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Autore: Aribea398    22/05/2011    1 recensioni
Cassandra, vampira sempre abituata a vivere nei sotterranei di Venezia, è a capo, insieme al suo patrigno Edgard, di tutti i vampiri che abitano il nostro mondo moderno.
Dopo una notte di caccia per le vie della città rischia di uccidere un ragazzo, Florenzo, che, scoprendo il loro segreto, diviene il "padrone" di Cassandra.
Lei all'inizio è scettica, ma ritornerà a vivere grazie ai suoi occhi cobalto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dancing Kiss

Erano le sei del pomeriggio ed io ero già pronta, truccata e pettinata, dovevo solo indossare il vestito.

Avevo di nuovo cominciato a leggere "Il Principe", libro machiavellico che andava letto tutto d'un fiato, che io amavo, dopotutto aveva aiutato me ed Edgard e ci aveva dato degli spunti per dare una base solida al nostro potere appena nato.

Mi persi nei ricordi, rivivevo ogni sacrificio ed ogni sotterfugio per riuscire a prendere una posizione nel panorama politico, da noi non conquistata tanto lealmente, difatti la nostra strategia consisteva nel fatto che io leggevo nella mente i segreti di tutte le famiglie potenti, che poi io andavo a riferire ai vari membri dei clan, mentre invece Edgard era riuscito a convincere le famiglie, ormai dilaniate dalle faide da me personalmente create, che noi saremmo stati il miglior "governo" che i vampiri avrebbero potuto avere. Da quel momento abbiamo iniziato a creare una guardia della quale facevano parte i membri che giuravano fedeltà solo a noi, ma poi avevamo iniziato a sentire una mancanza e abbiamo capito che dovevamo allargare il nostro clan. E lì che si erano aggiunti i miei fratelli, relitti umani che però nascondevano dentro di loro qualcosa e quel qualcosa aveva fatto fruttare i loro poteri durante la trasformazione.

Ero così concentrata nei miei pensieri che non mi resi conto che Sebastian stava bussando alla porta, insieme a lui c'era un altro cuore che batteva: Fiore.

Saltai giù dal letto e spalancai la porta, rischiando di beccarmi una manata in faccia perché mio fratello bussava ancora.

<< Ciao. >> Dissi specchiando i miei occhi in quelli del ragazzo. << Perché sei qua? >> Lui entrò nella mia stanza e si mise dietro di me.

<< Sebastian mi è cortesemente venuto a prendere a casa, qui ho i vestiti per la festa. >> Gli annuii sorridendogli alzando un angolo della bocca. Sebastian dopo un leggero inchino se ne andò.

<< Quell'uomo è spaventoso! >> Risi della sua affermazione, allora non ero l'unica che era in soggezione in sua presenza.

Gli porsi le buste con tutti i vestiti e gli indicai il paravento, si mise dietro ad esso e un po' in imbarazzo si mise a spogliarsi e a cambiarsi. Mi voltai dall'altra parte, ne avevo visti molti di uomini nudi nella mia vita, ma immaginavo che le mie attenzione non sarebbero state ben accettate da lui, in effetti io ero quella che l'avevo quasi ammazzato, probabilmente lui provava del gran ribrezzo verso di me, solo che lo nascondeva dietro una buona educazione. Almeno, così pensavo.

Per quel momento mi limitavo a sbirciare la sua nuca che spuntava dal paravento per colpa della sua altezza.

Ci mise qualche minuto, nel quale restammo in silenzio, per indossare tutto poi uscì fuori mostrandomi, quasi sbattendomi in faccia, la sua bellezza.

Mi avvicinai a lui, e lui continuava a fissarmi in volto. Mi ero dimenticata che ero truccata e in quel momento sperai con tutto il cuore che stesse ammirando anche lui la mia piccola bellezza, che oramai mi pareva un nonnulla vicino a alla sua. Ragionavo come una ragazzina e affogavo in quelle sensazioni come se non le avessi mai provate prima.

