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Autore: Lhea    28/04/2011    3 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXXIX

Capitolo XXXIX

 

 

 

Eminem:

I can't tell you what it really is
I can only tell you what it feels like
And right now there's a steel knife
In my windpipe
I can't breathe
But I still fight
While I can fight
As long as the wrong feels right
It's like I'm in flight
High of a love
Drunk from the hate
It's like I'm huffing paint
And I love it the more that I suffer
I suffocate
And right before I’m about to drown
She resuscitates me
She fucking hates me
And I love it

Rihanna:

Just gonna stand there
And watch me burn
But that's alright
Because I like
The way it hurts
Just gonna stand there
And hear me cry
But that's alright
Because I love
The way you lie
I love the way you lie
I love the way you lie*

[ Love The Way You Lie – Eminem ft. Rihanna]



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.30 – Mosca, Appartamento di William

 

Irina si diede un’ultima occhiata nello specchio, facendo una smorfia per sciogliere la tensione, e infilò la pistola nella cintura, nascosta sotto il maglione blu oceano. Controllò di aver preso il cellulare, l’unico strumento che forse poteva davvero salvarla in caso di bisogno, e trasse un respiro profondo mentre tornava nell’ingresso: William, in piedi, la stava aspettando, più tranquillo di lei, anche se un po’ infastidito dal fatto che era stato escluso dall’incontro.

 

<< Possiamo andare >> disse lei, << Cerca di non farti vedere, se puoi. La Lince vuole incontrare solo me, e non possiamo correre il rischio che si infastidisca e decida di non farsi viva, se si accorge che sei nei dintorni… >>.

 

Lo Scorpione annuì, dando una controllata alla pistola, gli occhi che brillavano.

 

<< Tranquilla bambolina >> sussurrò, << Per quanto mi dia fastidio essere escluso, farò il bravo. Ma io mi fiderei poco: se hai bisogno di qualcosa, chiamami >>.

 

Le lanciò un’occhiata seria, e Irina trovò strana quella situazione: tutto era strano da quando William aveva iniziato a trattarla da persona e non da oggetto. Annuì e sorrise.

 

<< Ok, grazie >>.

 

Mentre scendevano di sotto, Irina ripassava il piano nella sua testa: incontrare la Lince, parlare un po’ con lei, e aspettare che l’F.B.I. facesse irruzione nel momento migliore, cioè ad accordo quasi concluso. Se avesse tentato di fuggire, era autorizzata a sparare sia per bloccare che per uccidere: cosa che difficilmente avrebbe fatto, ma che era in grado di fare. Nel frattempo, sapeva che qualcuno si sarebbe occupato di William.

 

Al pensiero, gettò un’occhiata allo Scorpione, chiedendosi cosa avrebbe pensato di lei quando avesse scoperto che in realtà aveva mentito, che lo aveva preso in giro un’altra volta. Il suo odio nei suoi confronti si sarebbe moltiplicato, fino a fargli desiderare di ucciderla di nuovo, questa volta per davvero…

 

Poi però si rese conto che William nella sua vita aveva sempre avuto bisogno di aiuto, aiuto che nessuno gli aveva mai dato. Forse all’inizio l’avrebbe odiata, ma magari poteva dargli una mano lei, ora che sapeva che non era sempre stato lo Scorpione, che ciò che era diventato non era altro che una conseguenza del suo essere solo.

 

William poteva cambiare, iniziava a crederci.

 

Scosse il capo, per cercare di non distrarsi ulteriormente, e in un gesto inconscio afferrò la mano dello Scorpione, sentendo la sua presa salda serrarsi intorno alle sue dita. Era un controsenso, cercare il contatto fisico con lui sentendosi così in colpa, ma scoprì di volerlo per davvero.

 

“Scusami per averti tradito. Scusami per averti preso in giro. Scusami per aver accettato la tua richiesta di fare finta di amarti… Non te lo meriti, nonostante tutto”.

 

William la guardò, gli occhi verdi confusi per un attimo, mentre stringeva la sua mano.

 

<< Tranquilla bambolina, ci sono io. Non ti succederà niente >> sussurrò.

 

Irina non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, e per fortuna in quel momento le porte dell’ascensore si aprirono e si diressero verso le macchine, in silenzio. Salì sulla Punto, il cuore colmo di tristezza, e guardò dallo specchietto retrovisore William mettere in moto la Bugatti.

 

“Mi odio. Mi odio e tu non puoi immaginare quanto”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.40 – Mosca

 

<< Sono partiti >> disse Xander nella ricetrasmittente che teneva incollata alla bocca, gli occhi che non si staccavano dalla Punto bianca e dalla Bugatti nera che sinuose uscirono una dopo l’altra dal parcheggio, imboccando la strada dirette verso il centro di Mosca, << Io seguo la Veyron. Agiamo solo quando io vi do il via, chiaro? Rimanete nei dintorni >>.

 

<< Ok, agente Went >> rispose il poliziotto dall’altra parte della linea.

 

Xander premette l’acceleratore della Ferrari lentamente, lasciando molto spazio tra lui e le due auto, per non rischiare di farsi vedere, e cambiò rapidamente la frequenza della trasmittente. Cercò di confondersi tra le altre auto, anche se sapeva di attirare l’attenzione con la 599 rossa: in caso di inseguimento, però, non avrebbe avuto problemi. Ed era sicuro che quella giornata non sarebbe terminata se non con una corsa in autostrada.

 

<< Sono partiti, dovrebbero arrivare fra poco >> disse.

 

<< Sono appena passati davanti a me >> ribatté Dimitri secco, dall’altra parte, << Sono ancora insieme… >>.

 

<< Appena Challagher si stacca, seguo lui >> mormorò Xander, << Sai cosa devi fare >>.

 

Dimitri sembrò fare una smorfia.

 

<< Anche tu, se per questo. In bocca al lupo, Went >>.

 

<< Crepi… In bocca al lupo anche a te >>.

