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Autore: MusaTalia    15/06/2011    6 recensioni
Storia partecipante al Contest RoyAi 2011
«Anche nel deserto il tramonto aveva questi colori. Ironico, no? Il cielo colorato delle stesse tinte del sangue e dei lividi, come se avessimo ferito anche lui, oltre a tutti quei civili». Stupefatto Roy sgranò gli occhi davanti a quel pensiero espresso ad alta voce, ma Riza non se ne accorse, perché aveva chiuso gli occhi per pochi secondi, per poi sospirare.
Perché ogni notte è diversa dalla precedente e porta sempre nuove sorprese.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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Epilogo: Ἶρις (Iris: Iride)

Parte 3

Epilogo: Ἶρις (Iris: Iride)



L’arcobaleno: un futuro a colori



A detta degli anziani che la mattina presto si potevano incontrare dal giornalaio, settembre non era così piovoso da almeno un cinquantennio. Dieci giorni ininterrotti di acqua che scendeva dal cielo a secchiate. L’unica pausa era coincisa con quella notte e quella mattinata in cui il Tenente Colonnello Roy Mustang e la sua sottoposta, il Sottotenente Riza Hawkeye, si erano concessi di abbandonare per qualche attimo la divisa.

Nessuno dei due aveva voluto parlare di ciò che si erano detti, ma soprattutto di ciò che avevano fatto, in particolar modo dei baci che si erano scambiati. L’unico testimone di quanto era avvenuto era stato il cielo, che non si sarebbe fatto sfuggire una sola sillaba.

Serbavano quei ricordi con cura, in modo tale da poterli ripescare facilmente nel momento in cui tristezza e solitudine avessero fatto capolino.

Non c’erano nemmeno occhiate strane dense di sottointesi in ufficio, poiché i due che si erano baciati, non erano due soldati dell’esercito di Amestris, ma semplicemente Riza e Roy, una donna ed un uomo che si conoscevano da tanto tempo, che avevano vissuto molte esperienze, di cui la maggior parte drammatiche, insieme, che condividevano segreti e responsabilità pesanti e che si stimavano e rispettavano vicendevolmente. Ma forse c’era qualcosa di più forte della stima a legarli.

In quei dieci giorni, molto probabilmente grazie alla complicità del tempaccio che ispirava un senso generale di apatia, tutta la squadra del Tenente Colonnello si era comportata in maniera davvero ragguardevole: avevano finito tutte le pratiche per tempo e nell’ufficio l’unico suono in sottofondo era il graffiare delle penne sui fogli di carta, intervallato di tanto in tanto dai sospiri di Havoc e dagli starnuti di Mustang.

Roy affermava di essersi preso il peggior raffreddore della sua vita, ma non faceva nemmeno niente per guarire. Si rifiutava categoricamente di prendere la tisana miracolosa di Riza, soprattutto dopo aver scoperto che la ricetta di quell’intruglio diabolico era tramandata di generazione in generazione persino nella famiglia Armstrong. Perciò, come si dice, “a mali estremi, estremi rimedi”; così una mattina il Sottotenente portò la tazza di tè al suo superiore, che dopo averne sorseggiato un solo goccio, innaffiò completamente il giornale che stava leggendo.

«Sottotenente Hawkeye!» strepitò un Roy molto indispettito «Questo non è il mio tè!».

«Mi perdoni, signore. Temo di averlo confuso. Ma d’altra parte, se lei si fosse curato il raffreddore, ora avrebbe sentito che l’odore era diverso. Rimedio subito». Ed allungò la mano per afferrare la tazza ancora fumante, ma Roy la bloccò.

«No, va bene. Non importa. Portami solo un po’ di zucchero. Sta roba ha un saporaccio…».

Riza gli sorrise complice. «Subito, signore».

Questo era stato l’unico momento movimentato, se così si poteva definire, in quei giorni di pioggia.

Se ora Riza gli avesse chiesto, come quella notte, se la pioggia gli fosse mancata, lui avrebbe risposto quel suo “Assolutamente no!” indisponente.

Era un diluvio universale! Presto avrebbero richiesto le sue capacità di Alchimista di Stato per costruire un’arca, in cui far salire una coppia di ogni essere vivente. In quel caso sapeva già chi avrebbe scelto come sua compagna.

