Di
ritorno! Scusate se ritardo tanto per postare un nuovo capitolo, ma
anche se la
mia storia è già finita non riesco a trovare il
tempo di trascriverla sul
computer!!!!!!
Kaka:
“Perché non lo fai fare a qualcuno?”
ALE:
“Perché, credi che per aiutarmi ci sia la
coda?”
Kaka:
“Era tanto per dire…”
ALE:
“Non temete ragazzi, ancora un mese e potrò
velocizzarmi con i tempi! Prima di
lasciarvi leggere questo capitolo, ci tengo a precisare che tutti i
personaggi
inventati da me probabilmente avranno nomi presi da altri manga: I
RIFERIMENTI
SONO PURAMENTE CASUALI! Sbrigata questo cavillo burocratico…
Fa partire quel
proiettore, Suigetsu!”
Comincia
la missione! Nemici in guerra e… in
amore.
L’aria
salmastra dell’oceano li colpì molto prima di
arrivare davanti all’immensa
distesa d’acqua, ma una volta arrivati sulla spiaggia fu
impossibile ignorarla.
Il gruppo si arrestò in prossimità di un enorme
arco di pietra che portava ad
un ponte, di pietra anch’esso, che si estendeva nel mare fino
a sparire
all’orizzonte.
“Che
ti prende Sasuke, ti sei imbambolato?” lo canzonò
Suigetsu dopo aver bevuto un
sorso dalla sua borraccia. Sasuke in quel momento stava guardando la
sommità
dell’arco di pietra, dove capeggiava la scritta “Il
Grande Ponte Naruto” con
una strana espressione sul volto: nostalgia? Indifferenza? Magari un
briciolo
di rimorso? Impossibile dirlo.
“Che
c’è Sasuke?” chiese Kabuto con la sua
voce beffarda “Troppi ricordi della tua
vecchia vita?”
Indubbiamente
l’Uchiha avrebbe voluto zittirlo, ma invece si
limitò a camminare verso una collina
li vicino e a rispondere “Non è niente”
con voce atona.
I
tre ninja salirono per quel lieve pendio, attraversando la fitta
vegetazione di
un bosco, fino ad arrivare in cima; la vista del mare da quel punto era
mozzafiato, e da li si poteva scorgere la fine del ponte su una piccola
isola,
ma non fu quello che attirò l’attenzione del
gruppo; poco discoste dagli alberi
e dai cespugli c’erano due croci piantate nel terreno: la
prima era ornata da
una fascia bianca, leggermente ingrigita dal tempo e dalla sporcizia,
ma dietro
la seconda era conficcata nel terreno un’enorme mannaia, alta
come un uomo, con
un buco circolare nel centro.
“Il
posto è questo” proclamò Sasuke
accennando alle tombe.
“Era
davvero necessari fare questa deviazione?” domandò
Kabuto Seccato.
“Per
essere intelligente fai domande davvero stupide!” rispose
tagliente Suigetsu
afferrando l’elsa della mannaia “Scusa Zabusa, ma
questa passa a me” e con un
gesto fluido la estirpò dalla terra e la impugnò
davanti a se mormorando “La
mannaia decapitatrice del demone Zabusa: quanto pesa!”
“Sei
abbastanza forte per usarla?”
“Ovviamente!
E ci tornerà utile, se in squadra avremo anche
“Lui”, o sbaglio?”
“Non
sbagli, ma non sarà necessario”
“CHE
COSA??”
La
domanda urlata da Naruto smosse i capelli rossi di Kyubi umano come una
folata
di vento; i due erano vicini al cancello principale, ma prima di unirsi
al
gruppo l’Uzumaki aveva visto due facce conosciute e aveva
preso in disparte il
suo bijuu.
“Come
ti avevo detto” disse pacatamente la volpe “Il team
Gai e altre due persone”
“È
così che li chiami due membri di Akatsuki? Altre due
persone?”
“Ma
di che ti preoccupi? Hai paura per caso?”
“Non
è per questo! Se continui a tralasciare le parte
più importanti, un giorno o
l’altro ci beccheranno!”
“Frena
un attimo: continuare? Io ho chiuso nell’impressionare te,
troppo complicato!”
“Grrrr!
Certe volte ti prenderei a pugni!” esclamò Naruto
esasperato.
“Accomodati,
se vuoi farti male da solo!”
