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Autore: Ananke_ildestino    08/05/2011    2 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD


Reaching for R...
ROAD

Roy era rimasto sorpreso dalle parole della ragazza.
-In ogni momento della giornata è come se una lacrima le rigasse costantemente il volto, Colonnello.- aveva concluso lei mentre l'uomo apriva la bocca pur non sapendo cosa dire. Era convinto di nascondere perfettamente quei sentimenti che lei aveva così ben riassunto nel fondo della sua anima. A volte anche lui non ne sentiva il peso, dimenticava i brutti ricordi, le difficoltà e le responsabilità, specialmente quando era con lei. Eppure, dedusse lui dalle parole della ragazza, per lei era tutto così tristemente chiaro. Una lacrima perenne...
I suoi pensieri furono bruscamente troncati dall'aprirsi improvviso della porta.
-Roy!-
Dalla bocca dell'incredulo Colonnello sfuggì solo un nome: -Maes?!-
L'inaspettato ospite non si fece problemi e mentre indirizzava un mezzo inchino di saluto alla ragazza rispose semplicemente: -E questo sarebbe un saluto?-
-Cosa ci fai qui tu!?- urlò l'alchimista avendo realizzato che la presenza dell'amico non era un sogno ad occhi aperti.
-Come sarebbe cosa?! Ti sto facendo una sorpresa!- l'altro non sembrò nemmeno accorgersi del cambiamento.
-E poi bussa prima d'entrare! Ci hai fatto venire un infarto!- rincarò la dose spazientito.
-E che sorpresa sarebbe se bussassi?! Inoltre ho chiesto ai tuoi uomini di là e mi hanno detto che avevi finito il lavoro per oggi.- Hughes pareva completamente immune alle sue proteste e credeva di avere la risposta perfetta per ogni occasione. Il Flame Alchemist iniziò a tamburellare sullo scrittoio per calmarsi. Nel frattempo il Maggiore si mise a sedere sulla scrivania con tutta tranquillità, cosa che rese ancora più difficile per Roy mantenere il controllo.
-Suvvia Roy, cos'hai da essere così contrariato, non sei contento che io sia venuto a trovarti?-
-Contentissimo.- trattenne un ringhio mentre sibilava la risposta.
-Cosa c'è, ho interrotto qualcosa?- domandò allora come stupito Maes, guardando a turno i due militari con lui. Riza immediatamente si affrettò a negare con un cenno evidente della testa. Mustang sospirò, l'amico era sempre il solito, anche se gli avesse risposto che effettivamente qualcosa aveva interrotto questo non avrebbe fatto altro che incuriosirlo.
-No, solo non mi piace che la gente entri nel mio ufficio all'improvviso. In ogni caso, cosa sei venuto a fare a East?- si era lentamente calmato completamente mentre finiva di parlare.
-Sono venuto a trovare te! Mi hanno dato un week-end di completa libertà, sono qui con Glacier. Purtroppo Elycia è rimasta con i nonni, ma non ti preoccupare, ti ho portato alcune foto per vedere quanto è diventata bella!-
In un attimo si rese conto che Maes aveva con sé una valigetta e che la stava già aprendo. Sicuramente era stracolma di foto della piccola Elycia! Quante potevano essere?! Quante ore avrebbe passato a fissare quella piccola, bellissima, ma alla trecentesima posa insopportabile, bimba? Amava la figlia del suo migliore amico, quasi quanto amava lui. Ma era veramente una maledizione quando il padre iniziava a tesserne le lodi, non avrebbe finito mai.
Stava ancora fissando la borsa spaventato e perso nei suoi nefasti pensieri quando Hawkeye parlò: -Colonnello, se permette andrei nell'altro ufficio a salutare i miei colleghi.-
Stava andando via, ovviamente. Loro due erano amici da una vita, fratelli nati da madri diverse, lei lo sapeva ed, evidentemente, non voleva disturbarli. Ma se salutava ora voleva anche dire che aveva già rinunciato ad ogni possibile incontro per quel fine settimana. Naturalmente aveva pensato che con Maes a East lui non avrebbe certo scelto di uscire con lei, e doveva ammettere che aveva ragione. Eppure qualcosa in lui avrebbe anche voluto vederla in quel fine settimana, Maes o meno in città.
-Sì certo Tenente. Buon fine settimana.- si sforzò di dire senza particolare intonazione. Gli dispiaceva, ma l'amico aveva la precedenza su un amore ormai impossibile.
Lei nascondeva lo stesso sentimento, ma con la solita professionalità si mise sull'attenti.
-Grazie, buon fine settimana anche a voi. Colonnello. Maggiore.- quindi si voltò per raggiungere l'uscita, ma immediatamente Hughes la richiamò, sorprendendo anche Roy.
-Tenente! Domani sera è invitata a cena con me, mia moglie e il qui presente colonnello Mustang.-
Lo disse con la sua solita voce allegra, come se stesse chiedendo una banalità. Mustang iniziò a preoccuparsi.
-La ringrazio Maggiore, ma non vorrei...- fu invece la risposta della donna, che fu però interrotta ancora dal militare del Central HQ.