Ma finalmente, poiché anche al peggio prima o poi c’è fine, un meraviglioso giovedì pomeriggio, il cielo si placò: niente più tuoni, lampi e fulmini, ma soprattutto niente più pioggia. Si era alzato un vento freddo e piuttosto molesto ma che stava velocemente allontanando le nuvole per lasciar spazio ad un freddo e pallido sole, ormai autunnale.

Questo fatto portò parecchio scompiglio un po’ tra tutti, che immediatamente persero la straordinaria concentrazione. Breda, Fury, Falman ed Havoc si accalcarono sulla finestra per verificare davvero che il sole fosse arrivato e non si trattasse invece di un’allucinazione. Magari la troppa acqua aveva lo stesso effetto del troppo sole nel deserto: ti faceva vedere ciò che desideravi di più.

Roy e Riza, invece, mantennero i propri posti. Il fatto che avesse smesso di piovere non li toccava minimamente, o meglio, fingevano che non li toccasse minimamente.

«Ah! Che bello! Sta spuntando l’arcobaleno!» esclamò Fury spiaccicando il naso sul vetro della finestra.

«Senta Tenente Colonnello, non è che per oggi soltanto possiamo, che so, uscire un paio d’ore prima?» buttò lì sfacciato Havoc.

A quelle parole si drizzarono le antenne di Mustang. «Uscire prima, dici. Fammici pensare un secondo». E si sbracò sulla sua poltrona, mantenendo una mano sul mento in atteggiamento pensoso.

Finse di pensarci un minuto scarso. «No. Direi di no. Anzi, ho un’idea migliore». Si alzò e prese il suo cappotto.

«Sottotenente Hawkeye» chiamò la donna in piedi al suo fianco.

«Sì, signore?».

«Mettiti il cappotto. Andiamo a farci una passeggiata. I signori qui finiranno anche il nostro lavoro. In fondo devono fare ammenda per aver sfruttato la tua infinita generosità qualche giorno fa. O sbaglio?». Un sorrisone beffardo si dipinse sul suo volto.

Il silenzio sprofondò nella stanza. Tutti si aspettavano una risposta negativa da parte di Riza, che invece sorrise a sua volta al suo superiore. «Sono perfettamente d’accordo, signore».

Quando si chiusero la porta alle loro spalle, il resto del gruppo era ancora immobile, attonito.

Salirono in macchina, questa volta Riza alla guida. «Andiamo nel posto dell’altra volta, ti va?» le domandò Roy.

«Certo» e mise in moto.

In meno di mezz’ora arrivarono al campo abbandonato, ora il terreno era melmoso ed impraticabile a causa delle precipitazioni troppo abbondanti. Si fermarono dunque sul ciglio della strada a rimirare l’arcobaleno ormai sbiadito davanti a loro.

E nuovamente ci fu un bacio, il primo di una lunga serie. Questa volta però nessuno dei due aveva dovuto chiedere prima il permesso.


 

Note:
E siamo finalmente giunti alla conclusione. Che dire? Sono veramente orgogliosa di questo mio bimbo, venuto al mondo ormai tre mesi fa ed ho faticato parecchio a tenerlo buono buono nei documenti di Word senza pubblicarlo. Spero di essere riuscita a trasmettere qualcosa, in primis il mio amore per questa coppia.
Purtroppo, pur essendoci un giusto numero di iscritti, alla fine abbiamo consegnato solo in due, quindi niente contest. Questo non toglie il piacere che è stato per me scrivere questa fiction, (spero sia stato un piacere per voi leggerla!). Voglio quindi ringraziare Ananke e Castiel che hanno indetto il contest e nonostante tutto mi hanno fatto avere il giudizio!

I PERSONAGGI DI QUESTA FF NON MI APPARTENGONO MA SONO PROPRIETA' DI MAMMA MUCCA HIROMU ARAKAWA. MIO E' SOLO L'ESTRO FANTASIOSO E L'ANIMO ROMANTICO. LA STORIA NON E' SCRITTA A SCOPO DI LUCRO.


   
 
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