“GRRRR!”
il biondo decise che era meglio finirla li. È molto
difficile ottenere
soddisfazione da uno che ha sempre la battuta pronta.
“Bene!
Adesso trasformati in qualcosa di piccolo. Non posso svestirmi e
vestirmi
continuamente”
“Uff!”
sbuffò Kyubi sgonfiando le guance “Quasi quasi ti
preferivo depresso!”
La
volpe saltò verso Naruto e si trasformò a
mezz’aria; quando il fumo si fu
diradato, Naruto vide una piccola spilla rotonda collocata
all’altezza del
cuore raffigurante un muso di volpe rossa su sfondo nero.
Il
ragazzo fece un bel respiro per calmarsi (ogni volta che parlava con il
suo
bijuu si irritava) e uscì da dietro un muro per raggiungere
gli altri.
Appena
fu in vista, un certo membro dell’Akatsuki lo notò
e commentò a voce alta
“Finalmente. Ti fai aspettare troppo per i miei
gusti”
Come
molti avranno capito era stato Sasori a parlare, leggermente
indispettito
dentro Hiruko, che era stata riparata il giorno prima da Yamato. Di
fianco a
lui stavano i membri del team Gai, due dei quali erano estremamente
impazienti.
“Finalmente
Naruto!” esclamò il maestro Gai
“Cominciavo a crede che la forza della gioventù
ti avesse abbandonato e che ti fossi addormentato per strada!”
“Davvero,
Naruto” gli fece eco Lee “Ma dov’eri
finito?”
“Erm…
dovevo…” fece Naruto titubante, poi deciso
“Dovevo vedere una persona!” mentre
i due sopracciglioni lo fissavano interrogativi pensò
“(In fondo è la
verità)”
“Peccato!”
continuò il sopracciglione sorridendo “Io e il
maestro Gai stavamo per iniziare
una gara di velocità nell’attesa che tu
arrivassi!”
“Non
temere Lee!” lo rassicurò il maestro Gai usando la
sua posa della gioventù, con
il pollice alzato e lo sbrilluccichio di un dente “La faremo
non appena
tornati!”
“Certo:
mi impegnerò al massimo!”
Naruto
si costrinse a fare un sorriso forzato: quei due di certo erano
simpatici,
peccato che diventavano leggermente strani quando si parlava di gare e
di
gioventù.
Il
biondo spostò lo sguardo su Ten Ten e Neji che osservavano
(Con rassegnazione)
il loro maestro e il loro compagno di squadra con occhi stanchi; poi
guardò
l’altro membro di Akatsuki.
La
prima impressione che gli diede Deidara fu di una bomba in procinto di
esplodere: le sue sopracciglia erano talmente corrugate da sembrare
verticali,
e alcune vene sulla fronte e sul collo pulsavano incredibilmente.
“Sei
ancora arrabbiato per quello?” chiese Sasori a Deidara, che
lo fulminò con uno
sguardo.
“Si!”
rispose brusco “Perché, non ne ho il
diritto?”
“I
miei Homunculus non sono degli adoni, ma non ne faccio una
tragedia”
Altra
vena pulsante. Il collo del Nukenin della terra ormai era un fascio di
nervi.
“I
tuoi sono solo brutte” sbottò
all’improvviso “I miei sono orripilanti, uno
scherzo di natura! E non si degnano nemmeno di modellare il loro
esplosivo in
un opera d’arte prima di farlo esplodere!!”
“Va
bene, ma cerca di calmarti anche solo un poco; stai spaventando il
cliente”
Solo
a quel punto Naruto si accorse di un altro uomo, appena dietro i
nukenin, che
osservava impaurito la furia di Deidara. Era vecchio, più o
meno sulla
cinquantina, con i capelli che cominciavano ad ingrigirsi e a cadere,
indossava
un completo marrone scuro e gli unici oggetti che aveva erano uno zaino
strapieno (Dall’aria piuttosto pesante) ed un grosso bastone
nodoso.
“Allora
andiamo signor… signor?”
“I-Isshin”
disse l’uomo titubante “Si, appena lui si
calma…”
“Subito
allora!” disse Sasori dando a Deidara una gomitata. Il
nukenin emise un gemito
strozzato.
“Sicuro
di stare bene?” chiese Ten Ten preoccupata “Le tue
ferite hanno fatto appena in
tempo a rimarginarsi…”
“Sto
bene!” la zittì Deidara “Inoltre devo
assolutamente avere sottomano degli
Homunculus con il mio DNA al più presto, oppure rischio di
esplodere!”