Le mie mani tremavano leggermente mentre gli sistemavo la cravatta e continuarono anche quando lo invitai a sedersi per pettinarlo. Ad ogni spazzolata un po' del suo profumo mi arrivava alle narici e io lo aspiravo, come se fosse stata una droga. In quel momento il suo odore non mi attraeva come vampira, ma come donna. Volevo soltanto tuffare il mio naso fra le sue ciocche e ispirare profondamente.

Presi la sacca grigia con dentro il mio vestito, andai dietro il paravento e appendendola la aprì e il vestito rosso mi si mostrò.

Mi tolsi la camicia e la buttai sul letto da dietro dov'ero. Poi indossai in vestito e tenendomelo su con una mano, con l'altra mi tolsi la cintura e i pantaloni. Provai diverse volte a tirare su la cerniera lampo, ma avendo una mano occupata a non far incastrare i volant non riuscivo a farla salire.

<< Vuoi che ti do una mano? >> Mi misi sulle punte e sbirciai da sopra il paravento: lui era seduto sul letto, le code dello smoking messe in modo che non si rovinassero.

<< Si, grazie. >> Sussurrai appena. Lui venne senza indugio verso di me e con le mani che gli tremavano visibilmente mi aiutò.

Una sua nocca entrò in contatto con la mia pelle e debbi come un sussulto, quel punto mi sembrava come scottato.

Quando ebbe finito mi sistemò i capelli lisci dietro alla schiena e si allontanò per andare a prendere le scarpe.

Ebbi pochi secondi per far scomparire l'immagine di me e Fiore come compagni: era una cosa impossibile, mi stavo solo facendo del male da sola e sapevo bene che quando mi innamoravo riuscivo anche ad autodistruggermi.

Presi la scatola nera dalle sue mani evitando qualsiasi possibile contatto: io ero solo la sua serva, non poteva provare sentimenti più simili ad una tenera amicizia per me.

Calzai le scarpe e quando mi misi in piedi lui prontamente mi porse il braccio come un gentiluomo di altri tempi. Posai timida la mano nell'incavo del suo gomito e ci incamminammo verso la sala dei ricevimenti.

Superato il portone, prima di discendere la ripida scalinata, gli diedi qualche secondo per ammirare la sala che sembrava quasi brillare di vita propria tanto i lampadari erano belli.

Angelica mi venne incontro e, separandomi da Fiore mi fece scendere frettolosamente le scale ed iniziò a mostrarmi come avevano sistemato i tavoli per la cena e come avevano organizzato il bar in un angolo. La piccola orchestra stava accordando gli strumenti e Sofia stava distrattamente eseguendo dei complicati arpeggi col piano.

Gli invitati arrivarono circa un'ora dopo, proprio quando dalle cucine era arrivato il messaggio che era tutto pronto.

C'erano vampiri dei quali non conoscevo neanche il nome che mi si presentavano un po' timorosi. Continuavo a tenere d'occhio il ragazzo, assicurandomi che nessuno si volesse appartare con lui di nascosto.

Mancava solo Edgard, sentivo i suoi pensieri provenire da dietro lo spesso portone. Sarebbe stato di sicuro l'uomo più elegante, anche se faticavo a vederlo più luminoso di Florenzo.

Luigi, il nostro servo più fedele, vestito di tutto punto, schiarendosi la voce per richiamare i presenti disse: << Gentili dame e gentiluomini, sta per giungere Edgard, nostro Signore. >> Allargò una mano per indicare l'uomo appena entrato, in tutta la sua bellezza.

Il centinaio di persone si inchinò me compresa, che trascinai il ragazzo con me, perché rimasto imbambolato. 

Prima di scendere dalle scale però chiese di fare un breve discorso.

