Capitolo XXXIX
Eminem:
I can't tell you what it really is
I can only tell you what it feels like
And right now there's a steel knife
In my windpipe
I can't breathe
But I still fight
While I can fight
As long as the wrong feels right
It's like I'm in flight
High of a love
Drunk from the hate
It's like I'm huffing paint
And I love it the more that I suffer
I suffocate
And right before I’m about to drown
She resuscitates me
She fucking hates me
And I love it
Rihanna:
Just gonna stand
there
And watch me burn
But that's alright
Because I like
The way it hurts
Just gonna stand there
And hear me cry
But that's alright
Because I love
The way you lie
I love the way you lie
I love the way you lie*
[ Love The Way You Lie – Eminem ft. Rihanna]
Ore 16.30 –
Mosca, Appartamento di William
Irina si diede
un’ultima occhiata nello specchio, facendo una smorfia per sciogliere la
tensione, e infilò la pistola nella cintura, nascosta sotto il maglione blu
oceano. Controllò di aver preso il cellulare, l’unico strumento che forse
poteva davvero salvarla in caso di bisogno, e trasse un respiro profondo mentre
tornava nell’ingresso: William, in piedi, la stava aspettando, più tranquillo
di lei, anche se un po’ infastidito dal fatto che era stato escluso
dall’incontro.
<< Possiamo
andare >> disse lei, << Cerca di non farti vedere, se puoi. La
Lince vuole incontrare solo me, e non possiamo correre il rischio che si infastidisca e decida di non farsi viva, se si accorge che
sei nei dintorni… >>.
Lo Scorpione annuì,
dando una controllata alla pistola, gli occhi che brillavano.
<< Tranquilla
bambolina >> sussurrò, << Per quanto mi dia fastidio essere
escluso, farò il bravo. Ma io mi fiderei poco: se hai
bisogno di qualcosa, chiamami >>.
Le lanciò
un’occhiata seria, e Irina trovò strana quella situazione: tutto era strano da quando William aveva iniziato a trattarla da
persona e non da oggetto. Annuì e sorrise.
<< Ok, grazie
>>.
Mentre scendevano
di sotto, Irina ripassava il piano nella sua testa: incontrare la Lince,
parlare un po’ con lei, e aspettare che l’F.B.I.
facesse irruzione nel momento migliore, cioè ad accordo quasi concluso. Se
avesse tentato di fuggire, era autorizzata a sparare sia per bloccare che per uccidere: cosa che difficilmente avrebbe fatto, ma
che era in grado di fare. Nel frattempo, sapeva che qualcuno si sarebbe
occupato di William.
Al pensiero, gettò
un’occhiata allo Scorpione, chiedendosi cosa avrebbe pensato di lei quando avesse
scoperto che in realtà aveva mentito, che lo aveva preso in giro un’altra
volta. Il suo odio nei suoi confronti si sarebbe moltiplicato, fino a fargli
desiderare di ucciderla di nuovo, questa volta per davvero…
Poi però si rese
conto che William nella sua vita aveva sempre avuto bisogno di aiuto, aiuto che nessuno gli aveva mai dato. Forse all’inizio
l’avrebbe odiata, ma magari poteva dargli una mano lei, ora che sapeva che non
era sempre stato lo Scorpione, che ciò che era diventato non era altro che una
conseguenza del suo essere solo.
William poteva
cambiare, iniziava a crederci.
Scosse il capo, per
cercare di non distrarsi ulteriormente, e in un gesto inconscio afferrò la mano
dello Scorpione, sentendo la sua presa salda serrarsi intorno alle sue dita.
Era un controsenso, cercare il contatto fisico con lui sentendosi così in
colpa, ma scoprì di volerlo per davvero.
“Scusami per averti tradito. Scusami per averti preso
in giro. Scusami per aver accettato la tua richiesta di fare
finta di amarti… Non te lo meriti, nonostante tutto”.
William la guardò,
gli occhi verdi confusi per un attimo, mentre stringeva
la sua mano.
<< Tranquilla
bambolina, ci sono io. Non ti succederà niente >> sussurrò.
Irina non ebbe il
coraggio di guardarlo negli occhi, e per fortuna in quel momento le porte
dell’ascensore si aprirono e si diressero verso le macchine, in silenzio. Salì
sulla Punto, il cuore colmo di tristezza, e guardò dallo specchietto
retrovisore William mettere in moto la Bugatti.
“Mi odio. Mi odio e tu non puoi
immaginare quanto”.
Ore 16.40 –
Mosca
<< Sono
partiti >> disse Xander nella ricetrasmittente
che teneva incollata alla bocca, gli occhi che non si staccavano dalla Punto
bianca e dalla Bugatti nera che sinuose uscirono una dopo l’altra dal
parcheggio, imboccando la strada dirette verso il
centro di Mosca, << Io seguo la Veyron. Agiamo
solo quando io vi do il via, chiaro? Rimanete nei dintorni >>.
<< Ok, agente
Went >> rispose il poliziotto dall’altra parte
della linea.
Xander premette
l’acceleratore della Ferrari lentamente, lasciando molto spazio tra lui e le
due auto, per non rischiare di farsi vedere, e cambiò rapidamente la frequenza
della trasmittente. Cercò di confondersi tra le altre auto, anche se sapeva di
attirare l’attenzione con la 599 rossa: in caso di
inseguimento, però, non avrebbe avuto problemi. Ed era sicuro che quella
giornata non sarebbe terminata se non con una corsa in
autostrada.
<< Sono
partiti, dovrebbero arrivare fra poco >> disse.
<< Sono
appena passati davanti a me >> ribatté Dimitri secco, dall’altra parte,
<< Sono ancora insieme… >>.
<< Appena Challagher si stacca, seguo lui >> mormorò Xander, << Sai cosa devi fare >>.
Dimitri sembrò fare
una smorfia.
<< Anche tu,
se per questo. In bocca al lupo, Went >>.
<< Crepi… In
bocca al lupo anche a te >>.