“Non
sta scherzando” mormorò Sasori a Neji
“Potrebbe davvero esplodere!”
“Coraggio,
affrettiamoci” li interruppe il jonin gridando “Non
tema, Isshin, tra un paio
di minuti la sua rabbia sarà sbollita!”
Il
gruppo si mise in marcia, andando a passo d’uomo per non
lasciare indietro
Isshin; quest’ultimo camminava affiancato da Gai e Sasori
mentre gli altri lo
seguivano, ma si vedeva lontano un miglio che era spaventato: si
voltava per
ogni rumore anomalo e stringeva ossessivamente il suo bastone come se
potesse
salvarlo.
“Che
tipo di merci trasportate?” chiese
Gai
per rompere il ghiaccio.
“V-viveri
per lo più!” disse il mercante “Ma una
discreta parte del nostro carico consiste
in preziosi e merci pregiate”
“Tranquillo!
Proteggeremo sia merci che voi!”
Dopo
pochi altri minuti di marcia, il gruppo giunse in una radura dove
stavano
asserragliati in circolo dieci carri coperti da un telaio ciascuno, con
al
centro le bestie che li trainavano e fuori dal cerchio stavano degli
uomini
armati di bastoni; qualcuno teneva in mano una katana, ma era
arrugginita. Più
che guardie, sembravano conigli consci di essere a pochi passi da un
serpente.
Appena
intravidero i ninja, gli uomini agitarono le armi davanti a loro, ma
quando
riconobbero Isshin abbassarono le armi. Quest’ultimo
cominciò a dare ordini a
destra e a manca, intimando tutti a fare il più in fretta
possibile.
“È
una mia impressione” mormorò Neji a Ten Ten
“O sembra che abbiano il diavolo
alle calcagna?”
“O
forse temono proprio questo!” concordò la ragazza.
In
pochissimo tempo la carovana era già in marcia, diretta
verso il confine del
paese della terra, dove si sarebbe aggregata ad un'altra carovana
più numerosa;
la missione era portarla lì incolume, dopo
approssimativamente tre giorni di
viaggio.
I
ninja si erano disposti così: Naruto, Rock Lee e Sasori
erano appollaiati sopra
i carri, pronti ad intervenire in caso di attacco o per scorgere
eventuali
nemici in lontananza; Neji, Deidara e Ten Ten pattugliavano il
perimetro
intorno alla carovana, muovendosi continuamente in circolo. Gai si
trovava nel
primo carro della carovana, quello di Isshin, per programmare il
viaggio (Pur
rimpiangendo l’azione!).
Gli
uomini di Isshin ora non erano proprio calmi, ma erano visibilmente
sollevati!
Con un simile schieramento di ninja, si sentivano pronti a fronteggiare
ogni
tipo di attacco. Umano o non.
Il
primo attacco giunse mezzora dopo: Neji aveva individuato col Byakugan
due
gruppi di brigante che si preparavano ad assaltare la carovana sia da
destra
che da sinistra; Neji e Ten Ten presero ciascuno un gruppo, e in poco
tempo
ebbero ragione sui nemici. Deidara invece era rimasto appollaiato su di
un
albero, e quando i due ragazzi lo raggiunsero fischiettava un allegro
motivetto.
“Posso
sapere che cosa stai facendo?” chiese Neji al Nukenin
inarcando un
sopracciglio.
“Vi
aiuto!” rispose Deidara come se la cosa fosse ovvia.
“E
come ci aiuti? Oziando?” domandò Ten Ten.
“No!
Vi sto aiutando occupandomi del gruppo dei briganti che è
sfuggito al signor
Occhi Bianchi!”
BOOOOOOMMM!!!!!
Una
forte esplosione squarciò l’aria, seguita
prontamente da lontane grida di
dolore. Il biondo sorrise compiaciuto mentre sulla sua spalla si stava
posando
un pettirosso d’argilla appena sbucato dalla bocca della sua
mano sinistra.
“Eheh!
La mia arte non fallisce mai!”
“Che
carino!” esclamò Ten Ten accarezzando la creatura
d’argilla “E poi è davvero
efficace come arma!”
“Credi?”
chiese Deidara piacevolmente sorpreso “Finalmente qualcuno
che apprezza la mia
arte!”
