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Autore: Daisy Potter    19/02/2006    2 recensioni
Sana sta per comprare un appartamento, ma il giorno in cui si deve incontrare con il proprietario per discuterne scopre che non è l'unica a voltere quella casa...sarà l'inizio di una speciale convivenza tra due persone che si conoscono molto bene...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’inaspettata convivenza

Un’inaspettata convivenza

 

Capitolo 1.

 

Caspita, sono in super ritardo!! Il signor Paul sarà arrabbiatissimo! Pensò Sana mentre correva a tutta velocità tra le vie di Tokyo. Diede uno sguardo all’orologio: le 11.30. Aveva un appuntamento con il proprietario di un appartamento in centro alle 11:00! Allora corse ancora più forte, mentre i lunghi capelli castani ondeggiavano alle sue spalle, intrappolati in una coda.

Sana era appena tornata a Tokyo da una viaggio in Europa durato due anni, che aveva avuto come scopo quello di migliorare (se ancora era possibile, visto il suo grande talento!) la sua recitazione. Ormai era una ventitreenne, e tornata nella sua città aveva deciso di andare a vivere da sola. Per questo aveva contattato il signor Paul il giorno prima, che le aveva dato appuntamento a quella mattina per mostrarle l’appartamento e discutere delle pratiche. Ma lei, come al solito, si era svegliata tardi, e così ora sfrecciava verso la sua meta senza fiato.

Svoltò un angolo e vide di fronte al cancello di una bella abitazione a due piani il signor Paul, un uomo serio e vestito di tutto punto, con un’espressione chiaramente scocciata in viso. Si fermò davanti a lui frenando con un piede e, piegandosi in due per riprendere fiato, ansimò: “Scusi il ritardo! Mi dispiace tantissimo! Comunque ora sono pronta! Può mostrarmi l’appartamento!” e rivolse un grande sorriso al signor Paul dopo avergli fatto un piccolo inchino.

“Sono spiacente, signorina Kurata” esordì lui “ma visto che lei non arrivava ho concesso ad un altro interessato di presentarsi. Dovrebbe arrivare nel giro di qualche minuto.”

Sana sgranò gli occhi: “Cosa?! Ma sono in ritardo di soli 30 minuti!!!” protestò.

“37” la corresse l’uomo senza scomporsi.

“Insomma, cerchi di capirmi! Io ho bisogno di questo appartamento! La prego, non può disdire l’appuntamento con l’altra persona? Per favore, signor Paul …” ma il signor Paul la interruppe indicando con un cenno oltre la spalla della ragazza: “Oh, ecco che arriva l’altro acquirente! Perché non si accorda con lui?”

Sana si voltò di scatto e … rimase paralizzata. Sembrava che ogni muscolo del suo corpo si fosse pietrificato, tranne il cuore, che per qualche motivo aveva cominciato a battere sempre più forte, tanto che le sembrò di sentirlo risuonare nell’aria. I suoi occhi, increduli, erano fissi sulla figura che le stava venendo lentamente incontro. Era un ragazzo della sua età: indossava una camicia nera a maniche corte, con i primi tre bottoni aperti, e un paio di jeans chiari. Teneva la mano destra nella tasca dei jeans, mentre l’altra gli pendeva al fianco, muovendosi perfettamente coordinata ad ogni suo passo. Ciuffi biondi ribelli gli ricadevano sugli occhi, occhi scuri e profondi, che le restituirono uno sguardo assai familiare.

“Le presento il signor Hayama” disse il proprietario dell’appartamento facendo un passo verso il ragazzo, che si era fermato a poco più di un metro da loro. Anche lui non riusciva a credere a ciò che vedeva, nonostante la sua espressione fosse rimasta impassibile come sempre. Osservò Sana con attenzione: era ancora più bella dell’ultima volta in cui l’aveva vista, due anni prima …

Senza lasciar trasparire alcuna emozione, il ragazzo alzò la mano che teneva nella tasca dei jeans e la salutò con un semplice “Ciao”. Al suono della sua voce Sana parve risvegliarsi da un sogno e, senza pensarci, si gettò contro il ragazzo, abbracciandolo.

“Akito …” riuscì solo a sussurrare, mentre le braccia forti di lui le si stringevano attorno dopo aver esitato un istante. Rimasero così per un po’, finché il signor Paul non li interruppe: “Ah, vi conoscete già? Allora la cosa sarà più semplice.”

I due si allontanarono un po’ imbarazzati.

“Signor Hayama, la signorina Kurata si sarebbe dovuta presentare più di mezz’ora fa perché le mostrassi l’abitazione: anche lei è interessata all’acquisto. Ora, a chi dei due devo presentare i moduli per la cessione?”

Sana sembrava aver perso la lingua. L’emozione per aver ritrovato Akito l’aveva lasciata senza parole. Inoltre era ancora vivo dentro di lei il ricordo del loro ultimo incontro, quando lui l’aveva salutata con freddezza non appena lei gli aveva confessato che sarebbe partita, lasciandola in lacrime, e non sapeva cosa pensasse l’amico di lei, se fosse arrabbiato, se l’avesse dimenticata, se … se avesse una ragazza …

Di nuovo fu la voce di Akito a riscuoterla: “La prendiamo insieme” disse, e si voltò verso Sana per cercare il suo consenso.

La ragazza non riusciva a credere alle sue orecchie: Akito voleva davvero comprare una casa insieme a lei? Avrebbero vissuto insieme?! Certo, era sempre stato il suo sogno, ma davvero era stato lui a proporlo?

