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Autore: Hikari93    08/06/2011    6 recensioni
Naruto è un ragazzino ricco, che si ritrova, quasi per puro caso in un locale niente male, soprattutto per quanto riguarda un cameriere moro dalla "doppia personalità". Niente di complicato, se vi va, leggetela.
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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TRA LIBRI E...


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Le lezioni sono cominciate già dal giorno seguente. Ho fatto in modo che potessimo stare in una stanza lontana dalle altre. In pratica totalmente da soli.
“Andrà tutto a mio vantaggio, Jiraiya. Mi concentrerò meglio, stanne certo!”, avevo detto a Jiraiya, pensando, però, a tutt’altro. Ovvio. Il mio pensiero fisso non è di certo la matematica, o per le lingue, o impegnarmi a scuola. Una e una sola cosa mi tiene con la testa tra le nuvole a fantasticare: Sasuke. Da quando l’ho incontrato, la mia vita è tutta un susseguirsi di emozioni diverse e, talvolta, persino contraddittorie. Piango, rido, sono felice e poi triste. Cavolo. Solo a pensare a tutto ciò mi viene il mal di testa. Non mi spiego come nel mio piccolo corpo possano trovarsi tante sensazioni differente. Oh, teme. Mi stai scombussolando la vita proprio per benino.
-Possibile che tu non abbia ancora finito, dobe?-
La voce di Sasuke mi arriva come un’unghiata su una lavagna, acuta e raggelante. Mi distoglie con forza dai miei pensieri, riconducendomi alla dura e cruda realtà che ho di fronte: un bellissimo e simpaticissimo libro di matematica, con tanto di esercizi non segnati che dovrò svolgere. Il nostro adorato professore di matematica, infatti – un certo Kakashi Hatake – ci assegnato il “semplice” compito di svolgere tutti gli esercizi che non avevamo fatto durante l’anno. Una vera seccatura, come avrebbe detto Shikamaru.
Il sottoscritto, suo malgrado, è una vera schiappa nelle materie scientifiche, soprattutto matematica. Con la fisica me la cavicchio: non sono un genio – anzi, magari lo fossi – ma mi applico maggiormente. Nonostante tutto il qui presente si sta impegnando molto. Anche se forse non abbastanza. Sto seguendo le lezioni di Sasuke da quattro giorni e alla scuola, ormai, mancano solo una settimana e qualche giorno. Coraggio, ce la posso fare!
O forse no.
Alterno lo sguardo da Sasuke al libro di testo, facendo intendere al mio insegnante di non sapere minimamente cosa fare per far apparire quel diavolo di risultato corretto sul mio quaderno. Vorrei vedermi allo specchio: di sicuro sarei il ritratto personificato dello sconforto.
Sasuke prima mi guarda poi, abbassando lo sguardo sul libro, sospira.
-Possibile che tu non riesca nemmeno con qualcosa di così semplice?- dichiara.
Scuoto la testa, come se fosse la cosa più normale da fare in quel momento.
-Non ho mai detto che sarebbe stato facile.- annuncio, gli occhi azzurri fissi sulla sua figura. Voglio scorgere ogni cambiamento del suo viso. Voglio godermelo.
-Non mi avevi detto nemmeno che sarebbe stato impossibile.- sentenzia.
La sua semplice frase mi arriva come un pugno dritto nello stomaco. Mi sento un tantino offeso: indirettamente mi ha dato dell’incapace. Sono solo duro di comprendonio, di certo non stupido. Ma, se ho capito almeno un po’ come è fatto, so quale tasto andare a toccare.
-Sai cosa? Credo che sia tu a non essere in grado di insegnarmi!- affermo, sporgendomi verso di lui, quasi allungandomi sul tavolo. Gli occhi stretti, un sorriso da saputello sul mio volto.
Lui, invece, resta impassibile. Ma come? Mi ero abituato a sentirlo sbraitare ad ogni minima parola che lo intaccasse in qualche maniera…e  invece nulla?
Sono io, invece, a rimanerci di sasso.
-Se ti impegnassi almeno la metà di quanto ti impegni per dire stupidaggini, dobe, capiresti in un lampo.- replica l’Uchiha, sogghignando. Evidentemente  gode nel vedermi allibito.
Gode.
Involontariamente mi soffermo su questa parola. Forse anche troppo.
In un lampo mi passa per la testa la nostra prima volta, nel bagno di casa mia. Da quando è accaduto quel piacevole imprevisto non riesco ad entrare in quella stanza senza sentirmi terribilmente eccitato. Divento tutto rosso, fino a quasi sentirmi male, e tante farfalline colorate prendono ad alloggiare nel mio stomaco. Oltretutto, la testa comincia a girarmi vertiginosamente e la voglia di ripetere quell’esperienza non ne vuole sapere di sparire.