-Non si preoccupi Tenente, mia moglie gradirebbe molto una compagnia femminile. So che esce spesso con il Colonnello, perciò pensavo che per lei non potesse essere un problema fare compagnia a Glacier.-
Era sempre più preoccupante, Glacier era abituata a stare con loro due, senza bisogno di qualsivoglia compagnia. Lo guardò di traverso, ma l'occhialuto soldato non parve accorgersene.
-In questo caso credo che accetterò. Grazie Maggiore.- con un'occhiata l'alchimista scrutò il suo Tenente, sembrava poco convinta, ma allo stesso tempo soddisfatta. Strano per lei provare due sentimenti del genere in contemporanea. Quel giorno lo stava stupendo parecchio.
-Benissimo! Ci troveremo alle 20...Dove vi trovate di solito?- Hughes nel frattempo aveva continuato per la sua strada.
-In piazza dei caduti.- sospirò.
-Perfetto, allora ci troveremo alle 20 in piazza dei caduti. Le va bene Tenente?-
-Certo.-
C'era qualcosa di melodioso nella sua risposta: pareva essere felice senza rendersene conto. Saluto un'altra volta i suoi superiori ed uscì dalla stanza mentre lui ancora la seguiva con lo sguardo. Maes non aveva perso tempo invece ed aveva già sistemato una decina di foto sul suo scrittoio.
-Guarda Roy, qui Elycia sta stringendo l'orsacchiotto che le hai regalato quando è nata, ti ricordi? Non è stupenda?- L'amico nemmeno s'era accorto che il Colonnello ancora guardava la porta ormai chiusa, perso nei suoi pensieri. In un attimo però si riscosse, nel momento in cui il Maggiore gli mise una foto della figlia su di un'altalena ad un centimetro dal naso. Gli si incrociarono quasi gli occhi nel cercare di mettere velocemente a fuoco l'immagine.
-Maes! Ho capito, ho capito.- iniziò a protestare allontanandolo -Elycia è una bellissima bambina, anzi la più bella del mondo. Non serve ribadirlo in continuazione.-
Chissà cosa stava passando per la testa della sua sottoposta quel pomeriggio. A ben pensarci però, erano alcuni giorni che sembrava avere degli atteggiamenti diversi. Non di molto, ma lui sentiva qualcosa di strano nell'aria quando erano insieme.
-Roy!- lo richiamò con forza l'altro uomo costringendolo ad interrompere nuovamente i suoi pensieri e a guardarlo. -Tu non mi stai ascoltando.-
-Ovvio che non ti sto ascoltando, parli sempre delle stesse cose... o meglio della stessa figlia. Mettine al mondo un altro, così almeno per un po' ci sarà qualcosa di nuovo.- rispose svogliato mentre si poggiava pesantemente su di un gomito e con disinteresse sfogliava le immagini scattate da Maes alla piccola.
-Non è così semplice mettere al mondo figli, bisogna essere pronti e... in ogni caso non è questo il punto.- concluse mentre scendeva dal tavolo e si metteva di fronte alla scrivania.
-E quale sarebbe il punto?-
-Sono qui apposta per te e tu non mi degni della tua attenzione, amico mio, questo è il punto.-
Roy alzò lentamente gli occhi. Forse non aveva tutti i torti, ma Maes era arrivato improvvisamente e lui non era pronto all'incontro.
-A questo proposito, mi spieghi perché sei venuto qui? Non voglio dire che mi dispiaccia vederti, ma non capisco...-
-Per vedere come stavi e come te la cavavi.- rispose d'impeto l'altro militare mentre s'appoggiava con entrambe le mani al tavolo e si sporgeva verso di lui. Mustang si raddrizzò con una espressione dubbiosa in volto.
-Allora,- continuò Maes con quel suo tono gioioso. -come va con la nostra amata biondina?-
Gli occhi dell'alchimista si sgranarono, poi di colpo si mise una mano alla fronte.
-Oh no Maes, non dirmi che sei venuto qui per questo? Ecco perché quell'assurdo invito a cena!-
-Certo che sono venuto qui per questo. Al telefono sei sempre così sfuggente!-
-Non sono affatto sfuggente. Ti ho sempre detto esattamente quello che penso.-
L'amico si rialzò scettico ed incrociò le braccia senza aggiungere una parola.
-Sul serio, Maes, non ti sto nascondendo nulla. Sei l'unico al mondo con cui posso permettermi tanta sincerità.-
-E lei?- rispose allora l'altro indicando la porta dietro di sé.
-Lei... lei è un altro discorso. Ormai siamo così vicini che a volte penso di potermi confidare totalmente come con te, ma poi m'accorgo che a quel punto dovrei dirle anche che l'amo ancor più di quando mi sono dichiarato. Ed a quel punto distruggerei tutto.-
-Vedi che ti servo io!- ribadì con gli occhi luminosi mentre tornava a sedere sulla scrivania del Flame Alchemist.