<< Signori, ringrazio Voi tutti per la Vostra cortese e gradita presenza. Non Vi annoierò con lunghi discorsi… >> Gran parte della sala iniziò a dire che mai lui avrebbe annoiato loro. A quelle parole sussurrate Edgard mi guardò e sorridendomi continuò. << Ma la Vostra signora Cassandra mi ha esplicitamente chiesto di annunciarvi che fra di noi sarà presente un umano. >> Molti si voltarono verso di me e Fiore che si mise dietro di me con un movimento distratto e iniziò a guardarsi indietro. Lo rassicurai accarezzandogli la mano. << Quindi scusate la mia schiettezza se vi dico che non sarà la nostra cena, visto che i nostri cuochi ne hanno preparata una spero più deliziosa. >>

La sala si riempì delle risate cristalline degli invitati, accompagnate dalla mia più nervosa.

Ci sedemmo al nostro tavolo, il ragazzo alla mia sinistra, mentre gli altri vampiri si sedettero ai loro, tediosamente scelti in precedenza per non creare litigi pericolosi. Solo un tavolo era rimasto vuoto, quello del clan Sânge. Che non venissero più? Ma Sofia mai aveva sbagliato. 

Stavano per servire gli antipasti quando sentimmo bussare al portone: le guardie aprirono sotto silenzioso assenso di Edgard. E i membri della famiglia in decadenza entrarono con la loro eleganza e i vestiti perfettamente puliti, ma comunque leggermente antiquati, sicuramente vecchi simboli di una ricchezza perduta. I membri, i compagni più anziani Rău e la moglie Frică e i due figli Otravă e Asasin, si inchinarono davanti a noi e noi fummo costretti ad alzarci per rispondere al saluto.

<< Chiediamo perdono in ginocchio per il nostro ritardo, ma, mio caro Edgard, siamo stati attaccati da briganti durante il nostro tortuoso viaggio dalla nostra amata Romania. Ci potrà perdonare, ma soprattutto ci permetterà di presenziare alla vostra festa? >> Rău sembrava realmente dispiaciuto, ma leggendogli nella mente constatai invece che si erano semplicemente attardati durante uno dei loro tanti "banchetti" selvaggi, fortunatamente fuori città.

I quattro individui dopo il nostro consenso si andarono a sedere nel piccolo tavolo affianco al nostro. Non potei fare a meno di notare che Otravă ed Asasin sgranarono gli occhi quando percepirono la presenza di Fiore: cercai di dimostrar il maggior autocontrollo e quindi non correre via portando con me il ragazzo.

Mi meravigliai del mio sangue freddo, ma in fondo mi ero preparata psicologicamente bene, sapevo già con esattezza che i Sânge si sarebbero messi ad osservare insistentemente la giugulare del mio protetto.

Il pranzo fu servito ed io ero sempre in allerta; Richart mi fece notare che sembravo un gatto che si sentiva in pericolo, lo zittii con un ringhio sommesso.

Edgard non mangiò quasi niente, visto che continuava a passare per i tavoli salutando dimenticati amici, vecchie conoscenze e vampiri che una volta erano nostri padroni prima che compissimo il "colpo di stato".

Quando raggiunse il tavolo che reputavo il più pericoloso mi alzai anch'io, dirigendomi e posizionandomi al fianco del mio patrigno.

Non gli permisi di salutarmi, gli interruppi prima: << Sono lieta della vostra presenza qui, ma voglio mettere le cose in chiaro se non vi dispiace: oggi fra di noi sarà presente un umano, il quale è nostro protetto e gradiremmo che non gli accadesse niente. Non offendetevi, abbiamo già informato tutti gli altri prima che voi arrivaste, quindi mi sento obbligata di avvertire voi pure, quindi non paragonatelo ad un affronto, ho piena fiducia in voi. >> Mentii sull'ultima parte, ma era necessario.

Rău, con uno sguardo innocente mi rispose: << Non si preoccupi, mia signora. Nessuno della nostra famiglia farà del male al vostro protetto; siamo a conoscenza della vostra dieta e la rispettiamo quindi tratteremo quell'umano proprio come voi trattate lui. >>

Stavo per andarmene quando la voce armoniosa di Asasin mi giunse all'orecchio: << Mia signora, sarei onorato se voi mi offrisse il primo ballo. >> Dicendolo si alzò in piedi porgendomi la mano.

