Buonasera!
Lo so, è più di un mese che non posto. Chiedo umilmente perdono. La scuola è stata un massacro e ho avuto un piccolo blocco per scrivere il capitolo. Non succede niente di che, è un capitolo più o meno di passaggio, ma non ho davvero avuto tempo di scrivere.
Adesso dopo tanto tempo ce l'ho fatta. avrei dovuto postare ieri, ma sono arrivata a casa a mezzanotte e non mi è sembrato il caso di farlo.
Scusate davvero, non era mia intenzione.
Ci sentiamo sotto nelle note finali . =)
Buona lettura ^_^
Lo so, è più di un mese che non posto. Chiedo umilmente perdono. La scuola è stata un massacro e ho avuto un piccolo blocco per scrivere il capitolo. Non succede niente di che, è un capitolo più o meno di passaggio, ma non ho davvero avuto tempo di scrivere.
Adesso dopo tanto tempo ce l'ho fatta. avrei dovuto postare ieri, ma sono arrivata a casa a mezzanotte e non mi è sembrato il caso di farlo.
Scusate davvero, non era mia intenzione.
Ci sentiamo sotto nelle note finali . =)
Buona lettura ^_^
Capitolo 23
Bella POV
Quella notte non dormii per niente,
continuai a girarmi e a rigirarmi nel letto pensando agli avvenimenti di quegli
ultimi giorni e il fatto che il giorno seguente sarebbe stato il mio primo
giorno di scuola non migliorava la situazione.
I primi giorni di scuola mi
mettevano sempre un’agitazione addosso che non mi faceva dormire, che mi faceva
sudare sette camicie, non avevo mai capito come mai e probabilmente non l’avrei
mai fatto.
Ma quella sera non era il
panico per il primo giorno di scuola a preoccuparmi. C’era ben altro che mi
occupava la testa: Edward, il matrimonio, la nostra prima volta.
Era una continua ossessione e
forse il fatto che Edward quella notte non dormisse con me, contribuì a non
farmi dormire per niente.
Aveva il potere di calmarmi,
di placare i miei umori senza avere il dono di Jasper di controllarli, sapeva
mettermi a mio agio, ma quella sera non era venuto. Strano? Sì, molto, ma non
mi stupivo.
Se l’avesse fatto quando
stavamo insieme la prima volta probabilmente mi sarei allarmata e avrei pensato
al peggio possibile, al fatto che se ne fosse andato, che mi avesse lasciato e
che non mi avesse detto niente, ma non lo pensavo più, non avrei mai potuto
pensarlo.
Capivo la situazione, capivo
che lui voleva passare del tempo da solo per riflettere. In quei giorni erano
successe troppe cose, quello stesso giorno erano successe troppe cose e avevamo
anche sfiorato la litigata.
Dovevamo pensare, passare del
tempo da soli e chiarire, ne avevamo bisogno entrambi.
Certo, non nego che avrei
voluto averlo vicino a me, avrei voluto abbracciarlo e inspirare il suo
profumo, ma mi rendevo conto della situazione.
Feci sogni strani, incubi: Edward che mi lasciava di nuovo da sola nella
foresta.
Mi svegliai sudata,
spaventata e con il cuore a mille.
Rimasi seduta nel letto
cercando di darmi una calmata, di far regolare il battito e di smetterla di
respirare pesantemente.
Passarono almeno dieci minuti
prima che riuscii a riprendere il controllo di me stessa e a smettere di
respirare affannosamente.
Scesi le scale e preparai la
colazione ancora in pigiama. Apparecchiai la tavola e preparai tutto nei
pianti, risalii e andai a farmi una doccia.
I pensieri sotto il getto
caldo dell’acqua svanirono, gli incubi fatti durante la notte diventarono solo
un miraggio. Quella doccia ebbe l’effetto di tranquillizzarmi e di rilassarmi e
quando uscii dal bagno ero decisamente una nuova persona.
Mi vestii e scesi in cucina
dove trovai mio papà con il giornale in mano e una tazza di caffè.
<< Buongiorno! >>
gli lasciai un bacio sulla guancia e mi sedetti.
Lui abbassò il giornale e mi
guardò con una faccia perplessa.
<< ‘Giorno tesoro!
>> aveva un sopracciglio inarcato. << Tutto bene? >>
<< Mai stata meglio,
tu? >>
<< Sto benissimo
>> continuò a guardarmi per alcuni minuti, mentre io continuai a
mangiare. Dopo un po’ scosse la testa e tornò a leggere il giornale.
Sembrava strano anche a me
essere così felice, soprattutto perché era il primo giorno di scuola. Forse avevo
qualche problema di sbalzi d’umore, non era normale passare da essere
completamente agitata fino a diventare fin troppo felice. Non era affatto
normale.
Mio papà si alzò da tavola,
mise le posate e il piatto nel lavandino.
Mi si avvicinò e mi lasciò un
bacio sulla guancia.
<< Ci vediamo più
tardi, Bella. Fai la brava a scuola. >>
<< Io sono sempre brava
>> gli sorrisi.
Rise leggermente, uscì dalla
stanza e poco dopo sentii la porta chiudersi.
Finii la mia colazione e
corsi in camera a preparare lo zaino.
Ci infilai dentro qualche
libro, qualche penna e giusto qualcosa per riempirlo un attimo.
