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Autore: Writer96    15/06/2011    4 recensioni
"Potter e l’essere interrotta mentre scriveva e la sua pergamena sbaffata..ma soprattutto (e questa era la cosa che la faceva imbestialire di più) il fatto che avesse riconosciuto la mano di Potter nell’esatto momento in cui l’aveva toccata. Pessima, pessima combinazione."
DALL'ULTIMO CAPITOLO:
"-Buffo, mi aspettavo un’accoglienza più in stile urla melodrammatiche...- commentò Lily, mentre il calore ormai familiare di James la calmava, rendendo tutta quella luce meno accecante. Aprire gli occhi non era stato troppo difficile, si rese conto. La parte difficile era stata capire perché voleva farlo.
Una risatina isterica le ricordò che l’essere che stava abbracciando era Potter e che effettivamente aveva fatto qualcosa di un po’ melodrammatico.
-Scusa, la parte alla Romeo e Giulietta me la riservo per la prossima volta...- commentò lui staccandosi piano da lei. La guardò negli occhi e per la prima volta si rese conto di quanto avevano rischiato. Aveva rischiato di non vederla più. Aveva rischiato di non esserci più una Lily da abbinare alla perfezione al suo cognome.
Rise anche lei, sollevata. Ci sarebbe stato un altro momento per pensare al dolore, si rese conto. La gioia di essere viva era talmente soffocante da minacciare di ucciderla. Ogni respiro era una conquista, qualcosa di imperdibile. E Potter era con lei."
Ecco qui... la prima long che pubblico, nel senso vero e proprio di storia a capitoli. Mi pare ovvio che si tratti di una James/Lily. Ma questa parte da un punto un po' più strano.. che ne direste voi se vi dicessi che Lily è già leggermente innamorata di James? Chissà come andrà a finire.. per ora.. un bacione, Writ
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Combinazioni'
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A Lily piaceva camminare. Le piaceva sentire le irregolarità del pavimento sotto i propri piedi e amava accelerare impercettibilmente sulle piccole salite. Amava sentire i polpacci bruciare e il cuore battere un po’ più forte. Contare i battiti sempre più vicini la rilassava inspiegabilmente.

E, almeno ultimamente, la faceva pensare a Potter.

Anche quel giorno era la stessa cosa. Non aveva pranzato in Sala Grande, aveva preso un piccolo tramezzino dalle Cucine prima di avventurarsi fuori nel Parco di Hogwarts, sfidando il freddo e il vento.
Le veniva da ridere pensando che lei, proprio lei, sapesse delle Cucine e usufruisse di questa conoscenza. Era per quello che non si era mai arrabbiata con Potter e compagnia bella quando organizzavano feste con cibo preso dalle Cucine.

Beh, quasi mai.

Due anni prima si era talmente arrabbiata con i Malandrini da uscire addirittura fuori dalla Sala Comune minacciando di chiamare la McGranitt e Pix. Era stata in quell’occasione che Remus le aveva mostrato le Cucine, facendole anche fare amicizia con un Elfo Domestico. Nessuno, all’infuori di loro due, sapeva che lei sapeva.

E Lily era contenta di ciò. Amava stare da sola, in alcuni momenti.  Staccare la spina, diceva lei, da buona figlia di Babbani.

Pensare alla sua famiglia non era più doloroso come una volta, ora riusciva a visualizzare i loro volti mentalmente senza provare dolore. Dolore fisico, intendeva. Per quello mentale, ci sarebbe voluto ancora tempo. Molto tempo.

Mia sorella è un mostro.
Io non ho una sorella.
I mostri devono stare con i loro simili.


Prima, ogni parola era come una pugnalata che faceva male quasi come un Cruciatus. Adesso era solo uno strazio mentale. Una tortura che non si poteva fermare, perché originata dai ricordi.

-Lily?- una voce la riportò alla realtà. All’improvviso, le sembrò che il freddo si facesse sentire con molta più prepotenza sulla sua pelle. La ragazza respirò piano, cercando di ignorare la sensazione di benessere che l’aveva colpita quando una mano si era posata sul suo braccio.