In breve? Mi sento proprio come in questo momento.
-Dobe, non ti senti bene?- mi fa Sasuke, un sopracciglio inarcato, come se mi stesse scrutando. Sembra che voglia capire se davvero mi sto sentendo  male o gli sto propinando una scusa per finire quella giornata di studio.
-Sto bene, teme. Bene.- balbetto.
-E allora basta perdere tempo. Non sono qui per fare chiacchiere senza senso. Il mio è un lavoro.- dice, alzando progressivamente il tono di voce.
Ecco cosa avevo dimenticato. Non che l’avessi proprio rimosso, più che altro, mi era sfuggito per… gli ultimi quattro giorni? Da quando nella mia mente non c’era stato altro posto che me e Sasuke, chiusi in una stanza a… studiare? Forse è meglio che mi dia a fare e che mi impegni. Potrei fare una specie di scommessa tra me e me! Pensandoci, se lo studio con Sasuke non darà buoni risultati, io perderò non solo l’occasione di vederlo tutti i giorni, ma dovrò anche sopportare un insegnante privato – di quelli con tanto di baffi arricciati e di bacchette per punire gli alunni poco diligenti – che mi metterà alle costole Jiraiya. La prospettiva è tremenda! Suvvia. Adesso non è più “posso farcela”, ma “devo farcela”.
-Va bene. Mi rispiegheresti questo esercizio?- chiedo, quanto più serio riesco ad essere.
Chissà. Forse l’amore che provo per Sasuke, oltre che farmi bene al corpo e alla mente, può giovarmi anche a livello disciplinare. Non mi è mai importato troppo della scuola: che l’Uchiha possa compiere un miracolo?
Il teme osserva la traccia, afferra la penna e comincia a scrivere. Contemporaneamente spiega. Si tratta di un semplice – a suo dire – esercizio di calcolare la distanza di un punto da una retta.
-Basta che applichi la formula, dobe. E’ una vera stupidaggine.- declama, facendo scorrere leggera la penna sulla superficie liscia e bianca del foglio.
-Tieni, adesso prova tu.- mi incita, porgendomi la penna.
Nervoso, e con tanto di gocciolina al lato della fronte, afferrò l’oggetto e mi appresto a copiare la traccia dell’esercizio successivo. Sotto lo sguardo contemplatore di Sasuke, osservo quelle maledettissime x e y che da anni, ormai, mi stanno rovinando l’esistenza. Penso intensamente a quanto mi è appena stato detto da Sasuke. Sposto gli occhi sulla formula, guardandola con disprezzo, maledicendola con tutto me stesso. E con lei anche tutta la matematica.
-Almeno provaci.- mi sussurra il teme.
Lo sento così vicino al mio orecchio, così… non so! Ma perchè mi sembra ch abbia addosso un cartello con scritto “Naruto, saltami addosso, sono qui”? Le guance si fanno sempre più rosse, mentre il mio cervello sta andando in fumo, sia per Sasuke che per la materia.
Ma non è da me arrendermi, no? Chiudo gli occhi e sospiro. Poi procedo.
Inizio a scrivere qualcosa, ritenendolo giusto. Faccio tutti quelli che dovrebbero essere i passaggi necessari e mi appresto a vedere il risultato. Niente, non si trova.
Sconfortato, mi appello alla mia unica ancora di salvezza.
-I segni!- mi rimprovera Sasuke, per l’ennesima volta. Il gesto, in quest’occasione, è accompagnato da un sonoro pugno in testa, ma di quelli che non fanno troppo male. Mi corregge, frattanto che io mi porto le mani alla parte ferita, tanto per fare un po’ di scena.
-Quante volte ti ho detto di prestare attenzione ai segni!- ribadisce.
-Su, fammene fare un altro. Sono sicuro che non sbaglierò!- scatto in piedi dall’enfasi.
Sì, non pretendo di diventare un genio all’improvviso – non pretendo nemmeno si prendere sette ai compiti invece del mio consueto cinque scarso – ma voglio impegnarmi almeno un po’.
-Strano dobe.- osserva Sasuke, guardandomi. -E’ la prima volta che ti vedo tanto entusiasta. Non è che stai male sul serio?- mi deride visibilmente.
Sbuffo, accovacciandomi, di nuovo, sul mobile.
-Se tu stronchi sul nascere tutta la mia voglia di fare è ovvio che non concluderò nulla.- lamento, la testa pesantemente poggiata sulle mani incrociate.
-Come non detto. Vediamo che sai fare.- afferma, dettandomi un’altra traccia.
Vedrai Sasuke, ce la farò. Non sono un incapace.
 