Scesi le scale, presi le
chiavi dal mobile e uscii di casa chiudendo la porta a chiave.
Avrei raggiunto la scuola a
piedi, non pensavo che Edward sarebbe venuto a prendermi e che mi avrebbe
accompagnato, una camminata non mi avrebbe di certo fatto male.
Quando mi girai, mi trovai
davanti una Volvo metallizzata con Edward appoggiato alla portiera a braccia
incrociate e il suo solito sorriso sghembo.
Mi fermai e rimasi a
guardarlo, ad ammirare quel bellissimo ragazzo che era venuto a prendermi.
<< Buongiorno >>
la sua voce mi riportò alla realtà.
<< ‘Giorno >>
cercai di fermare il battito frenico del mio cuore e ricominciai a camminare
verso di lui che mi aveva già aperto la portiera.
Mi sedetti sul sedile del
passeggero e aspettai che Edward salisse in macchina.
<< Che ci fai qui?
>> gli chiesi improvvisamente.
<< Ti avevo promesso
che ti avrei accompagnato io a scuola come ogni mattina, mantengo sempre le mie
promesse >> mi guardò per un secondo e sorrise leggermente.
<< Beh, io pensavo che…
che non avresti mantenuto subito la promessa. >>
<< E perché? Perché non
sono venuto stanotte? >> annuii leggermente. L’avevo pensato sul serio,
pensavo che comunque volesse ancora avere del tempo per rendersi conto della
situazione e di quello che era successo, ma probabilmente aveva avuto tutto il
tempo che gli serviva.
<< Bella, stanotte
avevo… avevo bisogno di stare un po’ da solo, di rendermi conto di quello che
sta succedendo e dovevo capire che le cose adesso sono leggermente diverse da
quello che erano una volta. Insomma, sto provando sentimenti diversi rispetto a
prima, mi sono reso conto di amarti in modo più profondo e che… ecco… che
adesso ho anche qualche altro bisogno . Troppi sentimenti in una volta sola,
anche per un vampiro. >>
<< E a che conclusione
sei arrivato? >> gli chiesi con il cuore in gola.
Si girò a guardarmi, mi
sorrise e poi tornò a guardare la strada.
Passarono minuti interi in
cui pensai al peggio, ero pronta a qualsiasi cosa.
<< Che non riesco a
fare a meno di te e che sono felice di sentire questi sentimenti con te.
Potranno anche farmi paura, potrò anche averne paura perché non so come
comportarmi, ma non mi importa, non ti lascerò solo perché ho paura di questi
sentimenti che, a quanto pare, sono assolutamente normali >> le sue
parole mi colpirono in pieno. Ci avevo scorto tutta la voglia di continuare a
stare con me e tutto l’amore che provasse nei miei confronti.
Ne rimasi colpita, piacevolmente colpita e
sorrisi leggermente.
<< Come mai dici che a
quanto pare sono normali? >> mi incuriosii.
<< Ne ho parlato con
Emmett e Jasper stanotte. Mi hanno fatto parecchio compagnia e mi hanno aiutato
a capire le cose. Anche loro hanno provato le stesse cose e si sono sentiti
parecchio strani. Quello che ha dovuto resistere maggiormente è stato Emmett
che comunque doveva cercare di non forzare troppo Rose. >>
Rose non aveva passato dei
bei momenti da umana e portava ancora i segni di quell’episodio dentro di sé.
Per Emmett non deve essere stato facile, ma nemmeno per Rose che doveva
convivere con i ricordi di quella sera.
<< Allora oggi dovrò
ringraziarli? >> gli sorrisi.
<< Penso di sì,
altrimenti a quest’ora penso che non saremmo qui. >>
Mi allarmai, che cosa stava
dicendo?
Mi girai a guardarlo preoccupata e lui subito si apprestò a spiegarmi.
Mi girai a guardarlo preoccupata e lui subito si apprestò a spiegarmi.
<< Cioè, non volevo
andarmene, ma oggi avevo intenzione di non venire a scuola. Grazie a loro ho
capito che cosa fare e che cosa dovrò fare. Poi ho pensato che non avrei mai
potuto lasciarti da sola il tuo primo giorno di scuola. Chi ti salverà da
quegli avvoltoi? >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Non sarà come la
prima volta, vero? Non sono una nuova, mi hanno praticamente conosciuto tutti.
Non sarò più così interessante >> oppure sì?
<< Beh, non voglio
farti preoccupare, ma quelli che ti conoscevano e con cui comunque hai
instaurato un rapporto, voglio sapere quello che hai fatto a Phoenix. >>
<< Per fortuna le
ragazze le ho già viste e hanno fatto già tutte le domande possibili. I ragazzi
sono meno… curiosi? >>
<< Diciamo di sì. Di
certo non verranno a chiederti se hai avuto qualcuno mentre sei stata là
>> Edward disse quella frase assolutamente tranquillo. Non sembrava
minimamente toccato a ricordare che io stessi con qualcun altro mentre lui mi
aveva lasciato. Che fosse solo una maschera?
Lo guardai cercando di carpire una sua qualche espressione che mi facesse capire che gli desse fastidio, ma non trovai niente.
Lo guardai cercando di carpire una sua qualche espressione che mi facesse capire che gli desse fastidio, ma non trovai niente.
Perché non era almeno
minimamente geloso? Avrebbe dovuto esserlo, giusto?