La comunicazione venne chiusa, e Xander gettò la
ricetrasmittente sul sedile. Vedeva la Bugatti nera a qualche centinaio di metri
da lui, poi una R8 gli passò davanti, diretta in una delle vie laterali:
Dimitri conosceva la zona e avrebbe incontrato Irina direttamente al Bar.
C’era veramente
poco che poteva andare storto: il dispiegamento di forze che era stato messo in
campo era senza precedenti. Se al suo seguito aveva solo due volanti della
polizia, a seguire Irina c’erano una dozzina di auto
in borghese, quattro pattuglie pronte a chiudere le strade, e un elicottero
pronto a alzarsi in volo nel momento del bisogno. La Lince non poteva scappare.
Finalmente vide la
Bugatti svoltare a destra, lasciando la Punto andare avanti e perdersi
velocemente nel traffico. Xander seguì la Veyron, tenendosi sempre a distanza di sicurezza, per
scoprire che William non sembrava avere una meta vera e propria. Girò in un
paio di vie laterali, per poi fermarsi davanti a un piccolo cafè
dall’aria anonima. Parcheggiò l’auto ed entrò.
Xander fermò la Ferrari a
un centinaio di metri di distanza e rimase a guardare il locale.
Chiaramente Challagher non era stato ammesso all’incontro, ma voleva
comunque trovarsi in zona, perché quel bar non distava molto dalla Piazza
Centrale. Che lo facesse per tenere d’occhio Irina o la Lince era tutto da vedere.
Comunicò la sua
posizione alle due pattuglie che lo seguivano, ordinandogli
di avvicinarsi alla zona. Una decina di minuti dopo ebbe la conferma che i
poliziotti avevano chiuso le vie di fuga, e che poteva quindi entrare in
azione.
Strinse il volante,
sentendo l’irrefrenabile voglia di fare irruzione nel locale e arrestare Challagher, anche se così, senza nemmeno un inseguimento,
non c’era gusto. Ma conosceva lo Scorpione, e sapeva
che metterlo al volante di un’auto significava dargli un vantaggio enorme: era
bravo, molto bravo a guidare, e lui ricordava bene la loro unica gara. Lo aveva
battuto, certo, ma non era detto che accadesse due
volte… E soprattutto, quella volta aveva Irina da salvare.
“Allora ho anche imparato l’umiltà, da tutta questa
storia… Chi l’avrebbe mai detto che avrei dubitato di me stesso?”.
Fece un mezzo
sorriso, e mise la mano sulla maniglia per uscire. Poi però qualcosa lo fermò,
qualcosa che faceva parte del suo spirito da agente dell’F.B.I.
Challagher non sarebbe
sicuramente uscito da quel locale finché Irina non avesse finito con la Lince.
E comunque se avesse deciso di spostarsi, lo avrebbe seguito tranquillamente.
Aveva tutto il tempo di arrestarlo…
Aspettare e
indugiare non erano parole che facevano parte del vocabolario di un agente, ma
lui sentiva che prendere lo Scorpione subito non era una buona idea. Primo,
perché se mai fosse riuscito a scappare, per la missione di Irina sarebbe stata
la fine; secondo, perché se mai l’incontro con la Lince non fosse andato come
doveva andare, arrestare Challagher
sarebbe stato controproducente. La notizia si sarebbe diffusa in fretta, e la
copertura sarebbe saltata.
Prese la
ricetrasmittente e la sintonizzò sul canale di Dimitri.
<< Ho Challagher sotto tiro >> sussurrò, << Quando avete preso la Lince, entro in azione io >>.
Ore 17.00 –
Mosca, Piazza Centrale
Come pianificato,
Irina raggiunse rapidamente l’ingresso del bar, la Punto parcheggiata a pochi
metri, sentendosi stranamente osservata. Sapeva di avere gli occhi addosso di
molti agenti dell’F.B.I., qualcuno nascosto anche tra
i clienti già seduti nel bar, e aveva visto l’Audi R8 di Dimitri passarle alle
spalle poco prima. Nonostante tutto, però, era tesa come una corda, e sperava
che le cose andassero bene: non avrebbe retto altre due settimane come quelle.
Mise piede nel bar
e scelse un tavolino vicino alla vetrata, in modo da vedere la strada. Si
sedette, e dopo qualche minuto un cameriere dall’aria gentile la raggiunse,
chiedendogli cosa gradiva. Ordinò un caffè, specificando che stava aspettando
una persona, e a quel punto il ragazzo annuì, come se avesse capito cosa
intendeva. Forse sapeva del suo incontro…
Il caffè le venne portato subito dopo, e Irina lo ingurgitò tutto d’un
colpo, iniziando la sua attesa.
Se la Lince era un
tipo puntuale, nel giro di qualche minuto avrebbe dovuto essere lì. Si mise a
guardare le auto che passavano oltre il vetro, chiedendosi chi si stesse
occupando di Challagher… Esisteva qualcuno di
abbastanza bravo da incastrarlo, oltre Xander? Magari
Dimitri, se non fosse stato occupato con lei…
Le venne subito in mente che quella doveva essere la volta
buona anche per il russo di incontrare la Lince, dopo anni di caccia. Sperava
che non facesse stupidaggini, visto che conosceva il
suo passato…
A quel punto però
si accorse che ormai era trascorso più di un quarto d’ora, e della Lince non
sembrava esserci ombra.
“Sarà solo in ritardo… Immagino che mi farà aspettare
molto… Sarà una questione di immagine…”.
Incrociò le
braccia, sospirando. L’attesa non la aiutava, perché ogni minuto che passava
aumentava il suo nervosismo. C’erano tante cose che potevano andare storte, e
lei voleva chiudere quella faccenda il prima
possibile…
Per passare il
tempo si mise a guardare i clienti del bar, cercando di capire chi di loro fosse
un’agente dell’F.B.I.: non sapeva nemmeno quanti
fossero. Per limitare i rischi di essere beccata, aveva semplicemente
comunicato l’ora e il giorno dell’incontro: non aveva saputo altro, né da
Dimitri ne da McDonall,
esattamente come aveva chiesto. Quante forze ci fossero in campo e quale fosse
esattamente il piano degli agenti non lo sapeva, ma
intuiva che doveva essere molto più controllata di quanto sembrasse.
