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Autore: ivi87    02/06/2011    3 recensioni
Dopo la conclusione della serie Harm è a Londra senza Mac e con l'aiuto di Booth e Bones risolverà l'ennesimo caso e forse anche i suoi problemi d'amore...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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#9 – Messages

 

“Avete mai rischiato la vita? Intendo insieme…” domando dopo aver letto la cartella clinica trovata dalla Brennan

“Si” risponde subito, poi ci pensa su un attimo “A dire il vero da quando lavoriamo insieme la percentuale è decisamente aumentata”, poi con un sorriso aggiunge “e tieni conto che ero un ranger…”

“Anche io e Mac finivamo sempre nei guai…” dico vagamente. Chissà perché ho cominciato questo discorso?

“Questo vi avrà uniti..” mi guarda cercando una conferma

“Assolutamente”

“Esatto, è normale nella nostra situazione”

Lo guardo intensamente. Me la sono raccontata anche io tantissime volte questa storiella, ma lavoro o non lavoro, pericolo o non pericolo siamo irrimediabilmente innamorati cotti.

Si appoggia alla porta a vetri del laboratorio. Si volta appena per vederla lavorare al tavolo, mentre predispone le ossa per la sepoltura. 

“Lo sai, Mac una volta mi ha seguito fino in Russia per aiutarmi a trovare mio padre, e mi ha trovato quando ero disperso nell’oceano nonostante tutti mi dessero per morto e le ricerche erano state abbandonate. Ha corso un sacco di pericoli per me” mi guarda attento, si scosta dalla porta, fa un passo verso di me, cercando ci capire dove voglio arrivare “Un’altra ancora, invece, io ho mollato una festa a casa dell’ammiraglio per salvarla da un maniaco e mi sono dimesso dal Jag per poterla andare a salvare in Paraguay da morte certa.” Faccio una pausa, non sono ricordi piacevoli “Posso citarti altre venti situazioni come questa ma non cambia il fatto che noi lo sappiamo bene perché abbiamo agito così. Non centrano ne il lavoro, ne l’amicizia e non è stato nemmeno il pericolo o le difficoltà ad unirci…”

Ora annuisce. Ha capito il punto.

“E’ stato l’amore” dice Booth in un soffio, con un mezzo sorriso.

“E’ stato l’amore a fare cosa?” chiede la dottoressa spuntando, dalla porta a vetri, alle sue spalle.

Io rimango di sasso e sono sicuro di essere leggermente arrossito per l’imbarazzo.

Booth invece è verde dallo spavento. Proprio quella sfumatura di verde che ti colora il viso quando parli di una persona e quella come per magia ti spunta alle spalle e tu temi che abbia sentito tutto.

“Gesù, Bones!” esclama infine

La dottoressa sembra tranquilla, forse solo un po’ incuriosita dal nostro parlottare.

“Allora? È stato l’amore a fare cosa?” Domanda fissando Booth con fare indagatorio.

Oddio, e adesso che gli risponde?

Mi guarda per un secondo e poi spara la balla…

“Pierce giusto? Pagava l’università… a Tina… no? Si, insomma per amore.. dicevamo questo..”

allentandosi la cravatta.

“Questo punto l’avevamo già chiarito, mi sembra..” ci guarda perplessa.

“Infatti siamo d’accordo tutti quanti, tu che mi dici Bones?” le dice tutto d’un fiato spingendola verso la macchinetta del caffè.

Esita un attimo sicura di essersi persa qualcosa “Quelle ossa non possono dirci altro, sono pronte per la cerimonia funebre”

“Sbrighiamoci allora ad acciuffare…” riapro la cartellina “…questo Nathan Hawkins allora, così potremo celebrare il funerale e Tina avrà un po’ di pace”

Booth è d’accordo “Noi andiamo con i rinforzi a casa sua, tu che fai vieni con noi?”

“Torno al Jag, cercherò di ottenere un mandato per far assistere Pierce all’interrogatorio” può essere l’unico modo per scoprire la verità. Deve solo confermare che Hawkins è lo strozzino.

La dottoressa mi squadra “Ottima idea…” e lo dice come se fosse stupita della mia intelligenza.

Booth non mi lascia rispondere e la trascina letteralmente verso l’uscita del laboratorio.

“L’hai detto come se fino ad ora lo avessi ritenuto uno stupido, te l’ho detto un milione di volte che non sei l’unica persona intelligente al mondo…” le sussurra, ma non così a bassa voce da non essere sentito.

“Ma sono sicuramente la più intelligente…” ribatte lei.

Lo vedo allargare le braccia esasperato e sparire con lei dietro l’angolo.

Ah Mac, li adoreresti.

 

La testa mi fa male da morire. Sono cinque dannati minuti che aspetto la Stevens con la mia aspirina. Ma dove diavolo si è cacciata?

Sono di umore pessimo. Le cose si stanno dilungando parecchio.

Credevamo di essere a una svolta, ma come al solito le cose si sono complicate.

Ore fa ero nero di rabbia.

“Capitano, non so come siete abituati voi in America, ma qui da noi ai carcerati non è permesso fare delle scampagnate…” ha risposto il segretario alla mia richiesta di far assistere Pierce all’interrogatorio di Nathan Hawkins.

Credevo avesse capito che non è il caso di continuare con questo atteggiamento.

