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Autore: suni    15/06/2011    7 recensioni
“Buona giornata a voi. Signore... Malfoy,” si congedò, spiccio.
“Potter,” rispose l'altro, allungando la mano di slancio verso di lui.
Harry tese meccanicamente la sua e Draco la strinse con vigore.
Lo fecero d'impulso, senza pensarci, ma per un istante tutt'e due rimasero grottescamente rigidi, guardandosi con una specie di sottile soggezione. Era la prima volta che Draco Malfoy e Harry Potter si stringevano la mano: al tentativo precedente, quando il primo aveva teso la propria l'altro l'aveva rifiutata.
Poi tirarono indietro le braccia con cautela.
“Beh, ciao,” bofonchiò Draco, ed Harry si schiarì la gola.
“Ciao.”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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IV: Nessuna colazione 


Ciao!” esclamò allegramente Harry, spalancando la porta.
Ehilà, amico,” sorrise Ron affabile.
Ciao, Harry,” aggiunge affettuosamente Hermione, prima di entrare in casa.
Harry li lasciò passare entrambi, aspettando che si fossero levati i mantelli per prenderli e sistemarli all'attaccapanni.
Kreacher sta preparando il pranzo,” annunciò, facendo strada verso il piano di sopra. “Goulash, come avevamo detto,” precisò soddisfatto.
Spero che non ci avveleni,” borbottò Ron, che conservava una certa diffidenza nei confronti dell'Elfo, balzellando su per le scale.
Non essere ridicolo, Ronald,” lo riprese meccanicamente Hermione.
La cosa peggiore che può fare è sbagliare il dosaggio degli ingredienti,” ridacchiò Harry, accomodandosi in poltrona per lasciare ai due amici il divano.
Ron si stravaccò comodamente, dando uno sbuffo rilassato, mentre Hermione prendeva posto sistemandosi i capelli.
Hai letto la Gazzetta, ieri?” chiese vaga.
Harry aggrottò la fronte.
No. Perché, parlava di quante volte vado in bagno?” scherzò.
C'era un trafiletto sulla vendita di Malfoy Manor,” affermò Ron, leggermente cupo.
Ma davvero?” s'informò lui, con innocenza.
Hermione abbassò gli occhi, arrossendo leggermente.
Gliel'ho raccontato, Harry,” confessò colpevole.
...Oh,” esalò lui, prima di spostare uno sguardo reticente sull'amico.
Ron non aveva per niente un'aria contenta. Lo osservava con rimprovero, irritato e piuttosto serio.
Voi due dovreste smetterla di fare le cose alle mie spalle,” affermò risentito. “Con Malfoy, poi! Non so cosa vi sia passato per la testa. Da te, Harry, me lo potevo anche aspettare...senza offesa, amico. Ma tu, Hermione!” aggiunse, con fare oltraggiato.
Te l'ho già detto, Ron, Harry non l'ha mica aiutato a massacrare passanti!” protestò lei, stizzita.
Potrebbe esserci sotto qualcosa di losco!” sbottò Ron, apparentemente esterrefatto dalla loro dabbenaggine.
Mi sono informata, Ronald, e...” si difese lei, esasperata.
E' solo una casa,” intervenne Harry, interrompendo quello che prometteva di diventare l'ennesimo battibecco tra i suoi due amici, il cui modo di interazione primario sembrava proprio essere quello di pizzicarsi. Harry ne conosceva, di coppie litigiose, ma Ron e Hermione erano i campioni indiscussi. Sospettava fosse il loro contorto modo di dimostrare l'importanza reciproca.
E' Malfoy, il piccolo furetto nervoso!” esclamò Ron contrariato.
Harry scosse la testa, noncurante.
Sono sicuro che è tutto perfettamente regolare,” commentò definitivo.
Ron si corrucciò, rassegnato.
Se succede qualcosa, non dite che non vi avevo avvisati,” brontolò.
Hermione levò lo sguardo al soffitto.
Per Merlino, Ronald, non essere catastrofista,” lo riprese esasperata.
Harry ridacchiò, osservandoli per qualche secondo. Ronald Weasley ed Hermione Granger, le due persone più fantastiche che avesse avuto la fortuna d'incontrare. Se l'avesse saputo quel giorno, sull'Espresso, quando aveva undici anni, li avrebbe abbracciati.