 

La comunicazione venne chiusa, e Xander gettò la ricetrasmittente sul sedile. Vedeva la Bugatti nera a qualche centinaio di metri da lui, poi una R8 gli passò davanti, diretta in una delle vie laterali: Dimitri conosceva la zona e avrebbe incontrato Irina direttamente al Bar.

 

C’era veramente poco che poteva andare storto: il dispiegamento di forze che era stato messo in campo era senza precedenti. Se al suo seguito aveva solo due volanti della polizia, a seguire Irina c’erano una dozzina di auto in borghese, quattro pattuglie pronte a chiudere le strade, e un elicottero pronto a alzarsi in volo nel momento del bisogno. La Lince non poteva scappare.

 

Finalmente vide la Bugatti svoltare a destra, lasciando la Punto andare avanti e perdersi velocemente nel traffico. Xander seguì la Veyron, tenendosi sempre a distanza di sicurezza, per scoprire che William non sembrava avere una meta vera e propria. Girò in un paio di vie laterali, per poi fermarsi davanti a un piccolo cafè dall’aria anonima. Parcheggiò l’auto ed entrò.

 

Xander fermò la Ferrari a un centinaio di metri di distanza e rimase a guardare il locale.

 

Chiaramente Challagher non era stato ammesso all’incontro, ma voleva comunque trovarsi in zona, perché quel bar non distava molto dalla Piazza Centrale. Che lo facesse per tenere d’occhio Irina o la Lince era tutto da vedere.

 

Comunicò la sua posizione alle due pattuglie che lo seguivano, ordinandogli di avvicinarsi alla zona. Una decina di minuti dopo ebbe la conferma che i poliziotti avevano chiuso le vie di fuga, e che poteva quindi entrare in azione.

 

Strinse il volante, sentendo l’irrefrenabile voglia di fare irruzione nel locale e arrestare Challagher, anche se così, senza nemmeno un inseguimento, non c’era gusto. Ma conosceva lo Scorpione, e sapeva che metterlo al volante di un’auto significava dargli un vantaggio enorme: era bravo, molto bravo a guidare, e lui ricordava bene la loro unica gara. Lo aveva battuto, certo, ma non era detto che accadesse due volte… E soprattutto, quella volta aveva Irina da salvare.

 

“Allora ho anche imparato l’umiltà, da tutta questa storia… Chi l’avrebbe mai detto che avrei dubitato di me stesso?”.

 

Fece un mezzo sorriso, e mise la mano sulla maniglia per uscire. Poi però qualcosa lo fermò, qualcosa che faceva parte del suo spirito da agente dell’F.B.I.

 

Challagher non sarebbe sicuramente uscito da quel locale finché Irina non avesse finito con la Lince. E comunque se avesse deciso di spostarsi, lo avrebbe seguito tranquillamente. Aveva tutto il tempo di arrestarlo…

 

Aspettare e indugiare non erano parole che facevano parte del vocabolario di un agente, ma lui sentiva che prendere lo Scorpione subito non era una buona idea. Primo, perché se mai fosse riuscito a scappare, per la missione di Irina sarebbe stata la fine; secondo, perché se mai l’incontro con la Lince non fosse andato come doveva andare, arrestare Challagher sarebbe stato controproducente. La notizia si sarebbe diffusa in fretta, e la copertura sarebbe saltata.

 

Prese la ricetrasmittente e la sintonizzò sul canale di Dimitri.

 

<< Ho Challagher sotto tiro >> sussurrò, << Quando avete preso la Lince, entro in azione io >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 17.00 – Mosca, Piazza Centrale

 

Come pianificato, Irina raggiunse rapidamente l’ingresso del bar, la Punto parcheggiata a pochi metri, sentendosi stranamente osservata. Sapeva di avere gli occhi addosso di molti agenti dell’F.B.I., qualcuno nascosto anche tra i clienti già seduti nel bar, e aveva visto l’Audi R8 di Dimitri passarle alle spalle poco prima. Nonostante tutto, però, era tesa come una corda, e sperava che le cose andassero bene: non avrebbe retto altre due settimane come quelle.

 

Mise piede nel bar e scelse un tavolino vicino alla vetrata, in modo da vedere la strada. Si sedette, e dopo qualche minuto un cameriere dall’aria gentile la raggiunse, chiedendogli cosa gradiva. Ordinò un caffè, specificando che stava aspettando una persona, e a quel punto il ragazzo annuì, come se avesse capito cosa intendeva. Forse sapeva del suo incontro…

 

Il caffè le venne portato subito dopo, e Irina lo ingurgitò tutto d’un colpo, iniziando la sua attesa.

 

Se la Lince era un tipo puntuale, nel giro di qualche minuto avrebbe dovuto essere lì. Si mise a guardare le auto che passavano oltre il vetro, chiedendosi chi si stesse occupando di Challagher… Esisteva qualcuno di abbastanza bravo da incastrarlo, oltre Xander? Magari Dimitri, se non fosse stato occupato con lei…

 

Le venne subito in mente che quella doveva essere la volta buona anche per il russo di incontrare la Lince, dopo anni di caccia. Sperava che non facesse stupidaggini, visto che conosceva il suo passato…

 

A quel punto però si accorse che ormai era trascorso più di un quarto d’ora, e della Lince non sembrava esserci ombra.

 

“Sarà solo in ritardo… Immagino che mi farà aspettare molto… Sarà una questione di immagine…”.

 

Incrociò le braccia, sospirando. L’attesa non la aiutava, perché ogni minuto che passava aumentava il suo nervosismo. C’erano tante cose che potevano andare storte, e lei voleva chiudere quella faccenda il prima possibile…

 

Per passare il tempo si mise a guardare i clienti del bar, cercando di capire chi di loro fosse un’agente dell’F.B.I.: non sapeva nemmeno quanti fossero. Per limitare i rischi di essere beccata, aveva semplicemente comunicato l’ora e il giorno dell’incontro: non aveva saputo altro, né da Dimitri ne da McDonall, esattamente come aveva chiesto. Quante forze ci fossero in campo e quale fosse esattamente il piano degli agenti non lo sapeva, ma intuiva che doveva essere molto più controllata di quanto sembrasse.