Molto garbatamente ho fatto presente che sarebbe stato sempre sotto la mia custodia e con due guardie della prigione come scorta. E oltretutto diciamocelo: dove mai potrebbe scappare Pierce, visto che lo portiamo alla sede di Scotland Yard? Circondato da un centinaio di agenti, un agente dell’FBI e un’antropologa forense che, a sentire Booth, sa benissimo difendersi da sola.

“…oltretutto, Signore, dimostreremo che noi della marina ci fidiamo dello Yard, che mettiamo un nostro uomo nelle loro mani… l’ha detto lei che dobbiamo essere collaborativi…” finisco così la mia arringa. Meglio che in tribunale! Lo sento da come respira al telefono che vorrebbe trucidarmi. Quello che importa è che abbia acconsentito.

Purtroppo però non ho fatto in tempo a rallegrarmi.

Mentre ingurgitavo l’aspirina, che a quanto pare era difficilissima da trovare, Booth mi ha chiamato al cellulare: nessuna traccia dello strozzino nella sua abitazione. Probabilmente si è sentito scoperto e se l’è data a gambe levate.

Lo yard con Booth e la Brennan sono partiti alla ricerca di Hawkins da ore ormai.

Controllo il fax. Ore fa ero nero? Ora sono incazzato nero!

Hawkins non si trova e il mandato per Pierce non è ancora arrivato. Che schifo.

Non che mi serva a tanto il mandato. Non posso di certo far assistere Pierce all’interrogatorio di Hawkins se quest’ultimo è irreperibile, ma so che lo troveranno presto. Booth non è uno che molla. E per allora vorrei essere pronto e fiondarmi alla prigione per prelevare il tenente con quel maledetto pezzo di carta in mano! Ma quanto mai ci vorrà per produrre un documento??

Hawkins ha vita breve: nel giardino posteriore della sua casa c’era una recinzione apposita per cani con tre cucce e tre ciotole. Tu guarda le coincidenze. Il dottor Hodgins dovrà solo confermare che i peli di cane prelevati dalla dottoressa - e già spediti – combacino con quelli trovati su Tina Forrest. Pierce dovrà solo indicare che lui è lo strozzino a cui deve i soldi e il gioco è fatto!

La testa mi fa ancora male. Troppi pensieri e preoccupazioni.

L’occhio mi cade nuovamente sulla nostra foto in Afghanistan. Sorrido guardandoti.

Dio se sei bella. Mi sento invadere da un’ondata di tenerezza e serenità. E le parole di Booth mi tornano alla mente.

Al diavolo tutto!

Alzo la cornetta e compongo il suo numero di casa, sapendo bene che Mac è ancora in ufficio. Faccio un compromesso con me stesso. Non sono pronto a parlarle. Ma posso sempre lasciare un messaggio in segreteria no?

Respiro a fondo un paio di volte. Questa volta non riattaccherò. Sono sufficientemente maturo per poter parlare ad una segreteria telefonica!

“Ciao…sono Harm…” deglutisco a forza. Sufficientemente maturo, come no… “… io…ecco… volevo sapere come stai… non ci sentiamo da tanto…” e poi inaspettatamente “…mi manchi…”.   

 

Ok, posso ritenermi fiero di me stesso. Non è come se le avessi parlato veramente, ma…

Insomma, già così ho rischiato l’infarto!

All’inizio mi sembravo uno scemo e pure balbuziente. Poi mi sono tranquillizzato. Tutt’al più cancella i messaggi e non mi richiama.

Dio spero di no.

“L’avrai annoiata a morte” mi dico “certo che non ti richiama!”.

In effetti il terrore iniziale poi è svanito e ho cominciato a sparare parole a mitraglietta raccontandole a grandi linee della nuova indagine e dei miei due nuovo colleghi.

Le sembrerò sicuramente uno stupido. Uno stupido che lascia quattro messaggi di fila.

Il bip continuava ad interrompere il mio sproloquio!

Le ho pure detto che il Boom Boom Cafè mi ricorda il McMurphy, patetico.

Quando rientrerà dal lavoro si scompiscerà dalle risate…diventerò un buffone ai suoi occhi.

Il trillo del fax mi riscuote, grazie al cielo.

Non mi piace la piega che hanno preso i miei pensieri. Devo essere più ottimista!

L’ha detto anche Booth che dovevo chiamarla, in fondo.

Mi dirigo verso il mobile attendendo il pezzo di carta.

Perfetto, il mandato è regolare ed effettivo da subito.

Guardo l’orologio: le 21:30. Ciò vuol dire che a San Diego sono le 12:30.

Orrore. E se stesse per tornare a casa per il pranzo e sentisse subito i messaggi? So che abita vicino alla sede del Jag perciò può darsi che a volte torni a casa a mangiare.

Oddio. Credevo di avere più tempo per metabolizzare la cosa…

Perché non ci ho pensato prima? Diamine e se adesso richiama subito? No, troppo presto, starà ancora ridendo di me…

Lo squillo del telefono mi fa girare di scatto.

Non ci posso credere…

Sudo da morire, e mi si è chiusa la gola. Che faccio?

La Stevens bussa leggermente e si affaccia sulla porta: “Il comandante Burke, signore. Sulla linea due”. Riesco solo ad annuire.

Il tenente esce e io mi allargo a forza colletto e cravatta per paura di svenire.

 

 

Note dell’autrice:

una ola per Harm che è riuscito a parlare ad una segreteria telefonicaaaa!!!! XD

e che dire di Bones? Delicata come sempre!! XD

il caso è quasi risolto, alla prossima ragazze!! XD

bacioni

Ivi87

   
 
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