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Autore: RuikaLShinoda    28/04/2011    0 recensioni
Esistono storie che nessuno osa raccontare...Quante forme strane e particolari può avere l'amore? infinite...ed io ve ne racconterò alcune, storie vere, nate per le strade di città come quelle in cui viviamo noi, in cui vivete voi...uomini etero, gay, bissessuali che importanza ha? l'amore non ha forma, è astratto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: mi sento in dovere di fare questa specificazione, questa storia tratta argomenti particolari e potrebbe essere considerata blasfema. I nomi e i luoghi sono stati modificati proprio per non dolere ai protagonisti e vi prego di non interpretare in modo eccessivamente eretico ciò che andrete a leggere perchè ci tengo a sottolineare il mio rispetto per tutte le religioni... buona lettura ^^


La giornata stava finendo e il sole, al tramonto, li travolse con tutto il suo calore, facendo quasi collassare Aedan che faceva finta di nulla mentre Zhac lo seguiva tranquillo godendosi il panorama. Mancava solo una tappa e vi si avvicinarono a passo spedito.
“Ecco, questa è la cattedrale, la chiamano la cattedrale del peccato” disse a Aedan mentre apriva la pesante porta arrugginita per trovare il fresco all'interno.
“Perchè la chiamano così?” chiese curioso Zhac mentre lo seguiva all'interno, osservando stupito come i grandi rosoni sulle finestre creavano dei giochi di luci abbacinanti. I loro piedi calpestarono le dure piastrelle di marmo grigio fino ad arrivare alle panche dove si sedettero.
Sembrava deserta, ma dopo pochi secondi sentirono le voci di un gruppo di persone in visita poco distanti da loro e un altro entrava dalla grande porta che avevano appena varcato.
“Per un un amore proibito tra un prete e un giovane ragazzo...” cominciò Aedan che ansimava e sudava copiosamente nonostante l'ombra. “Quella storia la fece chiudere e sconsacrare, ma dopo molti anni la chiesa rientrò in attività per ordine del vaticano. Il prete e il giovane scoperti dietro l’altare durante i loro momenti d’intimità vennero torturati e poi uccisi crudelmente nella piazza centrale della città per fungere da esempio...” mentre parlava le goccioline di sudore gli scendevano ininterrottamente dalla fronte alle guance anche se cercava senza successo di asciugarsi con la manica. Quando Zhac si voltò e lo vide fu colto dalla tenerezza e, preso un fazzoletto dalla tasca, cominciò a tamponargli la fronte mentre Aedan, sollevato di quel gesto, chiuse gli azzurri occhi e si lasciò asciugare come un cagnolino. Entrambi si sentivano impacciati ed imbarazzati di quella sintonia che non avevano mai avuto ma ne sorrisero senza troppi convenevoli tornando a guardare i dipinti sulle pareti. La guida in fondo alla sala stava spiegando il significato di un grande affresco rappresentante dei santi con voce forte e decisa. Aedan si alzò all'improvviso e prese Zhac per il polso trascinandolo fra la folla tesa all'ascolto di quell'interessante spiegazione. Si ritrovarono tra un gruppo di vecchi del Texas con uno strano accento e un forte odore di sudore, stringendosi l'uno contro l'altro per sentire bene; Aedan allungò il braccio cingendo le spalle dell'altro portandolo ancora più vicino e Zhac si ritrovò ad il suo inebriante profumo che conosceva a memoria, ma non smetteva mai di amarlo perchè scatenava qualcosa di indescrivibile in lui, inoltre sentirlo ansimare per il caldo nonostante il suo corpo addosso creava un atmosfera indescrivibile. La guida finì la spiegazione e la folla si spostò, gli unici che rimasero lì abbracciati erano loro due, senza accorgersene Zhac si ritrovò aggrappato alla maglietta di Aedan con il naso sul suo collo e decisamente eccitato, tanto che una volta staccato fu grato di non aver indossato i pantaloni attillati.