Vado a controllare Kreacher,” annunciò alzandosi.
Aspetta, ti accompagno,” fece subito Hermione, scattando in piedi. “Ron, vuoi qualcosa da bere?” aggiunse, prima di seguire il padrone di casa.
Un succo di zucca, magari,” gli rispose il ragazzo, affondando la testa nei cuscini.
Harry trotterellò giù per le scale, tampinato dall'amica, ed in silenzio entrarono in cucina.
Tutto a posto, Kreacher?” chiese Harry, allungando il collo per guardare nella pentola.
Sissignore, padron Potter,” confermò L'Elfo, freddo e indaffarato. “Sarà pronto tra dieci minuti, signore.”
Bene,” annuì Harry, seguendo con la coda dell'occhio i movimenti nervosi di Hermione lungo la stanza.
Scusalo, Harry,” esordì infine lei, riempiendo un bicchiere di succo. “Ron è il solito testone, ma in realtà non è solo per via di Malfoy che è preoccupato,” continuò, richiudendo la bottiglia.
E allora perché?” s'informò lui.
Hermione sollevò lo sguardo e lo fissò negli occhi, leggermente inquieta e un po' accigliata.
Ginny,” ammise. “Ieri si sono sentiti, e lei è molto giù di morale. Dice che sono quasi tre settimane che non le dai tue notizie. Credo stesse piangendo.”
Harry ebbe un riflusso di senso di colpa che lo fece leggermente arrossire e si schiacciò i capelli sulla cicatrice, imbarazzato. Si sentì molto stupido e meschino: non c'era niente che non andasse, tra lui e Ginny, e non vedeva l'ora che lei tornasse a casa per le vacanze di Natale, ma per un motivo o per l'altro non riusciva mai a trovare il giusto stato d'animo per scriverle, forse perché non era molto bravo con le parole.
Mi dispiace,” commentò, schietto. “Sono un idiota,” aggiunse tetro.
Hermione diede un sospiro.
Confesso che questa volta nemmeno io ti capisco,” affermò pacata. “Credevo che tra voi le cose andassero bene.”
Ma è così, infatti!” esclamò Harry con foga. Durante l'estate, i momenti che aveva passato con Ginny erano stati i migliori di tutti, e la sua presenza rassicurante e affezionata lo aveva avvolto confortevole, dolce, morbida. Ma poi Ginny era tornata a scuola lui si era trovato invischiato in quella strana apatia da cui faticava a sbrogliarsi. Tutto era distante e ovattato, come su uno strano rumore di fondo alterasse le cose e gliele allontanasse.
Hermione lo osservò partecipe.
Allora penso che dovresti farglielo sapere, Harry.”
Lui annuì, grave, ed Hermione gli sorrise con intesa.
Dai, andiamo,” lo spronò.
Quando ritornarono in salotto, trovarono Ron che sfogliava pigramente il Cavillo.
Sai che dovremmo fare, Harry?” lo apostrofò di slancio. “Dovremmo proprio comprarci i biglietti e andare allo stadio a vedere la partita giovedì sera, tu e io,” propose con entusiasmo.
Harry sorrise, piacevolmente colpito dall'idea, prima di realizzare che la sua presenza allo stadio di Quidditch certo non sarebbe passata inosservata.
Non saprei,” commentò vago, sedendosi.
Andiamo, Harry!” insistette Ron. “Compreremo due biglietti in tribuna, nessuno farà caso a noi,” insistette, voltando lo sguardo su Hermione in cerca di appoggio. Lei non sembrò troppo convinta ma annuì, ferma.
Ron ha ragione, Harry. E poi non puoi passare il resto della tua vita barricato in casa perché qualcuno potrebbe avvicinarti,” osservò, ragionevole.
Harry sbuffò, incerto. Sicuramente vedersi una bella partita di Quidditch sarebbe stato divertente, senza contare che erano secoli che lui e Ron non andavano insieme da qualche parte.
D'accordo, d'accordo,” cedette, levando le mani a mo' di resa. “Cosa avete fatto a Diagon Alley?” domandò, mentre Ron svuotava il bicchiere.
Cercavamo un regalo per Bill,” rispose Hermione.
Sabato è il suo compleanno, ricordi? Sei invitato a cena,” aggiunse Ron, cogliendo il suo sguardo farsi confuso.