-No, Maes. Lascia stare. Toglitelo dalla mente. Non voglio che tu ti metta in mezzo in questa storia. Tra me è Riza ora c'è una bella amicizia e voglio che resti tale, perché ormai è chiaro che non potrà mai esserci niente di più che questo.- Gli occhi seri di Roy impressionarono Maes.
-Sei veramente sicuro? Ti sei sul serio arreso, tu, quello che conosce da vicino metà delle donne di Central ed East City?- domandò cercando di riscuoterlo.
-Certo che ne sono sicuro.- rispose con tono fermo che tradiva appena lo sconforto mentre raccoglieva le fotografie ancora sparse sul suo scrittoio in un unico mazzo. -Riza non è una donna qualunque, e meno che meno lo è per me. L'amo ma non posso averla, e probabilmente è giusto così, sicuramente non la merito. Esserle amico è una immensa consolazione. E ti prego, non rovinare le cose, anche se in buona fede.-
-Non hai nessuna speranza?- Hughes stentava a credere alle sue orecchie, Roy Mustang che parlava d'amore, e dell'impossibilità di raggiungere una donna che voleva con tutto se stesso.
-Nessuna. Ma non ti preoccupare, non sono depresso. Mi sono reso conto negli ultimi mesi di quanto fortunato sono in ogni caso. Non avrò la donna che amo, ma ho sicuramente due amici ineguagliabili, giusto Maes?- domandò con un sorriso mentre gli porgeva le immagini della figlia.
-Beh sì certo. Un amico come me non lo troveresti nemmeno in capo al mondo!-
-Forse ne potrei trovare uno senza figlie e la mania per le fotografie però.- aggiunse con un sorriso sardonico mentre s'appoggiava allo schienale della sedia.
-Ma non potresti godere della visione celestiale della mia adorata Elycia! Pensaci! Sarebbe una grave perdita. A proposito, non ti ho fatto vedere la foto con il gatto della vicina che...-
Roy s'alzò di scatto.
-Non ora Maes, devo tornare a casa.-
-Puoi tornare a casa pure più tardi- rispose con noncuranza l'altro mentre rovistava nella valigetta.
-Certo, così ci chiudono dentro la base, ottima idea.- ribatté mentre poggiava un braccio sulla schiena dell'altro militare e lo faceva scivolare a terra.
Un poco deluso Hughes richiuse la valigetta e assieme s'avviarono verso l'uscita della base.

Per quella sera consigliò a Hughes un buon ristorante dove portare Glacier a cena e si diedero appuntamento per il primo pomeriggio del giorno dopo. Maes sapeva bene quanto Roy amasse dormire fino a tardi il sabato mattina.
E il sabato giunse in fretta. Quando si incontrarono davanti alla base nel pomeriggio, Glacier non era con lui, ma li raggiunse un paio di ore dopo in centro. Chiacchierarono molto, specialmente quando furono soli. Non aveva mai nascosto nulla all'amico negli ultimi mesi, era stato totalmente cristallino con lui. Ma indubbiamente dirsi alcune cose dal vivo era diverso, poteva vedere la reazione negli occhi di quell'uomo che per lui era come un fratello, il suo sorriso allargarsi o sentire le pacche amichevoli sulle spalle. Gli bastarono pochi minuti per capire quanto gli fosse mancato in quel periodo il suo carissimo compagno di stanza all'accademia. Non era facile ammetterlo a parole, ma senza di lui Roy Mustang non sarebbe stato lo stesso e, certamente, sarebbe stato una persona peggiore. Per un attimo si chiese anche come facesse Riza a sopportare la vita che facevano senza nessuno che l'ascoltasse come Maes faceva con lui. Si sarebbe impegnato, si disse, per essere per lei almeno in parte quello che Hughes era per lui. Era tutto quello che poteva fare e ci avrebbe messo tutto se stesso. Ma fu solo un lampo nei suoi pensieri, poi l'allegria dell'amico ebbe nuovamente il sopravvento e decise di godersi quella rara occasione in cui poteva stare con Maes come un tempo a Central.
Quel pomeriggio il tempo passò in fretta. Era oramai il crepuscolo quando Maes gli chiese se non fosse ora per lui di tornare a casa a prepararsi.
-Ah già la cena! Mi ero quasi dimenticato!- ammise ricordandosi improvvisamente dell'impegno per la serata. Maes sembrava aver capito quello che gli aveva detto il giorno prima ed era riuscito durante tutto il tempo che avevano passato assieme a non citare in nessun modo né la cena né i suoi sentimenti per la sottoposta. Velocemente s'avviò a casa, lasciando i due coniugi di fronte al loro albergo.
Mentre si lavava e rivestiva, d'improvviso, gli tornarono alla mente gli avvenimenti del venerdì. Riza così strana, così spontanea e diversa dal solito, quegli atteggiamenti quasi incontrollati e totalmente insoliti per lei. E quella frase così amara e così dolce allo stesso tempo. Istintivamente si portò una mano sulla guancia, seguendo la linea di una lacrima immaginaria, Riza riusciva a vedere così profondamente in lui. Sorrise mestamente. Lui invece quanto riusciva a capire di lei se per qualche gesto inconsueto si faceva tante domande? Sarebbe mai riuscito ad essere un buon amico come voleva essere?