Da parte sua, Akito incrociò le dita dietro la schiena sperando di non aver osato troppo. Lei non sapeva che per due anni interi non aveva fatto che pensarla, chiedersi dove fosse, come stesse, cosa facesse … se avesse trovato un ragazzo … non sapeva che per due anni non aveva mai smesso di amarla …

Alla fine Sana si decise a rispondere, seppur un po’ esitante: “S-sì, la prendiamo insieme.”

Il proprietario della casa rimase stupito per qualche istante, poi si riprese e li invitò dentro l’abitazione. Fece fare loro un breve giro dell’appartamento, poi si accomodarono nel soggiorno e si occuparono delle questioni legali. Quando l’ex proprietario se ne fu andato, dopo aver consegnato loro due copie delle chiavi, i due ragazzi si trovarono finalmente soli. A quel punto Sana non riuscì più a trattenere le lacrime di gioia che avevano minacciato di uscire dai suoi occhi quando aveva visto il ragazzo. Ad Akito, nel vederla piangere lì, in piedi davanti ai suoi occhi, scossa dai singhiozzi, si strinse il cuore. Le si avvicinò lentamente.

“Che hai, ora?” le chiese.

Appena vide che si avvicinava, Sana lo abbracciò di nuovo, aggrappandosi alla sua camicia e affondando il viso nel suo petto, mentre le lacrime non accennavano ad arrestarsi.

“È che … sono felice di averti rivisto!” singhiozzò “Mi mancavi! Non ci siamo sentiti per un sacco di tempo. Pensavo … temevo che mi avessi dimenticata!”

Akito la strinse a sé una seconda volta, imitando quel gesto che mille volte lei aveva usato per dargli conforto in passato.

“Non l’ho mai fatto.” la rassicurò.

Quell’unica frase sollevò Sana, che a poco a poco si calmò e, asciugandosi le lacrime,  si scostò e abbozzò un sorriso. Per la prima volta osservò attentamente il ragazzo: in quei due anni doveva essersi allenato parecchio con il karate, perché i suoi muscoli erano più scolpiti. La pelle abbronzata lo rendeva ancora più bello, e il suo sguardo misterioso la catturava da dietro un ciuffo di capelli color miele. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, era come ipnotizzata. Fu lui, per l’ennesima volta, a parlare:

“Allora, cos’hai fatto in questi due anni.” le chiese, e si accomodò sul divano, appoggiando le braccia sullo schienale e piegando una gamba verso di sé, con il piede sul sedile. Sana gli rispose, ancora incantata dalla sua bellezza: “Niente di particolare. Ho studiato recitazione in una scuola per professionisti, e ho partecipato a qualche serie televisiva per aumentare la mia fama anche negli altri Stati.” anche lei si sedette sul divano, molto più compostamente di Akito.

“Questo lo so … voglio dire, ti sei divertita? Hai trovato … nuovi amici?”

In realtà ciò che voleva chiederle era se aveva trovato un ragazzo, ma non riuscì a pronunciare quelle parole.

“Oh, sì. Ho conosciuto molte altre attrici piuttosto in gamba e molto simpatiche, e anche un ragazzo, Michael …”

Akito si mosse sul divano, nervoso.

“ … la sua fidanzata era la mia migliore amica!” proseguì Sana, e il cuore del ragazzo rallentò la sua corsa. Intanto Sana si era lanciata in un dettagliatissimo resoconto delle sue avventure e nulla avrebbe potuto interromperla, tranne, qualche ora dopo, il brontolio dello stomaco di Akito.

“Credo che le tue chiacchiere mi abbiano messo fame …” disse il ragazzo.

“Sì, certo, le mie chiacchiere … scommetto che non mi ascoltavi nemmeno! piuttosto guarda che ore sono!” esclamò Sana guardando l’orologio.

“Be’, direi che è ora di pranzare. A proposito, cosa si mangia?”
“Caspita, è vero! Non abbiamo fatto la spesa!”
“Eh certo, non hai fatto altro che parlare!”

“Se ti annoiavo tanto potevi interrompermi prima! Sai che sei proprio noioso! Non so come farò a vivere insieme a te!” e mentre lo diceva, Sana pensò: Eh già. Da ora vivo insieme a lui. Insieme al ragazzo che mi piace dai tempi delle elementari! Ma come sono finita in questa situazione?! E perché lui ha voluto comprare l’appartamento con me?

Intanto Akito aveva pensieri simili: Vivere insieme a me … mi sembra incredibile! E pensare che l’idea l’ho avuta io! Sono io che mi sono messo in questa situazione. Vivrò con la ragazza che mi piace dai tempi delle elementari … Ancora non riesco a credere che lei abbia accettato di comprare l’appartamento con me.

Intanto si era creato un silenzio imbarazzante, che Sana si affrettò a spezzare: “Be’, allora io vado a fare la spesa. Tu resta qui, non è un compito adatto a te … piuttosto, te la cavi ai fornelli, vero?”

Akito alzò un sopracciglio: “Perché?”

“Come perché?! Be’ … lo sai che io non sono brava a cucinare. Perciò speravo che tu …”
“E va bene, ho capito! Cucinerò io! Ma che donna sei?! E volevi andare a vivere da sola …? Se non ci fossi io …”

Di nuovo cadde il silenzio nella stanza. Allora Sana prese le chiavi e uscì salutando Akito, che ebbe appena il tempo di urlarle “Ricordati il sushi!” prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.

 

 

  
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