Mi lasciai trasportare dai
miei pensieri e non mi accorsi nemmeno che eravamo arrivati a scuola.
Avrei chiesto ad Edward
delucidazioni più tardi.
Parcheggiò la macchina e
venne ad aprirmi la portiera come suo solito.
Ci avviammo verso l’entrata
della scuola e mi prese per mano.
Sorrisi a quel gesto e
camminai per il cortile.
Passammo davanti a ragazze
che mi fulminavano con lo sguardo, ragazze che non avevamo nemmeno mai visto.
Probabilmente erano arrivate dopo che io me ne andai.
<< Mi stanno odiando? >>
chiesi ad Edward.
<< No, si stanno solo
chiedendo da dove sei uscita e perché sei mano nella mano con me. E stanno
facendo una cosa che odio >> digrignò leggermente i denti.
<< Cioè? >>
<< Ti stanno
giudicando, ma perché voi ragazze lo fate sempre? >> strinse il pugno
libero.
<< Di solito lo fanno
sempre, per invidia, ma non vuol dire che tutte lo facciamo >> gli
sorrisi leggermente.
<< Non riesco a capire
come possano dire che tu sei brutta e che non puoi stare con me. Tu sei
stupenda >> mi lasciò un bacio sulla testa.
Il cuore cominciò a battermi
all’impazzata, pensai che mi potesse uscire dal petto da quanto batteva.
Sentirmi dire da Edward
quanto fossi bella, che fossi stupenda, nonostante io comunque pensassi fosse
pazzo, mi riempì di gioia.
Arrossii e continuai a
camminare.
<< Devo andare in
segreteria. Ci vediamo dopo >> dissi quando ci trovammo davanti alla
porta che ci avrebbe portato all’interno della scuola.
<< Perché dopo? Vengo
con te >> mi sorrise e mi trascinò fino alla segreteria.
Quando entrammo mi ritrovai a
viaggiare con la mente attraverso i ricordi. Ero entrata in quella stanza solo
qualche giorno prima, ma immancabilmente i ricordi mi assalirono. Era in quella
stessa stanza che avevo sentito Edward chiedere alla Signorina Cope se fosse
possibile cambiare l’ora di biologia con qualche altra lezione. Le cose era
certamente diverse da quella volta, lo erano molto di più e in meglio.
<< Buongiorno! Sono
venuta a prendere l’orario delle mie lezioni >> esordì non appena arrivai
al bancone.
<< Ah, tu sei Bella,
giusto? Non serve che ti dica cosa devi fare, vero? >> annuì con la testa
e le sorrisi.
La vidi lanciare un’occhiata
ad Edward per poi arrossire leggermente. Trattenni una risata e sperai di poter
uscire da lì il più presto possibile.
Mi diede il foglio che dovevo
far compilare a tutti i professori di quella mattina, la combinazione del mio
armadietto e uscimmo dalla segreteria.
Non appena mi trovai
abbastanza distante, scoppiai a ridere.
<< Non le è ancora
passata la cotta che ha per te? >> chiesi ad Edward tra le risate.
<< A quanto pare no, ma
è frustrante sentire quello che pensa su di me. È vecchia >> era
divertito anche lui, nonostante la parte finale della frase.
<< Edward, abbiamo già
fatto questo discorso. Tu potresti essere il suo bisnonno, quindi non dire
niente che è meglio >> rise ancora più forte.
<< Sì, forse hai
ragione >> rise anche lui.
Uscendo fuori, vedemmo in
lontananza arrivare Alice, Rose, Emmett e Jasper che parlavano tra di loro,
quindi ci videro Alice fu la prima a scattare e a corrermi incontro.
<< Bella! Sei felice di
essere tornata? >> mi chiese abbracciandomi e quasi soffocandomi.
<< Guarda, tantissimo.
Stavo aspettando questo momento da una vita >> le risposi sarcastica.
<< Andiamo! Non è poi
così male, no? >> la guardai male. << Ok, forse è meglio se me ne
vado. >>
Tornò dagli altri che mi
salutarono da lontano ed entrarono nell’edificio.
<< Perché non sono
venuti qua gli altri? Ho fatto qualcosa di male? >> chiesi preoccupata ad
Edward.
<< No, non ti
preoccupare. Vogliono solo lasciarci un po’ da soli, non avremo molte
possibilità di parlare oggi. Comunque, abbiamo cercato di farti avere un orario
più o meno uguale al strano. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Qualche
ora l’abbiamo in comune e ci vedremo. >>
<< Che cos’abbiamo in
comune? >>
<< Biologia e
Letteratura >> mi rispose con un sorriso.
<< Vogliamo tornare
come ai vecchi tempi? >> gli chiesi felice.
<< Perché no, alla fine
quelle sono sempre state le mie materie preferite quando c’eri tu, quindi
perché non averle in comune anche adesso? >> mi sorrise sghembo.
Mi alzai sulle punte e gli
lasciai un leggero bacio a stampo.
Mi staccai lentamente, ma lui
mi prese il viso tra le mani e mi baciò con più ardore facendomi attraversare
da mille brividi.
Quel baciò mi stordì più di
ogni altro che ci eravamo dati.
<< Forse è meglio se
andiamo dagli altri, non pensi? >> sussurrò sulle mie labbra prima di
baciarmi nuovamente.