In un attimo si riscosse. Era inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Avrebbe fatto del suo meglio. In fondo l'amava, come nessun altro, ne era certo, e questo amore l'avrebbe guidato.
Finì velocemente di sistemarsi. Pantaloni, camicia e un maglioncino elegante, niente di speciale, ma sufficiente: in fondo era una cena tra amici.
Anzi una cena con le due persone più preziose che aveva, si disse mentre usciva, doveva essere felice di poter avere un'occasione come quella e smetterla con tutti quegli stupidi dubbi.

S'avviò verso l'hotel che ospitava Hughes e Glacier, avevano deciso di trovarsi un quarto d'ora prima, giusto in tempo per arrivare a piazza dei caduti in orario per l'appuntamento con Riza. Maes non fu puntuale come Roy aveva sperato e raggiunsero la soldatessa alle 20 in punto, quando lei era ovviamente già arrivata da qualche minuto. Una leggera brezza autunnale soffiava nella piazza, il Tenente attendeva in piedi accanto ad un lampione, il soprabito ben abbottonato e le mani in tasca, i capelli raccolti dall'ormai usuale fermaglio nero lucido.
-Scusa Riza, è tanto che aspetti?- le domandò appena la raggiunsero. Lei lo fissò stranamente per un secondo, poi s'aprì in un radioso sorriso.
-No, sono appena arrivata anche io, siete puntualissimi.-
Roy rimase incantato. A cosa era dovuta quella reazione inaspettata? Poco importava: era splendida. Quando sentì la voce di Maes salutare e presentare la moglie si riscosse, spostandosi un poco perché le due donne si potessero dare la mano.
-Bene, dove andiamo a mangiare?- domandò poi Maes stringendosi nel cappotto -Qui si gela, vorrei rintanarmi all'interno il prima possibile, Roy.-
-Il ristorante che ci ha indicato ieri sera Colonnello era ottimo, potremmo tornare lì.- gli fece eco Glacier mentre lo prendeva dolcemente a braccetto.
-No, avevo pensato a tutt'altro posto per questa sera, ovviamente se per voi va bene.- disse con un lieve inchino verso la moglie del suo migliore amico.
-Nessun problema, ovviamente.- sorrise di rimando la donna.
-Bene, allora se volete seguirmi è per di qua.- riprese incamminandosi, con Riza appena dietro di sé. Era insicura per via della presenza di altre persone, non valeva la pena farle notare che non erano alla base in quel momento.
-Spero solo che sia vicino, Roy.- mugugnò Maes.
-Lo è. In pochi minuti saremo lì. È il ristorante di via Drachma, contenta Riza?- domandò lanciando una occhiata furba alla ragazza.
-Grazie Roy.- rispose solamente quasi arrossendo. Continuava ad avere dei comportamenti anomali.
Maes invece allungò il passo e gli fu accanto guardando lui e poi Riza a turno con uno sguardo curioso.
Mustang sospirò: -Riza era intrigata da quel ristorante, ma non abbiamo mai avuto occasione d'andarci. Anche perché le sue regole vietano le cene...- aggiunse in fine.
-Vieterebbero le cenette romantiche, Roy, non le cene in generale.- rispose finalmente ritrovata la bionda sottoposta.
-Ma io non sono abituato alle “cene normali”.- protestò mentre rallentava a sufficienza per farsi raggiungere.
-Tu non hai la minima idea di cosa significhi la parola normale, in ogni contesto.- continuò Riza ormai sciolta.
-Su questo le do ragione Tenente!- si intromise Hughes sporgendosi appena oltre l'alchimista che lo divideva dalla soldatessa.
-Proprio tu parli! Non sei affatto credibile Maes!-
-Penso che abbia ragione tesoro.- lo richiamò gentilmente la moglie.
Ormai il clima s'era disteso. Hawkeye camminava alla sua destra, mentre alla sua sinistra c'erano i coniugi Hughes. Avrebbero realmente potuto sembrare due coppiette, se non si fosse notata la differenza fondamentale: se marito e moglie si tenevano a braccetto, loro due erano alla giusta distanza per evitare di sfiorarsi.
Arrivarono al locale in pochi minuti, come aveva detto Mustang. Gli fu dato un tavolo da quattro, a fondo sala e accostato alla parete. I due di Central si sedettero da un lato, di conseguenza i militari di East furono costretti a mettersi di fronte a loro.
Quando Riza si tolse il soprabito il Flame Alchemist la rimirò incantato. Indossava dei pantaloni neri, sopra un maglioncino grigio perla che la copriva oltre i fianchi e con un collo vaporoso che le contornava delicatamente il viso. Era un abbigliamento semplicissimo, eppure le stava d'incanto! Non l'aveva mai vista così vestita e nemmeno avrebbe immaginato che tanto le potesse donare. Iniziava a pensare che quella donna, qualunque cosa indossasse, fosse per lui sempre e in ogni caso perfetta. L'amore faceva decisamente dei brutti scherzi anche ad un tipo da sempre molto pretenzioso come lui.