 

Non riuscì a distinguere nessuno, ma con la coda dell’occhio vide la R8 color titanio passare davanti alla vetrina, Dimitri con lo sguardo fisso davanti a sé, chiaramente in giro di ricognizione. Anche lui trovava quell’attesa strana, se passava lì davanti per controllare…

 

Passò mezz’ora, poi tre quarti d’ora… Passò anche il tempo nel quale Irina bevve il succo di frutta gelato che aveva ordinato per cercare di calmarsi, ma della Lince non si vide nemmeno la coda. Guardò l’orologio e vide Dimitri passare davanti alla vetrina per la seconda volta.

 

Un’ora. Era passata un’ora e non si era visto nessuno.

 

Ad un certo punto, sentì il cellulare squillare, così inaspettatamente da farla sussultare. Lo tirò fuori di scatto, guardando il display illuminato sulla scritta “Nuovo messaggio”.

 

“L’appuntamento salta. Oggi ci sono troppi sbirri nei dintorni. Fisseremo un altro giorno. A presto Fenice”.

 

<< Cazzo… >> sussurrò Irina, digrignando i denti.

 

Alzò lo sguardo sulla strada, e in un attimo il pensiero che la Lince avesse capito le passò nella testa alla velocità della luce: nessuno l’aveva incastrata per anni, e ora arrivava lei pensando che le cose fossero così facili? Doveva aver intuito qualcosa…

 

Eppure non le sembrava di aver commesso errori… Non si era esposta, aveva fatto attenzione a ciò che diceva, aveva limitato allo stretto necessario i contatti con l’F.B.I…. E se la Lince non l’avesse mai voluta incontrare perché sapeva che era dell’F.B.I., per quale motivo fissare un incontro?

 

Rimase a fissare il bancone del bar senza vederlo, pensando velocemente se davvero poteva essere stata scoperta…

 

“Dove potrei aver sbagliato? Forse però non sono io ad aver commesso errori… Magari ha una talpa come è successo con William…”.

 

Era plausibile, e spiegava anche gli anni passati senza avere problemi con la polizia… Ma anche lì, perché darle corda allora?

 

“Potrebbe essere una prova, allora… Magari è nei dintorni e aspetta di vedere se incontrerò la polizia. A quel punto avrebbe la conferma che sono dell’F.B.I.”.

 

Qualcosa le disse che aveva ragione. La Lince era furba, furba da abbastanza da mettere in atto un piano del genere per tutelarsi: magari non sapeva nemmeno che c’era la polizia in giro, ma gli serviva per mettere alla prova lei e incastrarla.

 

In un attimo le venne in mente che se era davvero così, allora doveva continuare con la sua messa in scena, e meglio di prima. Si stampò in faccia un’espressione tranquilla e prese il telefono, cercando rapidamente il numero di William, facendo attenzione che qualcuno dei camerieri la vedesse per bene.

 

<< Finito bambolina? >> domandò William dall’altra parte.

 

<< No, in realtà non abbiamo nemmeno cominciato >> rispose Irina, mentre si avvicinava alla casse per pagare, gettando un’occhiata al cameriere, << Non è venuta. Sembra che ci sia troppo movimento, da queste parti. Ma ne parliamo a casa, William. Ci vediamo lì? >>.

 

Sorrise porgendo le banconote alla cassiera, ed ebbe la certezza che in qualche modo il personale del locale fosse in contatto con la Lince, o che almeno sapesse che doveva incontrare qualcuno di importante. Nel frattempo William aveva gettato un’imprecazione.

 

<< Ok, anche se la cosa non mi piace >> disse, << Ti vengo incontro. Anzi, aspettami lì >>.

 

Non era quello che voleva, ma non poteva replicare per non destare sospetti.

 

<< Va bene >>.

 

Chiuse la telefonata e uscì dal locale, mentre a capo chino si avviava velocemente verso la Punto. Ora poteva far sapere agli altri che l’incontro non era andato a buon fine, prima che William arrivasse.

 

Forse avrebbe dovuto avvisare direttamente McDonall, ma sapeva che la persona sul campo in quel momento di cui si fidava maggiormente era Dimitri, e l’istinto la costrinse a telefonare a lui. Avrebbe dovuto dargli meno spiegazioni perché conosceva la situazione, e avrebbe fatto più in fretta.

 

<< Che succede? >> fu la sola domanda del russo, neutra, come se avesse già capito che le cose non erano andate come dovevano.

 

<< Ho poco tempo, Dimitri >> disse Irina, guardandosi intorno per vedere se qualcuno la seguiva, << La Lince non è venuta: sa che c’è la polizia in giro. Ma sono convinta che non sappia sono dell’F.B.I., quindi semplicemente slitta tutto. Penso sia una prova… >>.

 

<< Non mi stupisce la cosa >> borbottò Dimitri, << Che cosa vuoi che faccia? >>.

 

<< Niente. Devo continuare esattamente come prima la mia farsa… >>.

 

<< Questo vuol dire che Challagher deve rimanere libero? >> domandò il russo.

 

Irina sentì gelare il sangue nelle vene, al ricordo di William: in quel momento qualcuno era stato incaricato di arrestarlo!

 

<< Cavolo! Sì, non lo devono prendere! Fermali! >> disse, mordendosi poi la lingua per aver parlato a voce troppo alta. Si gettò un’altra occhiata intorno, ma nessuno sembrava averla notata.

 

Dimitri sembrò fare una smorfia, al di là della linea.

 

<< Ci proverò… Ma credo che per chi gli sta dietro non sia una bella notizia…>>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 18.05 – Mosca

 

Ormai Xander iniziava a innervosirsi, seduto dentro l’abitacolo della Ferrari, gli occhi puntati sulla porta del bar dove Challagher si era rifugiato e dal quale non era ancora uscito. Aveva le gambe indolenzite, e le tracce del cd erano finite. Sapeva che la cattura della Lince avrebbe richiesto tempo, ma non poteva fare a meno di essere impaziente di sbattere nuovamente lo Scorpione dietro le sbarre…

 

Guardò per l’ennesima volta l’orologio, in attesa della telefonata di Dimitri o di McDonall, che continuava a non arrivare. Forse il colloquio con la Lince stava durando più del previsto…

 

Poi con la coda dell’occhio vide la porta del bar aprirsi, e Challagher sbucare fuori diretto alla macchina a passo deciso, come se fosse nervoso.