La mano della stessa persona che l’aveva costretta a quella maledetta camminata al freddo.

La mano di James Potter.

Lei  non si voltò, si sedette per terra incrociando le gambe, ignorando, ancora una volta, il freddo. Era come se tutte le sue percezioni nervose fossero concentrate sui punti toccati dalla sua mano.

-Oggi a pranzo non c’eri. Io credo che potresti anche evitare di evitarmi...- riprese lui, ignorando il silenzio della ragazza e concludendo con un tono leggermente irritato. Lei si girò lentamente, inarcando le sopracciglia e cercando di non far spuntare un sorriso divertito sul proprio volto.

Quando James faceva così era... assolutamenteinfantile, certo, anche leggermente irritante, ma anche irrimediabilmente tenero.

Si odiò per quel pensiero. Cos’era, una di quelle ochette che gli sbavavano dietro solo perché aveva il coraggio di dire ciò che pensava con una battuta? Solo perché adorava tutto ciò che faceva con la discrezione che solo le persone che si fingono estroverse hanno? Solo perché... si fermò un attimo.

Quelli non erano i motivi per cui le ochette lo amavano.

A loro bastava vedere il suo sorriso allegro, i suoi occhi vivaci e i suoi allenamenti a Quidditch per adorarlo. Nessuna di loro si era chiesta chi fosse James Potter. A dire il vero, non ci aveva mai pensato molto nemmeno lei. Ma ora si era dovuta ricredere. Lo aveva capito nell’esatto momento in cui, toccandolo per la prima volta in una maniera tanto casuale e semplice, aveva provato paura.

Lily Evans, per la prima volta nella propria vita, si pentì di non avere mai avuto abbastanza coraggio da ammettere che dietro a tutto c’era solo la paura.
All’inizio di era limitata a vedere quello che le ochette vedevano e, non trovandoci niente di straordinario, aveva deciso che Potter non la interessava.

Ora capiva molte più cose. Non era stata un’illuminazione improvvisa e sconvolgente. Ne aveva acquistato pian piano la consapevolezza  e si era ritrovata a combatterci contro.

Povera Lily Evans.

Aveva una grande passione per le cause perse.

E nell’auto- commiserarsi in questa maniera, si rese conto di qualcosa di ancora più profondo. Perché non aveva lei stessa definito Potter per un’infinità di volte una causa persa?

Il suo mondo, un mondo all’apparenza solido, che si era costruita lottando, si iniziò a sgretolare senza che se ne rendesse conto. Perché era tutto chiaro. Semplice. Lineare.
La sola cosa fuori posto era lei e quella sua insana voglia di scappare.

Aveva ragione Severus. Sarei stata un’ottima Serpeverde.

Non poteva sapere che James, in quel momento, aveva pensieri alquanto simili. Stava ricordando la prima volta che aveva capito quanto fosse importante Lily. Lei non era mai stata una sua sfida. Mai. Aveva sempre avuto un qualcosa che lo attirava e lo respingeva al tempo stesso. All’inizio, lui ci aveva lottato, convinto che solo se fosse riuscito a capirla l’avrebbe lasciata perdere.

Si diceva che, una volta compreso un suo sorriso, avrebbe abbandonato la “Causa Lily Evans in Potter” come la chiamava Sirius.
Lily l’aveva colpito per quello sguardo risoluto che ogni tanto, nei momenti più strani, lasciava spazio ad una breve malinconia. Quando prendeva un bel voto, ad esempio. Una volta, alla fine di una lezione di Trasfigurazione dove Lily aveva preso una E particolarmente meritata, era passato accanto al suo banco. Su un foglietto di carta c’erano alcune parole scritte per metà. Ma lui le aveva comprese lo stesso.

Sareste fieri di me?

Sapeva a chi si riferivano. Lily non vedeva i suoi genitori da molto tempo, perché non tornava mai a casa per le feste. Non sapeva perché, ma ogni volta che si parlava della famiglia, Lily si stringeva le mani ad un fianco e sibilava qualcosa, prima di rimanere muta tutto il tempo.

