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Autore: morgana85    23/05/2011    2 recensioni
Ora, mentre la guardava, sfiorata dalla luce incantevole del tramonto, ebbe la certezza di aver preso la
decisione più giusta.
Quella bambina aveva in sé il sole. Era imprigionato tra i suoi capelli biondi come grano maturo,
nascosto nei suoi sorrisi innocenti e sfolgorante nei suoi occhi azzurri come il cielo estivo. ‹‹La mia
piccola lacrima di sole››. Lo ripeté ancora una volta, stringendola maggiormente a sé, inspirando a
fondo il profumo tipico dei bambini, di buono e pulito. ‹‹La mia Daphne››.
[Storia Prima classificata al "Fruits contest" indetto da BloodySisters e vincitrice dei Premi "Lacrima di sole" e "Miglior fanfiction"]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Daphne Greengrass, Theodore Nott
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Terzo prompt: malattia
 
 
~Amore ardente
 
L'amore è una malattia senza la quale non si sta bene.
- Anonimo -
 
 
‹‹Mamma! Mamma!››, salì velocemente i gradini che conducevano all’ingresso, spalancando la porta e attraversando il grande atrio di corsa. Il grazioso cappellino di paglia che indossava le scivolò dal capo per l’improvvisa folata di vento, lasciando i suoi lunghi capelli biondi ad ondeggiare sulle spalle. ‹‹Mamma!››. Si diresse verso il salottino degli ospiti, ignorando i rimproveri delle due cameriere che sorreggevano i vassoi per servire il tè e che era riuscita ad evitare per pura fortuna. ‹‹Mamma, è stato orribile!››.
Piombò nella stanza, intima e accuratamente arredata, con la stessa energia prorompente di un piccolo uragano in movimento. Si fermò solo quando raggiunse la poltrona accanto alla finestra, poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Cercò di darsi un contegno prendendo un profondo respiro, conscia di non essere propriamente presentabile con l’abitino sgualcito e i capelli arruffati dalla corsa.
Alzò il viso verso sua madre, contemplandola per un momento. Era bella, come sempre. Non aveva mai visto una persona tanto elegante e raffinata quanto lo era lei, nonostante indossasse un semplice abito da casa. ‹‹Una cosa davvero orrenda››.
‹‹Daphne, ti sembra questo il modo di presentarti?››. L’occhiata che la donna le rivolse era piena di rimprovero, ma al contempo il sorriso che le sue labbra riuscivano a malapena a dissimulare, era la conferma del suo divertimento. ‹‹Abbiamo ospiti››. Seguì il suo sguardo, rivolto verso la poltrona di fronte alla sua, occupata da un’anziana signora dall’espressione cordiale. ‹‹Vogliate perdonare l’irruenza di mia figlia, miss Brigitte››.
‹‹Non si dia pena, Elizabeth. Ai bambini è concessa ogni cosa››. La vide poggiare la tazza da tè sul basso tavolino lì accanto, sporgendosi verso di lei con un caloroso sorriso. ‹‹Buongiorno, Daphne››.
‹‹Buongiorno a lei, miss››, le rivolse un breve inchino, come esigevano le regole dell’etichetta.
‹‹Sei cresciuta molto dall’ultima volta che ti ho vista. Quanti anni hai?››.
‹‹Sette, compiuti da due giorni››.
‹‹Ora vorresti spiegarmi cosa è accaduto di così terribile, da farti dimenticare le buone maniere in questo modo?››, la voce di sua madre era più curiosa che severa.
‹‹Oh si, certo››. Al solo pensiero, non riuscì a reprimere una smorfia di disgusto. ‹‹Theodore Nott mi ha dato un bacio! Proprio qui››, indicò la guancia destra, come se in qualche modo fosse ancora visibile una traccia del misfatto. ‹‹Dice di essere innamorato di me››.
La risata di lady Elizabeth risuonò nell’aria, leggera e frizzante come il canto di un usignolo. ‹‹Per Morgana, ha del fegato quel bambino››.
‹‹Non ci trovo niente da ridere››.
Incrociò le braccia al petto, atteggiando un broncio davvero buffo. Avvertì la presa delicata della donna sollevarla per vita, facendola accomodare sulle sue gambe. ‹‹E tu cosa gli hai risposto?››, le passò una mano tra i capelli, in una dolce carezza.
‹‹Gli ho detto di starmi lontano. Non vorrei che questo innaminato, innomerato… oh insomma, quella cosa lì, possa essere una malattia contagiosa››. Cercò lo sguardo di sua madre, gli occhi spalancati e l’espressione leggermente preoccupata. ‹‹Non mi verranno le bolle, vero?››.
 