Non riuscì a
distinguere nessuno, ma con la coda dell’occhio vide la R8 color titanio passare
davanti alla vetrina, Dimitri con lo sguardo fisso davanti a sé, chiaramente in
giro di ricognizione. Anche lui trovava quell’attesa strana, se passava lì
davanti per controllare…
Passò mezz’ora, poi
tre quarti d’ora… Passò anche il tempo nel quale Irina bevve il succo di frutta
gelato che aveva ordinato per cercare di calmarsi, ma della Lince non si vide
nemmeno la coda. Guardò l’orologio e vide Dimitri passare davanti alla vetrina
per la seconda volta.
Un’ora. Era passata
un’ora e non si era visto nessuno.
Ad un certo punto,
sentì il cellulare squillare, così inaspettatamente da farla sussultare. Lo
tirò fuori di scatto, guardando il display illuminato sulla scritta “Nuovo
messaggio”.
“L’appuntamento salta. Oggi ci sono troppi sbirri nei
dintorni. Fisseremo un altro giorno. A presto Fenice”.
<< Cazzo…
>> sussurrò Irina, digrignando i denti.
Alzò lo sguardo
sulla strada, e in un attimo il pensiero che la Lince avesse capito le passò
nella testa alla velocità della luce: nessuno l’aveva incastrata per anni, e
ora arrivava lei pensando che le cose fossero così facili? Doveva aver intuito
qualcosa…
Eppure non le
sembrava di aver commesso errori… Non si era esposta, aveva fatto attenzione a
ciò che diceva, aveva limitato allo stretto necessario i contatti con l’F.B.I…. E se la Lince non
l’avesse mai voluta incontrare perché sapeva che era dell’F.B.I., per quale
motivo fissare un incontro?
Rimase a fissare il
bancone del bar senza vederlo, pensando velocemente se davvero poteva essere
stata scoperta…
“Dove potrei aver sbagliato? Forse però non sono io ad
aver commesso errori… Magari ha una talpa come è
successo con William…”.
Era plausibile, e
spiegava anche gli anni passati senza avere problemi con la polizia… Ma anche lì,
perché darle corda allora?
“Potrebbe essere una prova, allora… Magari è nei
dintorni e aspetta di vedere se incontrerò la polizia. A quel punto avrebbe la
conferma che sono dell’F.B.I.”.
Qualcosa le disse
che aveva ragione. La Lince era furba, furba da
abbastanza da mettere in atto un piano del genere per tutelarsi: magari non
sapeva nemmeno che c’era la polizia in giro, ma gli serviva per mettere alla
prova lei e incastrarla.
In un attimo le
venne in mente che se era davvero così, allora doveva continuare con la sua
messa in scena, e meglio di prima. Si stampò in faccia un’espressione
tranquilla e prese il telefono, cercando rapidamente il numero di William,
facendo attenzione che qualcuno dei camerieri la vedesse per bene.
<< Finito
bambolina? >> domandò William dall’altra parte.
<< No, in
realtà non abbiamo nemmeno cominciato >> rispose Irina, mentre si
avvicinava alla casse per pagare, gettando un’occhiata
al cameriere, << Non è venuta. Sembra che ci sia troppo movimento, da
queste parti. Ma ne parliamo a casa, William. Ci
vediamo lì? >>.
Sorrise porgendo le
banconote alla cassiera, ed ebbe la certezza che in qualche modo il personale
del locale fosse in contatto con la Lince, o che almeno sapesse che doveva
incontrare qualcuno di importante. Nel frattempo
William aveva gettato un’imprecazione.
<< Ok, anche
se la cosa non mi piace >> disse, << Ti vengo
incontro. Anzi, aspettami lì >>.
Non era quello che
voleva, ma non poteva replicare per non destare sospetti.
<< Va bene
>>.
Chiuse la telefonata
e uscì dal locale, mentre a capo chino si avviava velocemente verso la Punto.
Ora poteva far sapere agli altri che l’incontro non era andato a buon fine,
prima che William arrivasse.
Forse avrebbe
dovuto avvisare direttamente McDonall, ma sapeva che
la persona sul campo in quel momento di cui si fidava maggiormente era Dimitri,
e l’istinto la costrinse a telefonare a lui. Avrebbe dovuto dargli meno
spiegazioni perché conosceva la situazione, e avrebbe fatto più in fretta.
<< Che
succede? >> fu la sola domanda del russo, neutra, come se avesse già
capito che le cose non erano andate come dovevano.
<< Ho poco
tempo, Dimitri >> disse Irina, guardandosi intorno per vedere se qualcuno
la seguiva, << La Lince non è venuta: sa che c’è
la polizia in giro. Ma sono convinta che non sappia sono dell’F.B.I.,
quindi semplicemente slitta tutto. Penso sia una prova… >>.
<< Non mi
stupisce la cosa >> borbottò Dimitri, << Che cosa vuoi che faccia?
>>.
<< Niente.
Devo continuare esattamente come prima la mia farsa… >>.
<< Questo
vuol dire che Challagher deve rimanere libero?
>> domandò il russo.
Irina sentì gelare
il sangue nelle vene, al ricordo di William: in quel momento qualcuno era stato
incaricato di arrestarlo!
<< Cavolo!
Sì, non lo devono prendere! Fermali! >> disse, mordendosi poi la lingua
per aver parlato a voce troppo alta. Si gettò un’altra occhiata intorno, ma
nessuno sembrava averla notata.
Dimitri sembrò fare
una smorfia, al di là della linea.
<< Ci
proverò… Ma credo che per chi gli sta dietro non sia
una bella notizia…>>.
Ore 18.05 –
Mosca
Ormai Xander iniziava a innervosirsi, seduto dentro l’abitacolo
della Ferrari, gli occhi puntati sulla porta del bar dove Challagher
si era rifugiato e dal quale non era ancora uscito. Aveva le gambe indolenzite,
e le tracce del cd erano finite. Sapeva che la cattura della Lince avrebbe
richiesto tempo, ma non poteva fare a meno di essere impaziente di sbattere
nuovamente lo Scorpione dietro le sbarre…
Guardò per
l’ennesima volta l’orologio, in attesa della telefonata di Dimitri o di McDonall, che continuava a non arrivare. Forse il colloquio
con la Lince stava durando più del previsto…
Poi con la coda
dell’occhio vide la porta del bar aprirsi, e Challagher
sbucare fuori diretto alla macchina a passo deciso, come se fosse nervoso.