James aveva così deciso di scoprire qualcosa di più sulla sua famiglia di quella strana ragazza. E poi, senza che se ne rendesse conto, si era ripromesso di scoprire sempre più cose fino a che una battuta di Sirius non gli aveva fatto aprire gli occhi.

Lily Evans è la ragazza più complicata che io conosca. Cerca di essere semplice, ma è evidente che non ci riesce. Solo un pazzo vorrebbe capirla per davvero.

E lì, James Potter aveva capito di essere pazzo.

In quei brevi momenti che passavano da soli, lui e lei, senza essere James Potter o Lily Evans, tutta la sua pazzia si manifestava con una forza improvvisa e assurda e le labbra del ragazzo fremevano per aprirsi, per fare domande, per dare risposte.

Ma Lily rimaneva chiusa e sigillata e lui poteva solo ammirare quel muro così bello. Lily non si chiudeva come le persone normali: era allegra, vivace, con la battuta pronta il più delle volte. Ma quando era presa dalla malinconia o dalla paura si chiudeva in una coltra spessa e impenetrabile, liscia, così da farci scivolare sopra tutto.

Le lacrime, il dolore e la pioggia.

James sapeva che Lily amava la pioggia. E questo non faceva che rafforzare la sua pazzia e la sua determinazione a sposarla.

-Ma quanto sei egocentrico, Potter? Secondo te avrei rinunciato a pranzare, accontentandomi di un piccolo tramezzino ai funghi solo per stare lontana da te e non vederti e...? Che poi, a me i funghi nemmeno piacciono, ma gli Elfi mi hanno regalato quello e io non volevo distruggere la loro felicità...  Anche se mi sembra un po’ esagerato a pensarci bene... del resto anche non pranzare lo era, ma ehi, io ho mangiato e...- avrebbe continuato a lungo, se il ragazzo non le avesse tappato la bocca con una mano. Lei continuò a mugugnare ancora un po’, prima di accorgersi di ciò che stava succedendo.

Le guance di Lily si imporporarono all’improvviso e smise di parlare imbarazzata. A quel punto James staccò la mano dal suo volto, conscio che in quel momento la ragazza era già abbastanza agitata. La adorava letteralmente quando cominciava a straparlare senza dare un apparente filo logico al proprio discorso.

-Ok, lo ammetto. Ti stavo evitando.- borbottò lei, imbronciandosi come aveva fatto James poco prima.

Ma sì, vai così Lils, magari aggiungi anche che hai capito...qualcosa e che adesso sogni tanti piccoli Potter che corrono intorno a voi...

Al ragazzo scappò una risata nervosa, ma non smise di guardarla sottecchi. Aveva tuffato la testa tra le braccia e non sembrava intenzionata a tirarla su per un bel po’. Il che era un grande spreco, per quanto lo riguardava.

-Comunque, visto che sono buono, caro, magnanimo, educato, gentile e tanto, tanto bello...- uno scappellotto gli arrivò con forza sulla nuca. Il ragazzo si mise a ridere, mentre Lily riportava la testa tra le proprie braccia. La cosa che più le piaceva di lui era che sapeva rendere ogni momento davvero importante, ma anche leggero.

-Dicevamo, siccome sono una specie di super-uomo ho notato la tua assenza e ti ho portato qualcosa da mangiare...- concluse con un sorriso, nel vedere la ragazza girarsi verso di lui con un movimento brusco del capo.

Le porse un piatto incartato in un tovagliolo che lei prese immediatamente. Lo scartò con delicatezza e lo poggiò a terra accanto a sé prendendo una patata arrosto e mordendola in punta, gustandosela per qualche secondo ad occhi chiusi.

Poi li riaprì di scatto e spinse con una mano il piatto verso Potter, che si era distratto qualche istante.
Ad un leggero colpo di tosse della ragazza si voltò e spostò lo sguardo sul piatto, prima di dire la cosa più stupida che ci fosse:- Guarda che non è avvelenato!-

Lei lo guardò sollevando un sopracciglio, poi prese un pezzo di pane e glielo offrì.

