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Autore: Cheonefer86    01/06/2011    0 recensioni
Una raccolta di storie che partecipa ad un Concorso del Magie Sinister Forum, con protagonista principale Severus. Ogni storia ha un tema diverso e diversi personaggi affiancheranno il Potion Master.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Da VII libro alternativo
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Nota: storia che partecipa all’undicesimo turno del concorso “Lotta all'Ultimo Inchiostro” del Magie Sinister Forum (http://magiesinister.forumcommunity.net/) sul tema “Severus e il Molliccio (inteso come paura proprio)”.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.

I personaggi originali e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 

 

 

 

La paura che ti incatena

 

 

Fermo.

Immobile.

Come se qualcuno ti avesse incatenato al suolo, alle pareti. Non ci sono, ma le vedi, lunghe e pesanti catene che non ti permettono di muoverti.

Intorno a te solo silenzio, ogni rumore svanisce, ovattato dalla paura che ti colpisce all’improvviso, senza nessun preavviso, come un vecchio amico che viene a trovarti dopo anni di lontananza.

Poi in un istante un forte battito ti getta a terra, ma sei ancora incatenato dall’invisibile.

Senti il cuore esploderti in petto e i polmoni espandersi per ricevere più aria possibile, li percepisci colpire le costole: ti fa male.

La paura è un animale che ti morde senza lasciarti scampo, più cerchi di divincolarti, più la stretta aumenta, e quell’animale non aspetta altro che l’ultima goccia di sangue svanisca dal tuo corpo, esanime pezzo di carne senza più scopo d’essere.

La paura, dolce sensazione che t’attanaglia, che ti fa cadere a terra sotto il peso di un’ancora che ti trascina a fondo, ne senti l’odore, così forte da darti la nausea.

Di cos’hai paura, Severus?

Sei un uomo costantemente a contatto con il pericolo, con la morte che ti segue come un’ombra, passo dopo passo. Ne senti la presenza, ne senti la fetida puzza che t’accompagna ogni giorno.

Ma non la temi.

La desideri come si desidera una donna o un uomo.

La tua strada è tracciata da tempo, il tuo destino si deve compiere in un modo o nell’altro, nessun fallimento è contemplato, non puoi assolutamente pensare ad un fallimento. Impossibile!

Di cos’hai paura, Severus?

Hai paura di fallire, vero?

La paura distilla ogni bene in veleno, e chi meglio di te può saperlo.

Ogni notte t’immagini davanti all’Oscuro Signore, le tue difese che crollano dopo pochi secondi come una casa di legno colpita da un colpo di cannone. Nella tua testa tutto si frantuma, e ogni cosa che cerchi di nascondere sarà per lui un’arma contro l’intero mondo, ogni parola una lama che si conficca in te, rendendoti inutile e morto. Ma non temi la morte.

Temi di non portare a compimento il tuo dovere.

«Sarai pronto?», due parole sferzate come un colpo di spada, ti avevano colpito al volto e in un rivolo di sangue era uscito un «Sì», potente come un martello su un’incudine.

Ma ogni notte la paura che la risposta a quella domanda fosse solamente un “No”, t’afferrava la gola senza lasciarti respirare. Avevi risposto sì perché sarebbe stato l’unico mezzo per cancellare ogni errore commesso, ma giorno dopo giorno ti accorgevi che le macchie dell’anima non si rimuovono nemmeno con il più potente degli incantesimi.

E ogni giornata la passavi allenandoti e preparandoti all’imminente ritorno del mostro che ti aveva avvolto tra le spire di un serpente. E ogni giornata la paura di non riuscire nel tuo compito si faceva sempre più forte e la notte ti spezzava ogni anelito di vita, lasciandoti come morto nel letto umido di sudore e disperazione.

«Sei pronto?», ancora quelle due parole, più inesorabili che mai, ti costringono a fare i conti con la realtà, l’Oscuro Signore è tornato e tu hai un compito da portare avanti, nessuna paura, nessun timore, solo con te stesso.

Sei pronto, Severus a fare i conti con ciò che sei stato e con ciò che potrai essere?

Hai paura, vero? Chiunque al posto tuo l’avrebbe, ma non c’è paura se non c’è coraggio, e il timore di fallire ti fa muovere quei passi ogni giorno, un lungo percorso sconnesso tra una foresta fitta e oscura, ma quando uscirai da lì, sarai pronto, pronto per fare ciò che devi.

Quando la paura ti colpisce all’improvviso non sai cosa fare, pensi di non riuscirci, che sei soltanto un inutile fantoccio nelle mani di diversi burattinai, poi, tra le catene che non ti fanno muovere, li vedi: due meravigliosi occhi verdi, due smeraldi il cui colore si affievolisce man mano che il tempo passa, cerchi di afferrarli allungando una mano, ma quello che ottieni è soltanto un solco sulla pelle lasciato da quei vincoli di ferro. Li vedi scomparire, allontanarsi per sempre da te, ancora e ancora, ma li ritrovi negli occhi di un figlio che non è tuo, un figlio che hai giurato di proteggere a costo della tua stessa vita.

E sai che lo farai, nessuna paura, nessun vincolo, soltanto un maledetto dovere, perché chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.[1]

E, compiuto il tuo dovere, non aspetti altro che morire e rivedere quegli occhi.

 



[1] Cit. Giovanni Falcone

   
 
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