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Autore: Gwendin Luthol    06/05/2011    8 recensioni
Quelle ragazze senza cuore una volta la umiliarono persino in spogliatoio,finita la lezione di ginnastica dell’ultima del sabato.”Alice,levati la maglietta e facci vedere la tua pancia!”,”buu!Che schifo!”. Alice non era bella. Alice non era quel tipo di ragazza che con un po’ di trucco e una dieta,poteva diventare un cigno. Se pur lo facesse (se pur l’avesse fatto!) nessuno avrebbe cambiato idea sul suo conto : rimaneva brutta e grassa a tutti. Forse irritava la sua espressione timida e perennemente impaurita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva,pioveva forte lì a Torino. Alice ricordava che giù a Catanzaro non pioveva così tanto,ma tutto questo era solo un lontano ricordo. Il sole calabrese che illuminava persino gli angoli più bui dei quartieri era solo un’immagine da cartolina.
La scuola nuova ormai era già stampata nella mente di Alice,poiché erano più di 8 mesi che si trovava nell’ex capitale d’Italia.
Con i suoi occhi color nocciola vedeva le gocce di pioggia infrangersi sul finestrino della macchina. Le osservava cadere giù e disegnare dei rami che si univano ad altre gocce cadute. Era in trance,alle 7:45 del mattino. Aspettava di entrare alle 8 in classe,ma non voleva farlo nel cortile con tutti gli altri ragazzi: aveva paura,costantemente paura che potessero farle qualcosa.
Assolta nei suoi pensieri,la madre,che le era seduta accanto la riportò sulla terra:
“Amore,ricorda di parlare con la Giancelli e chiederle se martedì posso venire a parlare con lei. Inoltre,attenta con questi muffin a non schiacciarli contro qualcosa,goffa come sei!Oggi la mia signorina compie 15 anni e non vorrei che tutto le se rovinasse per questi dolcetti che deve dare ai suoi compagni di classe!”.
Sì,oggi Alice compiva 15 anni e sua mamma l’aveva convinta almeno a preparare dei muffin per poter “festeggiare” con i suoi compagni di classe,dato che alice rifiutò l’idea di uno di quei locali/discoteche,solite per i compleanni degli adolescenti.
La mamma e il papà di Alice non erano a conoscenza di tutte le sofferenze della loro unica figlia e prendevano tutto innocentemente con leggerezza.
Alice si perse nei suoi pensieri e non si accorse che erano già le 8:05 e sua madre si era distratta a parlare con un collega al cellulare quindi non sollecitò la figlia. Alice indicò l’orologio mimando alla madre che doveva entrare,questa le stampò un bacio sulla fronte mentre ancora stava discutendo al telefono.
Alice prese un grosso respiro e corse veloce sotto la pioggia,proteggendo i dolcetti. Correndo si accorse che ovviamente non tutti erano entrati. Erano quelli che si preparavano a fare sega o qualche danno all’edificio scolastico. Non ebbe paura perché non erano i suoi compagni di classe e tra l’altro quelli delle altre classi che si limitavano a spacciare i filmini in cui le veniva fatto lo sgambetto dopo un’interrogazione alla cattedra,erano in campo-scuola.
Alice salì su in classe velocemente,riuscendo ad evitare la predica della bidella che l’avrebbe rimproverata per il fatto che gli avrebbe sporcato con il terriccio umido sotto le scarpe,le scale che avrebbe pulito il giorno prima. A quel punto si trovava davanti alla porta della sua classe: la disastrosa 2c. La disastrosa 2c del liceo linguistico Galileo Galilei. Nome che non centrava assolutamente nulla con le lingue,questo pensò Alice il giorno nella sua iscrizione lì.
Bussò e sentì il sottile e rosaceo “avanti” della Giancelli.
“Scusi il ritardo,prof.” E tutti risero. Ovvio,il suo accento del sud faceva ridere come matti quella classe di gente che affermava di avere genitori sostenitori della Lega Nord.
“Nulla,Alice,il tuo compagno Fogalli è entrato un secondo prima di te”,forse la Giancelli disse questo per tranquillizzarla,ma Alice si sentì peggio dato che qualcuno già cominciava a fissare la busta rigorosa che teneva fra le mani.
“Che roba l’è? una voce scordiale che sottolineava il fiero accento torinese.
“ehm..oggi è il mio compleanno e mia madre e..io,avevamo pensato di fare dei muffin per festeggiare con la classe dato che non farò feste..”.
Qualcuno rise pensando che una terrona “povera” come lei non poteva permettersi feste,mentre lei era lì a Torino proprio perché suo padre dottore aveva ricevuto una promozione. Una fottuta promozione..
“Ottima idea,Alice!Poggia tutto lì e a ricreazione mangiamo” la professoressa indicò un banchetto poco vicino alla finestra. Alice poggiò la busta e si diresse verso il suo banco accanto a Fogalli,che la guardò disgustato. Alice sentì i suoi occhi addosso e decise di voltarsi per rispondergli ma come provò a farlo,Marco Fogalli le rifilò un bel “cazzo guardi?” e Alice si sentì mortificata. Mise le mani infreddolite fra le gambe e si perse fra i versi di Leopardi,che parevano l’unica cosa normale in quella classe.
 