“Beh,
io uso spesso esplosivi e carte bomba con le mie armi1”
aggiunse Ten Ten
allegra.
Armi
esplosive. Entrambi erano nel loro elemento: si lanciarono subito in
una
appassionata discussione su bombe, mine e ordigni vari.
“Scusate
se vi interrompo” li interruppe Neji vagamente seccato
“Ma la carovana non
aspetta noi…”
“Che
baaaaarba! Esclamò Deidara sbuffando “Hai lo
stesso carattere di Sasori;
compatisco quelli che ti sopportano!”
Per
qualche ragione, Ten Ten trovò la battuta molto divertente;
forse centrava il
fatto che lo Hyuga avesse fatto una smorfia buffissima per nascondere
il suo
disappunto.
“Se
proprio ci tieni, però, allora mi muovo!” e
scattò via saltando di ramo in
ramo, mentre l’uccellino d’argilla lo seguiva
cinguettando “Cerca di non
restare indietro!”
I
due ragazzi lo seguirono. “Arrogante, vero?”
bisbigliò Neji a Ten Ten.
“Ma
No!” rispose la mora allo Hyuga “In fondo
è simpatico!” quindi si ricolse a
Deidara mentre accelerava il passo per raggiungerlo “Ehi! Che
cosa stavi
dicendo sulle bombe fatte con la terra…”
Neji
la guardò allontanarsi con rabbia crescente: oltre al danno,
la beffa! Proprio
in quel momento passò vicino a lui il pettirosso
d’argilla cinguettando a
squarciagola; sentendo il bisogno di sfogarsi, Neji lo colpì.
ERRORE!!
Anche se piccolo e innocuo, era pur sempre una bomba, che
scoppiò come un
petardo in faccia allo Hyuga e gli bruciacchiò capelli e
sopracciglia.
Di
certo la colpa era in parte sua, ma Neji pensò che Deidara
lo avesse fatto
apposta.
Il
secondo attacco non fece passare nemmeno un quarto d’ora; dei
ninja si erano
appostati sul ciglio della strada, e solo per loro pura fortuna non
furono
individuati da Neji. Appena questi ninja balzarono sui carri, molti
furono
rispediti indietro da Sasori con un colpo di piatto della coda
metallica di
Hiruko. I restanti furono neutralizzati da Rock Lee e da Naruto con una
facilità estrema.
“Che
barba!” esclamò Lee sconsolato “Se
questi sono i nemici, che vengano a milioni!
Io sono pronto!”
All’imbrunire,
tutti i ninja erano esausti.
“Stavolta
sei stato tu a portare sfortuna!” commentò Naruto
rivolgendosi all’amico sopracciglione.
E forse Naruto aveva ragione:
nell’arco di una giornata, la carovana era stata attaccata
ben 57 volte! 57!!!
Sembrava che ogni singolo brigante o Nukenin del paese del fuoco si
fosse
intestardito nell’assaltare proprio quella carovana.
“Ohi
ohi ohi, la mia schiena!” si lamentava Deidara “Se
non ti fossi esposto tanto
non sarei così malridotto, signor Occhi Bianchi!”
Neji
si sentì bruciare di vergogna e di collera. Durante il
pomeriggio, per fare
bella figura e screditare Deidara, lo Hyuga si era lanciato in una
serie di
assalti contro una banda di Nukenin particolarmente numerosa: si era
comportato
in maniera magistrale, ma quando aveva neutralizzato la maggior parte
dei
nemici uno di questi lo aveva attaccato nel suo punto cieco (
359° di vista e
1° di cecità, praticamente una pura scalogna!) ed
era stato proprio Deidara a
trarlo d’impaccio; il biondo però aveva pagato
caro il suo atto di eroismo,
perché difendendo Neji non aveva potuto difendere se stesso
da un altro nemico
che lo aveva colpito violentemente alle schiena. E la cosa che
più aveva fatto
infuriare lo Hyuga è che Ten Ten aveva medicato il nukenin
quando una sua
ferita si era riaperta!
Al
che la sera, dopo aver rivolto al membro di Akatsuki uno sguardo truce
mentre
lui non guardava, si avviò a passo di marcia verso il carro
dove avrebbero
dovuto passare la notte i ninja. Intuendo che il suo amicone aveva
qualcosa che
non andava, Rock Lee lo seguì a ruota.
“Farò
io tutti i turni di guardia” annunciò Sasori al
jonin Maito “Non ho bisogno di
dormire essendo una marionetta”
“Perfetto!