Con lo sguardo e le mani abbandonate lungo i fianchi che volontariamente si sfioravano nel dondolio della camminata, seguirono la folla guidata fino ad una minuscola porta di metallo in fondo ad una stretta scalinata che, come spiegò la guida, portava alle segrete della chiesa dove erano contenuti tutti gli strumenti di tortura usati sui due poveri sventurati. Quando la serratura fu fatta scattare e la porta aperta, tutti vennero colti da un brivido nel sentire l'odore di umido e morte che usciva dal quel posto. Entrarono nei corridoi stretti e bui, ascoltando distrattamente la voce della guida che spiegava l'utilizzo di quegli arnesi che potevano osservare appesi alle pareti.
Dopo qualche minuto giunsero in una specie di stanza diversa dalle altre, quasi simile ad una cappella, con delle croci, un altare e teschi ovunque a foderare le pareti.
“Terrificante” disse Zhac guardandosi intorno ma quando posò gli occhi su Aedan si accorse che lui non era così interessato alla stanza bensì sembrava in preda ad un collasso, con la fronte madida e il fiato corto. Non capiva perchè si sentisse così dal momento che lui non poteva captare i cambiamenti di temperatura come qualunque altro umano ma riconosceva il malessere dell'altro.
“Dan che hai?” gli chiese preoccupato mentre l'altro si appoggiava alla parete ansante.
“Non... non mi sento bene, fa troppo caldo, voglio sedermi” disse accasciandosi su di una sporgenza di pietra tra due statue.
Zhac iniziava a preoccuparsi, si guardò intorno ma vide la folla uscire verso un altra stanza lasciandoli soli.
“Che devo fare Dan? Ti serve dell'acqua? Stai bene?” chiese guardando Aedan che non smetteva di ansimare tenendosi la testa fra le mani mentre i capelli neri gocciolavano di sudore sulle sue dita.
Agitato Zhac si gettò in ginocchio di fronte a lui ed avvicinandosi gli afferrò il viso sollevandolo; lo sguardo di Dan non sembrava né stanco né dolente e la sua bocca si inarcò improvvisamente in un sorriso malizioso. Zhac non capì ed abbassò le mani pensando di aver fatto un gesto sciocco ma l'altro gli si avvicinò col viso, tanto che poteva sentirne l'alito sulla pelle, poi sfiorandolo con la guancia abbandonò la testa sulla sua spalla poggiandovi al fronte. Rimasero immobili così per qualche secondo ma la temperatura del corpo di Aedan invece di diminuire aumentò quando aprendo gli occhi verso il basso vide comparire dai pantaloni di Zhac i boxer attillati che contenevano il frutto del suo desiderio e a quanto pareva anche lui non aveva pensieri puliti, ma se ne era già accorto prima nonostante avesse fatto finta di nulla. Sorrise tra se e sé ed allungò la mano lentamente, la appoggiò sulla spalla del ragazzo e lo attirò a sé eliminando tutto lo spazio che c'era tra di loro.
“Dan cosa...?” chiese sbalordito Zhac cercando di ritrarsi ma lo teneva troppo stretto.
“Shh” lo zittì Aedan mentre con la mano scivolò lentamente dalla spalla fino a quella fessura dei pantaloni dove aveva spiato fino a quel momento e vi si insinuò senza ritegno.
“No Aedan, che cazzo...?” cercò di nuovo di divincolarsi ma Aedan lo afferrò con entrambe le mani sbattendolo con forza contro la statua più vicina e tappandogli la bocca con il palmo. Nonostante fosse intrappolato Zhac non si rassegnava e con le mani cercava di spingerlo via inutilmente, perchè più si muoveva e più aedan si eccitava. Intanto quest'ultimo aveva di nuovo intrapreso la via dei pantaloni infilandoci la mano. Cominciò a toccarlo lentamente, senza esagerare e senza reagire ai movimenti di lui per liberarsi; sentiva i boxer bagnarsi ed il contenuto indurirsi sempre di più. Il respiro di Zhac divenne sempre più pesante ed alla fine smise di dimenarsi e chiuse gli occhi concentrandosi su quella mano che da tempo aveva desiderato sentire sul suo corpo; Aedan gli liberò la bocca continuando a guardarlo dritto in viso perchè amava vedere quei lineamenti candidi e perfetti contrarsi così nel piacere.