Suonò la campanella delle 11 : ricreazione. Qualcuno pur sprezzando Alice si fiondò sui dolcetti dato che non avevano sicuramente la merenda. “Oggi la nostra piccola Alice nel Paese delle Meraviglie diventa grande!”,Alice odiava questo loro finto affetto.
“Ma come cazzo si apre sta merda di busta?” urlò istericamente Jessika-con-la-kappa. Alice sussurrò:” se mi fate passare,ve la faccio vedere”,”ce la fa vedere??Uuuh noo!Pietà!” esclamò Fogalli. Alice cominciò a sentirsi le tempie pulsare mentre era impegnata a strappare la carta stagnola dei muffin,”fatto”. E si vide 27 mani moltiplicate per due passargli davanti e fregargli tutti i dolcetti.
“Fermi tutti!Assaggio io per prima!” urlò Jessika. Infilzò la pasta morbida dei muffin con i suoi canini ricoperti da un apparecchio per i denti invisibile,ormai ingiallito. “Mmmh…oddio,mi sento mancare..”,Jessika finse uno svenimento,buttando il dolce a terra. Fogalli assaggiò e urlò ridendo:” ma li hai fatti col culo sti cosi?” e scagliò a terra il dolcetto. Scherzando e ridendo lo fecero più o meno tutti quanti tranne qualche ipocrita che prima se ne ingozzò poi si unì al coro,dicendo:”ma c’è la merda qui dentroo?”.
Alice si vide tutte le scagliette di cioccolato a terra e la pasta dei muffin diventare un tappeto. Sì arrabbiò e diventando rossa urlò: “Fermi!Se non vi piacciono metteteli a posto!”. Fogalli si girò di scatto anche se sembrava tanto preso dal torturare un povero muffin a terra. Si diresse verso Alice,gli diede una spinta che la mise contro un banco: “eiei,quanto parli!” e gli diede un pugno dritto nel fegato. Alice vide le stelle,si accasciò su un astuccio che stava sul banco,neanche facendoci caso. “Ei idiota terrona!Non toccarmi l’astuccio!” la rimproverò Jessika che la prese a calci per finta,neanche facendole troppo male. Ma quei calci erano per Alice,delle fitte al cuore che prendevano fuoco sempre più. Iniziò a lacrimare,con il labbro tremante e pian piano scivolava a terra. Tutti erano attorno a lei e facevano filmini e foto: quell’aula era diventata teatro di uno spettacolo triste che ormai era di routine al Galilei.
“Ragazzi,ragazzi!Che succede?” gridò spaventata la Giancelli entrando in classe.
“I suoi muffin,ne ha fatto indigestione..” rispose Jessika alzando il sopracciglio.


Pensateci un attimo,
Moju <<


  
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