Senza nemmeno pensare, Xander accese il motore
della Ferrari. Incollò gli occhi addosso allo Scorpione, infilò la prima e fece
per partire, quando si ricordò che non sapeva ancora se la Lince era stata
presa o no.
“Dove sta andando?”.
Challagher non poteva sapere
che alla Lince era stata tesa una trappola: l’unica che lo sapeva era Irina, e
lei non lo avrebbe mai avvertito. Perché muoversi prima di sapere che c’era la
polizia in giro?
Qualcosa non doveva
essere andato per il verso giusto. Oppure Challagher
stava cercando semplicemente di prendere parte all’incontro nonostante non
fosse stato invitato… Mettendo in pericolo il piano.
Qualsiasi cosa
fosse successa, doveva fermarlo. Il tempo dell’attesa era finito.
Prese la
ricetrasmittente.
<< Volante
uno e due, convergete su di me >> disse, uscendo dal parcheggio, <<
Prendiamo Challagher >>.
William si lasciò
cullare per un momento dal suono del motore della Bugatti, cercando di vedere
le cose positive della situazione, ma non ne trovò. La Lince non si era fatta
viva, e ciò significava attendere ancora prima di poter ricominciare a pensare
di tornare a Los Angeles.
Sbuffò, scocciato,
e fece per uscire dal parcheggio, quando qualcosa attirò la sua attenzione: in
lontananza, si avvicinava una volante della polizia, a sirene spente ma decisamente troppo velocemente per i suoi gusti. Rimase a guardare dove andasse, quando un’altra auto sbucò nello
specchietto retrovisore, rapida…
Ci mise un secondo
a fare due più due: quelle macchine venivano verso di
lui, perché molto probabilmente sapevano chi c’era a bordo della Bugatti nera…
Beccato.
Affondò il piede
sul pedale dell’acceleratore, facendo schizzare avanti la Veyron,
a muso dritto contro la prima volante, che la scansò per un pelo. Accese la
sirena e si gettò al suo inseguimento, facendo inversione con uno stridore di
gomme assordante…
<< Figli di
puttana… Come diavolo facevano a sapere che… >>
ringhiò, sentendo l’adrenalina dell’inseguimento iniziare a scorrergli nelle
vene, come ai vecchi tempi…
Non era un
problema, poteva seminarli in fretta. Non conosceva bene la città, ma sapeva
che le sue qualità di pilota lo avrebbero aiutato. Un paio di sbirri non erano abbastanza per farlo tornare in carcere, non quando
aveva ancora un sacco di cose da fare…
Poi, qualcosa
dentro la sua testa suonò come un campanello d’allarme… Irina sapeva?
Irina centrava
qualcosa?
Svoltò a destra,
vedendo i lampeggianti delle auto brillare dello specchietto, i clacson delle
macchine della gente che gli rompevano i timpani mentre tagliava la strada a un
furgone…
Non poteva pensarci
adesso, ma sentì la rabbia del tradimento montargli addosso; se Irina lo aveva
tradito di nuovo, questa volta non ci sarebbe stata pietà per nessuno…
Poi, un rombo
potente gli arrivò alle orecchie, un rombo che non poteva non riconoscere.
L’ultimo che aveva sentito prima di entrare in carcere; l’ultimo che aveva
sentito prima di assaporare la vera sconfitta…
Una Ferrari.
Rossa, bassa e
veloce, una Ferrari 599 gli tagliò la strada, costringendolo a deviare, le
gomme che pattinavano sull’asfalto… La vide fare inversione con un testacoda,
per poi accelerare e iniziare a inseguirlo…
Vide tutta la scena
come se avessero tolto l’audio… L’auto si mosse al rallentatore, mentre puntava
dritto verso di lui…
Per un attimo,
sperò che si trattasse di un’altra gara, ma qualcosa gli disse che quella
Ferrari apparteneva a uno sbirro, e che la sua intenzione era catturarlo…
E lui conosceva un
solo sbirro sulla faccia della terra che avrebbe usato una Ferrari rossa per
catturarlo.
Went.
Xander evitò una vecchia
utilitaria parcheggiata in doppia fila, senza staccare gli occhi dalla Bugatti.
Lo avrebbe preso, a qualsiasi costo. Non lo avrebbe lasciato libero di andare
in giro, non lo avrebbe lasciato libero di tornare da Irina…
Sentiva le sirene delle volanti dietro di lui, e non gli importò che stessero
rimanendo indietro… Quella era una questione tra lui e Challagher,
non ci sarebbero state intrusioni di sorta…
Girò a destra,
seguendo la Bugatti, senza riuscire a prendere terreno: quell’auto era
maledettamente veloce, anche per la 599. Ma non
avrebbe mollato… Gli bastava non uscire dalla città…
Il cellulare
squillò all’improvviso, e per un attimo gli passò per la testa di non
rispondere. Ma il rumore che faceva sembrava voler
dire che era urgente, così lo afferrò al volo, gli occhi che non si staccavano
dalla Veyron…
<< Che c’è?! >>.
<< Slitta
tutto >> disse la voce secca e distaccata di Dimitri dall’altra parte
della linea, << La Lince non si è fatta vedere… Challagher deve rimanere libero >>.
Xander spalancò gli
occhi, mettendoci qualche secondo in più per registrare le parole, ma non
accennò a rallentare. Sentì le ruote sgommare mentre inseguiva la Bugatti
attraverso una rotonda, i clacson assordanti delle auto civili, i lampeggianti delle volanti sempre più lontani…
<< Che cazzo
vuol dire slitta tutto?! >> gridò, << Io
sono dietro a Challagher! Non posso lasciarlo andare!
>>.
Dimitri rimase per
un momento in silenzio.
