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Autore: Kukiness    21/05/2011    6 recensioni
L'abbiamo sempre chiamata Penny il Femmino, ma non con cattiveria. Cioè, okay, non è una cosa gentile da dire a qualcuno, ma mica glielo dicevamo in faccia! Era una cosa tra di noi, tipo: “Ehi, hai presente Penny?” “Chi, quella che sembra un uomo?” “Eh, il Femmino!” “Ah!” e magari ci scappava anche una risata, ma finiva tutto lì. E poi non è colpa nostra se Penny è... beh, mascolina.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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2.

Allora è l’imprinting”


L'alternativa, però, non è che fosse migliore. Okay, forse non mi piacevano gli uomini, ma probabilmente avevo appena avuto l'imprinting con Penny. La cosa non mi faceva fare i salti di gioia. E Google questa volta non poteva aiutarmi – se scrivi “imprinting” sul motore di ricerca, compaiono papere e anatroccoli, non licantropi. Se volevo davvero sapere qualcosa riguardo all’imprinting, avrei dovuto domandare a chi lo aveva sperimentato. E questo era un bel problema. Cioè, tipo, non è che potevo andare di punto in bianco da Sam – Sam, che aveva avuto l’imprinting con la cugina nonché migliore amica della sua fidanzata – e chiedergli “No, Sam, ma tipo, l’imprinting? Posso farne a meno?”. Eh, perché, Jacob? Jacob che ha avuto l’imprinting con la figlia mezza-succhiasangue della donna di cui era follemente innamorato – e che era praticamente morta per dare alla luce quella bimba? Poi vabbè, c’è Quil che si è preso una scuffia per un bebè... Okay, forse andare da loro e lamentarmi del mio Femmino non era proprio il caso.


Ragazzi, ho avuto l’imprinting con una donna brutta! Povero me.” E qui giace Embry, morto per mancanza di tatto.


C’erano pur sempre Paul e Jared. Però loro non contavano. Loro erano stati fortunati e lo sapevano: non facevano altro che sospirare e dire “adesso esco con la mia ragazza”, “vado al cinema con la mia ragazza”, “che bello specchiarsi negli occhi della persona amata” e cose così, roba da vomito. E io volevo sapere come fare a guarire dall’imprinting, non sentirmi dire quanto sarebbe stato bello e fantastico una volta che mi ci fossi abituato. Io non mi ci volevo abituare!


Però sapevo una cosa, cioè che essere mutaforma è una specie di immensa fregatura. Più desideri che una cosa non si sappia, più pensi a come nascondere quella cosa, e più pensi a quella cosa e a quanto vorresti che nessuno la sapesse, più gli altri – che ti leggono nella mente, ed è questa la fregatura – sentono che c’è qualcosa che vuoi nascondere. Sapevo che prima o poi qualcuno mi avrebbe detto qualcosa, ma non pensavo che quel qualcuno sarebbe stato Seth.


«Sai,» mi ha detto una sera, dopo essersi seduto vicino a me sotto il portico, «oggi a scuola ho visto Penny. Sai, no? Quella sportiva, faccia allegra... beh, dai, è un tipo a posto. È in gamba.»


Se si fosse trattato di Paul, mi avrebbe detto qualcosa tipo: «Eddai, Embry. Se spegni la luce, le dai le spalle, chiudi gli occhi e ti allontani di dieci passi, vedrai che diventa quasi passabile!» E a quel punto io avrei potuto incazzarmi a morte e picchiarlo, almeno. Invece no, si trattava di Seth e Seth cercava di essere gentile. Che palle.


«Seth, dai...» Mi sono nascosto la faccia tra le mani.


«No, niente, volevo solo dirti che a me sta simpatica. Mi mette allegria. A te no?»


«No,» ho mugugnato, contro i palmi delle mani.


«Ah. Okay.» È seguito un breve silenzio imbarazzato. «Cioè, è forte, negli sport. Non tutte le ragazze saprebbero calciare un pallone come fa lei. E poi so che è bravissima in matematica. E da quando ha cambiato gli occhiali, sembra che...»


«Sì, vabbè, non devi mica vendermela.»


Seth ha ridacchiato, a disagio. «No, ma dicevo...»


«Sì, ho capito quello che dicevi.» Ho sospirato forte e mi sono raddrizzato. «Chi altro lo sa?»


Seth ha sgranato gli occhi, tipo cerbiatto davanti ai fanali di un’auto. «I-io... non...» Poi ha tossicchiato. «Beh, in realtà, tutti.»


Ho grugnito. «Fantastico. Immagino di essere lo zimbello del branco.»


«No!» ha esclamato Seth, scuotendo forte la testa. Poi ha storto la bocca. «Cioè, lascia stare Paul. E Jacob. E Jared. E Leah. Okay, lo sanno tutti e tutti ridono, ma poco! È solo perché quando la vedi tu diventi tutto rosso e fai tutte quelle mosse...»


«Quali mosse?» ho ringhiato.


Seth ha sobbalzato. «Oddio, non te le so rifare! È Jake che ti imita bene...» È impallidito rapidamente. «Cioè, non è che ti imita, nessuno ti imita. È solo che... ah, boh, ma perché te la prendi con me? Sei tu che hai una cotta per Penny.»


A quel punto non ci ho visto più. Mi sono alzato in piedi di scatto. «Non ho una cotta proprio per nessuno! Io ho avuto l’imprinting. Nessuno ha riso di Quil quando si è innamorato del bebé, o di Jacob quando, beh, lo sai! Io ci sto male e non frega niente a nessuno.»


Seth è rimasto a fissarmi un attimo con la bocca semi aperta. Poi ha aggrottato la fronte, perplesso. «Beh... no, Embry. Non hai avuto l’imprinting.»

   
 
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