Annuì leggermente, ma non mi
decisi a staccarmi da lui. Le sue labbra avevano un sapore troppo invitante e
dolce per permettermi di staccarmi da esse.
<< Ok, andiamo >>
si staccò e mi prese per mano.
Entrammo nell’edificio e non
appena varcammo la soglia, qualche paio di occhi si posò su di noi. Ragazze e
ragazzi che mi squadravano da capo a piedi, cercai di non arrossire, ma la cosa
fu alquanto difficile da controllare. Immancabilmente arrossii e cercai di
velocizzare il passo mentre mi misi quasi a trascinare Edward che si mise a
ridere.
<< Piantala >>
gli dissi continuando a camminare, lui per tutta risposta rise più forte.
Arrivai al mio armadietto e
ci misi praticamente la testa dentro mentre quel cretino di Edward continuava a
ridere.
<< Hai ancora tanto?
>> gli chiesi spuntando leggermente dall’armadietto.
<< No, direi che ho
finito. Bella, dovevi vederti, eri troppo buffa. >>
<< Certo che sei
simpatico come ragazzo, parecchio guarda. Invece di cercare di farmi sentire a
mio agio mi fai sentire ancora più in imbarazzo. Non ti sopporto >>
gonfiai le guance e lui rise di nuovo.
Si avvicinò e mi lasciò un
bacio sul naso.
<< Scusa, la prossima
volta cercherò di starti vicino e di nasconderti il più possibile. >>
<< Ecco, era questo che
intendevo >> chiusi l’armadietto e gli lasciai un bacio a fior di labbra.
<< Bella! >>
alzai lo sguardo oltre la spalla di Edward e vidi Jessica che si avvicinava con
Mike.
<< Jessy! Come stai?
>> ci abbracciammo.
<< Tutto bene. Tu? Come
sta andando il primo giorno di scuola? >>
<< Non farmici pensare,
ti prego. Spero che la smetteranno presto di guardarmi in quel modo, non li
sopporto >> sbuffai.
<< Domani la
smetteranno, vedrai, anche se certe ragazzine squadrano ancora anche me. Ma chi
si credono di essere? >> Jessica alzò leggermente la testa.
Risi.
<< Ciao Mike! >>
lo salutai e lui si avvicinò a Jessica.
<< Ciao Bella! Sono
felice che tu sia tornata. Tutto a posto? >> mi sorrise felice e gli
sorrisi di rimando anch’io.
<< Sì, tutto a posto,
grazie. >>
<< Noi andiamo, ci
vediamo più tardi >> Jessica prese per mano Mike e se ne andarono.
<< Non mi è mai
piaciuto così tanto leggere nel pensieri a Newton. Questo fatto mi fa piacere.
>>
Lo guardai alzando un
sopracciglio.
<< Che cos’ha pensato?
>>
<< Che cosa non ha
pensato, vorrai dire. Per una volta non ti ha pensato in atteggiamenti provocanti
o non ha pensato di provarci con te. Mi stupisco e ne sono felice >>
sorrise vittorioso.
La campanella suonò e presi
immediatamente in mano il mio orario: Inglese.
<< Quest’ora l’hai in
comune con Alice >> mi informò.
Ci avviammo verso l’aula
fuori dalla quale mi aspettava Alice tutta sorridente.
<< Eccoti finalmente.
>>
<< Ci vediamo più tardi
>> Edward mi si avvicinò e mi lasciò un bacio a fior di labbra.
Lo seguì camminare lungo il
corridoio fino a quando non se ne andò.
Perché doveva essere così dannatamente
bello? Per quale motivo? Non riuscivo a non guardarlo, a non perdermi a guadare
il suo corpo, i suoi occhi, le sue labbra. Era qualcosa di assurdo.
<< Ehi, bella
imbambolata? Andiamo? >> Alice mi sventolò una mano davanti e mi riscosse
dai miei pensieri.
Arrossii leggermente e entrai
in classe dove il professore stava aspettando che tutti ci sedessimo sulle
sedie.
Mi avvicinai con il mio
foglio in mano.
<< Buongiorno,
signorina Swan! Il suo nome non mi è nuovo >> mi disse mentre firmava il
foglio e me lo ridava.
<< Ero qua anche un
anno e mezzo fa, mi sono ritrasferita di nuovo. >>
<< Ha intenzione di finirlo qua l’anno o vuole trasferirsi nuovamente? >> il professore mi prese leggermente in giro facendomi arrossire.
<< Ha intenzione di finirlo qua l’anno o vuole trasferirsi nuovamente? >> il professore mi prese leggermente in giro facendomi arrossire.
<< Non si preoccupi, l’anno
lo finisco qua >> mi girai e andai a sedermi vicino ad una Alice che se la
rideva sotto i baffi. Aveva preso dei posti in fondo, dove il professore faceva
quasi fatica a vederci.
La guardai male e mi girai a
seguire la lezione.
<< Non avrai intenzione
di seguire la lezione, vero? >> mi chiese quasi sconvolta.
<< E cosa dovrei fare?
>> sussurrai continuando a guardare il professore.
<< Ad esempio parlare
con me? >>
<< E di cosa vorresti
parlare? >>
<< Ieri Edward è
arrivato a casa sconvolto e abbastanza strano. Che cos’è successo? >>
<< Abbiamo solo avuto
una piccola discussione, tutto qua. Oggi è tutto a posto, hai visto? >>
sperai che non facesse altre domande. Io e Edward avevamo promesso di non
parlare o pensare in alcun modo al matrimonio. L’avevamo promesso e sperai non
continuasse oltre a fare domande, non avrei saputo cosa risponderle.
