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Autore: chos    16/05/2011    3 recensioni
Tutto era così miseramente tremendo che quasi riuscivo a sentire il centro della terra singhiozzare.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Premessa: MI SCUSO CON TUTTI COLORO CHE LEGGONO QUESTA FIC PER IL TREMENDO RITARDO. Purtroppo lo studio e gli impegni sono quello che sono, e pur avendo quasi finito il capitolo molto tempo prima di adesso, avevo perso tutto a causa di un malfunzionamento al pc. Ergo... spero che a voi tutti questo capitolo piaccia, che almeno ripaghi la vostra attesa!
Buona lettura.

Ricordi rosso vermiglio
Chapter 3

Se fossi rimasto in quel luogo bianco, attorniato da quelle due femmine che cominciavano ad essere soffocanti, molto presto e con estrema felicità sarei potuto impazzire. L'eremita porcello però mi avrebbe portato fuori da quel posto, mi avrebbe compreso, lui solo poteva. O almeno così speravo. Se quell'uomo dai capelli lunghi avrebbe deluso le mie aspettative, non sapevo come avrei potuto reagire. Potevo fuggire da quel posto quella sera, ma avrei perso ancora più tempo. Eppure se Jiraiya non mi avesse aiutato, quella appariva come l'unica possibilità.
«Naruto, sono venuto a vedere come stai. Sono stato fuori per delle ricerche di lavoro, e sono potuto venire soltanto adesso.» Disse, con un sorriso da beota sul viso. Sì, certo, nemmeno un idiota ci avrebbe creduto; chissà quante terme aveva girato quel porcello mentre io rimanevo a letto.
Maledetto.
Gli regalai uno sguardo scettico e allo stesso tempo poco interessato: avrei dovuto farci l'abitudine, e poi in quel preciso momento il mio obiettivo non era discutere degli hobby di Jiraiya.
«Mi stupisce che tu sia ancora a letto, ragazzo, questa nonnetta dai seni enormi minaccia di non farti mangiare ramen per il resto della tua vita?» Chiese, lanciando una frecciatina a Tsunade, che rispose con uno sguardo tutt'altro che confortante. «Bada a come parli, ti stai pur sempre riferendo all'Hokage.» Il suo tono era autoritario, ma evidentemente innaturale per la sua persona.
Sakura sorrise, così come feci io; almeno quella strana atmosfera che si respirava fino a due minuti prima era scomparsa come nebbia al vento.
«Voglio uscire da qui.» Mi limitai a dire con un volume di voce basso, ma abbastanza alto da farmi sentire da tutti coloro che stavano in quella camera d'ospedale. Fissai dritto negli occhi Jiraiya, il quale ricambiò lo sguardo con uno dalla sfumatura compassionevole. «Le ferite erano piuttosto gravi, Naruto, sforzare il tuo corpo in questo momento è pressocché inutile.»
Allora era così. Era d'accordo con le due donne che, in silenzio, osservavano entrambi impegnati nella conversazione. 
Chissà quanta soddisfazione stavano provando, trovando qualcuno che non le contraddicesse. Ero riuscito a sentire quella sensazione davvero poche volte, ma ricordavo come ci si sentiva. E sicuramente stavano godendo di quella situazione da matte.
Se avessero potuto ero sicuro che, con voce cantilenante ed in coro avrebbero esclamato: «Te l'avevamo detto!», ma fortunatamente riuscivano a contenersi dal farlo.
Risposi con un mezzo ringhio, e rassegnato mi sdraiai definitivamente sul lettino, fissando il soffitto, per poi voltarmi verso la finestra, osservando attentamente l'edificio che stava di fronte ad essa.
Sarei scappato per la finestra quella notte stessa, e avrei trovato quello stolto a qualsiasi costo; gli avrei urlato contro quanto ci tenessi a lui e quanto la sua assenza mi mozzasse il fiato.
Sarei passato per uno stupido e per infantile, ma sentivo che senza di lui non avrei potuto continuare la mia vita come prima, era diventato parte integrante di essa, e non avrei rinunciato tanto facilmente ad una cosa del genere.
«Io e Sakura adesso andiamo, si è riposata fin troppo, deve tornare agli allenamenti, ed io devo lavorare, quindi, scusateci..» Disse, posandomi un bacio sulla fronte.
 «Non fare niente di sconsiderato, Naruto.» Un ultimo sguardo, di fuoco, piantato nel mio, poi più nulla, voltò le spalle, e in saluto Sakura mi fece un timido cenno con una mano.
Così rimasi solo con Jiraiya.
«Non fare quella faccia.» Mi voltai verso di lui, e vidi che continuava ad osservarmi attentamente. Un'altra persona che usufruiva di quello sguardo? Che diamine.
«Appena sarai nelle condizioni di uscire, ti offrirò tutto il ramen che vuoi, eh, che ne dici?» Propose l'uomo, ed anche se prima di tutti quegli eventi avrei accettato, in quel momento il ramen non mi appariva come una priorità.
Purtroppo Sasuke era più importante di una porzione di ramen. Molto più importante.
Perché le cose che si possono raggiungere con più facilità non soddisfano il nostro animo?
Davvero, non riuscivo a spiegarmelo.
«Non ti entusiasma nemmeno il ramen, ah poveri noi, sei davvero preoccupato allora.» Annuii, inghiottendo della saliva troppo amara perché non facesse rumore oltrepassando il mio pomo d'Adamo ancora poco sviluppato.
«Quell'aria seria non ti si addice per niente, sai?» Mi chiese, ed io sbuffai, ecco, quello che non volevo che accadesse.
Serio. Naruto Uzumaki non poteva godere di una tale espressione.
Naruto Uzumaki non poteva permettersi un tale lusso.
Era sempre stato così, perché in quel frangente tutto ciò mi calzava stretto?
Le emozioni che provavo non potevano essere nascoste da un semplice sorriso, come sempre?
Forse il problema principale era che dovevo tentare di impegnarmi di più nel fingere.
Sì, è una cosa disgustosa vivere senza sosta dietro ad una maschera di cera pronta a sciogliersi al minimo rialzo della temperatura, eppure continuavo così.
Non avevo alternative.
Dovevo soltanto far attenzione al calore. Quando rischiavo, e mi avvicinavo troppo, finivo sempre col bruciarmi, col far colare una buona parte della maschera, e farne attaccare ancora di più al mio viso un'altra.
Era tutto un dannato circolo vizioso che a lungo andare mi stava portando alla follia.
«E tu non dovresti fare tante domande, eremita porcello!» Lo additai, puntando il mio sguardo verso il suo, e sorprendentemente il mio tono di voce ritornò quello di un tempo.
Lo stesso tono che usavo per contraddire Sasuke.
Jiraiya rimase un po' a fissarmi, lievemente stupito dal cambio repentino di atteggiamento, e con un sorriso, si avvicinò ulteriormente a me e mi scombinò i capelli biondi mettendo una delle sue grandi mani sulla mia testa.
«Ah, Naruto, sei sempre il solito.» Quella frase carica di rassegnazione, mi fece alzare lo sguardo verso di lui, dubbioso.
«Devo continuare le mie ricerche, il lavoro non aspetta! Al mio ritorno, voglio  che Tsunade mi dica che tu stai bene e non hai fatto idiozie.»  Roteai gli occhi, guardando nuovamente oltre la finestra. C'era una bella giornata fuori da quel posto.
«Sì, certo. Divertiti alle terme.» Il mio sguardo si riversò nel suo, e lui rispose con un sorriso che parve più una smorfia.
«Ci vediamo!» Disse infine, scomparendo dietro la porta della stanza, mentre il silenzio prepotentemente si appropriava di quel luogo.
Così chiusi gli occhi, concentrandomi su quello che mi apprestavo a fare quella sera.
Era rischioso, ma se Sasuke aveva intenzione di non tornare a Konoha, per continuare la mia vita senza rimpianti dovevo tentare di riportarlo indietro senza svenire.
Bella sfida. 
Ce la farai, Naruto?
Chissà cosa stava facendo colui che in quel periodo stava al centro dei miei pensieri.
«Sasuke...» Sussurrai, mentre, avvertendo un gran senso di sonno improvviso, crollavo tra le braccia di Morfeo.
 