Zhac riaprì gli occhi lasciandosi sfuggire un profondo ansimo e senza trattenersi più, si gettò con la bocca su quella dell'altro in un bacio appassionato, le lingue impazzarono come non mai vorticando l'una sull'altra, calde ed umide. Non appena sentì di nuovo il sapore di Aedan, Zhac provò una felicità tale che non riuscì più a trattenersi gettandogli le braccia al collo.
Ad un tratto un rumore li distrasse: erano le voci della folla che sembravano tornare vicine.
“Oddio Dan, ci beccheranno!” disse preoccupato alzandosi di scatto. Aveva un aria così preoccupata ed eccitata allo stesso tempo che guardandolo, Aedan fu preso da una foga mai provata: si alzò e andò verso di lui lentamente mentre questo indietreggiava guardandosi intorno.
“Dai non fare il coglione, siamo in una chiesa cazzo” lo pregò Zhac ma lo sguardo di Aedan non preannunciava una rinuncia .
Camminando all'indietro Zhac andò a sbattere contro quella specie di altare che avevano visto poco prima, ormai di nuovo in trappola. Aedan era molto vicino al suo obbiettivo e quando lo raggiunse gli portò una mano sul fondoschiena tirandolo brutalmente a se, mentre con le dita superava i jeans e l'elastico dei boxer fino alla pelle morbida delle natiche; cominciò a toccare lentamente, un po' accarezzandole un po' afferrandole con forza mentre le loro bocche erano tornate a baciarsi intensamente. I loro corpi erano così vicini che ogni parte di uno combaciava con quella dell'altro e questo fece impazzire Aedan che a malapena si trattenne dal gettarlo da qualche parte e stuprarlo; ma quando gli infilò la mano sotto la maglietta per toccargli i capezzoli lo sentì fremere al suo tocco e pensò che trattenersi sarebbe stato davvero peccato, così con un gesto repentino gli fermò entrambe le mani dietro la schiena e voltandolo lo gettò con forza contro il piano dell'altare da cui caddero alcuni strumenti in ferro.
“Aedan no fermati! Ci beccheranno! Torneranno indietro!” gridò Zhac preoccupato.
“Non torneranno, ho fatto il giro di queste segrete mille volte e il tour va in una sola direzione, inoltre sono le sei e quello era l'ultimo giro” gli sussurrò Aedan all'orecchio; poi con sguardo vizioso afferrò una delle corde che ornavano la tovaglia, la staccò e gli legò ben stretti i polsi dietro la schiena.
“Oddio Dan...” questa volta il tono di Zhac fu così sexy che non sembrò affatto una supplica bensì un invito, che Aedan accolse di buon gusto, strappandogli letteralmente i pantaloni e i boxer di dosso mentre con la mano gli accarezzava la pancia scendendo lentamente fino al membro duro e alto.
“è questo che volevi vero?” disse Aedan ed avvicinandosi gli leccò l'orecchio poi il collo e scese attraversandolo con la lingua per per tutta la schiena, lentamente e morbidamente arrivò fino in fondo e ancora più giù.
Zhac sentiva quel caldo familiare, quella sensazione di abbandono che solo Aedan sapeva dargli e quella voglia che si concentrava tutta nella mano di lui che in mezzo alle sue gambe andava su e giù senza fermarsi facendogli quasi perdere la ragione, ma all'improvviso sentì qualcosa di caldo e umido insinuarsi nel suo piccolo intimo ed un gemito di piacere gli sfuggì. Aedan non si fermò, anzi quel sussulto gli diede l'input per proseguire finchè il corpo di Zhac non cominciò a scaldarsi e contrarsi, allora decise che era il momento per farlo impazzire del tutto.