Rimanemmo in silenzio per tutto
il resto dell’ora nella quale non ascoltai minimamente il professore, avevo
altro a cui pensare.
Ad Edward, a noi, a quello
che volevamo fare, al fatto che avessimo questa grande voglia di fare l’amore
insieme. Era una cosa normale, assolutamente normale, ma un po’ mi spaventava.
Volevo scoprire come sarebbe stato, ma non sapevo cosa avrei provato. Avevo
sempre avuto paura dell’ignoto.
L’ora passò tra mille
pensieri e un Alice abbastanza taciturna, cosa alquanto strana. Alice non stava
zitta nemmeno un secondo, figuriamoci a lezione.
Quando la campanella suonò,
mi girai a guardarla preoccupata.
<< Non è che per caso
stai male? Non hai parlato per tutta la lezione. >>
<< Sai che noi non
possiamo stare male >> mi fece notare. << Stavo solo cercando di
capire cosa mi stiate nascondendo tu ed Edward >> a quell’affermazione
sbiancai, per quanto mi fosse possibile data la mia carnagione molto chiara.
<< Perché dovremmo
nasconderti qualcosa? >> le chiesi cercando di non far inclinare la mia
voce.
Ero in panico, in un panico
assoluto. Non poteva aver capito qualcosa, non poteva averlo fatto.
Uscimmo dall’aula.
<< Non lo so, ho come
una strana sensazione. Non chiedermi da cosa è dovuta, ma a naso sento che
nascondete qualcosa. Prima o poi lo scoprirò, non vi preoccupate. >>
Se ne andò alla fine
dell’affermazione che sembrava tanto una minaccia,
<< Quella donna mi
preoccupa >> la voce di Edward alle mie spalle mi fece prendere paura.
<< Anche a me. Non avrà
veramente capito qualcosa, vero? >>
<< Per me sta bluffando
alla grande. Lei è brava in queste cose. >>
<< Lo spero. >>
<< Lo spero. >>
Edward mi accompagnò
gentilmente alla lezione successiva che era matematica, materia odiata fin da
quando ero piccola e probabilmente non l’avrei mai amata, neanche se mi
avessero messo sotto tortura.
Le ore successive passarono
velocemente ed arrivai fino all’ora della mensa dove mi sarei seduta al tavolo
insieme a tutti i Cullen.
Ridemmo e scherzammo tutti
insieme mentre io cercavo di non strozzarmi con quello che stavo mangiando.
Quando ebbi finito Alice e io
raggiungemmo Jessica, Angela e Lauren al tavolo insieme ai loro ragazzi.
Restammo un po’ con loro a scambiare qualche parole. Le ragazze si lasciarono
scappare qualche battutina inerte al sabato passato insieme lasciando i loro
ragazzi con un enorme punto di domanda stampato in faccia.
Li lasciammo quando i ragazzi
cominciarono a fare troppe domande, domande a cui io sinceramente non avevo
alcuna voglia di rispondere.
Mi sedetti al tavolo dove mi
trovai improvvisamente da sola con Edward.
<< Il fatto che ci
lascino così tanto da soli mi preoccupa >> dissi ridendo.
<< Non ti preoccupare,
anche a me la cosa sembra alquanto strana. Conoscendoli avrebbero voluto
rimanere a rompere un po’ e a metterci in difficoltà >> rise anche lui.
<< Beh, meglio no?
>> mi avvicinai a lui.
<< Decisamente >>
si piegò verso di me per lasciarmi un leggero bacio a stampo che bastò per farmi
avvampare.
Dio, perché deve ancora farmi quest’effetto? Lo odio!
No, non è vero, non lo odio, ma non posso continuare ad andare avanti così.
Sbuffai sonoramente facendo
ridere Edward che mi investì con il suo respiro fresco facendomi rabbrividire.
Le cose si stavano facendo
fin troppo complicate e non sapevo fino a quando sarei resistita, volevo di
più, volevo lui e sapere che anche lui mi voleva non faceva altro che rendere
le cose ancora più difficili.
<< Sai, Mike e Tyler
cominciano a piacermi >> sorrise leggermente.
Alzai lo sguardo verso di lui
e cominciai a giocare con una sua ciocca ribelle.
<< So perché Mike
comincia a piacerti, ma non ho la minima idea del perché Tyler dovrebbe
piacerti >> guardavo distrattamente quella ciocca che giravo tra le dita.
Era così morbida e soffice, setosa, ma come cavolo faceva ad avere capelli del
genere?
<< Perché ha occhi solo
per Lauren, guarda solo a lei, pensa solo a lei. è diventato alquanto smielato.
>>
Alzai leggermente il
sopracciglio. Proprio lui parlava di essere troppo smielato? Alcune volte lo
era anche lui, era carino, romantico, smielato, ma era un aspetto che adoravo
di lui, era qualcosa di assolutamente introvabile nei ragazzi di adesso, tranne
in Tyler, a quanto pareva.
Rimasi persa minuti a giocare
con la ciocca di capelli di Edward, per poi portare tutta la mano tra i suoi
capelli.