<< Dannazione
a te e alla tua mania di protagonismo, Went >>
ringhiò Dimitri, << Avevi detto che avresti
aspettato il mio segnale… Ti ha riconosciuto? >>.
Xander strinse il volante
con la mano, sperando di riuscire a tenere l’auto.
<< Non lo so,
ma sta di fatto che non posso lasciarlo andare! >>.
<< Senti Went, se avessi aspettato non ci
sarebbero stati problemi >> ribatté Dimitri, << Ma Irina è stata
chiara: vuole che Challagher rimanga libero >>.
Xander sentì il piede
sull’acceleratore farsi impercettibilmente più leggero: Irina… Stava bene, non
le era successo niente. L’ordine partiva da lei…
<< Challagher avrà mangiato la foglia… >> iniziò a dire.
<< Went, lascia andare Challagher
>> ribatté Dimitri, << Irina vuole così >>.
Qualcosa
fece a pugni nello stomaco di Xander: lo Scorpione ancora
libero, la missione ancora in corso… Non poteva mollare tutto così, a un passo
dalla fine: era lì per Challagher, no? Se non ci fosse
stato lui di nuovo in giro, in quel momento sarebbe già stato a casa da un bel
po’, a fare i conti con sé stesso…
Fissò il posteriore
della Bugatti, il cervello che lavorava…
“Fidati di Irina… Fidati di
Irina…”.
“La sua copertura potrebbe saltare, Challagher
potrebbe decidere di ucciderla…”
“Fidati di lei”.
Poi, secco, affondò
il piede sul freno, e la Ferrari inchiodò con un rumore assordante, scatenando
l’ira degli altri automobilisti. Con un guizzo nero, la Bugatti svoltò a
sinistra e sparì tra i palazzi, il rumore del motore che svaniva velocemente,
sempre più irraggiungibile, in fuga…
Xander rimase a guardare
davanti a sé, ignorando i clacson che suonavano impazzitti, e strinse il volante con forza.
<< Ti ho ascoltato, Irina. Spero solo di aver fatto la cosa giusta
>>.
Ore 18.05 –
Mosca, Piazza Centrale
Irina aspettava William
in piedi vicino alla Punto, gli occhi che scrutavano la strada, preoccupata.
Non sapeva come l’avrebbe presa lo Scorpione, ne se
potesse aver intuito qualcosa, ma doveva rischiare per forza: la missione
doveva andare avanti in ogni caso, anche se fino a poco prima aveva creduto di
poter finalmente tornare a casa…
Il rombo di un
motore le arrivò alle orecchie, e la Veyron nera di
William si fermò a pochi metri da lei, bloccandole la strada. Irina portò
istintivamente la mano alla cintura, ma riuscì a trattenersi dall’afferrare la
pistola.
Lo Scorpione scese
dall’auto, e lei capì subito che qualcosa non andava: il suo volto era una
maschera di rabbia, gli occhi verdi ridotti a fessure. Puntò dritto verso di
lei, che fece istintivamente un passo indietro.
<< Che cazzo
succede? >> ringhiò William, << Sono stato intercettato dalla
polizia, e mi hanno inseguito. Come facevano a sapere che ero io? >>.
Per un attimo,
Irina credette che lo Scorpione la prendesse per la
gola e la sbattesse sulla macchina, in preda a un attacco d’ira.
<< Aspetta,
Will >> gridò, mettendo le mani avanti, << Non so
cosa sia successo! La Lince non è venuta perché sapeva che c’era della polizia
in giro, l’incontro è solo rimandato! Non… >>.
Lo Scorpione puntò
un dito contro di lei.
<< Tu lo
sapevi! >> gridò, << Tu lo sapevi! Non mentirmi, altrimenti…
>>.
Irina si rese conto
che ormai William doveva aver intuito qualcosa, ma il suo cuore si rifiutava di
credere che la missione potesse finire in quel modo… Forse poteva
ancora salvarla…
Improvvisamente,
sentì il rumore di un motore di auto da corsa provenire dall’angolo della
strada… Una Impreza nera
sbucò a tutta velocità da dietro i palazzi, puntando verso di loro…
Irina vide brillare
la canna di una pistola dal finestrino, mentre William faceva per girarsi…
Qualcosa scattò nella sua testa così veloce che non seppe nemmeno lei come fece
a muoversi…
<< Giù!
>>.
Afferrò William per
le spalle e lo costrinse a buttarsi per terra, spingendolo violentemente mentre
il proiettile fischiava sopra di loro conficcandosi nella vetrina vicina. La
gente iniziò a gridare, mentre un altro colpo di pistola esplodeva nell’aria,
William che imprecava…
<< Via, via!
>> gridò, rientrando in macchina.
Irina si buttò sul
sedile della Punto, mentre vedeva William tirare fuori la pistola e rispondere
al fuoco…
La faccia di
Vladimir fece capolino dalla Impreza,
mentre una Cadillac CTS gialla arrivava a tutta velocità, sempre verso di loro…
Era un agguato in piena
regola, e Irina non si stupì che Vladimir ne fosse l’autore. Non sapeva se
l’obiettivo fosse lei o William, ma qualcosa che diceva che il fatto che il
russo fosse lì era collegato al suo incontro con la Lince…
<<
Andiamocene! >> gridò William, il motore della Veyron
che quasi copriva la sua voce, gli occhi infuocati puntanti verso di lei,
<< A casa! E guai se non ti vedo arrivare! >>.
Irina accese il
motore della Punto, le pallottole che fischiavano a pochi metri di distanza da
lei, e affondò il piede sull’acceleratore, sgommando via verso la periferia
della città…
Che diavolo ci
faceva Vladimir lì? Come faceva a sapere che lei si trovasse lì proprio a
quell’ora e in quel giorno?
C’erano una serie di cose che non tornavano, ma in quel
momento non poteva mettersi a pensare lucidamente: vedeva i fari della Impreza nera illuminare i suoi specchietti, senza perdere
mai terreno…
Vladimir voleva
lei, e la voleva morta, chiaramente. Non vedeva
l’altra auto, ma qualcosa le diceva che, anche se stava seguendo William,
l’obiettivo finale di quell’agguato era lei… Era arrivata troppo in alto per i
gusti di Buinov.
