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Autore: ailinon    29/04/2011    3 recensioni
Se avete letto "Lex", e trovate che quella sia la vera fine delle leggende arturiane, ebbene ecco cosa successe alla corte di Camelot, mentre il prode Lancillotto e il grande re Artù, erano spariti nel nulla...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere, Gawain, Kai, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lex'
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LEX - THE TWO KINGS

LEX - THE TWO KINGS

 

CAPITOLO 1 – REGGENTI

 

Discosto dietro le tende che lo dividevano dal salone della tavola rotonda, Mordred osservava quell’assembramento di cavalieri perplessi quanto lui.

Dopo giorni dalla scomparsa del grande re, c’erano ancora alcuni cavalieri che lo accusavano di averlo fatto sparire, insieme al suo braccio destro Lancillotto del lago.

Per questo non aveva ancora osato richiedere per sé quel trono che, in fondo, gli spettava di diritto.

Alcuni cavalieri avevano proposto a Gawain, suo fratello, di prenderlo quel trono, ma questi, troppo onesto, aveva sorvolato dicendo che lui avrebbe aspettato il ritorno di Artù e Lancillotto per sempre. Anzi, era stato il primo a organizzare le ricerche.

Altri dicevano che era stato lo scomparso Merlino a portare via Lancillotto e il re, prima che si uccidessero a vicenda per Ginevra.

Ed ora eccola lì, la loro svampita regina ad organizzare quel raduno dei cavalieri della tavola rotonda.

Mordred aveva il vago sentore che fosse stata sua zia Morgana a spingerla a quelle azioni dato che, dalla scomparsa di Artù, le due non si erano separate un attimo.

Sembravano trovare conforto l’una nell’altra.

Stupendo tutti, la regina avanzò fino alla tavola e impose il silenzio con un gesto delle mani.

Morgana le era al fianco, ed entrambe indossavano splendidi abiti di broccato così da dimostrare a tutti il loro alto rango.

«Prego, sedetevi cavalieri» impose la voce della fata, vedendoli tentennare.

Morgana si voltò anche verso di lui, come scoprendolo anche dal suo nascondiglio: «Tutti» sottolineò.

Mordred si sistemò la spada al fianco prima di entrare nella sala, ed avanzò impettito.

Come previsto, si levò un brusio di commenti al suo passaggio. Commenti di qualunque tipo. Ora sembrava che tutti lo notassero, quando prima nessuno lo faceva.

Sedette al suo posto, sopportando l’occhiata corrucciata di Kay e il cenno di saluto di Bedivere. Ne fu stupito.

 Morgana squadrò i cavalieri uno ad uno e, in vece di Ginevra, ne ottenne di nuovo il silenzio. «La regina vuole parlarvi. Ascoltatela» ordinò. La stessa voce autoritaria del fratello.

Ginevra chinò graziosamente il capo per ringraziarla, e quindi si fece coraggio: «Voi sapete che mio marito, il grande re, è scomparso da quasi un mese insieme a Lancillotto»

«Il vostro amante» sibilò qualcuno, facendola bloccare.

 «Le prove non sono mai state verificate!» ribatté il cugino di Lancillotto, Lionel, sporgendosi in avanti.

«Si, perché il re è scomparso» ribatté Agravain cupo.

 «Insieme a mio cugino!»

«Guarda caso però questa scomparsa favorisce voi delle Orcadi!» urlò ser Bors, sdegnato.

 «Come osate?! Gawain non sta forse cercando ora il re?!» gridò Gaheris, sbattendo un pugno sul tavolo.

Mordred vide il bicchiere davanti a lui sobbalzare. Che scenetta divertente; era curioso di vedere come sarebbe andata a finire. Cosa aveva in mente di fare sua zia.

Ginevra s’intromise: «So bene che non vi fidate più di me, come regina, a causa di questa…» deglutì: «Diceria. Quindi, dopo che avremo preso una decisione, ho deciso che io e la mia dama Morgana, ci ritireremo in un luogo santo, in pace»

Un’altra ondata commenti si sollevò a quelle parole. Ma il più dei commenti fu positivo e la bionda regina ne fu sollevata.