Il candido corpo adagiato contro l'altare vi venne letteralmente spinto sopra, quasi sdraiandolo, Aedan si allungò per prendere qualcosa oltre di lui e nel farlo si appoggiò alle mani dell'altro che sentirono il suo piacere crescere nei pantaloni che ancora teneva addosso; Zhac non si fece perdere l'occasione e cominciò a toccarlo mentre questi sdraiato su di lui si tendeva nel tentativo di afferrare qualcosa. Con le mani ancora legate riuscì a slacciargli i jeans stretti ed andando a tatto gli abbasso anche i boxer arrivando dritto al punto che non esitò ad afferrare. Aedan ebbe un fremito e nonostante avesse afferrato l'oggetto che gli interessava rimase qualche secondo a godersi quel tocco che il suo corpo desiderava più che mai, ma subito si riprese perchè non era ancora il suo momento.
Quando si stacco dalle sue mani Zhac non fece in tempo a chiedersi cosa stesse architettando quando sentì qualcosa di freddo e spigoloso entragli dentro, per poco non un urlò trattenendosi in un singulto strozzato. Non capiva cosa fosse che lo stesse violando ma era freddo e lungo, non volle girarsi e Dan lo afferrò per i capelli, intanto che baciandogli il collo spingeva l'arnese più in profondità. Avrebbe voluto gridare tanto godeva ma sapeva di non poterlo fare, così si limitò ad ansimare pesantemente e sentiva di non potersi trattenere ancora per molto.
“Dio ti voglio, Dan... ti...ti voglio avere... Aedan” ringhiò sottovoce Zhac non resistendo più a quella voglia e l'altro si fermò di botto, cercò di voltarsi per vedere cosa stesse facendo ma non ci riuscì.
Aedan gli estrasse l'arnese e lo appoggiò sul tavolo mentre si abbassava i pantaloni all'estremo dell'eccitazione. Zhac girò lo sguardo per vedere cosa l'avesse violato ed inorridì quando vide un crocefisso umido appoggiato accanto a lui.
“Cristo, ma è un crocifisso! Mi hai messo un crocifisso n...” disse con orrore quasi gridando.
“Hai appena bestemmiato e ti preoccupi di un crocifisso?” ridacchiò Aedan che nel frattempo gli si era avvicinato.
“Ma è un simbolo sacro!” Zhac sembrava seriamente indignato ma Dan non aveva nessuna intenzione di rovinare l'atmosfera.
“è un oggetto Zhac! Un oggetto a forma di croce! Tutto qui!” rispose scocciato poi senza preavviso lo afferrò e lo penetrò, questa volta facendolo davvero gridare. Non gli lasciò spazio per nessuna risposta spingendosi sempre più a fondo dentro di lui, gli fece dimenticare ogni cosa e tutto ciò che sentì uscire dalle loro bocche furono gemiti e grida di piacere. Aedan da dietro accarezzava la testa di Zhac poi fece scivolare la mano davanti cominciando a toccarlo sempre più forte, sempre più intensamente, sentendo il suo corpo muoversi sotto di lui; continuò senza fermarsi muovendo la mano su e giù finchè non sentì quel sussulto, quel fremito e qualcosa di caldo gli scivolò fra le dita che gli fece leccare. Fu una scena irresistibilmente sexy ed il suo corpo cominciò a muoversi più velocemente mentre con le meni si aggrappò stretto alla tovaglia che ricopriva l'altare, sotto di lui Zhac si muoveva ancora come in preda ad una rinnovata passione e questo gli fece perdere la testa fino al punto che nel venire diede uno strattone alla tovaglia, facendo cadere alcuni strumenti.
Fu un emozione così intensa che per qualche secondo rimasero adagiati l'uno sopra l'altro poi Aedan slegò Zhac, lo voltò verso di sé e lo baciò dolcemente abbracciandolo come se fosse la cosa più importante al mondo che potesse sfuggirgli. Zhac fu travolto da quel bacio più di ogni altra cosa successa in quel posto e si abbandonò fra le sue braccia esausto e felice.



   
 
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