<< Mio caro Asasin, il dolce deve ancora essere servito, ma le prometto che il primo ballo sarà vostro. >> Mi voltai e ritornai a sedermi affianco a Fiore.

Gli sussurrai all'orecchio: << Il mio primo ballo l'ho dovuto cedere ad Asasin, il ragazzo dai capelli neri e lunghi di quel tavolo. Tu starai qui, non ti muovere, non parlare e assolutamente non dare confidenza a nessuno tranne che ai miei fratelli. >>

<< Va bene, mamma. >> Sorvolai sul suo tono di voce facendo ricadere la mia attenzione sul dolce appena servito: gelato variegato, e di ottima fattura aggiungerei.

Mangiavo lentamente, sapendo che quando avrei finito il piatto l'orchestra avrebbe iniziato a suonare e io sarei dovuta finire fra le braccia di quel vampiro. Non provavo rancore verso di lui, nonostante una volta fosse stato il mio padrone, ma ultimamente aveva iniziato a farmi delle avance e io non sapevo come deviarle senza urtare i suoi sentimenti.

Un quarto d'ora e la musica aveva iniziato a galleggiare per la sala. Con dei passi fluidi il vampiro moro si avvicinò a me e mi prese delicatamente la mano.

Altre coppie stavano già volteggiando leggiadramente per tutto il perimetro della pista delineato dai tavoli.

La sua mano sinistra si intreccio alla mia destra e il suo braccio destro andò ad avvolgere la mia vita. Era visibilmente più alto di me, anche di Fiore.

Il ritmo del valzer accompagnava i nostri  movimenti; il silenzio che era calato fra di noi iniziava a mettermi in imbarazzo, motivato anche dal fatto che continuava a guardarmi in viso con i suoi occhi verde oliva, quasi dorati.

<< Lo sa, Cassandra, lei questa sera è la donna più bella che abbia mai visto, persino più di mia madre e lei sai che Frică era considerata la vampira più bella mai creata prima della vostra ascesa al trono. Con questo vestito siete come una rosa di maggio appena sbocciata. Posso chiederle, senza sembrare sgarbato, se un giorno potrò mai essere la sua rugiada? Oppure le sue spine mi ricacceranno indietro? >> Rimasi fulminata da quelle parole, Asasin non aveva mai dimostrato così apertamente il suo interesse per me e il fatto che quando ero sua serva non avesse dimostrato la benché minima attenzione per me non faceva altro che far crescere in me il presentimento che lui in realtà non mirava al mio cuore, ma al potere mio e di Edgard.

<< Mio caro Asasin, mi dispiace deluderla , ma non credo che questo sarà mai possibile. >>

<< Non sia così irremovibile, Cassandra, ho tutta l'eternità per corteggiarla e farla mia. >>

<< Ed io ho tutta l'eternità per rifiutare. Se non le dispiace non mi chiami Cassandra, non abbiamo tutta questa confidenza. >> Lo guardai dritto negli occhi sperando ce cedesse e mi lasciasse continuare tranquillamente la serata, ma a differenza di quello che mi aspettavo mi sorrise facendomi fare una piroetta.

<< Cassandra, lei mi offende. >> Mi disse fintamente indignato. << Si fa chiamare dal marmocchio addirittura "mamma" e io che la conosco da secoli non posso avere il privilegio di chiamarla per nome? >> In quella frase capii che aveva chiamato Florenzo marmocchio e che aveva origliato senza ritegno la conversazione di prima fra me e il ragazzo.

<< Gradirei che non chiamaste Florenzo "marmocchio" e che non origliaste mai più una mia conversazione. >> Stavo per andarmene, ma la sua presa ferrea sulla mia vita non mi permise di allontanarmi, ma anzi mi fece avvicinare a lui bruscamente facendomi scontrare col suo petto. A quel punto non stavamo ballando più, eravamo fermi in un angolo della pista, il mio corpo completamente appoggiato al suo.