Ten Ten, vai con lui; vieni a svegliare qualcuno di noi quando senti di
non farcela
più!”
“Os(D’accordo)!”
esclamò la mora seguendo Sasori, mentre Deidara si avviava
verso il
carro-dormitorio. Il jonin inspirò profondamente
l’aria della sera e cominciò a
guardarsi intorno circospetto. Nessuno in vista.
“(Bene!)”
pensò Gai “(Sono tutti
andati a dormire!)”
Con
quattro ampi balzi si spostò dalla coda della carovana al
primo carro, quello
in cui dormiva Isshin; entrò senza troppe cerimonie,
trovando il mercante
disteso su un gran numero di stoffe variopinte.
“S-signor
Gai?” balbettò Isshin saltando in piedi come un
gatto, afferrando il bastone
nodoso che teneva vicino a se “Che succede? Siamo
attaccati?”
“Credo
che debba darmi delle spiegazioni, signor Isshin” disse Gai
stranamente serio.
“Cosa?
Delle spie…”
“…gazioni,
si!” concluse il jonin annuendo “Vorrei sapere
perché i briganti sono tanto
interessati a questa carovana”
Isshin
sgranò gli occhi; sembrava che Gai lo avesse colpito allo
stomaco.
“N-non…
insomma, tutte le carovane subiscono degli attacchi di
briganti…”
“Vero,
ma per essere così interessati la carovana deve trasportare
ben più di qualche
stoffa o roba da mangiare! E credo che anche il giovane Naruto ne
voglia sapere
di più!”
Con
una faccia imbronciata e sotto gli occhi attoniti di Isshin, Naruto
entrò nel
carro e si rivolse al jonin.
“Come
mi ha scoperto?”
“Le
tue abilità nel combattimento sono eccezionali, ma le tue
abilità di spionaggio
sono molto scarse! Ma non fa niente, in fondo anche questa è
la gioventù!” dopo
qualche secondo della sua famosa posa, si rivolse nuovamente al
mercante “E
allora?”
Gli
occhi di Isshin saettarono da una parte all’altra del carro
nel disperato
tentativo di svincolare dalla situazione, ma si arrese non appena
incrociò gli
sguardi risoluti dei due ninja.
“Va
bene: vi dirò tutto; però giuratemi che non
direte a nessuno di questa storia!”
“Parola
di ninja!” proclamarono i due con una mano sul cuore e
l’altra bene in vista.
In
quel preciso istante, nel carro-dormitorio, un altro Naruto
sbuffò e brontolò
sottovoce.
“Oh,
certo, “Parola di ninja”! Anche stanotte non
dormirò decentemente!”
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Ecco
qua! Anche senza che Madara ci metta lo zampino, i nostri Ninja devono
continuamente sudare, no? Ora scusatemi un secondo, devo sistemare una
faccenda…
Dei:
“INDIETRO! Non ti avvicinare o li brucio!”
Deidara
si è barricato dietro alcune sedie, e stringe in mano GLI
APPUNTI DELLA MIA
STORIA, minacciando di bruciarli. Solo per aver osato lo darei in pasto
a
Zetsu, ma dato che mi serve per la fanfiction tento con la diplomazia.
ALE:
“Sta calmo, Deidara. Ora passami quegli appunti e nessuno si
farà male…”
Dei:
“MAI! Li ho letti sai? CHE DIAVOLO DI FIGURA VUOI FARMI
FARE!!!”
ALE:
“(Merda!) Andiamo, non
è poi così
grave…”
Dei:
“Non è poi così grave? Così
mi metterai in ridicolo, Sasori non la smetterà di
pigliarmi per il culo per anni!!!!!”
ALE:
“Bah! Io rinuncio! Prova a convincerlo tu, Pain!”
Pain:
“Deidara! Molla quegli appunti o l’Autore ti
spedirà su marte o nella pancia di
Zetsu, lo capisci questo!”
DEI:
“Non potete costringermi! È una follia! Siete
pazz… (STONK!!)… mammina!
Detto
questo il bombarolo si accascia al suolo, rivelando dietro di lui Choji
con una
padella in mano.
ALE:
“Grazie amico, sei grande! (Nel vero
senso della parola!). E voi, se volete scoprire che cosa
Deidara vorrebbe
non fare, continuate a seguire e a recensire! A presto!