Attonito
Calante malinconia lungo il corpo avvinto
al suo destino.
Calante notturno abbandono
di corpi a pien’anima
presi
nel silenzio vasto
che gli occhi non guardano
ma un’apprensione
Abbandono dolce di corpi
pesanti d’amaro
labbra rapprese
in tornitura di labbra lontane
voluttà crudele di corpi estinti
in voglie inappagabili
Mondo
Attonimento
in una gita folle
di pupille amorose
In una gita che se ne va in fumo
Col sonno
E se incontra la morte è il dormire
più vero.
Queste parole erano incise
sulla tomba di Ginevra Weasley, nel vasto cimitero di
Little Glossberry, nella laterale di via Glossbury.
Una
poesia ritrovata tra decine e decine di carte ingiallite, scritte da una
calligrafia stilizzata e frettolosa.
Molti anni erano trascorsi
dal giorno in cui la ragazza aveva abbandonato la propria famiglia in virtù di
un amore incompreso e odiato…
Draco Malfoy aveva strappato
il cuore della più giovane tra i Weasley alla propria
famiglia e l’aveva fatto suo, donandogli una vitalità sconosciuta ai più, un
battito nuovo e irregolare così come imprevedibile è
la meravigliosa esistenza.
Harry Potter sedeva solo su
una panchina di marmo spoglio ai piedi della tomba, reggendo tra le mani un
geranio fulvo. Il suo dono di assassino per colei che
lo era divenuta pur di avvertire nuovamente quel brivido caldo che scorre tra le
membra fino a coagularsi negli occhi, dove risplende più che mai.
- Che
cosa ti è successo, Ginny? –
Parole sussurrate,
sofferte, che celano un odio profondo verso colui che
al fianco di quella che era un’innocente ragazzina giaceva.
“Draco
Malfoy, il mangiamorte.” Recitava
soltanto la lapide.
Anche nella morte quel ragazzo era stato in grado di
sfoderare la propria arroganza come uno stendardo reale.
Harry Potter singhiozzò nel
silenzio, chinando il capo e stringendo tra le mani il fiore rosso.
Cos’era stato quello
sguardo che Ginny gli aveva rivolto prima di morire?
Era stato quello che l’aveva
turbato nel profondo?
Quello ciò che l’aveva
scosso fino a rendere le sue notti insonni?
Oppure il dolore di Molly, di Arthur,
di Ron… alla notizia della scomparsa della ragazza?
Che cosa lo tormentava così alacremente?
Si sentiva spento.
Opaco.
Defunto.
Tutto per suo merito… a causa
di Draco Malfoy.
Harry si alzò stancamente dalla panchina, ponendosi di
fronte alla tomba dove riposava in eterno il biondo mangiamorte.
Vi sputò.
Poi con entrambe le mani alzò il geranio verso il cielo e ne disseminò i petali nell’aria,
strappandoli con violenza dallo stelo.
Ma tutto ciò non lo aiutò a sentirsi vivo.
Lui era soltanto un uomo
malinconico privato dell’amore.
Fu rileggendo la poesia
incisa sulla lapida di Ginevra che l’illuminazione lo colse.
( Calante malinconia lungo il corpo avvinto
al suo destino…)
( voluttà crudele di corpi estinti
In voglie inappagabili…)
(Mondo,
Attonimento…)
Quelle parole la ragazza
non le aveva scritte pensando a sé stessa… ma a lui.
Dannata … bastarda…
Fu così, con le lacrime
agli occhi, che Harry Potter
uscì dal cimitero, lasciandosi alle spalle petali rossi disseminati su un
terreno che sapeva di trapasso.
“Io, Ginevra Weasley, vivo…”
FINE
Rileggendo la
mia ff mi sono resa conto che a mio parere mancava
qualcosa… non chiedetemi per quale motivo, ma così è nata questa seconda one-shot.
Spero l’abbiate
gradita.^^ Dimenticavo, la poesia citata ovviamente è "Malinconia", di Ungaretti!
Grazie
infinite a tutti coloro che hanno recensito la prima!
Dolceamara.