<< Cosa c'è, Cassandra, mi vuole dire che si sta infatuando del ragazzo umano? Me ne sono accorto da come lo difendi e da come gli stai sempre appresso, mi meraviglio che tu ti sia allontanata da lui per questo ballo. Anzi, credo che tu stia ballando con me per non far aumentare i rancori delle nostre rispettive famiglie. Lascia che ti dica una cosa, sono io l'uomo giusto per te, mia dolce Cassandra, con il ragazzo finirà tutto in un lago di sangue. >> Un piccolo sorriso sadico spuntò dalle sue labbra sottili e rosse. Sorvolai sul fatto che mi aveva dato del "tu" e cercai di divincolarmi con scarso successo.

<< Mi lasci andare o mi metterò ad urlare. >> Sibilai vicinissima al suo viso con gli occhi che probabilmente lanciavano fiamme immaginarie.

Asasin si umettò le labbra, socchiuse gli occhi e inclinò la testa avvicinandosi al mio collo: << Hai un odore straordinario. >> Appena sentii la punta del suo naso sfiorarmi la pelle lo spinsi via con tutta la mia forza e finalmente potei allontanarmi da quell'uomo che stava diventando sempre più inopportuno.

<< Non mi tocchi, non mi dia del tu e non mi parli più. >> Chiusi i pugni facendomi male ai palmi delle mani. Tremavo dalla rabbia e sarebbe bastata soltanto una sua parola e sarei impazzita.

<< Cassandra… >> Non continuò la frase, il mio braccio si mosse impercettibilmente e subito dopo ci fu un rumore raccapricciante, simile a due massi che cozzano. Gli avevo tirato uno schiaffo.

<< Quante volte le devo dire, signor Sănge, che non mi deve chiamare per nome. Ora se ne vada via dalla mia vista, io la disprezzo. >> Mi voltai e me ne andai, constatando che quasi nessuno si era accorto del nostro scontro.

Con la coda dell'occhio notai Asasin che si massaggiava la guancia e borbottava qualcosa tipo: "Col ragazzo finirà male".

L'unica cosa buona che aveva fatto il vampiro quella sera era aprirmi gli occhi: io e Fiore non avremmo potuto avere un futuro, io ero pericolosa per lui. Amarci significherebbe una sua condanna a morte.

Scacciai una lacrima cercando di non rovinare il trucco. Nella mia mente una frase si ripeteva come un disco rotto: io e Fiore, nessun futuro.

Ritornai al mio tavolo dove c'era solo il ragazzo, gli altri stavano ballando allegramente tranne Sofia, che mentre volteggiava con Sebastian cercava il mio sguardo come per consolarmi: lei sapeva cos'era successo, lei sapeva sempre tutto.  

Stavamo in silenzio, lui mi guardava ogni tanto di sbieco ed io controllavo distrattamente l'ora: le dieci e un quarto, la festa sarebbe durata tutta la notte, visto che nessuno degli invitati dormiva.

Io, però non speravo altro che androgene, scappare nella mia stanza e stare da sola.

<< Te ne vuoi andare? Sembri un'anima in pena. >> La sua voce, che diventava più cara a me ogni vota che l'udivo, mi fece voltare e per un attimo, uno soltanto, mi persi di nuovo nei suoi occhi.

<< Si, grazie. >> Ci alzammo contemporaneamente, lui mi porse il braccio e io mi aggrappai ad esso come fosse l'ancora di salvezza. Uscimmo di soppiatto, grazie anche all'aiuto di Luigi e corremmo letteralmente per i corridoi fino ad arrivare alla mia stanza.

Solo quando il ragazzo entrò mi resi conto che avevo dimenticato di avvertire Edgard che mi serri congedata in anticipo.

<< Tu rimarrai qua, ti chiudo a chiave e se qualcuno entra e non sono io urla ed io ti sentirò. >> Mentre lui si andava a sdraiare sul letto io rigiravo la chiave nella toppa e la nascondevo nella scollatura del mio vestito.

Questa volta camminai, non volevo apparire al mio patrigno scombinata per la corsa.