Oh, giusto,” assentì Harry, picchiandosi la mano sulla fronte. “Me ne stavo dimenticando. Dovrò trovare qualcosa anche io.”
Kreacher comparve in salotto in quel momento, annunciando che il pranzo era servito, e il terzetto si diresse in cucina per mettersi a tavola.


Da dieci minuti Harry osservava vacuo la pergamena su cui aveva scritto unicamente Ciao, Ginny. Si rigirava in mano la penna d'oca, distratto, e sbuffava tra sé.
Se pensava alla sua ragazza, gli venivano in mente un'infinità di cose. La morbidezza dei suoi capelli, il sorriso luminoso che riservava unicamente a lui, la consistenza soffice delle sue labbra e quella tenera della sua pelle sulla schiena altezza dei fianchi, il modo in cui pronunciava il suo nome, Harry, come se fosse stata la parola più importante del mondo. La limpidezza fiduciosa del suo sguardo, il suono scrosciante e allegro della sua risata, la sensazione delle dita della sua mano intrecciate a quelle di lui e il mormorio della sua voce la sera, accanto alle sue orecchie sul cuscino.
Aveva un sacco di immagini di Ginny, ma nessuna parola da scrivere. Se l'avesse avuta davanti, presente, sarebbe stato sicuramente più semplice.
A quel pensiero sorrise, illuminandosi, prima di intingere la penna nell'inchiostro.

Ciao, Ginny,
Spero che ad Hogwarts vada tutto bene.
Ti chiedo scusa di essere stato così
distante, ultimamente, ma non pensare
che sia per qualcosa che ti riguarda.
Ho molta voglia di vederti e di parlare con
te. Sarebbe fantastico se domani sera
riuscissi a trovarti al camino della sala
comune verso le undici e
mezza, così potremo vederci e parlare
con calma.
Mi manchi,
Harry

Rimirò il risultato delle sue fatiche storcendo il naso. Il suo biglietto non traboccava certo di romanticismo, ma si disse che quello l'avrebbe riservato alla conversazione a voce della sera successiva.
Bene, Tolomeo,” mormorò, avvicinandosi al gufo per accarezzargli la schiena piumata. “Vai a portare questa a Gin,” mormorò, attaccando la lettera alle sue zampe.
Il gufo prese il volo nel tardo pomeriggio autunnale, ed Harry tornò ad accoccolarsi nel divano con uno sbadiglio rilassato. Ron gli aveva mandato il suo biglietto per la partita e il mercoledì sera doveva uscire per raggiungere Neville e cenare con lui. Era contento di vederlo, perché non si erano dati molte notizie nelle ultime tre settimane, dopo la serata dei sei mesi dalla Battaglia di Hogwarts.
C'erano pochissima persone con cui Harry Potter si sentiva veramente a suo agio: Hermione, Ron, Ginny e Neville, principalmente. Teddy non contava ancora, dal momento che non aveva neanche un anno di vita.
E Malfoy.
In effetti era piuttosto stupefacente e non se lo sarebbe mai aspettato, ma in compagnia dello Slytherin non si era sentito sulle spine, a disagio, come gli succedeva con la maggior parte della cena. Non stava a contare i minuti che lo separavano dal prossimo spazio di solitudine o a chiedersi come suonasse quello che stava dicendo, né a rimuginare su eventi passati facendo il confronto con quello presente o a sentirsi fuori posto, osservato e sotto pressione. Le parole gli uscivano di bocca molto naturalmente, il suo corpo non lo ingombrava ma stava semplicemente lì, le ore passavano alla giusta velocità e non troppo lentamente e tutto succedeva in modo spontaneo. Con Malfoy gli era sembrato di essere Harry Potter, tutto lì, come avrebbe potuto essere John Smith o Charles White: una persona e basta.
Si domandò come se la stesse passando Malfoy, nello Yorkshire. Chissà in che modo trascorreva le giornate lui: non riusciva a immaginarlo come sfaccendato gentiluomo di campagna, isolato nel suo giardino invernale in compagnia di volpi e cavalli. A Hogwarts Malfoy era abituato a spadroneggiare in giro con la sua corte di leccapiedi e a considerarsi un personaggio di spicco, un nome conosciuto. Prefetto, Cercatore, membro del Lumaclub, pupillo di Snape e tutto il resto, era sempre stato ben in vista, circondato di gente.