 

Senza nemmeno pensare, Xander accese il motore della Ferrari. Incollò gli occhi addosso allo Scorpione, infilò la prima e fece per partire, quando si ricordò che non sapeva ancora se la Lince era stata presa o no.

 

“Dove sta andando?”.

 

Challagher non poteva sapere che alla Lince era stata tesa una trappola: l’unica che lo sapeva era Irina, e lei non lo avrebbe mai avvertito. Perché muoversi prima di sapere che c’era la polizia in giro?

 

Qualcosa non doveva essere andato per il verso giusto. Oppure Challagher stava cercando semplicemente di prendere parte all’incontro nonostante non fosse stato invitato… Mettendo in pericolo il piano.

 

Qualsiasi cosa fosse successa, doveva fermarlo. Il tempo dell’attesa era finito.

 

Prese la ricetrasmittente.

 

<< Volante uno e due, convergete su di me >> disse, uscendo dal parcheggio, << Prendiamo Challagher >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

William si lasciò cullare per un momento dal suono del motore della Bugatti, cercando di vedere le cose positive della situazione, ma non ne trovò. La Lince non si era fatta viva, e ciò significava attendere ancora prima di poter ricominciare a pensare di tornare a Los Angeles.

 

Sbuffò, scocciato, e fece per uscire dal parcheggio, quando qualcosa attirò la sua attenzione: in lontananza, si avvicinava una volante della polizia, a sirene spente ma decisamente troppo velocemente per i suoi gusti. Rimase a guardare dove andasse, quando un’altra auto sbucò nello specchietto retrovisore, rapida…

 

Ci mise un secondo a fare due più due: quelle macchine venivano verso di lui, perché molto probabilmente sapevano chi c’era a bordo della Bugatti nera… Beccato.

 

Affondò il piede sul pedale dell’acceleratore, facendo schizzare avanti la Veyron, a muso dritto contro la prima volante, che la scansò per un pelo. Accese la sirena e si gettò al suo inseguimento, facendo inversione con uno stridore di gomme assordante…

 

<< Figli di puttana… Come diavolo facevano a sapere che… >> ringhiò, sentendo l’adrenalina dell’inseguimento iniziare a scorrergli nelle vene, come ai vecchi tempi…

 

Non era un problema, poteva seminarli in fretta. Non conosceva bene la città, ma sapeva che le sue qualità di pilota lo avrebbero aiutato. Un paio di sbirri non erano abbastanza per farlo tornare in carcere, non quando aveva ancora un sacco di cose da fare…

 

Poi, qualcosa dentro la sua testa suonò come un campanello d’allarme… Irina sapeva?

 

Irina centrava qualcosa?

 

Svoltò a destra, vedendo i lampeggianti delle auto brillare dello specchietto, i clacson delle macchine della gente che gli rompevano i timpani mentre tagliava la strada a un furgone…

 

Non poteva pensarci adesso, ma sentì la rabbia del tradimento montargli addosso; se Irina lo aveva tradito di nuovo, questa volta non ci sarebbe stata pietà per nessuno…

 

Poi, un rombo potente gli arrivò alle orecchie, un rombo che non poteva non riconoscere. L’ultimo che aveva sentito prima di entrare in carcere; l’ultimo che aveva sentito prima di assaporare la vera sconfitta…

 

Una Ferrari.

 

Rossa, bassa e veloce, una Ferrari 599 gli tagliò la strada, costringendolo a deviare, le gomme che pattinavano sull’asfalto… La vide fare inversione con un testacoda, per poi accelerare e iniziare a inseguirlo…

 

Vide tutta la scena come se avessero tolto l’audio… L’auto si mosse al rallentatore, mentre puntava dritto verso di lui…

 

Per un attimo, sperò che si trattasse di un’altra gara, ma qualcosa gli disse che quella Ferrari apparteneva a uno sbirro, e che la sua intenzione era catturarlo…

 

E lui conosceva un solo sbirro sulla faccia della terra che avrebbe usato una Ferrari rossa per catturarlo.

 

Went.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xander evitò una vecchia utilitaria parcheggiata in doppia fila, senza staccare gli occhi dalla Bugatti. Lo avrebbe preso, a qualsiasi costo. Non lo avrebbe lasciato libero di andare in giro, non lo avrebbe lasciato libero di tornare da Irina…

 

Sentiva le sirene delle volanti dietro di lui, e non gli importò che stessero rimanendo indietro… Quella era una questione tra lui e Challagher, non ci sarebbero state intrusioni di sorta…

 

Girò a destra, seguendo la Bugatti, senza riuscire a prendere terreno: quell’auto era maledettamente veloce, anche per la 599. Ma non avrebbe mollato… Gli bastava non uscire dalla città…

 

Il cellulare squillò all’improvviso, e per un attimo gli passò per la testa di non rispondere. Ma il rumore che faceva sembrava voler dire che era urgente, così lo afferrò al volo, gli occhi che non si staccavano dalla Veyron

 

<< Che c’è?! >>.

 

<< Slitta tutto >> disse la voce secca e distaccata di Dimitri dall’altra parte della linea, << La Lince non si è fatta vedere… Challagher deve rimanere libero >>.

 

Xander spalancò gli occhi, mettendoci qualche secondo in più per registrare le parole, ma non accennò a rallentare. Sentì le ruote sgommare mentre inseguiva la Bugatti attraverso una rotonda, i clacson assordanti delle auto civili, i lampeggianti delle volanti sempre più lontani…

 

<< Che cazzo vuol dire slitta tutto?! >> gridò, << Io sono dietro a Challagher! Non posso lasciarlo andare! >>.

 

Dimitri rimase per un momento in silenzio.