<< Ti stai divertendo?
>> sussurrò.
<< Sì, parecchio. Ti dà
fastidio? >> lo guardai specchiandomi nei suoi occhi dorati altamente
ammalianti.
<< No, per niente
>> scesi a guardare le sue labbra muoversi.
Avevo fatto un grande errore,
non avrei mai dovuto farlo. Grave, gravissimo errore.
Guardai quelle meravigliose
labbra rosate muoversi, il tempo si fermò mentre mi perdevo ad ammirare la
bocca di Edward. Le lettere vennero scandite una ad una facendomi completamente
perdere il senno.
Alternai lo sguardo dalle sue
labbra ai suoi occhi, volevo la mia morte, era sicuro.
Ci avvicinammo all’unisono,
facendo scontrare le nostre labbra che cominciarono ad assaggiarsi e a muoversi
insieme. Ci staccammo con il fiato corto e ansanti. Ci guardammo negli occhi e
sorridemmo compiaciuti.
<< Sai, mi piace il
fatto che tu non abbia più problemi con il mio… profumo. Mi fa sentire meno
sbagliata >> gli sorrisi leggermente.
Mi guardò perplesso. <<
Tu non sei sbagliata, sono io quello sbagliato, sono io il mostro. >>
<< Ti prego Edward, non
affrontiamo ancora una volta quel discorso. Tu non sei un mostro, tu non sei un
dannato e tu hai ancora un’anima. Non pensare il contrario. >>
<< Tu sei di parte.
>>
<< Io non sono di
parte. È la verità >> in quel momento suonò la campana di fine mensa che
ci fece portare giù i nostri vassoi –quello di Edward stranamente pieno- e ci
avviammo verso le nostre classi.
Edward accompagnò prima me,
per poi avviarsi verso la sua classe.
Le successive ore passarono
in fretta, in quasi ogni lezione avevo compagnia o di uno dei Cullen, o delle
altre ragazze. Non ero mai da sola e di certo non mi annoiavo.
Di un fatto mi resi conto,
sentivo che le cose fossero diverso, che il rapporto con tutti fosse diverso.
Sembravamo tutti amici, nessuno si odiava, non c’erano liti, non c’erano
stupide gelosie, non c’era niente di tutto quello che c’era prima.
Forse era tutto troppo
perfetto, non c’erano intoppi, non c’era che cercasse in qualche modo di
rompere l’equilibrio che si era creato. La perfezione non esiste, è solo un
illusione, un momento, un istante che poi verrà inevitabilmente sostituito con
qualcosa di catastrofico, qualcosa che rovinerà la quiete di tutti quanti.
In quel periodo mi rendevo
solo conto che non fosse possibile che tutto andasse bene, ma non avrei mai
potuto immaginare quello che sarebbe successo solo qualche mese dopo.
Alla fine della scuola Edward
mi aspettava fuori, appoggiato alla portiera della sua macchina. Ma si rendeva
conto di quanto fosse attraente? Si rendeva conto di essere una calamita per
gli occhi e che fosse impossibile guardarlo? Tutte lo guardavano, tutte
cercavano di carpire almeno un suo dettaglio. Edward era qualcosa di
spettacolare, così come la sua famiglia.
Andai da lui e gli lasciai un
leggero bacio a stampo per poi entrare in macchina.
<< Allora, è andato
tutto bene il primo giorno o c’è stato qualcuno che ha dovuto rompere la pace
che si è creata? >>
<< L’hai notato anche
tu? Tutti vanno d’accordi, tutti che parlano, ridono e scherzano insieme. Non
ti sembra… strano? Insolito? A noi non va mai tutto bene, c’è sempre qualcosa
che ci rovina tutto. >>
<< Non puoi goderti il
momento? Altrimenti quando arriverà sul serio qualcosa di brutto, avrai perso
il momento felice >> mi sorrise dolcemente.
<< È un pensiero un po’
contorto, non credi? >>
<< Sì, un po’ sì, ma se
capisci il senso, poi alla fine è giusto. >>
Rimasi a riflettere sulla sua
frase. Beh, il succo del discorso era che dovevo godermi il momento invece di
pensare a quello che sarebbe potuto succedere dopo. Sì, effettivamente un senso
lo aveva.
<< Hai ragione!
>>
<< Io ho sempre ragione
>> disse in tono serio.
<< Oooh, ma che
modesto! >> scoppiai a ridere seguita da lui.
Eravamo scemi probabilmente,
ma a noi non ci importava. Stavo cominciando ad amare ancora di più Edward, il
nostro rapporto era diverso, differente. Riuscivamo più a ridere di noi stessi,
come persone e come coppia, e non ci ponevamo più tanti problemi come una
volta.
Quell’aspetto della nostra
storia mi piace, parecchio.
Non ero mai stata molto
favorevole alle zuppe riscaldate, secondo me non avevamo senso, se ci si lascia
una volta ci sarà un motivo, perché tornare insieme? Per me e Edward la questione
sembrava diversa. Ci eravamo lasciati per un malinteso, per qualcosa che
entrambi non avevamo capito o comunque per un errore di valutazione, comunque,
alla fine non era un motivo serio.
Mi lasciò davanti a casa
promettendomi che sarebbe tornato la sera come al solito.
Mio papà non era ancora
tornato dal lavoro, probabilmente avrebbe fatto tardi.