Sembrate due uomini delle caverne, usare un po’ di parole non è che fa male...

Lily sorrise per il proprio pensiero assurdo e cercò di parlare, ma aveva la bocca piena. Così si limitò a concentrarsi sul proprio pranzo.

-Che poi, diciamocelo, io non ho ancora capito perché volevi evitarmi...- disse James, facendo sì che Lily alzasse gli occhi al cielo.

-James, diciamocelo, tu non hai ancora capito molte cose...- lo rimbeccò la ragazza, pulendosi la bocca con il tovagliolo. Era bello tornare alle vecchie abitudini. Quel botta e risposta che non imbarazzava nessuno, ma che serviva solo a ricordar loro che, a discapito di tutto, erano ancora loro, Lily e James.

-Eddai, Eli, questa era scontata!- esclamò lui, spintonandola leggermente. Lei si voltò e, stralunata, gli chiese:- ELI? Mi chiamo forse Elinor o Elise?-

-Ma no, solo che... EL, come L, I come E... Lily Evans, capisci?- cercò di spiegarsi lui, continuando a gesticolare, ottenendo come unico risultato una spinta da parte della ragazza.

-Limitati a Evans, al massimo Lily se proprio non puoi evitarlo, ma non cercarmi più soprannomi, ok? E torniamo dentro, che ci sono le lezioni!- disse lei, alzandosi in piedi.
Come quella volta in Sala Comune, pensò James.
Ma questa volta era determinato a fare qualcosa di nuovo, di stupefacente.

-Ehi, tu...- la chiamò da dietro, facendola voltare sbalordita. Stava già per insultarlo per la sua poca finezza, quando lui le porse una mano.

-Piacere, James Potter. James, per gli amici... Tu sei?-

-Ehm, Evans, cioè, Lily Evans. Lily per gliamici. Ma per Potter faccio un’eccezione!- gli rispose lei, facendolo ridere. Era incredibile. Dopo tutto il tempo che aveva sprecato arrabbiandosi, ora Lily riusciva solo a ridere in compagnia di quello strano ragazzo.

Forse, si disse, lo strano non è lui. Forse quella strana sono io. Ci vuole coraggio, a negare qualcosa che non si è ancora capito, a negarsi una possibilità. Ci vuole coraggio per chiudersi ogni volta per paura di essere colpita, ma chiudersi solo per lui. Ci vuole coraggio per non averne abbastanza da affrontarsi.

Io non ho una sorella.
Mia sorella è un mostro.
I mostri devono stare con i loro simili.

E se il mostro ne avesse trovati altri, come lei? Mostri che andavano oltre alla sua mostruosità, mostri che apprezzavano quella sua mostruosità senza che nemmeno lei ci riuscisse?

Mostri che le avevano dato una famiglia. E ora gliene proponevano un’altra.

Mostri che le dicevano di avere coraggio anche quando non ne aveva.

Per la prima volta, Lily Evans si ritrovò a pensare a sua sorella senza provare alcun dolore. Ringraziò James Potter, per quello che aveva fatto per lei inconsapevolmente.

E, con delicatezza, gli sfiorò un braccio con la mano. Ma questa volta non la tolse, mentre rientravano nel castello.
 








Salve gente! Sono tornata! Davvero, non sto scherzando! E' incredibile, lo so. Ma questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere... più o meno l'ho scritto cinque volte. Eppure, adesso non riesco a togliermelo dalla testa. Lo so che lo stile è un po' contrastanta con quello iniziale, ma la storia doveva andare in un altro modo, all'inizio. Dovevano esserci molte battute e poca malinconia. E poi Lily ha cominciato a diventare sempre più presente nella mia testa, una figura che non potevo scollarmi di dosso. Farli baciare ora, in questo capitolo, non mi sembrava giusto. Stanno facendo chiarezza. Lily sa che c'è qualcosa che la spinge verso James, ma solo ora capisce cosa. Non so, giudicate voi. Per la prima volta, sono stranamente soddisfatta di un capitolo.
WRIT





 
   
 
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