-Resti a dormire a casa mia?- mi faccio coraggio un giorno.
Sono passati altri tre giorni da quando ho capito di dovermi applicare maggiormente e, devo dire, che qualche risultato in più si vede. Ripeto: non sono un genio, e tantomeno volevo diventarlo, ma diciamo che le cose più facili si trovano. A momenti facevo un salto sul lampadario dalla gioia quando tre esercizi – di media difficoltà – si trovarono.
-Merito dell’insegnante.- dissi a Sasuke, sperando che mi lodasse un po’.
-Ovviamente.- rispose lui.
Da un po’ di tempo avevo in mente di proporgli di restare qui proprio tutta la giornata. Jiraiya aveva acconsentito subito. A proposito del mio padrino, sospetto che abbia capito che tra me e Sasuke c’è di più, anche se il moro non si lascia mai andare quando siamo a studiare. L’ha presa molto sul serio. E comunque, avevo ritenuto di potermene approfittare anche perché ormai siamo agli sgoccioli e io… beh, sono inguaiato come tutti gli altri anni che hanno preceduto questo.
-Da te?- ripete lui, guardandomi accigliato.
Annuisco. Sento il cuore che mi batte come un forsennato nel petto. Perché non ha detto subito di sì? L’attesa è snervante, l’ho sempre odiata.
-Non so se si può fare.- confessa, riflettendo.
-Ovviamente ti aumenteremo la paga!- affermo, afferrandogli un braccio.
-Non è questo il problema. Sai che non sono qui per i tuoi soldi.- replica, inviperito.
Avrei fatto meglio a porgli la domanda in un altro modo, cioè, a presentargli la questione in maniera diversa. Sono sempre troppo avventato. Ma più che autocommiserarmi, ciò che mi preme per davvero, è di sapere perché è qui. Ha detto che non lo è per il soldi. Qualcosa dentro di me crede di sapere la risposta, ma ha troppa paura di rimanerci male nel sperarci.
Codardo, ecco cosa sono.
Alla fine la curiosità è più grande di tutto. Assume le sembianze di un mostro gigantesco che divora sia la paura che qualunque altra sensazione e si fa spazio, imponendosi. Quindi, mi pronuncio.
-E perché sei qui?- chiedo, trattenendo il tremolio delle mani.
La testa di Sasuke si gira di scatto, manco fosse il collo di una vipera. Un’occhiata nervosa è tutto ciò che vedo.
-Per questo, stupido dobe.-
Sulle prima non capisco quelle parole. Rimango come un imbambolato, inchiodato sulla sedia. Poi, però, quando le labbra di Sasuke incontrano le mie, mi diventa tutto estremamente chiaro. Sasuke non avrebbe mai ammesso di amarmi. Non mi ha mai detto nemmeno “ti voglio bene”, figuriamoci qualcosa di più. A guardarci potremmo sembrare ridicoli, ci ho riflettuto. Ci conosciamo da poco ma già siamo coinvolti tanto, uno nelle faccende dell’altro. Sono sempre stato un tipo che non ha creduto all’amore a prima vista. Ed eccomi qui: avvinghiato come una sanguisuga alla persona che mi ha dannatamente fatto perdere la testa. Come si dice? Provare per credere. E così è stato.
Il contatto con Sasuke non mi basta mai. Gli passo le mani tra i capelli, facendo scivolare le dita al loro interno. Sono così morbidi. Dal rumore che percepisco sommessamente – perché tutti i miei sensi sono occupati a gestire l’Uchiha, ne sono totalmente coinvolti – lui si è alzato dalla sedia. Mi lascio trasportare da quel bacio tanto passionale, da quell’incontro scontro di lingue senza fine, finchè non mi ritrovo quasi sdraiato, un’altra sedia a fianco alla mia – dove erano appoggiati dei libri – a farmi da guanciale. Rovinosamente, quei libri cadono a terra. Pazienza. Erano decisamente di troppo. E’ in momenti come questi che mandi letteralmente a quel paese la scuola e ciò che ne deriva, libri e quaderni compresi. Nonostante le sedie siano scomode, nessuno dei due ci fa caso. Sento Sasuke stendersi addosso a me e cominciare a sbottonarmi la camicia che indosso. Prendo a fare lo stesso.
Con lamia goffaggine, mentre dirigo la mano verso il primo bottone della camicia dell’Uchiha, afferro anche la tovaglia della tavola, tirandomela addosso. E, quel che è peggio, con essa cade anche il vaso che era disposto al centro, facendo un gran fracasso.
E la magia finisce, cosiccome era cominciata.
Sasuke si ferma. Percepisco le sue labbra stopparsi e le sue mani allontanarsi dai miei capelli e dalla mia pelle. Poi si alza e fa per sistemarsi i vestiti sgualciti.
Un paio di camerieri arrivano preoccupati. Di sicuro si saranno preoccupati per il rumore che ha provocato quello stupidissimo vaso. Ripensandoci, proprio un paio di giorni prima che i miei partissero, avevo detto loro di buttarlo, perché stonava con la stanza. E stona, eccome. Mi ha rovinato tutto.
-Tutto bene?- chiedono, prima di spalancare la bocca nell’osservare il vaso a terra, ridotto in cocci.
Io rimango muto, perso nella mia mancata prestazione con l’Uchiha. E’ come se voci mi arrivassero troppo attutite per sentirle. Ci sono rimasto male. E’ così difficile riuscire ad ottenere attenzioni da lui, ed ora che c’eravamo…
-Naruto è caduto. E’ inciampato nei suoi stessi piedi ed ha combinato un macello.- spiega Sasuke al posto mio.
Solo sentendo la sua voce mi riprendo. Mi volto all’indietro, guardando il casino che ho provocato. Guardo i camerieri che, armati di paletta e scopa, prendono i cocci di vetro. Dopodichè, quando hanno il tutto, spariscono velocemente.
-Ho combinato un guaio.- ammetto, le mani tra i capelli.
Sasuke, intanto, raccoglie i libri caduti durante il fastidioso incidente. Sembra tornato tutto come prima. Riavverto quel distacco tra noi. Non mi pare che il teme voglia accennare a qualcosa di quello che c’è stato. Faccio anch’io così, aiutandolo a recuperare foglietti, con le sue spiegazioni appuntate, sparsi qua e là.
-Resti?- domando, insistente, facendo finta che non ci sia stato niente da quando gliel’ho chiesto la prima volta.
-Fammi almeno chiamare.- sussurra.
 