Come sempre s'impegnò per convincere Glacier a chiamarlo Roy e non Colonnello ma, al solito, non ci fu nulla da fare. Da che si conoscevano, ed era molto tempo, lei l'aveva sempre chiamato solo con il grado. Anche la prima volta che si erano parlati e lui andava ancora all'accademia era stato caporale Mustang per tutto il tempo. Al contrario si abituarono tutti subito ad usare il nome proprio per Riza e lei i loro.
La serata proseguì nel migliore dei modi, il cibo era ottimo proprio come Hawkeye si era aspettata, il servizio buono e la compagnia magnifica. Nemmeno s'accorse del passare del tempo. Poter passare la serata con Maes e signora e allo stesso tempo sedere accanto alla donna che amava era veramente piacevole. Per un attimo appena pensò che sarebbe stato bello se la ragazza al suo fianco non fosse solo una semplice amica, ma di più; il pensiero fu però scacciato velocemente, non avrebbe lasciato che la sua stupida testa rovinasse quella cena.

Sembrava filare tutto liscio e che la serata si sarebbe conclusa anche meglio di come era iniziata, quando d'improvviso una farse del tutto innocente di Glacier cambiò tutto.
Ormai avevano concluso il loro pasto, quando Roy per un secondo fissò il suo bicchiere ormai vuoto; aveva sete. Non gli servì nemmeno allungarsi per prendere la bottiglia perché Riza gliela passò un attimo dopo, senza nemmeno chiedere conferma. Lui la ringraziò e si versò l'acqua senza farci caso, ma la moglie del suo migliore amico rimase sorpresa.
-Certo che voi due vi capite proprio con uno sguardo, forse meno. Non ce ne sono molte di coppie così.- sorrise del tutto ignara di ciò che stava scatenando. Roy la fissava impietrito mentre Riza aveva abbassato la testa arrossendo leggermente. Maes si voltò di scatto, e probabilmente le diede anche un leggero tocco sotto il tavolo, perché lei riprese immediatamente con un tono di scusa.
-Intendevo coppia d'amici ovviamente, non vorrei essere fraintesa.-
-N-no non si preoccupi.- mormorò la bionda ragazza. Il fatto che di colpo fosse tornata al lei era già preoccupante, ma quando Mustang si voltò verso di lei la vide farsi piccola piccola sulla sedia, con gli occhi bassi a guardare le mani che torturavano l'orlo del maglione. Perché tanta insicurezza? Glacier si era chiarita subito ed inoltre era una donna che sarebbe tornata a Central City il giorno dopo, non c'era rischio che spettegolasse falsità su di loro. Doveva calmarla, ma come? Alzò per un attimo gli occhi su Maes, che a sua volta lo fissava interdetto. Certo si aspettava che l'affermazione della moglie, che sicuramente non voleva attuare chissà quali piani pazzeschi ideati dalla mente di Hughes, avesse un effetto tutt'altro che positivo sui due, ma non sino a questo punto. Nemmeno l'alchimista riusciva a capire perché tutto d'un tratto la giovane si sentisse così impaurita. Tornò a guardarla, non aveva ancora alzato il viso. Prese velocemente la bottiglia, le verso un bicchiere d'acqua e glielo passò.
-Bevi.- le disse solamente. Lei alzò lentamente il volto, poi la mano e prese quanto le veniva offerto. Bevve con calma, prima di posare nuovamente il vetro sulla tavola e prendere fiato.
-Scusate.- aggiunse infine mentre rimetteva le mani in grembo, senza però più stringere la maglia.
Ci vollero ancora alcuni minuti prima che tutto tornasse alla normalità, ma era solo apparenza. Roy poteva sentire il disagio che la ragazza accanto a lui provava. Non aveva nemmeno più spostato le mani, le stringeva come ad evitare ogni possibile e involontario tocco con lui. Quella bella serata si stava rovinando irrimediabilmente, almeno per lei.
Quando poco dopo s'alzarono da tavola decise che era il momento di separarsi, forzare la mano era come sempre inutile.
-Roy, noi andiamo a fare un passeggiata, venite anche voi?- domandò Maes appena furono usciti dal locale. L'aria gelida della serata era scomparsa, il freddo ora non era così pungente.
-Io credo che tornerò a casa.- disse debolmente il Tenente cercando quasi di non farsi notare. Mustang la guardò con la coda dell'occhio.
-Beh non credo sia il caso che io v'accompagni allora, non vorrei fare il terzo incomodo.- aggiunse allora.
-Ci vediamo allora domani pomeriggio alle 2 in stazione.- gli ricordò l'amico, prima dei doverosi saluti.
L'alchimista e la sua sottoposta rimasero per alcuni secondi fermi davanti al ristorante mentre i due coniugi s'allontanavano verso il centro.
Sospirò -Ti va di fare un pezzo di strada assieme?- Ormai erano soliti avviarsi a casa insieme dopo le loro uscite, ma quel giorno era più sicuro chiedere il permesso.