La musica e il vociare si facevano sempre più vicini, ma per mia fortuna al portone della sala trovai subito Luigi e riferii a lui il messaggio per Edgard.

Riprendendo la via della mia camera iniziai a sciogliermi l'acconciatura e a togliermi la tiara d'argento con un rubino in cartonato: quello era stato uno dei primi regali che mi aveva fatto Edgard quando eravamo diventati ufficialmente sovrani.

Presi la chiave da dove l'avevo nascosta e feci scattare il meccanismo: sperai che in quei dieci minuti in cui l'avevo lasciato solo non gli fosse successo niente.

Lo ritrovai sempre sdraiato sul mio letto, solo che leggeva qualcosa e avvicinandomi notai la copertina in cuoio: era il mio diario.

Mi immobilizzai constatando che ora lui conosceva tutti i miei segreti, quelli che ero riuscita a nascondere al resto del mondo.

Quando mi vide lui si alzò, con uno sguardo indecifrabile sul volto.

Lui avanzava di un passo e io retrocedevo di uno, sembrava che stessimo danzando, con una musica tutta nostra.

Non potei allontanarmi ulteriormente da lui quando mi scontrai con la porta di legno; con la mano destra cercai la maniglia, ma lui mi bloccò afferrandomi il polso.

Si avvicinò di più a me, i nostri corpi si darebbero potuti toccare se non ci fosse stato il piccolo libro a dividerci. Lo teneva abbastanza basso in modo che potessi vedere la pagina: era l'ultima che avevo scritto, poco tempo fa.

Si schiarì la voce e mi guardò intensamente negli occhi. Iniziò a recitare lo scritto senza leggerne le pagine: chissà quante volte l'aveva letto in quei pochi minuti.

<< " Diario, pensavo che non ti avrei scritto più e invece eccomi ancora qua. Ho bisogno di uno sfogo:

quella sera in cui ho scritto su di te ho incontrato un ragazzo e nutrendomene l'ho quasi ucciso. Da quel giorno per sdebitarmi lui è diventato il mio padrone e io sono sotto i suoi voleri anche se a volte vengo colta da un moto di ribellione.

Comunque, oggi Edgard ha insinuato che io mi stia innamorando di Fiore (così si chiama), ma credo che sia una cosa assurda ed improbabile.

E' un ragazzo simpatico e gentile, ma non credo che potrebbe mai nascere qualcosa. Mi rendo conto solo ora che è anche molto bello: alto, biondo ed occhi di un colore quasi innaturale, più intensi di un cielo di primavera. Il naso dritto è al centro di un viso con i lineamenti molto ben proporzionati e le sue labbra… " >>.

In quel momento ero in un altro universo, dilaniata dall'umiliazione; solo un rumore mi distolse da quell'allineamento, il diario era caduto dalle mani di Fiore.

Adesso sarebbe scappato, forse aspettava che mi levassi dalla porta. Oppure avrebbe preso di nuovo il cuscino e mi avrebbe percosso con esso, come la prima volta che ci eravamo parlati. Oppure…

Non potei trovare altri finali perché le sue grandi e calde mani mi circondarono le guance, che mi resi conto solo in quel momento bagnate di lacrime, quasi come se fossi un bocciolo di rosa delicato.

Inclinò la testa e, come avevo immaginato tante volte, le sua bocca entrò in contatto con la mia, molto più fredda della sua.

Ecco com'erano le sue labbra: calde e morbide, accoglienti.

 

 

Angolo autrice:

Ok, credo di non essere l'unica a dire: finalmente!

Allora, qui c'è il vestito di Cassandra… Lo so, vi stresso con i miei disegni, ma mi piace creare i personaggi da me, senza prendere immagini di modelli o attori. Spero che questo non sia orrendo! Comunque fatemi sapere!

Chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma il capitolo era importante e non lo volevo scrivere malissimo come gli altri, anche se rileggendo credo di non esserci riuscita… mannaggia…

Questo capitolo finisce qui e spero di aggiornare prima di questa settimana, altrimenti posterò un avviso!

Tante care belle cose…

Aribea398

   
 
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