“Non mi farò ammazzare da te, Vladimir. Non sai di cosa
è capace una come me quando si mette in testa una
cosa…”.
Non voleva sparare se
poteva evitarlo, quindi prima avrebbe cercato di seminarlo… Poteva farcela,
visto che la città era grande, e iniziava ormai a conoscerla abbastanza bene…
Svoltò a sinistra,
sentendo il clacson di un’auto strombazzarle dietro, imboccando una larga strada
centrale che portava a una sopraelevata… Percorse la salita, la Subaru nera che
non si staccava da lei…
Sentì il rumore di
uno sparo che riverberava nell’aria, la mano di Vladimir che si ritirava rapida
dal finestrino dell’auto…
Afferrò la pistola,
sapendo di non poter sparare alla cieca dietro di lei…
Poi vide comparire
un’altra auto alle sue spalle, e per un attimo le si fermò
il cuore, credendo che si trattasse di un altro inseguitore… Era scura, forse
la Veyron di William?
Ma non poteva
sbagliarsi, quella era la R8 nera di Dimitri, i cui fari a led brillavano come
occhi rassicuranti in mezzo a quel casino… Non capì come l’avesse raggiunta, ma
si sentì pervadere dalla felicità nel sapere che non era sola…
L’Audi speronò con
un colpo secco la Impreza,
lasciando Irina libera di scappare. Mentre si allontanava
velocemente sentì lo stridore delle carrozzerie che si deformavano nello
scontro, i pezzi di vetro cadere sul terreno, i rumori delle frenate…
Mise il piede sul
freno, rallentando: non poteva scappare e lasciare Dimitri da solo con il suo più acerrimo nemico, non quando lui si stava facendo in
quattro per aiutarla…
Ma fu solo una
questione di attimi: la Impreza
inchiodò di colpo e prese l’uscita della sopraelevata, fuggendo rapidamente nel
centro della città. L’Audi proseguì dritta, uno specchietto mancante e la
fiancata deformata, affiancandosi a lei…
Con la sua solita
aria gelida, Dimitri le fece cenno di dividersi, e così fecero.
Irina prese l’uscita seguente, ritornando nelle strade di Mosca, e il Mastino
continuò dritto, forse verso casa sua.
Il cellulare di
Irina squillò subito dopo che lei ebbe imboccato la via verso l’appartamento di
William: era Dimitri.
<< Siamo
nella merda, Irina >> ringhiò chiaramente Dimitri, senza preamboli,
<< Abbiamo lasciato andare Challagher, ma solo
un’idiota non si accorgerebbe che c’è qualcosa di strano sotto… Puoi sperare
che l’agguato di Vladimir faccia pensare a William che la Lince non sia venuta
perché sapeva che c’era lui nei dintorni >>.
<< Non lo so
cosa pensa William in questo momento, ma sono pronta a continuare a recitare la
mia parte >> ribatté Irina, << Vado avanti e non ho paura di
continuare a mentire. William questa volta mi crederà >>.
<< Lo spero,
Irina >> disse Dimitri, << Ti stai mettendo nella situazione più
incasinata che io abbia mai visto… >>.
<< Lo so…
>> mormorò lei, << Ma qualcuno lo deve fare, e quella sono io.
Grazie, per prima… Fai attenzione mentre torni a casa >>.
Ci fu un momento di
silenzio, poi sentì Dimitri borbottare qualcosa a voce bassa, quasi parlasse
con se stesso: << Ti odio quando fai così… Impara a fare
l’egoista, saresti più interessante >>. Poi mise giù, lasciando Irina con
l’amaro in bocca e il telefono a mezz’aria.
Gettò il cellulare
sul sedile, dirigendosi verso casa.
William era
furioso, lo sapeva ed era pronta ad affrontarlo. Doveva ammettere che aveva
paura, perché non sapeva cosa gli passava per la testa in quel momento, e che
cosa sarebbe stato in grado di farle… Però doveva per forza tornare, altrimenti
non poteva portare a termine la missione. E poi, ormai conosceva quel potere
che aveva su di lui, un potere che andava oltre ogni logica e oltre ogni
comprensione.
Lasciò la Punto
parcheggiata per strada, e prese l’ascensore. Una volta davanti alla porta,
trasse un respiro profondo ed entrò, sapendo che lo Scorpione era già dentro.
Aveva visto le luci accese.
<< Quindi sei tornata >>.
William era seduto
sul divano, la pistola in mano, la schiena appoggiata allo schienale, gli occhi
verdi che la fissavano e il mento in alto, nella posizione di chi è in
vantaggio e non ha paura di nulla. Irina sentì il cuore accelerare, ma cercò di
chiudere la porta con calma, sapendo di sbarrare la sua ultima via di fuga…
<< Perché non
sarei dovuta tornare? >> domandò a bassa voce, senza essere scontrosa,
con il tono neutro di chi non capisce.
William fece una
smorfia che a Irina ricordò tanto quella che vedeva campeggiare sul suo volto
quando lui sapeva benissimo che lo tradiva, quando lei lo odiava e lui odiava lei.
<< Perché la
Lince non si è presentata? >> chiese secco.
Irina fece un passo
avanti, il cuore che batteva all’impazzata, ma il tono controllato.
<< Non lo so
>> rispose, << Forse sapeva dell’agguato
di Vladimir… Non lo so. Ha solo detto che c’era troppo movimento per i suoi
gusti, e che tutto veniva rimandato… >>.
William ridacchiò.
<< Allora
cosa ci faceva la polizia dalle mie parti? >> domandò, quasi ringhiando.
Irina assunse un’espressione
sorpresa, di chi cade dalle nuvole.
<< Polizia?
Che stai dicendo? >>.
William si alzò, e
lei fece istintivamente un passo indietro. Vide brillare la rabbia pura nei
suoi occhi, una rabbia che non vedeva da tempo, e per
un istante desiderò di avere la pistola a portata di mano…
<< Non
prendermi in giro, Irina, perché non mi piace >> ribatté lui, la voce che
quasi tremava, << Non prendermi in giro, altrimenti è l’ultima cosa che
fai… Che diavolo ci faceva qui Went?