Decisi di mettermi a fare un
po’ di compiti e di non perdermi via tra le nuvole. Avevo molto da fare, dovevo
anche impegnarmi per riuscire a passare almeno l’esame di maturità, non mancava
poi così tanto, solo qualche mese.
L’ora di cena arrivò senza
nemmeno che me ne accorgessi. Preparai qualcosa da mangiare per me e mio papà,
quando in piattai e misi il tutto in tavola, Charlie entrò dalla porta e posò
il giaccone.
<< Buonasera! >>
esordì come ogni sera.
<< ‘Sera! In cucina, è
già pronto. >>
<< Oh, ma che brava
>> si sedette a capo tavola.
<< È ancora tutto
caldo. >>
<< Com’è andato il
primo giorno di scuola? >> mi chiese mentre cominciò a mangiare.
<< Tutto bene.
Sicuramente meglio del primo giorno che ho avuto anni fa >> risi
leggermente.
<< Sono felice di
saperlo. Qualche problema? >>
<< Nessuno.
Stranamente. Tu, tutto bene al lavoro? >> continuai a mangiare
imperterrita, avevo fame.
<< Direi di sì. È stata
una giornata molto tranquilla. >>
Su di noi calò il silenzio,
ma sentivo che ci fosse qualcosa di strano. Percepivo che qualcosa preoccupava
mio papà.
<< Stai bene? >>
gli chiesi improvvisamente.
<< No, no. Tutto a
posto, sul serio. >>
Sì, certo, come no. E io sono il Presidente degli
Stati Uniti.
<< Papà, che succede
veramente? >>
<< Ecco, oggi non ho
potuto far altro che pensare a quello che ci ha chiesto ieri Edward. >>
Non stava parlando sul serio
del fatto che gli aveva chiesto il permesso per sposarmi, vero? Non si riferiva
a quello. Non volevo pensarci, non quel giorno almeno.
<< A cosa ti riferisci?
>> feci finta di niente.
<< Dai, avanti. Non
fare finta di non aver capito a cosa mi riferisco, l’hai capito benissimo.
>>
<< E perché ci hai
pensato? >> appoggiai la forchetta al piatto.
<< Caspita, Bella, mi
ha chiesto il permesso per sposarti! >> era sconvolto, semplicemente
sconvolto. Non c’erano altre parole per descrivere la sua espressione e il suo
tono di voce.
<< Lo so, me sono resa
conto anch’io. >>
<< E tu hai detto che
hai acconsentito a sposarlo. >>
<< Esatto. >>
<< Non fare lo stesso
errore di tua madre, non sposarti così giovane per poi pentirti della tua
scelta. Non farlo. Edward è un bravo ragazzo, sono sicuro che le sue intenzioni
siano buone, ma tu non prendere la decisione troppo in fretta, pensaci. Non
fare l’errore di tua madre. >>
Le sue parole mi fecero
scattare, arrabbiare, come si permetteva di paragonarmi a mia madre? Per quanto
le volessi bene, per quanto lei fosse una parte integrante della mia vita, mi
rendevo conto che quello che aveva fatto fosse sbagliato. No, non avrei
commesso lo stesso errore, io non ero mia madre, Edward non era mio padre e io
sapevo, e sentivo, che il nostro amore fosse qualcosa di troppo grande per
poter finire in un modo così squallido.
<< Papà, so che per te
sarà inconcepibile anche solo pensarlo, ma io ed Edward ci amiamo, di un amore
che non si può spiegare. A volte non lo capisco nemmeno io, ma non è un amore
adolescenziale, è uno di quegli amore che dura nel tempo, per sempre, oltre
ogni difficoltà e ostacolo. Anche se volessimo stare lontani, non possiamo
farlo, siamo nati per stare insieme e tali resteremo. Viviamo un amore
indissolubile, un amore che nemmeno il tempo può consumare. Lo so, sembro
pazza, ma tu fidati di me. Lascia fare a me >> gli sorrisi dolcemente.
Rimase per un po’ a
guardarmi, scrutandomi, osservando il mio viso come se non mi riconoscesse.
Sbuffò e tornò a mangiare.
<< Mi fido di te.
>>
Il resto della cena lo
passammo in assoluto silenzio. Quando finimmo sparecchiai e lavai i piatti,
mentre mio padre andò a guardare la televisione.
Finii di pulire i piatti e
andai in salotto dove salutai mio padre e gli augurai la buona notte.
Andai in camera mia e mi
spogliai mettendomi in pigiama.
Ero stanca, il primo giorno
di scuola e il fatto che la notte prima non avessi dormito più di tanto, non
avevano migliorato la situazione.
Mi sdraiai sul letto e chiusi
gli occhi.
Se Edward avesse voluto
entrare avrebbe sicuramente trovato un modo per farlo.
<< Non penserai mica di
dormire già, vero? >> il sussurro di Edward al mio orecchio mi fece
sussultare.
<< Mi hai fatto
prendere paura >> aprii gli occhi e lo trovai a pochi centimetri da me.
<< Scusa >> fece il
suo sorriso sghembo.
Non gli dispiaceva più di
tanto, si divertiva a farmi prendere paura, ormai l’avevo capito.
<< Mi fai un po’ di
spazio? >> mi chiese ancora più suadente.
Rimasi incatenata ai suoi
occhi dorati, rimasi a fissarli e a contemplarli come se fossero la cosa più
bella del mondo, ed erano la cosa più bella.