Il mio sonno fu pesante. Appena mi svegliai, mi ricordavo di aver sognato, ma cosa avevo sognato davvero non lo ricordavo.
La luce del neon era ancora più forte in contrasto con l'oscurità della sera, ma al contrario del primo risveglio, aprii gli occhi lentamente, e riuscii ad adattarmi alla luminosità della stanza.
Era giunto il momento di fuggire, era giunto il momento che avevo tanto atteso.
Dovevo uscire da quell'ospedale, per andare da Sasuke.
Scesi dal lettino, e facendo attenzione rimossi le bende dal mio petto e dalle mie braccia; come previsto non c'era più nemmeno un segno del combattimento che mi aveva tenuto incollato lì per più di tre giorni.
Sospirai, e prendendo i miei vestiti che stavano poggiati su di una sedia posizionatami vicino, mi vestii velocemente. 
 
«Certo che Sakura è strana.» La mia voce rimbombava nelle mie orecchie, mentre fatti remoti risorgevano nella mente. «Mi chiedo come faccia tu a piacerle!» Eravamo io e Sasuke, sulla sponda di un fiume, appena finita una delle nostre prime missioni.
Lui rimaneva in silenzio, sciacquandosi il viso con l'acqua dolce direttamente dalla fonte.
«Non dici nulla?» Lo incitavo, con il tono arrogante che conservavo solamente per il mio migliore amico. 
Era sempre stato di poche parole, e forse anche per quello mi piaceva la sua compagnia.
Si poteva dire che ci completassimo: io parlavo continuamente, e lui ascoltava.
«Non mi interessa Sakura. Non mi interessa né lei né nessun'altra.»  Si mise in piedi e mi lanciò sulla faccia l'asciugamani che aveva appena usato per tamponarsi il viso bagnato.
Rimasi interdetto, mentre mi passava accanto, e lo fermai tenendogli il polso.
«Non dire idiozie! E' impossib-» Avrei completato la frase, se solo le sue labbra non si fossero poggiate velocemente sulle mie.
Lo guardai negli occhi, basito, senza riuscire ad emettere suono, con le guance che andavano in fiamme.
«Finalmente hai smesso di parlare.» Si limitò a dire, voltandosi di nuovo verso il punto in cui avevamo lasciato il maestro Kakashi e Sakura, incamminandosi verso di esso.
Non capivo perché l'avesse fatto, ma sapevo solamente che il battito del mio cuore andava così veloce da far dolere il mio petto.
 
Quel ricordo scomparve, mentre allacciavo il coprifronte, sospirando nuovamente, per poi uscire con un balzo fuori dalla finestra, atterrando sul tetto dell'edificio dirimpetto.
La luna era piena, ed il cielo era colmo di stelle. Non c'era una sola nuvola in vista, e non c'era vento.
Era tutto così tranquillo...
«Naruto, cosa stai facendo?» Mi chiese d'un tratto poi una voce a me fin troppo conosciuta.
   
 
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