Lei lo fissò per un istante che sembrò lunghissimo, con quegli splendidi occhi da falco che sembravano indagare a fondo il suo viso, poi fece un semplice segno affermativo con la testa.

Camminarono affiancati in silenzio, nella notte fredda e scura di East City. Solo il suono dei loro passi risuonava per le vie ormai deserte. Avrebbe voluto parlarle, ma non sapeva nemmeno da dove iniziare. Quello che era successo a cena era meglio cancellarlo del tutto dalla memoria, almeno per qualche tempo. La guardò di sottecchi, ancora stretta nel suo soprabito, occhi fissi davanti a sé, ma pareva più intenta in un ragionamento che interessata alla strada che stavano percorrendo. Era proprio bella, eppure quell'aria turbata non le donava affatto. Riza Hawkeye era la donna sempre sicura e decisa, per lui. Doveva farla parlare, a tutti i costi.
-Sai,- si buttò -ho ripensato molto a quello che mi hai detto ieri pomeriggio in ufficio.-
Stava per aggiungere altro quando lei s'immobilizzò proprio sotto la luce di un lampione che rese le sue iridi castane ancora più brillanti.
-Anche io.- rispose con voce sicura alzando il volto.
La sua reazione lo colse totalmente alla sprovvista, era davanti a lei, ad un passo di distanza, senza parole. Aprì la bocca una prima volta senza riuscire a proferire suono, dovette riprovarci una seconda.
-E cosa hai concluso?- Non sapeva se era la domanda giusta da fare se, in fondo, avesse un senso. Forse aveva solo ragionato sui termini che aveva utilizzato, che forse le erano sembrati fraintendibili, e nient'altro.
Lei attese. Quella conversazione si stava facendo tremendamente lenta.
-Nulla di soddisfacente.- furono le sue uniche parole. Telegrafica e dura.
-Nulla di soddisfacente? Che significa?- in quel momento trovò totalmente inutile tenere i propri dubbi per sé, tanto valeva esprimerli, forse avrebbe capito qualcosa delle stranezze che stavano accompagnando la ragazza negli ultimi giorni.
Lei lo sfidò nuovamente con lo sguardo, poi abbassò il capo e con voce flebile rispose: -Ho concluso che vorrei essere io ad asciugare quella lacrima giorno per giorno.-
Il Flame Alchemist non poté che sgranare gli occhi, non sapeva cosa aspettarsi da lei, ma sicuramente una frase del genere non averebbe potuto sognarla nemmeno nei suoi migliori sogni. Senza fretta colmò il passo che li divideva e l'abbracciò. Lei ebbe un sussulto ma non protestò. Poggiò la testa sul suo petto e si lasciò scaldare dalle braccia dell'uomo.
Non aveva conquistato la donna che amava, pensò Roy, ma aveva guadagnato una amica inarrivabile. Aveva detto a Maes che ancora non riusciva ad essere totalmente sincero con lei, ma era tempo che questo cambiasse, doveva ricambiarla.
-Grazie Riza. Grazie veramente. La tua amicizia mi riempe il cuore.- le sussurrò.
Di colpo lei liberò le mani e si strinse a lui con forza, e altrettanto improvvisamente si allontanò nuovamente di un passo rompendo l'abbraccio che li legava. Lo fissò intensamente, per l'ennesima volta in quella serata. Sul volto dell'alchimista era chiaro lo stupore e lo smarrimento per la reazione della ragazza.
Furono attimi di lungo silenzio: lui cercava di trovare una spiegazione nella sua mente confusa, mentre gli occhi di lei si velarono di leggere lacrime scacciate da un battito di ciglia.
Mustang non ancora era riuscito a trovare qualcosa da dire quando, con voce roca e poi sempre più sicura lei incominciò a parlare.
-Perché è dovuto succedere? Perché qui, perché ora e perché proprio tu! Con tutte gli uomini che esistono, tutti quelli che incontro e conosco. C'erano decine di possibilità, centinaia. E c'era anche la possibilità migliore: avrei potuto non innamorarmi affatto. Avrei vissuto la mia vita, la mia carriera, tranquillamente e nel migliore dei modi. Invece mi sono innamorata di uno come te! Di un militare! Di uno sfaticato che non ha mai voglia di lavorare, di uno che s'impegna a trovare mille modi per evitare il lavoro piuttosto che fare il suo dovere, uno che ha più donne che camicie, che le usa e le getta come se nulla fosse. Di un uomo incostante, emotivo e superficiale. Perché proprio tu?-
Ora le lacrime erano ben visibili nei suoi occhi ambrati, ma le tratteneva testarda.
Mustang era in tilt. Completo. Aveva afferrato qualcosa di quel fiume di parole che Riza gli aveva di colpo scaricato addosso, fino a quelle parole che non sperava nemmeno più di sentire pronunciare. Non poteva, non riusciva, a crederci. Aveva detto proprio “mi sono innamorata di uno come te”? E intendeva con quel verbo esattamente quello che intendeva lui? Non poteva essere. O forse sì. E tutto il resto era per lui o per se stessa?