>>.
Questa volta Irina
cadde davvero dalle nuvole, perché si sarebbe aspettata di tutto ma non che
William tirasse in ballo Xander… Né che Xander fosse ancora a Mosca.
Rimase immobile,
guardando William mezza imbambolata, chiedendosi
esattamente la stessa cosa che si chiedeva lui: cosa ci faceva lì Xander?
Perché la sua
presenza lì rimetteva in gioco un sacco di cose… Rimetteva sul tavolo delle
vecchie carte, le carte dei sentimenti, e lei non
poteva non saperlo…
<< Non lo so…
>> biascicò, << Non lo so… Io… Dove… Come
fai a sapere che era lui? >>.
A quel punto
William sembrò andare su tutte le furie. Si avvicinò e le tirò uno schiaffo
dritto in faccia, forte, così forte da farle sentire un dolore lancinante anche
al cuore, un dolore che si risvegliò improvviso dentro
di lei…
Tornava indietro, tornava a quei giorni, tornava alla paura.
Perché tanto
William l’aveva quasi ammaliata di nuovo, ma lui era sempre lo stesso.
Era sempre per
prima cosa lo Scorpione, e non lo poteva dimenticare.
Era sempre lui,
quello che l’aveva fatta soffrire come nessun’altro,
che non sarebbe mai cambiato.
Perché aveva
creduto che potesse cambiare?
Come trapassata da
una scossa, Irina si scostò e scappò verso la camera da letto,
chiudendo rapidamente la porta a chiave, appoggiandosi al muro, il fiato corto
e le lacrime che scendevano lungo le guance.
Perché Xander era di nuovo lì, e William era tornato lo stesso.
Niente era cambiato da due anni prima. Alla fine era di nuovo al punto di
partenza, con ancora meno certezze e più paure. Prigioniera dello Scorpione,
innamorata di Xander, e sola.
Xander non l’avrebbe
salvata, questa volta, e lo Scorpione non l’avrebbe perdonata. Era riuscita a
uscirne, una volta, e non poteva sperare che il miracolo si ripetesse.
Singhiozzò un paio
di volte, ma cercò di ricacciare indietro quelle lacrime amare che volevano
scendere dai suoi occhi. Amava ancora Xander, lo
sapeva, ma sapeva anche se non aveva rispettato la sua
richiesta, che in qualche modo non si era fidato di lei, di nuovo. Come poteva
fingere di amare William, quando Xander era a pochi
metri da lei?
Come poteva
riuscire ad andare avanti in quella farsa, quando l’unica cosa che voleva ora
era solo tornare a casa?
“Invece ci devo riuscire. Altrimenti non posso sperare
di tornare a casa… Se Xander è qui, devo fare come se
non lo fosse. Dimitri forse lo sapeva già da tempo, ed
è per questo che non me lo ha detto… Xander non deve
interferire con quello che sto facendo. I sentimenti non devono
interferire con il mio lavoro”.
Quella era la sua
consapevolezza, mentre fissava senza vederlo il letto dove aveva consumato
quelle notti con William. E sapeva anche che era doveva trovare la forza di
andare avanti, da qualche parte.
Ma dove?
William rimase
immobile dov’era, in mezzo a quel soggiorno che improvvisamente sembrava troppo
grande e troppo vuoto, la rabbia che ribolliva dentro di lui come non faceva
ormai da tempo. Forse come non aveva mai fatto.
Il fiato corto, gli
occhi gli caddero sulla sua mano, sulla mano che aveva
appena preso Irina a schiaffi, che l’aveva appena toccata con violenza e ira. E
qualcosa dentro di lui ebbe un sussulto, come se si fosse svegliato di colpo.
Went era lì, e Irina
non poteva non saperlo. La polizia aveva cercato di catturarlo, e lei non
poteva non esserne al corrente.
Irina l’aveva
tradito di nuovo.
Eppure, la sua
espressione sorpresa, vera, reale, che le si era
dipinta sul volto quando le aveva sbattuto in faccia che Went
era lì non riusciva a cancellarsi dalla sua mente… E lo aveva visto, il dolore
che era tornato negli occhi di Irina nel momento in cui l’aveva colpita, un
dolore che aveva già visto in passato e che pensava di non rivedere mai più.
Non poteva non
credere alla sua sorpresa: Irina non sapeva mentire, non in quel modo…
Altrimenti, perché tornare da lui? Perché correre quel rischio, sapendo che la
sua reazione sarebbe stata terribile?
Ma soprattutto, perché
salvargli la vita, come aveva fatto poco prima?
Ammetterlo era difficile, ma Irina lo aveva davvero salvato. E lo aveva
fatto mettendo comunque a rischio la sua, di vita.
“Che diavolo sto facendo?”.
Era impazzito. Era
impazzito, perché sapere che Irina avesse finto fino a quel momento era
impossibile. Irina non aveva finto, perché lui non aveva finto.
Lui ci aveva creduto, e ci credeva ancora…
Forse quello sulla
Ferrari poteva anche non essere Went, non era ne era
sicuro. Solo lui poteva inseguirlo con una 599, ma non lo aveva visto in
faccia. E poi, anche se fosse stato lui, che cosa centrava Irina? Perché tornare
da lui, se sapeva?
Doveva sapere… Doveva capire se gli stava mentendo oppure no. E per farlo,
doveva parlare con lei.
Raggiunse la porta
della camera e disse, secco: << Apri >>.
Non ci fu risposta
dall’altra parte: solo un grande e pesante silenzio.
<< Apri la
porta >>.
Di fronte a quel
silenzio, di fronte a quel battente chiuso, e con il
cuore che era tornato a battere normalmente, William capì.
E solo allora si
rese conto dell’errore che aveva commesso, dell’errore
che non avrebbe mai dovuto rifare e nel quale invece era caduto di nuovo…
Irina era tornata
per lui.
Irina era tornata
da lui.
Irina era tornata
con lui.
