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Autore: Joy    30/04/2011    8 recensioni
"Cosa sai di nostra madre, Katherine?"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

Epilogo

 

Ho parlato per ore e Stefan non mi ha mai interrotto.

Talvolta ha posato lo sguardo sul mio viso, scrutandolo con intensità e stupore, quasi volesse accertasi che non stessi mentendo, ma ciò che ho raccontato stanotte non è una menzogna, anche se per qualche istante sono stata tentata di farglielo credere.

-Quel che è successo dopo, lo conosci già.- concludo, invece.

Si alza in piedi, aggirandosi per la stanza inquieto e senza meta.

-La vedi ancora?- esordisce poi, voltandosi di scatto verso di me.

-No.- rispondo subito. –Da quando ho cominciato a darvi il mio sangue.-

Annuisce senza convinzione, continuando a misurare la stanza a grandi passi, ma ha i pugni serrati e la mascella contratta.

È rabbia. Furore cieco.

… E tra poco esploderà, ne sono certa.

Non faccio nemmeno in tempo a finire di pensarlo che mi ritrovo sbattuta contro la parete, la mano di Stefan artigliata alla mia gola.

-Perché non ci hai mai raccontato tutto questo?!- mi ringhia in faccia.

Lo scosto da me con un gesto rabbioso, giusto per ricordargli che sono ancora io la più forte tra noi, e lo osservo rotolare sul pavimento.

-Non ne ho avuto il tempo, Stefan.- sibilo in risposta. –Klaus era sulle mie tracce, dovevo fare qualcosa.-

-Non mentirmi…- mormora senza neanche guardarmi, mentre si rialza da terra.

Mi lascio cadere sulla poltrona più vicina, sospirando piano.

Ha ragione.

Non avrei parlato di lei in nessun caso. Non ho mai pensato di farlo, prima di stasera.

La stanza diventa improvvisamente gelida, sebbene il caminetto sia ancora acceso, e nel silenzio imbarazzante mi giunge un respiro flebile.

Sorrido appena, incrociando le braccia al petto. –Adesso puoi anche farti avanti, Damon.-

E mi tolgo la soddisfazione di vederlo comparire, un istante dopo, sulla soglia.

-Desideravi me, Katherine?- mi domanda sarcastico.

-Oh per favore!- sbotto seccata. –Come se non sapessi che hai ascoltato ogni parola, dal corridoio.-

Avanza verso di me lentamente. Sul suo viso, quel maledetto ghigno ha rubato il posto all’innocenza spensierata di sua madre.

… E non posso fare a meno di pensare che la responsabilità di questo sia interamente mia.

-Quello che ci hai raccontato stasera non cambia le cose, Katherine.- sibila, ma la mano che mi scosta i capelli dal viso con dolcezza, si fa beffe del suo tono aspro.

-Rimani ancora la solita stronza, egoista e manipolatrice di sempre.- seguita.

-E se possibile- rincara Stefan. –mi fido di te ancor meno.-

Non che mi aspettassi qualcosa di diverso.

Non ho raccontato loro questa storia perché mi giudicassero una persona migliore.

L’ho fatto per me stessa, perché volevo parlarne a qualcuno, ora che Klaus è vicino più che mai a scovarmi.

E poi l’ho fatto per lei.

Perché meritava che i suoi figli sapessero quanto li avesse amati.

Mi alzo e abbandono rapidamente la stanza, non ho più niente da dire.

Loro invece hanno bisogno di parlarne.

E so che questa volta Stefan non lascerà cadere l’argomento, pretenderà di sapere da suo fratello ogni dettaglio, come ha fatto con me.

-Ti ricordavi di Katherine, non è vero?- gli domanda infatti, mentre sto già salendo le scale. –Per questo non ne hai mai avuto paura…-

Non sento le parole di Damon, ammesso che ce ne siano state, ma conosco già la risposta.

 

-Eri tu.- constatò d’un tratto, mentre osservava il soffitto.

Era coperto solo dal lenzuolo di lino, e la ferita dei miei denti sul suo collo sanguinava ancora leggermente.

-Eri tu, molti anni fa, il giorno in cui morì mia madre.- ripeté.

 

Non gli avevo risposto, quella volta.

Del resto, la sua non era neanche stata una domanda…

Afferro poche cose dalla mia stanza e mi preparo a scendere nuovamente; questa notte la passerò fuori.

Ma prima di andarmene mi soffermo di nuovo sulla soglia della biblioteca.

Loro stanno parlando piano, seduti l’uno di fianco all’altro: lei sarebbe stata felice di vederli di nuovo così dopo centocinquant’anni.

Non m’interessa sapere cosa dicono, ma come al solito non riesco ad escludere la voce di Stefan dalla mia testa.

-Darei qualsiasi cosa in cambio di un solo ricordo di nostra madre.- mormora a capo chino, e suo fratello gli appoggia una mano sulla spalla.

È un po’ impacciato. Sono troppi anni che finge di odiarlo, ma sono certa che non ha dimenticato il periodo in cui ancora si consolavano a vicenda.

Entro brevemente nella stanza, solo per appoggiare sul tavolino ciò che ho recuperato nella mia stanza.

È una piccola veste da neonati: la porto con me da quasi centosettant’anni…

Entrambi mi osservano in silenzio, gli volto le spalle tornando sui miei passi, ma non posso fare a meno di chiedermi, se a differenza delle parole, quella cambierà qualcosa.

 

***

 

Quando rientro alla pensione Salvatore è quasi l’alba, la luce tenue filtra appena dalle tende pesanti.

Stefan e Damon sono ancora in biblioteca e hanno l’aria di essersi appena addormentati; non dubito che avranno passato l’intera notte a parlare.

Due bicchieri vuoti danno bella mostra di sé sul tavolino, di fianco ad una bottiglia di whisky, anch’essa vuota.

La piccola vestina da neonati, con i suoi ricami lasciati a metà da quasi due secoli, spicca sul legno scuro, neanche brillasse di luce propria.

Mi lascio cadere sulla solita poltrona, improvvisamente consapevole che posso e voglio fare un’ultima cosa.

E forse, questa volta lei tornerà a farmi visita…

Chiudo gli occhi e svuoto la mente: non è facile fare questo a due persone contemporaneamente.

E mentre mi concentro per proiettare le immagini di lei nei sogni di entrambi, la sua risata spontanea e cristallina mi risuona nelle orecchie.

-Lieta che tu sia felice, Suzanne.- le sussurro appena.

 

 

FINE.

 

 

Saluti e ringraziamenti:

Se siete giunti fin qui, significa che mi avete sopportata durante questi miei deliri abituali, per cui non posso esimermi dal prostrarmi a vostri piedi per aver avuto così tanta pazienza. ^__^

Mi azzardo anche a sperare che questa breve storia sia stata, se non altro, una piacevole distrazione, mentre attendiamo i nuovi sviluppi della serie.

 

Ringrazio tutti i lettori, da quelli silenziosi a quelli che hanno lasciato la loro opinione. Il vostro sostegno è stato essenziale. ^__^

 

Un bacio a Gweiddi at Ecate, che con la sua dichiarazione -cito testualmente “… per me dal breve spaccato visto con la sua famiglia, mi era parsa una ragazza molto affettuosa, non ancora la donna fredda di ora che potrebbe mangiarsi un uomo senza neanche chiedergli il nome.”- è stata la prima creatrice di questa storia..

 

Joy s’inchina e saluta.

 

 

 

  
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