Si svegliò all’improvviso, trovandosi seduta sul letto con il respiro corto e il cuore che batteva così velocemente da rimbombarle nelle orecchie. Si passò una mano sugli occhi, cercando di riacquistare un po’ di lucidità, scostando i capelli dal viso e portandoli sulla spalla destra. Un brivido le percorse rapido la schiena, facendole venire la pelle d’oca. Solo in quel momento si accorse di come il lenzuolo di raffinata seta bianca le fosse scivolato dal corpo, lasciando completamente scoperto il seno nudo.
‹‹Tutto bene?››.
Sobbalzò al suono di quella voce roca, ancora impastata dal sonno, ma incredibilmente calda e carezzevole. ‹‹Si si, tutto bene››. Afferrò il lenzuolo, cercando di coprirsi nel miglior modo possibile.
Una mano si posò sulla sua – sconosciuta solo fino a qualche ora prima, ed ora così dannatamente familiare – senza particolare forza ma con fermezza, esprimendo una muta richiesta. La sentì scorrere dolcemente – grande e morbida, piacevole da percepire sulla pelle – fino al lembo di tessuto che ancora stringeva tra le dita. ‹‹Non nasconderti››. Nel breve istante di un sospiro, si ritrovò nuovamente nuda ai suoi occhi e così vicina – troppo vicina – al suo corpo, da essere ubriaca del suo profumo dopo un solo respiro. ‹‹Sei così bella››.
Non ebbe nemmeno il tempo di trovare un pensiero coerente tra le migliaia di parole che si agitavano confuse nella sua mente, prima che lui la baciasse. Sentiva quella bocca delicata e peccaminosa muoversi sulla sua, in un richiamo per lei impossibile da ignorare. Non poté fare altro che arrendersi al languore di quel contatto, incontrando la lingua con la propria e gustando il suo sapore ancora una volta, esattamente come se fosse la prima.
Per Morgana, quanto lo desiderava.
Lo attirò più vicino, premendogli le mani aperte sulla schiena, in un chiaro invito. Un singulto deliziato le sfuggì dalle labbra – così diverso dal gemito di dolore soffocato contro la sua pelle, quando l’aveva reclamata per sé, lui prima di chiunque altro - quando si adagiò su di lei, con quel peso che la sovrastava e che trovava incredibilmente piacevole da sopportare. Ma non vi era brama nei suoi gesti, solo una irresistibile dolcezza che le intorpidiva i sensi. Le sue carezze erano vellutate e sensuali, ma mai esigenti. Si stava prendendo cura di lei, la stava coccolando, e al contempo le stava facendo capire quanta voglia ancora avesse di ciò che poteva offrirgli.
Amore, desiderio, piacere.
‹‹Non volevo svegliarti››, si scusò, quasi imbarazzata, quando si allontanò.
Lui sorrise, in quel modo che le faceva perdere il senno, scuotendo leggermente il capo e posandole un bacio sul naso. ‹‹Se non lo avessi fatto, mi sarei perso uno spettacolo davvero meraviglioso››.
‹‹Possibile che tu non riesca mai ad essere serio quando è necessario?››, sbuffò, spingendolo via e voltandogli le spalle.
Trattenne il fiato e socchiuse gli occhi quando le sue mani le strinsero la vita, abbracciandola. ‹‹La mia permalosa brontolona››, la sua risata le solleticò le orecchie insieme al suo alito che sapeva di menta.
‹‹Ho fatto uno strano sogno››. Fu lei a parlare per prima, dopo aver goduto del silenzio ovattato che li cullava. ‹‹Ricordi il giorno in cui ci siamo scambiati il nostro primo bacio?››, gli cercò la mano, intrecciando le dita con le sue e facendo aderire la schiena al solido petto dietro di sé.
‹‹Certo. Avevamo più o meno sette anni›› un casto bacio sul collo, seguito da un altro, vicino all’attaccatura dei capelli. ‹‹ Ma, se non vado errato, io ti ho baciata e tu mi hai detto di allontanarmi perché non volevi essere contagiata da quella strana malattia››. La sua risata vibrò nell’aria, leggera come profumo primaverile. ‹‹Ed ora cosa ne pensi, mia cara signorina Greengrass?››.
‹‹La mia opinione non è cambiata poi molto››, si girò fra le sue braccia, ancora un sorriso malizioso dipinto sulle labbra. ‹‹Credo ancora che l’amore sia una malattia contagiosa››. Si interruppe, non resistendo più al desiderio di baciarlo. Gli piaceva baciarlo, era qualcosa di dolce e intenso insieme. ‹‹L’unica differenza è che adesso, se anche ci fosse una cura per guarirne, la eviterei››. Poggiò la fronte contro la sua, inoltrandosi nell’oscurità profonda dei suoi occhi – così diversi dai suoi, azzurri come acquamarina– e inebriandosi ancora una volta del suo calore. ‹‹Ed è tutto merito tuo, mio caro signor Nott››.
  
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