 

<< Dannazione a te e alla tua mania di protagonismo, Went >> ringhiò Dimitri, << Avevi detto che avresti aspettato il mio segnale… Ti ha riconosciuto? >>.

 

Xander strinse il volante con la mano, sperando di riuscire a tenere l’auto.

 

<< Non lo so, ma sta di fatto che non posso lasciarlo andare! >>.

 

<< Senti Went, se avessi aspettato non ci sarebbero stati problemi >> ribatté Dimitri, << Ma Irina è stata chiara: vuole che Challagher rimanga libero >>.

 

Xander sentì il piede sull’acceleratore farsi impercettibilmente più leggero: Irina… Stava bene, non le era successo niente. L’ordine partiva da lei…

 

<< Challagher avrà mangiato la foglia… >> iniziò a dire.

 

<< Went, lascia andare Challagher >> ribatté Dimitri, << Irina vuole così >>.

 

Qualcosa fece a pugni nello stomaco di Xander: lo Scorpione ancora libero, la missione ancora in corso… Non poteva mollare tutto così, a un passo dalla fine: era lì per Challagher, no? Se non ci fosse stato lui di nuovo in giro, in quel momento sarebbe già stato a casa da un bel po’, a fare i conti con stesso…

 

Fissò il posteriore della Bugatti, il cervello che lavorava…

 

“Fidati di Irina… Fidati di Irina…”.

 

“La sua copertura potrebbe saltare, Challagher potrebbe decidere di ucciderla…

 

“Fidati di lei”.

 

Poi, secco, affondò il piede sul freno, e la Ferrari inchiodò con un rumore assordante, scatenando l’ira degli altri automobilisti. Con un guizzo nero, la Bugatti svoltò a sinistra e sparì tra i palazzi, il rumore del motore che svaniva velocemente, sempre più irraggiungibile, in fuga…

 

Xander rimase a guardare davanti a sé, ignorando i clacson che suonavano impazzitti, e strinse il volante con forza.

 

<< Ti ho ascoltato, Irina. Spero solo di aver fatto la cosa giusta >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 18.05 – Mosca, Piazza Centrale

 

Irina aspettava William in piedi vicino alla Punto, gli occhi che scrutavano la strada, preoccupata. Non sapeva come l’avrebbe presa lo Scorpione, ne se potesse aver intuito qualcosa, ma doveva rischiare per forza: la missione doveva andare avanti in ogni caso, anche se fino a poco prima aveva creduto di poter finalmente tornare a casa…

 

Il rombo di un motore le arrivò alle orecchie, e la Veyron nera di William si fermò a pochi metri da lei, bloccandole la strada. Irina portò istintivamente la mano alla cintura, ma riuscì a trattenersi dall’afferrare la pistola.

 

Lo Scorpione scese dall’auto, e lei capì subito che qualcosa non andava: il suo volto era una maschera di rabbia, gli occhi verdi ridotti a fessure. Puntò dritto verso di lei, che fece istintivamente un passo indietro.

 

<< Che cazzo succede? >> ringhiò William, << Sono stato intercettato dalla polizia, e mi hanno inseguito. Come facevano a sapere che ero io? >>.

 

Per un attimo, Irina credette che lo Scorpione la prendesse per la gola e la sbattesse sulla macchina, in preda a un attacco d’ira.

 

<< Aspetta, Will >> gridò, mettendo le mani avanti, << Non so cosa sia successo! La Lince non è venuta perché sapeva che c’era della polizia in giro, l’incontro è solo rimandato! Non… >>.

 

Lo Scorpione puntò un dito contro di lei.

 

<< Tu lo sapevi! >> gridò, << Tu lo sapevi! Non mentirmi, altrimenti… >>.

 

Irina si rese conto che ormai William doveva aver intuito qualcosa, ma il suo cuore si rifiutava di credere che la missione potesse finire in quel modo… Forse poteva ancora salvarla…

 

Improvvisamente, sentì il rumore di un motore di auto da corsa provenire dall’angolo della strada… Una Impreza nera sbucò a tutta velocità da dietro i palazzi, puntando verso di loro…

 

Irina vide brillare la canna di una pistola dal finestrino, mentre William faceva per girarsi… Qualcosa scattò nella sua testa così veloce che non seppe nemmeno lei come fece a muoversi…

 

<< Giù! >>.

 

Afferrò William per le spalle e lo costrinse a buttarsi per terra, spingendolo violentemente mentre il proiettile fischiava sopra di loro conficcandosi nella vetrina vicina. La gente iniziò a gridare, mentre un altro colpo di pistola esplodeva nell’aria, William che imprecava…

 

<< Via, via! >> gridò, rientrando in macchina.

 

Irina si buttò sul sedile della Punto, mentre vedeva William tirare fuori la pistola e rispondere al fuoco…

 

La faccia di Vladimir fece capolino dalla Impreza, mentre una Cadillac CTS gialla arrivava a tutta velocità, sempre verso di loro…

 

Era un agguato in piena regola, e Irina non si stupì che Vladimir ne fosse l’autore. Non sapeva se l’obiettivo fosse lei o William, ma qualcosa che diceva che il fatto che il russo fosse lì era collegato al suo incontro con la Lince…

 

<< Andiamocene! >> gridò William, il motore della Veyron che quasi copriva la sua voce, gli occhi infuocati puntanti verso di lei, << A casa! E guai se non ti vedo arrivare! >>.

 

Irina accese il motore della Punto, le pallottole che fischiavano a pochi metri di distanza da lei, e affondò il piede sull’acceleratore, sgommando via verso la periferia della città…

 

Che diavolo ci faceva Vladimir lì? Come faceva a sapere che lei si trovasse lì proprio a quell’ora e in quel giorno?

 

C’erano una serie di cose che non tornavano, ma in quel momento non poteva mettersi a pensare lucidamente: vedeva i fari della Impreza nera illuminare i suoi specchietti, senza perdere mai terreno…

 

Vladimir voleva lei, e la voleva morta, chiaramente. Non vedeva l’altra auto, ma qualcosa le diceva che, anche se stava seguendo William, l’obiettivo finale di quell’agguato era lei… Era arrivata troppo in alto per i gusti di Buinov.

