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Autore: Dreaming_Archer    26/05/2011    2 recensioni
Le antiche leggende narrano che fin dall’inizio dei tempi, il mondo era governato da due entità: lo Splendente, il creatore; e l’Oscuro, il devastatore. Un tempo, il Regno era governato da re Mohran, un re né migliore né peggiore di altri, ma che aveva un oscuro e profondo desiderio: l’onnipotenza.
La magia entrò a far parte del mondo degli umani, ma fu usata per il male.
Da questo punto nasce la storia di Kay, un cavaliere obbligato a tradire la propria patria per salvare la sua famiglia. Ma ha la magia dalla sua parte, e cercherà di usarla nel modo migliore.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Oscura Parvenza - prologo - il potere che conduce al male

L’Oscura Parvenza

-Capitolo 6-

Terraferma

Viaggiarono seguendo il profilo della costa per alcuni giorni, e Kay sentiva che dentro di lui l’ansia cresceva, la preoccupazione per la sua famiglia aumentava. Chissà se l’Oscura sapeva che era sopravvissuto e che aveva il pugnale. E cosa aveva fatto e sua moglie e sua figlia?

–Lo Splendente veglia su di noi.- Disse Reydhan senza sapere i  pensieri del compagno. –Ha capito che stai facendo del bene, e ci ha voluti aiutare. Non hai visto che pesca copiosa abbiamo avuto e che non abbiamo incontrato tempeste?- Era molto felice, ma capì subito che Kay aveva pensieri abbastanza tristi. –A cosa pensi, Isolano?- Chiese. –Ora che stiamo tornando sulla tua Terra, hai paura?-

-Non ho paura. Sono semplicemente preoccupato per Kayleen ed Aileen.-

Reydhan lo guardò spalancando i suoi grandi  occhi verdi.

-E’ vero, scusami.- Riprese Kay. –Tu non le conosci. Sono mia moglie Aileen, e mia figlia Kayleen.-

-Perché tua figlia porta il tuo stesso nome?- Domandò il Celato dopo un po’.

-E’ una tradizione del mio Popolo. “Leen” significa “Dea” nell’antica lingua, e aggiunto al nome del padre, significa “La dea di Kay”. Si usa per tutte le primogenite femmine. Come mia moglie, suo padre si chiamava Ai.-

Reydhan ascoltò attento la spiegazione, ma poi distolse lo sguardo da Kay, i cui occhi brillavano a parlare della famiglia. Lui era orfano da quando aveva dodici anni, ed era cresciuto da solo, isolato dal suo stesso Popolo.

Guardava mestamente la costa sfilare alla loro sinistra, mentre Kay fissava distrattamente l’acqua del mare. Trai due era calato un profondo silenzio.

Dopo alcuni minuti, i brillanti occhi di Reydhan scorsero un cambiamento nella monotonia del paesaggio. Le scogliere si erano abbassate degradando dolcemente fin dalla loro partenza, ma ancora non avevano scorto nessuna spiaggia. Fino ad allora, perché la scogliera alta e ripida finiva in quel momento, nascondendo e proteggendo un piccolo golfo e una breve spiaggia sabbiosa. –Guarda, Kay! Guarda!- Urlò, puntando il dito verso la spiaggia. Allora anche Kay si voltò a guardarla, e vide come in un miraggio, due irte scogliere che cingevano la spiaggia come in un abbraccio materno, e aldilà della sabbia, immersa nella foschia del primo mattino, alcune basse montagne, e una vasta campagna erbosa. Il suo cuore accelerò improvvisamente, rischiando di scoppiargli in petto. Ce l’avevano fatta, e sua moglie e sua figlia erano lì, da qualche parte.

Lo spazio navigabile del golfo era ancora sgombro perché era quasi metà mattina quando vi entrarono, e tutti i pescatori che lo abitavano erano già nelle loro case. Ad ovest sulla spiaggia, infatti, sorgeva un piccolo villaggio di non più di una decina di case, costruite direttamente sulla sabbia.

Quando portarono la barchetta in secca, a Kay tremarono le gambe. Non si ricordava più la terraferma, e dovette impiegare alcuni istanti per abituarsi a camminare di nuovo, e soprattutto su qualcosa di immobile.

-Quasi mi dispiace lasciare la barca …- Mormorò Reydhan quando la nascosero tra gli scogli ai piedi della scogliera.

-E’ stato proprio un bel viaggio.- Assentì Kay. –E anche grazie a te.-

Reydhan non rispose, ormai ne aveva sentite molte di quelle lodi. Non gli piaceva, principalmente perché non ne era abituato. Tra il Popolo Celato aveva sentito sempre e solo prese in giro.

-Ora che cosa facciamo?- Domandò dopo un po’ per rompere il silenzio.

-Credo che sia meglio che tu rimani qui.- Propose Kay. –Attiri troppi sguardi, e sai quanto i marinai sono superstiziosi …- Cercava di buttarla sul ridere, ma anche a lui dispiaceva dover lasciare Reydhan, anche se per poco. Soprattutto non gli andava di fargli pesare la sua diversità. –Ti comprerò dei vestiti e un mantello con cui coprirti. Non so se qui c’è un’armeria, ma cercherò anche delle frecce, e una spada.-

Reydhan, scoraggiato, si lasciò cadere a terra in una macchia d’ombra, nascosto dagli scogli. –Fai in fretta.- Si raccomandò, visibilmente contrariato, ma sicuro che Kay avesse ragione.

Il Guerriero non aggiunse altro, e si avviò verso il piccolo villaggio.

Reydhan quindi, si ritrovò da solo. Di nuovo, solo. Dopo che era arrivato Kay non pensava quasi più al suo Popolo, perché tutto quello che voleva era lasciarlo, ma adesso era molto spaventato dall’Isola Universale. Tutta quella luce gli feriva gli occhi, per questo aveva cercato l’ombra, e anche se a Kay non l’aveva detto, aveva paura a stare da solo. Tutta quella luce, quegli spazi sconfinati che i suoi occhi abbracciavano, lo facevano sentire a disagio. Era come se mille e più occhi lo stessero guardando, studiando. Si sentiva terribilmente scoperto e piccolo, e un po’ rimpiangeva le familiari grotte, di cui conosceva a memoria ogni singolo angolo. Lui era una creatura del buio; solo nell’oscurità si sentiva completamente protetto.

Nel bel mezzo dei suoi pensieri, si tirò una manata sulla fronte. “Che razza di esploratore sei, se hai paura di stare solo?” Si disse con rabbia.

Incrociò le braccia sul petto, e provò a concentrarsi sui vecchi incantesimi che gli avevano insegnato i Celati. Aveva studiato con un mago e con un guerriero, cosa che di norma non si doveva fare: o si era maghi, o cacciatori. Ma lui voleva essere un esploratore, così di nascosto sia da uno che dall’altro, aveva preso lezioni; e sapeva sia combattere discretamente, che fare delle magie.

Lo fece solo per agevolare Kay. Si concentrò, e cominciò a recitare l’incantesimo.

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