Respirò, ancora non aveva preso fiato da che la donna aveva detto quella breve ma importantissima frase. Una luce si fece spazio nella sua mente. Sorrise dolcemente. Quella donna l'avrebbe fatto impazzire, ormai ne era certo, ma finalmente era la “sua” donna.
Non disse una parola, aprì leggermente le braccia verso di lei. Lei si mosse leggermente, e lui fece lo stesso nella sua direzione. A metà strada s'abbracciarono di nuovo, teneramente, con un sospiro che diceva più di mille parole. Finalmente. Lei chiuse gli occhi, poggiata al suo petto, come ad ascoltarne i battiti regolari. Bella, bellissima come sempre e allo stesso tempo come non mai.
Il Colonnello non seppe più come resistere. Alzò una mano ad accarezzarle con leggerezza la guancia. Fu come un richiamo. Lei staccò il viso da lui, alzò le braccia a circondargli il collo. I loro visi s'avvicinarono senza fretta, come a gustare ogni secondo che precedette un intenso bacio, infine voluto da entrambi. Nel mezzo della notte, in quella strada deserta di East City, quell'unico lampione illuminò il loro primo, vero, intenso ed incantevole bacio.
Quando si divisero ci volle del tempo prima che il mondo attorno a loro riprendesse forma. Per lunghi attimi tutto ciò che Mustang vide furono gli occhi prima stupiti, poi gioiosi del suo Tenente. C'erano solo quelle due gocce d'ambra scura che risplendevano leggermente mentre la cullava tra le sue braccia. Poi il suo sorriso radioso ed amorevole, che s'addolciva sempre più mentre le dita sottili della donna gli pettinavano i capelli corvini sulla nuca.
Stava per aprire bocca, quando lei sembrò risvegliarsi da un sogno. Si guardò attorno velocemente.
-Roy, siamo nel mezzo della strada!- esclamò.
-Sì lo vedo.- rispose pacato lui, non che gli importasse molto del luogo, poteva anche essere sull'orlo di un vulcano in quel momento e sarebbe stato comunque magnifico.
-Meglio che andiamo da qualche altra parte.- suggerì l'altra senza però mollare la presa -Casa mia è la più vicina.-
-Ok.- fu l'unica cosa che il militare disse prima di chinarsi a sfiorarle ancora le labbra. Lei non si ritrasse nemmeno quella volta, ma subito dopo si staccò per incamminarsi. Non fece che un passo prima che Mustang, ancora immobile, non la richiamasse.
-Riza- le disse mentre le porgeva la mano -ti insegno una cosa. Non servivano tante parole, bastava un “ti amo anch'io”.- concluse mentre lei intrecciava le dita con le sue.

Arrivarono a casa della donna in pochi minuti, lui però avrebbe camminato ancora per chilometri per poterla tenere per mano. Quel poco calore che la pelle morbida di Hawkeye sprigionava era più che sufficiente. Non parlarono durante il tragitto, persi ognuno nei propri pensieri che indubbiamente includevano anche l'altro.
Arrivati sul pianerottolo, davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento di lei, le loro mani si slegarono. In quel momento Roy iniziò a ragionare un po' più freddamente. Era la prima volta che vedeva l'appartamento della giovane. Sapeva dove abitava e a che piano, ma non vi era mai entrato. Non si stupì molto nel vedere una casa estremamente ordinata e semplice. Eppure tutto profumava e ricordava lei. E doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto.
-Prego Roy, siediti pure sul divano.- gli disse appena mise piede nel piccolo ingresso. Senza nemmeno rispondere, ancora stordito come in un sogno, si avviò verso il salotto togliendosi il soprabito. In un battito di ciglia lei fu lì al suo fianco e glielo prese con gentilezza dalle mani per andare ad appenderlo con il suo.
-Ho bisogno di qualcosa per calmarmi,- gli disse appena si fu seduto -Ti va del thé caldo?-
-Sì grazie.- rispose ancora un po' stralunato. La soldatessa entrò velocemente in una stanza che doveva ovviamente essere la cucina e la sentì armeggiare con il bollitore.
Rimasto solo si lasciò cadere all'indietro sul morbido sofà. Quella era indubbiamente la casa di Riza, si disse mentre si guardava attorno. Il suo gusto per la semplicità, la sua fissa per l'ordine e i colori mai troppo eccessivi. E lui era lì, ad attenderla. Dopo averla baciata perché si era confessata innamorata di lui. Incredibile! Era così convinto che ormai non ci fosse più nulla da fare per loro. Era tutto stupendo, ma una voce nel suo subconscio si chiedeva se era giusto così. Se Riza fosse solo stata confusa? Se si fosse convinta d'amarlo solo per una qualche strana forma di senso di colpa? Non avrebbe voluto farsi queste domande paranoiche in quel momento, ma se c'era veramente qualcosa di sbagliato era meglio scoprirlo subito.
Ebbe solo il tempo di tirare un sospiro rassegnato, prima che lei rientrasse nella stanza con un piccolo vassoio. Due tazze fumanti e una zuccheriera vi erano poggiate sopra. Mise il tutto sul tavolino davanti all'uomo e si sedette su una sedia di fronte a lui.