 

“Non mi farò ammazzare da te, Vladimir. Non sai di cosa è capace una come me quando si mette in testa una cosa…”.

 

Non voleva sparare se poteva evitarlo, quindi prima avrebbe cercato di seminarlo… Poteva farcela, visto che la città era grande, e iniziava ormai a conoscerla abbastanza bene…

 

Svoltò a sinistra, sentendo il clacson di un’auto strombazzarle dietro, imboccando una larga strada centrale che portava a una sopraelevata… Percorse la salita, la Subaru nera che non si staccava da lei…

 

Sentì il rumore di uno sparo che riverberava nell’aria, la mano di Vladimir che si ritirava rapida dal finestrino dell’auto…

 

Afferrò la pistola, sapendo di non poter sparare alla cieca dietro di lei…

 

Poi vide comparire un’altra auto alle sue spalle, e per un attimo le si fermò il cuore, credendo che si trattasse di un altro inseguitore… Era scura, forse la Veyron di William?

 

Ma non poteva sbagliarsi, quella era la R8 nera di Dimitri, i cui fari a led brillavano come occhi rassicuranti in mezzo a quel casino… Non capì come l’avesse raggiunta, ma si sentì pervadere dalla felicità nel sapere che non era sola

 

L’Audi speronò con un colpo secco la Impreza, lasciando Irina libera di scappare. Mentre si allontanava velocemente sentì lo stridore delle carrozzerie che si deformavano nello scontro, i pezzi di vetro cadere sul terreno, i rumori delle frenate…

 

Mise il piede sul freno, rallentando: non poteva scappare e lasciare Dimitri da solo con il suo più acerrimo nemico, non quando lui si stava facendo in quattro per aiutarla…

 

Ma fu solo una questione di attimi: la Impreza inchiodò di colpo e prese l’uscita della sopraelevata, fuggendo rapidamente nel centro della città. L’Audi proseguì dritta, uno specchietto mancante e la fiancata deformata, affiancandosi a lei…

 

Con la sua solita aria gelida, Dimitri le fece cenno di dividersi, e così fecero. Irina prese l’uscita seguente, ritornando nelle strade di Mosca, e il Mastino continuò dritto, forse verso casa sua.

 

Il cellulare di Irina squillò subito dopo che lei ebbe imboccato la via verso l’appartamento di William: era Dimitri.

 

<< Siamo nella merda, Irina >> ringhiò chiaramente Dimitri, senza preamboli, << Abbiamo lasciato andare Challagher, ma solo un’idiota non si accorgerebbe che c’è qualcosa di strano sotto… Puoi sperare che l’agguato di Vladimir faccia pensare a William che la Lince non sia venuta perché sapeva che c’era lui nei dintorni >>.

 

<< Non lo so cosa pensa William in questo momento, ma sono pronta a continuare a recitare la mia parte >> ribatté Irina, << Vado avanti e non ho paura di continuare a mentire. William questa volta mi crederà >>.

 

<< Lo spero, Irina >> disse Dimitri, << Ti stai mettendo nella situazione più incasinata che io abbia mai visto… >>.

 

<< Lo so… >> mormorò lei, << Ma qualcuno lo deve fare, e quella sono io. Grazie, per prima… Fai attenzione mentre torni a casa >>.

 

Ci fu un momento di silenzio, poi sentì Dimitri borbottare qualcosa a voce bassa, quasi parlasse con se stesso: << Ti odio quando fai così… Impara a fare l’egoista, saresti più interessante >>. Poi mise giù, lasciando Irina con l’amaro in bocca e il telefono a mezz’aria.

 

Gettò il cellulare sul sedile, dirigendosi verso casa.

 

William era furioso, lo sapeva ed era pronta ad affrontarlo. Doveva ammettere che aveva paura, perché non sapeva cosa gli passava per la testa in quel momento, e che cosa sarebbe stato in grado di farle… Però doveva per forza tornare, altrimenti non poteva portare a termine la missione. E poi, ormai conosceva quel potere che aveva su di lui, un potere che andava oltre ogni logica e oltre ogni comprensione.

 

Lasciò la Punto parcheggiata per strada, e prese l’ascensore. Una volta davanti alla porta, trasse un respiro profondo ed entrò, sapendo che lo Scorpione era già dentro. Aveva visto le luci accese.

 

<< Quindi sei tornata >>.

 

William era seduto sul divano, la pistola in mano, la schiena appoggiata allo schienale, gli occhi verdi che la fissavano e il mento in alto, nella posizione di chi è in vantaggio e non ha paura di nulla. Irina sentì il cuore accelerare, ma cercò di chiudere la porta con calma, sapendo di sbarrare la sua ultima via di fuga…

 

<< Perché non sarei dovuta tornare? >> domandò a bassa voce, senza essere scontrosa, con il tono neutro di chi non capisce.

 

William fece una smorfia che a Irina ricordò tanto quella che vedeva campeggiare sul suo volto quando lui sapeva benissimo che lo tradiva, quando lei lo odiava e lui odiava lei.

 

<< Perché la Lince non si è presentata? >> chiese secco.

 

Irina fece un passo avanti, il cuore che batteva all’impazzata, ma il tono controllato.

 

<< Non lo so >> rispose, << Forse sapeva dell’agguato di Vladimir… Non lo so. Ha solo detto che c’era troppo movimento per i suoi gusti, e che tutto veniva rimandato… >>.

 

William ridacchiò.

 

<< Allora cosa ci faceva la polizia dalle mie parti? >> domandò, quasi ringhiando.

 

Irina assunse un’espressione sorpresa, di chi cade dalle nuvole.

 

<< Polizia? Che stai dicendo? >>.

 

William si alzò, e lei fece istintivamente un passo indietro. Vide brillare la rabbia pura nei suoi occhi, una rabbia che non vedeva da tempo, e per un istante desiderò di avere la pistola a portata di mano…

 

<< Non prendermi in giro, Irina, perché non mi piace >> ribatté lui, la voce che quasi tremava, << Non prendermi in giro, altrimenti è l’ultima cosa che fai… Che diavolo ci faceva qui Went? >>.