Si appoggiò con le ginocchia
al letto e si piegò su di me, avvicinando le sue labbra sempre di più alle mie.
Boccheggiai, il cuore in
fibrillazione, la voglia di baciarlo e di sentire le sue labbra sulle mie.
Stavo impazzendo, lo volevo, in tutti i sensi possibili. Lì, in quel momento mi
resi conto che non potevo aspettare. Al diavolo il fatto che lui fosse uno
all’antica, al diavolo il fatto che non ci eravamo ancora sposati, al diavolo
mio papà che stava al piano di sotto e avrebbe potuto sentire tutto. Non mi
interessava, lo volevo.
Dopo minuti che sembrarono
eterni, le sue labbra soffici e fredde toccarono le mie. Mugugnai mentre quel
bacio diventava qualcosa di più profondo, intenso, passionale.
Edward mi imprigionò con il
suo corpo sul letto mettendosi sopra di me.
Affondai le mani tra i suoi
soffici capelli, desiderando di poter fermare quel momento per sempre.
Per non gravarmi troppo si
teneva su con le braccia, braccia che dopo qualche minuto cominciai ad
accarezzare, salendo verso le spalle e scendendo verso la schiena, giù fino al
suo sedere sodo.
Sentii Edward soffocare un
ringhio e sorrisi leggermente.
<< Bella >>
sussurrò staccando leggermente le sue labbra dalle mie per poi tornare a
baciarmi.
<< Ti voglio >>
sussurrai a contatto con le sue labbra.
Si staccò da me bruscamente e
mi guardò.
Rimasi stranita dalla sua
reazione. Che cosa gli era successo? Perché se n’era andato?
Lo guardai perplessa e ci
rimasi leggermente male.
Mi sembrava chiaro quello che
volesse, quello che volessimo entrambi, ma a quanto pare avevo interpretato
male i suoi atteggiamenti.
Si alzò da me e si mise a
sedere sul letto dandomi le spalle, porta la testa fra le gambe.
<< Edward >> mi
avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, lasciandogli un bacio sul collo.
<< Scusa, scusa. Scusa.
Sono un cretino >> le sue mani torturavano i suoi capelli.
<< Ehi, perché mai
saresti un cretino? >>
<< Ho detto che voglio
fare l’amore con te, ma che non posso farlo prima che ci sposiamo e cosa
faccio? Vengo a… a… a provarti, provocando anche a me? Sono scemo, non ci sono
tante altre spiegazioni. Probabilmente ci sarai rimasta male per il mio
comportamento, per la mia reazione, ma mi sono reso conto solo adesso di quello
che stavo facendo. Io voglio fare l’amore con te, Bella, sul serio, non puoi
nemmeno immaginare quanto, ma sono bloccato. >>
<< Non ti preoccupare
>> lo abbracciai meglio e gli diedi un bacio sulla guancia.
Dopo che mi spiegò tutto, mi
sentii una stupida ad essermela presa. Avrei potuto capirlo. Per nessuno dei
due la situazione si stava rivelando semplice, anzi, era più complicata di
quanto avessi mai pensato.
Avevamo voglia l’uno
dell’altro, ma fin quando Edward non avesse capito che il matrimonio non era
indispensabile per farlo, non saremmo andati da nessuna parte.
Dovevo solo sperare che il
mio adorato vampiro si rendesse conto che non potevamo aspettare fino al
matrimonio, non ci saremmo mai arrivati se i presupposti erano quelli, saremmo impazziti.
Ne ero certa.
Allora, questo è stato un
capitolo abbastanza di passaggio, anche se si dovrebbero capire molte cose. Tipo
il rapporto tra Edward e i fratelli, si parla anche di Emmett e Rose. Si
capisce un po’ come sia adesso il rapporto di Edward e Bella.
Premetto che a me sembra un
po’ piatto, che non sia per niente interessante, ma questo sta a voi dirlo.
Avviso che il prossimo
capitolo è già pronto, devo solo finire di scrivere la parte finale e poi sarà
concluso. Essendo che la scuola adesso è finita e l’estate ormai è cominciata,
anche se dal tempo non si direbbe, mi rendo conto che non tutti saranno a casa
ad aspettare un mio aggiornamento, così, il giorno fisso di aggiornamento per
questa storia sarà sempre la domenica. Ogni domenica avrete un capitolo di
questa storia per quelli che continueranno a leggere.
Mi scuso ancora per il
ritardo, non sono solita fare questi enormi ritardi, anche se questa storia ne
ha avuti parecchi.
Vorrei anche farvi sapere che
ho pubblicato una nuova storia nel fandom Twilight, mi farebbe davvero piacere
se la leggeste e se mi faceste sapere che ne pensate. Sarebbe davvero stupendo.
È ambientata a Venezia e spero che vi piacerà. Masquerade Ball.
Ringrazio davvero tutte le
persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite, preferite e ricordate e quelle
che hanno avuto la pazienza di aspettarmi. Davvero grazie *_*
Piccolo spoiler per il prossimo capitolo, ci sarà un salto temporale e vi dico solo pick up. Vediamo chi capisce.
Piccolo spoiler per il prossimo capitolo, ci sarà un salto temporale e vi dico solo pick up. Vediamo chi capisce.
Alla prossima ^_^