E’ sera, ma io e Sasuke siamo ancora chini sui libri. A quanto ho capito, Orochimaru non si è lamentato granché. Alla fine è stato Jiraiya a chiamare. In quanto “datore di lavoro” di Sasuke, doveva essere così. Ricordo come Sasuke ha strizzato gli occhi dal nervosismo quando ha sentito dire dal mio padrino: “certo, la paga sarà aumentata”. Sembra avere un odio incredibile verso i soldi, anzi no. Verso i miei soldi. Spero che non pensi che io pensi  – com’è complicato – che lui mi voglia – che parola grossa – solo per quel che ho. Sarebbe un pensiero stupido, e io ritengo quel teme una persona intelligente.
Sbadiglio, attirando l’attenzione del mio compagno.
Ci stiamo dedicando alle versioni di latino, altra materia in cui sono una frana. Cioè, più o meno me la cavo a cercare parole e sciocchezze simili, ma proprio non riesco a dare un senso alla frase. Sasuke mi ha detto che ce ne vorrà di tempo, forse molto più che per la matematica. Per cui, si è offerto – l’ho supplicato, in pratica – di darmi una mano nel svolgerle… almeno quelle più complesse. Quindi, mentre io scribacchio qualche frase più semplice, lui se ne traduce una di difficoltà maggiore. Ogni tanto sussurra: “Solo per questa volta, dobe. Perché la tua è una situazione non complicata, ma disperata. Ritrovarsi con tutta questa marea di compiti a pochi giorni dall’inizio? Ti meriteresti una bella punizione!”.
-Coraggio, non possiamo fermarci.- mi ordina, sfogliando le pagine del vocabolario ad una velocità pazzesca. Io, invece, ne giro una ogni dieci anni. Sento gli occhi pesanti ed ogni singolo muscolo indolenzito. La voglia di dormire è troppa.
-Ti prego, basta.- cedo, infine, adagiandomi sul vocabolario apertomi dinanzi.
-Non ce la farai se ti fermi.- continua lui. Sembra instancabile.
-Non arriverò nemmeno alla settimana prossima, se vado di questo passo!- lagno, chiudendo gli occhi.
-Vattene a dormire, allora. Io concludo questa.- dice scocciato dalle mie chiacchiere.
-E va bene, ti aspetto. Tanto mi mancano solo…- guardo la versione. -Altri tre righi!-
La testa ricade, come se fosse animata da volontà propria, sul dizionario, con un tonfo.
Sasuke mi ignora, continuando a scrivere. Lo osservo negli occhi. Altro che instancabile. Anche lui mi appare morto e spossato dalla stanchezza. Accidenti, non so che pensare. Da un alto mi sento dispiaciuto per come si dà da fare lui, mentre io lamento e  invece dall’altro resto ammaliato nel vederlo così affaccendato… solo per me.
Sorrido, stanchissimo, quasi addormentato, rituffandomi nell’adorato mondo del latino.
-Io continuo, però, poi tu vieni a dormire in camera mia.- dichiaro divertito, facendo passare le mie parole come finzione, una burla, mentre in realtà vorrei che le prendesse sul serio. Non ci spero nemmeno.
-Primo. Non sei nella condizione di darmi degli ordini e, secondo, ricordati che sei stanco.- mi risponde, tra una pagina sfogliata e una scritta sul foglio.
Che avrà voluto dire? Arrossisco. Il mio corpo l’ha capito prima della mia mente.
 