 

Questa volta Irina cadde davvero dalle nuvole, perché si sarebbe aspettata di tutto ma non che William tirasse in ballo Xander… Né che Xander fosse ancora a Mosca.

 

Rimase immobile, guardando William mezza imbambolata, chiedendosi esattamente la stessa cosa che si chiedeva lui: cosa ci faceva lì Xander?

 

Perché la sua presenza lì rimetteva in gioco un sacco di cose… Rimetteva sul tavolo delle vecchie carte, le carte dei sentimenti, e lei non poteva non saperlo…

 

<< Non lo so… >> biascicò, << Non lo so… Io… Dove… Come fai a sapere che era lui? >>.

 

A quel punto William sembrò andare su tutte le furie. Si avvicinò e le tirò uno schiaffo dritto in faccia, forte, così forte da farle sentire un dolore lancinante anche al cuore, un dolore che si risvegliò improvviso dentro di lei…

 

Tornava indietro, tornava a quei giorni, tornava alla paura.

 

Perché tanto William l’aveva quasi ammaliata di nuovo, ma lui era sempre lo stesso.

 

Era sempre per prima cosa lo Scorpione, e non lo poteva dimenticare.

 

Era sempre lui, quello che l’aveva fatta soffrire come nessun’altro, che non sarebbe mai cambiato.

 

Perché aveva creduto che potesse cambiare?

 

Come trapassata da una scossa, Irina si scostò e scappò verso la camera da letto, chiudendo rapidamente la porta a chiave, appoggiandosi al muro, il fiato corto e le lacrime che scendevano lungo le guance.

 

Perché Xander era di nuovo lì, e William era tornato lo stesso. Niente era cambiato da due anni prima. Alla fine era di nuovo al punto di partenza, con ancora meno certezze e più paure. Prigioniera dello Scorpione, innamorata di Xander, e sola.

 

Xander non l’avrebbe salvata, questa volta, e lo Scorpione non l’avrebbe perdonata. Era riuscita a uscirne, una volta, e non poteva sperare che il miracolo si ripetesse.

 

Singhiozzò un paio di volte, ma cercò di ricacciare indietro quelle lacrime amare che volevano scendere dai suoi occhi. Amava ancora Xander, lo sapeva, ma sapeva anche se non aveva rispettato la sua richiesta, che in qualche modo non si era fidato di lei, di nuovo. Come poteva fingere di amare William, quando Xander era a pochi metri da lei?

 

Come poteva riuscire ad andare avanti in quella farsa, quando l’unica cosa che voleva ora era solo tornare a casa?

 

“Invece ci devo riuscire. Altrimenti non posso sperare di tornare a casa… Se Xander è qui, devo fare come se non lo fosse. Dimitri forse lo sapeva già da tempo, ed è per questo che non me lo ha detto… Xander non deve interferire con quello che sto facendo. I sentimenti non devono interferire con il mio lavoro”.

 

Quella era la sua consapevolezza, mentre fissava senza vederlo il letto dove aveva consumato quelle notti con William. E sapeva anche che era doveva trovare la forza di andare avanti, da qualche parte.

 

Ma dove?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

William rimase immobile dov’era, in mezzo a quel soggiorno che improvvisamente sembrava troppo grande e troppo vuoto, la rabbia che ribolliva dentro di lui come non faceva ormai da tempo. Forse come non aveva mai fatto.

 

Il fiato corto, gli occhi gli caddero sulla sua mano, sulla mano che aveva appena preso Irina a schiaffi, che l’aveva appena toccata con violenza e ira. E qualcosa dentro di lui ebbe un sussulto, come se si fosse svegliato di colpo.

 

Went era lì, e Irina non poteva non saperlo. La polizia aveva cercato di catturarlo, e lei non poteva non esserne al corrente.

 

Irina l’aveva tradito di nuovo.

 

Eppure, la sua espressione sorpresa, vera, reale, che le si era dipinta sul volto quando le aveva sbattuto in faccia che Went era lì non riusciva a cancellarsi dalla sua mente… E lo aveva visto, il dolore che era tornato negli occhi di Irina nel momento in cui l’aveva colpita, un dolore che aveva già visto in passato e che pensava di non rivedere mai più.

 

Non poteva non credere alla sua sorpresa: Irina non sapeva mentire, non in quel modo… Altrimenti, perché tornare da lui? Perché correre quel rischio, sapendo che la sua reazione sarebbe stata terribile?

 

Ma soprattutto, perché salvargli la vita, come aveva fatto poco prima?

 

Ammetterlo era difficile, ma Irina lo aveva davvero salvato. E lo aveva fatto mettendo comunque a rischio la sua, di vita.

 

“Che diavolo sto facendo?”.

 

Era impazzito. Era impazzito, perché sapere che Irina avesse finto fino a quel momento era impossibile. Irina non aveva finto, perché lui non aveva finto. Lui ci aveva creduto, e ci credeva ancora…

 

Forse quello sulla Ferrari poteva anche non essere Went, non era ne era sicuro. Solo lui poteva inseguirlo con una 599, ma non lo aveva visto in faccia. E poi, anche se fosse stato lui, che cosa centrava Irina? Perché tornare da lui, se sapeva?

 

Doveva sapere… Doveva capire se gli stava mentendo oppure no. E per farlo, doveva parlare con lei.

 

Raggiunse la porta della camera e disse, secco: << Apri >>.

 

Non ci fu risposta dall’altra parte: solo un grande e pesante silenzio.

 

<< Apri la porta >>.

 

Di fronte a quel silenzio, di fronte a quel battente chiuso, e con il cuore che era tornato a battere normalmente, William capì.

 

E solo allora si rese conto dell’errore che aveva commesso, dell’errore che non avrebbe mai dovuto rifare e nel quale invece era caduto di nuovo…

 

Irina era tornata per lui.

 

Irina era tornata da lui.

 

Irina era tornata con lui.