Ma non era per quello
che doveva darle un’altra possibilità, la possibilità di spiegarsi.
Si erano odiati. Si
erano odiati nel passato perché ognuno dei due non voleva essere vittima
dell’altro. Si erano odiati perché avevano avuto davanti l’unica
persona al mondo che poteva farli vacillare. Si erano odiati perché in fondo si
erano amati, e ancora oggi continuavano ad amarsi.
E lui, lui con lei
aveva perso ogni briciola di orgoglio che aveva. L’aveva resa schiava, l’aveva
imprigionata nel suo mondo, l’aveva umiliata. E l’aveva violata. Non una, ma molte volte. Aveva alzato le mani su di lei, credendo
di essere più forte, di non aver paura di una ragazzina…
Eppure Irina era
tornata, e con il suo ritorno gli aveva fatto capire un sacco di cose.
Senza di lei non ci
sarebbe stato nessuno Scorpione, mai più. Senza di
lei, non ci sarebbe stato nessun William Challagher.
<< Irina,
apri la porta >> disse lentamente, appoggiando le mani sullo stipite.
<< Apri. Non ti farò niente, te lo prometto >>.
La porta rimase
chiusa, anche se sentì qualcosa muoversi dietro di essa. Si odiò per quello che
aveva appena fatto, per averla colpita, e avrebbe mantenuto la parola data.
Voleva solo parlare con lei, nient’altro.
Forse non gli credeva.
Chi l’avrebbe biasimata? Lui non era famoso per mantenere le promesse… E poi, il
dolore per quello che le aveva fatto doveva essersi risvegliato con violenza
dentro di lei, quando le aveva tirato quello schiaffo, come aveva
fatto tante altre volte. Perché doveva fidarsi di lui?
<< Ti prego, Irina, apri la porta. Ho perso la pazienza per un
attimo, ma ti credo. Lo so che mi odi, che non mi credi, ma non ti farò niente.
Per favore, esci >>.
Erano parole che
non erano mai uscite dalla sua bocca: parole di pentimento, di perdono, che
confermavano quanto ormai fosse cambiato, nei confronti di Irina. Per lei non
era più lo Scorpione, era solo William. Ma non gli
interessava diventare debole, non più.
Passò un attimo,
poi sentì la serratura girare e il battente aprirsi lentamente. Vide il volto
di Irina sbucare fuori, senza lacrime, senza espressione, ma gli occhi erano
rossi.
Qualcosa dentro
William si spezzò, di fronte a quella vista. Prese Irina per il mento, e per la
prima volta nella sua esistenza sentì il cuore accelerare per qualcosa che non
era l’adrenalina, era amore. Amore vero, amore che lui
non aveva mai provato.
Nonostante tutto,
anche se l’aveva spaventata, anche se le aveva fatto del male, anche se
continuava ad avere paura, Irina aveva riaperto quella porta, sapendo perfettamente
a chi andava incontro. Sapendo che c’era lui, che se solo avesse voluto,
avrebbe potuto ucciderla.
<< Scusami,
piccola >> sussurrò, << Non volevo
colpirti… Scusami. Vorrei… Vorrei che smettessi di
avere paura di me, bambolina. Sei l’unica persona di questo mondo che non
vorrei mai perdere… >>.
Non erano parole
che lo Scorpione avrebbe pronunciato; era William che parlava, e parlava senza
pensare, perché ciò che diceva non usciva dal suo
cervello, ma da qualche parte nel suo petto… Dal suo cuore?
<< Non sapevo
che Xander fosse qui… >> mormorò Irina, senza
guardarlo, << Non lo sapevo… Se lo avessi sospettato, te lo avrei detto…
>>.
William
le sorrise, sfiorando il suo mento con il dito, il suo respiro sulle labbra. E allora capì che
non gli importava, che credeva a Irina con tutto se stesso, che non gli stava
mentendo… Non poteva mentirgli: i suoi occhi lo
dicevano.
<< Va bene,
piccola, è tutto a posto >> disse, << Se era davvero Went, non mi ha preso. Ora che sappiamo che è qui, ci
guarderemo le spalle. Non è questo che mi preoccupa >>. La guardò dritta
negli occhi. << Dimmi solo una cosa: perché ti spaventa sapere che Went è qui? >>.
Irina deglutì, poi
soffiò a voce bassissima: << Ti prego, William, tienimelo lontano
>>.
A quel punto, un
sorriso enorme gli si dipinse sul volto, anche se tutto gli
fu più chiaro: Irina provava ancora qualcosa per Went,
ma l’odio che sentiva nei suoi confronti era più grande dell’amore che c’era
stato in passato.
<< Lo farò
con molto piacere, piccola. Con molto, molto piacere >>.
Spazio Autrice
Eccoci a un punto
cruciale della storia… Che ne dite? Troppe cose?
Ma ormai dobbiamo
arrivare alla fine: non mancano poi molti capitoli.
Bé, stasera sono di
poche parole. Spero che il cap vi sia piaciuto!
Rispondo a Dicembre89,
che mi chiede quanti anni ha Dimitri: in verità non l’ho
mai detto, giusto per mantenere ulteriormente il mistero intorno alla sua
figura. Però posso dire che ha all’incirca la stessa
età di Xander e William, anche se è più grande di
qualche mese.
Al prossimo cap!
Baci!
Traduzione:
*Eminem:
Non posso dirti
quello che realmente è
Posso solo dirti come ci si sente,
e adesso è come se avessi un coltello d'acciaio nella
mia trachea
Non riesco a respirare ma combatterò finchè posso
finchè tutto ciò che è sbagliato
sembra giusto, sarà come essere in volo
Molto più in alto dell'amore, ubriaco del mio odio
È come se io stessi inalando vernice
E più soffro più mi piace, soffoco
e proprio prima di annegare lei mi rianima
Lei mi odia maledettamente, e mi piace
Rihanna:
Te ne starai lì
a guardarmi bruciare
Beh va bene perché mi piace il modo in cui fa male
Te ne starai lì a sentirmi piangere
Beh va bene perché amo il modo in cui menti
Amo il modo in cui menti, amo il modo in cui menti