Non so cosa mi stia succedendo in questa casa. Da quando l’ho incontrato sta entrando a far parte della mia vita senza che possa impedirglielo, quasi con prepotenza. E, poi, cosa mi è successo oggi pomeriggio? Ho, forse, ceduto alle sue provocazioni? Voleva che gli dichiarassi di amarlo, forse, ma di sicuro, può scordarselo. Però, mi sono contraddetto con i gesti: l’ho baciato e fino a quando sarei andato oltre se avessi potuto? Da quando si è verificato quell’episodio in bagno, non faccio che pensare a quantomaledettamente mi sia piaciuto e a quanto sono ridicolo per essermi preso una stupida cotta per uno stupido ragazzino viziato. Ma, probabilmente, sono io a volerlo vedere come tale – cioè, come stupido ragazzino viziato. Infatti, l’Uzumaki non ha mai dimostrato di essere così.
Ed ora, impegnato in questa fastidiosa versione di latino, ho sentito il cuore, quel dannatissimo muscolo che si ostina a battere con forza, accelerare quando mi ha detto di andare a dormire con lui.
Ovviamente quello che è il mio orgoglio mi impedisce di rispondere direttamente. Quindi mi sono accontentato di una risposta “a metà”.
“Ricordati che sei stanco”, gli ho detto.
Mi è uscito di bocca senza che potessi farne a meno. Io, sempre così razionale, ho agito d’istinto. Cosa volevo dirgli? Mi dispiace, mio caro, ma stanotte non si fa niente dato che ti stai lamentando perché sei stanco? Ma cosa diavolo mi sta accadendo?
Se prima avevo dubbi, ora ne sono certo.
Quell’Uzumaki, dobe di un Naruto ha insistito così tanto, ma così tanto da farmi innamorare di lui.
 