 

Ma non era per quello che doveva darle un’altra possibilità, la possibilità di spiegarsi.

 

Si erano odiati. Si erano odiati nel passato perché ognuno dei due non voleva essere vittima dell’altro. Si erano odiati perché avevano avuto davanti l’unica persona al mondo che poteva farli vacillare. Si erano odiati perché in fondo si erano amati, e ancora oggi continuavano ad amarsi.

 

E lui, lui con lei aveva perso ogni briciola di orgoglio che aveva. L’aveva resa schiava, l’aveva imprigionata nel suo mondo, l’aveva umiliata. E l’aveva violata. Non una, ma molte volte. Aveva alzato le mani su di lei, credendo di essere più forte, di non aver paura di una ragazzina…

 

Eppure Irina era tornata, e con il suo ritorno gli aveva fatto capire un sacco di cose.

 

Senza di lei non ci sarebbe stato nessuno Scorpione, mai più. Senza di lei, non ci sarebbe stato nessun William Challagher.

 

<< Irina, apri la porta >> disse lentamente, appoggiando le mani sullo stipite. << Apri. Non ti farò niente, te lo prometto >>.

 

La porta rimase chiusa, anche se sentì qualcosa muoversi dietro di essa. Si odiò per quello che aveva appena fatto, per averla colpita, e avrebbe mantenuto la parola data. Voleva solo parlare con lei, nient’altro.

 

Forse non gli credeva. Chi l’avrebbe biasimata? Lui non era famoso per mantenere le promesse… E poi, il dolore per quello che le aveva fatto doveva essersi risvegliato con violenza dentro di lei, quando le aveva tirato quello schiaffo, come aveva fatto tante altre volte. Perché doveva fidarsi di lui?

 

<< Ti prego, Irina, apri la porta. Ho perso la pazienza per un attimo, ma ti credo. Lo so che mi odi, che non mi credi, ma non ti farò niente. Per favore, esci >>.

 

Erano parole che non erano mai uscite dalla sua bocca: parole di pentimento, di perdono, che confermavano quanto ormai fosse cambiato, nei confronti di Irina. Per lei non era più lo Scorpione, era solo William. Ma non gli interessava diventare debole, non più.

 

Passò un attimo, poi sentì la serratura girare e il battente aprirsi lentamente. Vide il volto di Irina sbucare fuori, senza lacrime, senza espressione, ma gli occhi erano rossi.

 

Qualcosa dentro William si spezzò, di fronte a quella vista. Prese Irina per il mento, e per la prima volta nella sua esistenza sentì il cuore accelerare per qualcosa che non era l’adrenalina, era amore. Amore vero, amore che lui non aveva mai provato.

 

Nonostante tutto, anche se l’aveva spaventata, anche se le aveva fatto del male, anche se continuava ad avere paura, Irina aveva riaperto quella porta, sapendo perfettamente a chi andava incontro. Sapendo che c’era lui, che se solo avesse voluto, avrebbe potuto ucciderla.

 

<< Scusami, piccola >> sussurrò, << Non volevo colpirti… Scusami. Vorrei… Vorrei che smettessi di avere paura di me, bambolina. Sei l’unica persona di questo mondo che non vorrei mai perdere… >>.

 

Non erano parole che lo Scorpione avrebbe pronunciato; era William che parlava, e parlava senza pensare, perché ciò che diceva non usciva dal suo cervello, ma da qualche parte nel suo petto… Dal suo cuore?

 

<< Non sapevo che Xander fosse qui… >> mormorò Irina, senza guardarlo, << Non lo sapevo… Se lo avessi sospettato, te lo avrei detto… >>.

 

William le sorrise, sfiorando il suo mento con il dito, il suo respiro sulle labbra. E allora capì che non gli importava, che credeva a Irina con tutto se stesso, che non gli stava mentendo… Non poteva mentirgli: i suoi occhi lo dicevano.

 

<< Va bene, piccola, è tutto a posto >> disse, << Se era davvero Went, non mi ha preso. Ora che sappiamo che è qui, ci guarderemo le spalle. Non è questo che mi preoccupa >>. La guardò dritta negli occhi. << Dimmi solo una cosa: perché ti spaventa sapere che Went è qui? >>.

 

Irina deglutì, poi soffiò a voce bassissima: << Ti prego, William, tienimelo lontano >>.

 

A quel punto, un sorriso enorme gli si dipinse sul volto, anche se tutto gli fu più chiaro: Irina provava ancora qualcosa per Went, ma l’odio che sentiva nei suoi confronti era più grande dell’amore che c’era stato in passato.

 

<< Lo farò con molto piacere, piccola. Con molto, molto piacere >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Eccoci a un punto cruciale della storia… Che ne dite? Troppe cose?

Ma ormai dobbiamo arrivare alla fine: non mancano poi molti capitoli.

Bé, stasera sono di poche parole. Spero che il cap vi sia piaciuto!

Rispondo a Dicembre89, che mi chiede quanti anni ha Dimitri: in verità non l’ho mai detto, giusto per mantenere ulteriormente il mistero intorno alla sua figura. Però posso dire che ha all’incirca la stessa età di Xander e William, anche se è più grande di qualche mese.

 

Al prossimo cap!

 

Baci!

 

 

 

 

 

Traduzione:

*Eminem:

Non posso dirti quello che realmente è
Posso solo dirti come ci si sente,
e adesso è come se avessi un coltello d'acciaio nella mia trachea
Non riesco a respirare ma combatterò finchè posso
finchè tutto ciò che è sbagliato sembra giusto, sarà come essere in volo
Molto più in alto dell'amore, ubriaco del mio odio
È come se io stessi inalando vernice
E più soffro più mi piace, soffoco
e proprio prima di annegare lei mi rianima
Lei mi odia maledettamente, e mi piace

 

Rihanna:

Te ne starai lì a guardarmi bruciare
Beh va bene perché mi piace il modo in cui fa male
Te ne starai lì a sentirmi piangere
Beh va bene perché amo il modo in cui menti
Amo il modo in cui menti, amo il modo in cui menti

  
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