Sbirciò Morgana e questa le sorrise dolcemente. Il più era fatto.

«Ma prima di andarmene, dovremo decidere a chi lasciare le redini del regno mentre manca il grande re»

Stavolta i commenti dei cavalieri eruppero come un boato. Tutti protestavano, proponevano e litigavano.

Ginevra non riuscì in alcun modo a riportare la calma fin quando ser Bedivere non si alzò e sbatté il pugno sul tavolo, tanto forte che molti temettero per la tavola rotonda.

 «Silenzio!!» tuonò, e quando lo ebbe ottenuto, cercò lo sguardo smeraldino di Kay. Il siniscalco si strinse nelle spalle, muto. Appariva rassegnato da quando il sovrano se n’era andato.

Bedivere stirò la bocca in un’espressione seccata, poi tornò a parlare: «Parliamoci chiaro. Tutti voi sapete che il grande re aveva in realtà posto alcuni di noi su piani più elevati di altri. Lancillotto, il suo primo cavaliere, era il secondo dopo di lui»

 «Ma Lancillotto è sparito con lui» aggiunse Kay, come irritato.

Bedivere proseguì: «Poi Gawain, suo cugino»

 «Gawain rifiuta il trono» ricordò Gareth, con cortesia.

Bedivere annuì: «Quindi ci sono solo i parenti di sangue del re» e nel dire quelle parole, guardò Mordred.

Stupefatto, il bastardo di Camelot si trovò a fissare il connestabile a bocca aperta. Da quando Bedivere teneva per lui?

Gli epiteti che si levarono dalla sala furono i soliti. Bastardo! Incesto! Abominio…

Gli volevano tutti un gran bene insomma.

Bedivere emise qualcosa simile a un ruggito, ma fu Kay a saltare in piedi come un grillo: «So bene che non vi fidate di Mordred» urlò sugli altri: «Non mi fiderei neppure io, ma l’unica cosa che vuole è il trono, ed ora è libero. Diamoglielo e vediamo come si comporta! E se sbaglia, possiamo sempre scannarlo e sceglierne un altro!»

La tirata di Kay azzittì tutti. Il siniscalco si risedette con un gesto brusco, come infastidito da tutte quelle inutili discussioni. «Artù non c’è più… Allora tanto vale che vada tutto come vuole…» sbottò sconsolato, girando il viso.

Bedivere gli posò una mano su una spalla, aggiungendo: «Mordred è figlio di Artù… In qualche modo. Magari è meglio di quel che sembra» concluse poco convinto.

Mordred sbatté le palpebre.

Figlio di Artù.

Alla fine qualcuno aveva osato dirlo ad alta voce. Anche se la parte dello scannarlo non gli era piaciuta molto, era il meglio che avesse mai ottenuto in quei suoi venticinque anni di vita. Poteva festeggiare.

I cavalieri parlottarono un po’ tra loro, soppesando Mordred con occhiate torve. In fin dei conti nessuno conosceva bene quel principe. L’avevano evitato tutti.

Beh, potevano sempre provare… O scannarlo.

Solo i galli non erano per niente convinti.

Bors scattò in piedi: «Lancillotto era la nostra guida, ed è scomparso con Artù! Noi non ci fideremo di un cavaliere come Mordred» protestò, quasi sputando il suo nome.

Sempre gentile il caro Bors, pensò Mordred fingendo indifferenza.

 «E se aveste una garanzia?»

Fu zia Morgana a intervenire a suo favore, con quelle parole.

Bors guardò la fata come avesse davanti una mostruosa strega.

 «Che garanzia?» interrogò Lionel.

«Uno di voi sarà il secondo reggente della Bretagna unita. I due re sceglieranno ogni cosa insieme, prima di proporla alla tavola rotonda»

Stupefatti i cavalieri si guardarono. «Due re? E chi sarà il secondo con Mordred?»

Morgana alzò un braccio e allungò un affusolato dito verso il seggio vuoto tra loro.

Il seggio periglioso.

 «Galahad» ci fu un brusio di approvazione e accenni di assenso.

Mordred rischiò di strozzarsi con il brindisi che stava facendo.

Galahad!?

***

 

   
 
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