tutte le furie, lasciò la presa sul
manico, e, vinta dalla rabbia, cominciò ad insultarlo a gran voce, andandoci
giù anche pesante; questa sua mossa, però, le costò cara.
Draco aveva ascoltato ridacchiando i suoi insulti,
per questo, quando ci fu silenzio, si voltò immediatamente indietro alla
ricerca della Mezzosangue. La scopa era librata in aria senza la sua
proprietaria, di cui fece in tempo a scorgere l'urlo straziante.
Il suo cuore si fermò, come una macchina a forte velocità costretta a frenare
bruscamente all'ultimo secondo. Non pensò più a nulla, né alla sua vittoria, né
alla maschera di menefreghismo e disprezzo che tanto gli piaceva indossare: si
lanciò in picchiata verso quel corpo che precipitava verso il vuoto.
***
‹‹Stai bene, Granger?›› la voce che
la ridestò dal suo sonno era roca, bassa, impregnata di nervosismo.
Hermione ebbe fatica a respirare, sentiva qualcosa
all'altezza dei polmoni che gli impediva di farlo. Dovette tossicchiare più
volte per poter essere di nuovo in grado di parlare.
‹‹Non avresti dovuto salvarmi›› mormorò senza fiato, stizzita,
scatenando le ire del Serpeverde.
‹‹Sei incredibile, Mezzosangue!›› ruggì, sbigottito, dando un calcio a una
pietra poco distante.
‹‹Vuoi che ti ringrazi?›› elargì, superba, incrociando le braccia al petto e
inclinando il viso nella direzione opposta a quella del biondo. Si accorse di
essere immersa in un prato ricoperto di neve, dalla quale alcuni fiori rosati
sbocciavano prepotenti, fregandosene completamente di appartenere a un'altra
stagione.
Si trovavano sulla collina designata da Draco come
traguardo della gara, inghiottiti nel silenzio della natura, lontani dal
castello, lontani dalle Dramione e Anti- Dramione,
dagli amici di lei e di lui. Lontani da tutto. Finalmente.
‹‹Perché mi hai baciato a Capodanno?›› Draco ignorò
la sua totale mancanza di gratitudine, pretendendo la risposta che gli
spettava: aveva vinto, era costretta a concedergliela.
Hermione si sollevò in piedi, vincendo l'equilibrio
pessimo, e si appoggiò al tronco di un albero spoglio. Draco
la fissava in attesa, ignaro di metterla in uno stato d'agitazione tale da
farle sudare le mani con una temperatura sotto lo zero, tale da non avere
paragoni.
Dillo, Hermione,
metti fine a questa storia.
Rispondi una volta per tutte e liberati di lui.
Liberati.
‹‹Perché mi andava, Malfoy, ok?
Volevo sentirmi una ragazza normale, il cui unico pensiero era quello di
baciare un ragazzo il giorno di Capodanno. Volevo essere normale, una ragazza
normale, per una dannatissima volta. Non la salvatrice del Mondo Magico, non la
strega più brillante di Hogwarts, non la secchiona
che pensa solamente a studiare e ad avere voti alti. Non quella
insopportabilmente perfetta!›› Aveva urlato, forse anche pianto, non ne era del
tutto sicura, ma si sentì scivolare via di dosso un peso enorme, quel peso che
gravava sul suo cuore da parecchi anni.
‹‹Non lo sei più›› le confidò Draco, posando
il palmo sul tronco all'altezza del suo viso.
Hermione distorse la bocca in una smorfia di
confusione.
‹‹Che stai dicendo?››
‹‹Per quale motivo credi ti abbia baciato in pubblico per ben tre volte, Granger?›› Draco accarezzò con il
pollice un punto violaceo del suo labbro inferiore, memore di averlo
mordicchiato lui stesso.
Hermione chiuse gli occhi, incapace di resistere alle
emozioni che la pelle del Serpeverde le scatenava
ogni volta che la sfiorava.
Quando li riaprì, aveva un sorriso dipinto sulle labbra: adesso aveva capito.
Il suo bacio l'aveva resa imperfetta. Lui, la rendeva imperfetta.
‹‹Volevo vendicarmi. Non credevo che ti avrei fatto un favore›› Adesso
sorrideva anche lui, perplesso.
Hermione gli sfiorò i graffi che lei stessa gli aveva
provocato, sentendosi un po' – ma non troppo- in colpa.
‹‹É l'anno nuovo, Malfoy. In questo anno, in
questa nuova vita, ancora non ti
odio›› si sentì ridicola a dirlo, ma era la verità.
‹‹Partiamo dal principio, allora. Facciamo iniziare questo anno nuovo nel modo corretto››.
Lei alzò le sopracciglia, confusa, aprendo bocca per chiedere spiegazioni, ma
se la ritrovò imprigionata da quella del biondo. Si ricordò per quale motivo
avesse dovuto graffiarlo in quel modo così barbaro per liberarsi: era
impossibile resistergli, se non con la violenza fisica.
‹‹Draco Malfoy,
piacere di conoscerti» le soffiò nell'orecchio, dopo aver recuperato il
respiro.
***
‹‹Hermione! Per Merlino! Che ti è
successo?›› quella fu la frase più gentile riuscì a captare in mezzo agli urli
bisbetici dei suoi amici, quando, scendendo dalla scopa di Draco,
la raggiunsero.
‹‹Sono appena diventata una donna insana di mente. Abituatevi›› ammise a
se stessa con consapevolezza, lasciando di stucco tutti, ma soprattutto Draco, che non credette alle sue orecchie.
Una dichiarazione in piena regola che non
avrebbe mai avuto il coraggio di fare, tranne che in quel modo. Quel modo che
solo lui avrebbe potuto capire.
‹‹Ed io miliardario›› Blaise diede
sia ad Harry che a Ron una vigorosa pacca sulle
spalle, sorridendo in modo sornione. I suoi occhi avevano preso la forma di due
galeoni d'oro luccicanti.
The
End