Prese la sua tazza, tenendo il piattino con l'altra mano, bevve un sorso con la solita indubbia eleganza. Lui rimase ammirato: era una dea, non una donna!
-Prego Roy, serviti pure.- gli disse lei con un sorriso.
-Grazie.- fu la sola risposta prima di iniziare a zuccherare e mescolare il suo thé.
Sorseggiarono per un po' la bevanda in silenzio. Era calda al punto giusto, come sempre lei non sbagliava mai. Perfetta. Ma la meritava?
Poggiò la tazza mezza vuota.
-Riza.- le disse guardandola intensamente. -sei sicura?-
-Credo di sì.- rispose mentre a sua volta poggiava la tazza. Si prese ancora un attimo, poi ricominciò a parlare. -Anzi, Roy, non credo. Sì, sono sicura. Ma non sono affatto preparata. Me ne sono accorta solo ieri, anche se non è da ieri che qualcuno si è insinuato a forza nella mia testa e nel mio cuore.- sorrise mentre parlava.
-Non pensi che possa essere, che ne so...- iniziò a ribattere lui, ma una mano alzata lo fermò.
-Non è niente che non deve essere, Roy. Mi sono innamorata di te. Di quell'uomo che sei, non di quello che vuoi apparire, di quello che mi hai mostrato in questi mesi in ufficio e ancor di più fuori.-
Diceva quelle cose con tanta calma, ed a poco a poco anche lui si sentì più disteso. Tutte le paure volarono via mentre la vedeva riprendere la tazza. Oh quanto avrebbe voluto di nuovo stringerla forte a sé in quel momento.
-Ti amo.- le disse d'improvviso, senza enfasi ma con molta serenità. Lei arrossì leggermente, la ceramica tintinnò per un breve tremito. Tornò a poggiare il tutto sul tavolo, mentre gli occhi blu intenso dell'uomo la seguivano.
-Anch...- la voce le uscì rauca, si bloccò e poi riprese: -Anch'io Roy.-
Ancora una pausa.
-Però, Roy... sono ancora un po' confusa.-
Lui si ributtò sul divano.
-So cosa provo per te, ma non so ancora come comportarmi. Non sei esattamente un uomo facile da amare, sai?!-
-Indubbiamente.- questa volta fu lui a stupirla con un bel sorriso.
-Forse è stato tutto troppo veloce, avrei avuto bisogno di qualche giorno ancora per accettare la cosa prima di dirtelo.- concluse lei.
-Ti darò tutto il tempo che vuoi Riza. Tutto.-
-Grazie.- mormorò la ragazza chinando appena la testa ancora un poco imbarazzata. Doveva avere un tono involontariamente languido.
-In fondo anche tu non sei affatto una donna facile, Riza. Da quando mi sono innamorato di te la mia vita è diventata di colpo più complicata che mai.- Aggiunse cercando di fare sembrare la verità una mezza battuta. Quella donna aveva portato lo scompiglio nella sua esistenza, ma ora aveva raggiunto una felicità che mai aveva nemmeno immaginato.
-Ci dovremo abituare entrambi a questa cosa, a quanto pare.- Riza parlò poco prima di bere l'ultimo sorso dalla sua tazza.
Lui la imitò e in fretta finì il thé rimasto.
-Bene,- disse mentre lei s'alzava per riportare il vassoio in cucina -credo che per questa sera sia meglio non andare oltre. Prendiamoci il tempo che ci serve.-
Lei lo fissò a metà strada, poi gli sorrise. -Sì, hai ragione.-
Tornò poco dopo, lui si era già alzato e si stava mettendo il soprabito. Lo aiutò con le sue mani affusolate. Così vicina che Roy dovette fare uno sforzo enorme per non abbracciarla di nuovo. Le avrebbe lasciato tempo, aveva detto, non poteva strizzarla come un pupazzo ogni volta.
-Quando ci vediamo ora?- domandò quasi inaspettatamente lei.
-Ah...beh domani devo andare a salutare Maes alla stazione alle 2. Potresti venire anche tu, poi decidiamo cosa fare. Può andare?-
-Sì, può andare.- gli rispose mentre apriva la porta.
-Allora domani alle 2 al piazzale della stazione.- ribadì lei quando lui attraversò la soglia, spontaneamente l'alchimista si girò nuovamente verso la donna.
-Sì- riuscì solo a dire, prima che lei lo prendesse per il bavero dell'impermeabile per coinvolgerlo in un altro bacio passionale.
Mustang rimase quasi senza fiato. L'aveva baciato lei! D'improvviso!
-Riza...-
-Buona Notte, Roy.- gli sussurrò dolcemente carezzandogli il collo prima di togliere le mani.
-Migliore di questa non potrebbero essercene!- A sua volta le accarezzò con leggerezza una guancia, prima di voltarsi. Se non se ne fosse andato subito altro che buoni propositi! Quella donna era veramente impossibile! O forse il termine giusto era irresistibile.


スズク...          



   
 
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