Non ci credo di stare nel mio letto. Finalmente! In pratica è da quando mi sono alzato che sognavo di potermi rimetterci dentro. Sono girato di spalle e, anche se voglio darlo a vedere, aspetto trepidante che la luce del bagno – visibile da camera mia – si spenga, così da poter sapere se il teme verrà qui oppure no.
Eccola. E’ spenta. Rumore di passi in avvicinamento. Un’ombra sulla mia figura.
-E allora, dobe, fai spazio?- dichiara, accigliato Sasuke.
Mi giro felice e, col favore del tenebre, riesco a nascondere un ghigno di soddisfazione.
-Prego.- dico, sollevando le coperte.
Dopo che si è sistemato – devo ammettere che il pigiama che gli ho prestato gli sta davvero bene – mi giro di nuovo, aspettando di addormentarmi. Sogghigno. Chissà perché, ma ora il sonno mi ha abbandonato.
Le braccia di Sasuke mi cingono, facendomi quasi sobbalzare. Qualcosa è sobbalzato, però, ed è il mio cuore che fa capriole a destra e a sinistra. Ringrazio il cielo, perché Sasuke non può vedere quanto sono rosso.
-Buonanotte.- mi sussurra in un orecchio, prima di scoccarmi un bacio sul collo. Poi, si corica con la testa nell’incavo del mio collo – immagino il dolore di domani mattina –, sprofondando in un sonno tranquillo. Afferro le sue mani e le porto alle labbra, baciandole.
Dopodichè, soddisfatto per la piega interessante che stanno prendendo le cose, mi abbandono tra le braccia di Morfeo, rassicurato e rasserenato dalla presenza di Sasuke dietro di me.
Se prima avevo dei dubbi, ora non so nemmeno cosa significhi quella parola.
Amo Sasuke Uchiha, ne sono certo.

 

 


 



 
Che capitolone! *___*
Giuro, non mi è MAI successo di essere soddisfatta di qualcosa di mia produzione prima d’ora. Ovviamente l’ultima parola spetta a voi!! (considerate che l’ho scritto all’una ç__ç. Su siate gentili, lasciatemi un righetto di recensione) *si sente ridicola*
Comunque, questo è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto!! Se vi piacciono di questa lunghezza,mi impegnerò per farli tutti così! *__*
Dipende da voi! ;)
Grazie a chi legge (circa più di 200 visualizzazioni per capitolo), chi recensisce, chi l’ha messa tra le preferite (6 persone), tra le ricordate (7 persone) e tra le seguite (27 persone). Grazie! ^.^

 
  

 

   
 
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