Adesso era solo con sua madre. Non doveva essere semplice.

La brughiera era una cosa deprimente.
Non c'era assolutamente nulla a parte ginestra, erbacce e conigli, pioveva spesso e c'era un sacco di nebbia. Uno spettacolo desolante.
Draco rimase immobile davanti alla portafinestra, contemplando il giardino con espressione funerea. Né lui né Narcissa si erano ancora preoccupati a dare al luogo lo stesso aspetto fiorente e raffinato di quello del Manor e si domandò, come già altre volte nei mesi trascorsi, se non avrebbe forse potuto comprarle dei pavoni anche lì. Non era sicuro che sua madre l'avrebbe davvero apprezzato: quella era stata un'idea di Lucius nei primi tempi del matrimonio, ancora antecedente alla sua nascita.
Magari poteva avanzare l'idea e vedere come lei l'avrebbe presa. Narcissa si fingeva forte per non angosciarlo, ma Draco l'aveva sentita piangere, durante la notte, sola nella sua camera. Era successo diverse volte perché a lui capitava spesso di rimanere sveglio, soffriva d'insonnia e gli succedeva sovente di alzarsi, stufo di rotolarsi nel letto senza poter prendere sonno, e aggirarsi senza scopo per la dimora silenziosa. Udire i singhiozzi soffocati della madre, peraltro, non aiutava a conciliargli il riposo.
Negli ultimi giorni era riuscito a dormire un po' meglio. La conclusione della vendita di casa Malfoy doveva averlo sollevato di un peso scomodo, chiudendo in maniera definitiva un capitolo di transizione spiacevole, e lasciarsi alle spalle quel pensiero pressante era stato liberatorio. Per questo, probabilmente, le sue ore notturne si erano alleggerite.
E poi, anche se gli seccava ammetterlo, vedere Potter che faceva il grand'uomo sfaccendato nella casa della sua famiglia l'aveva spronato. Se Potter, che era la causa di tutto quanto, poteva dormire sonni tranquilli sugli allori, andandosene in giro a dare una mano a vecchi nemici con nonchalance e prendendo il sole al parco, non c'era nessunissimo motivo per cui anche lui non dovesse fare altrettanto. Se Harry Potter aveva quell'aria allegra e la battuta pronta e zero preoccupazioni che esulassero dalla colazione e gli impegni onorifici, allora lui non poteva certo sembrare pateticamente depresso, stravolto e immobilizzato al mese di giugno.
Sì, per la prima volta nella sua vita Harry Potter si era reso veramente utile, naturalmente senza volerlo, spingendolo a rimettersi in questione.
Ma questo non era vero, constatò Draco con una punta di stizza. Potter era sempre stato un motore che lo metteva in movimento. Sin dal primo anno di scuola era stato la causa di una parte preponderante dei suoi sforzi – distruttivi, per lo più – e una figura di paragone automatica alla quale opporre la volontà che di solito non impiegava con tanto impegno. Quell'opposizione negativa con gli anni aveva finito per sfumare, sommersa da problemi ben più gravi e opprimenti, ed era sorprendente ritrovarselo adesso in mezzo ai piedi come ingranaggio positivo.
Ma stava sempre in mezzo ai piedi, quello. Da quando l'aveva conosciuto, a undici anni, non era riuscito a levarselo di torno. Gli era impossibile ignorare Potter; poteva deprecarlo, schernirlo, mettergli i bastoni tra le ruote, ma non era mai riuscito a tributargli l'indifferenza che sapeva riversare su qualunque altro essere umano. Potter era sempre lì, in un angolo del suo universo cosciente, e Draco non se ne riusciva a liberare. Adesso l'aveva addirittura invischiato nella vendita del Manor e in qualche contorto modo si era persino divertito.
Era inquietante, in un certo senso. A guardarla da un certo punto di vista, poteva quasi sembrare che lui avesse una fissazione per Potter. Ma Draco preferiva non pensarci troppo, perché l'idea di Potter aveva un retrogusto spiacevole, ingombrante.
Draco?” lo riscosse la voce di Narcissa, alle sue spalle.
Sì?” replicò, voltandosi indietro con un sorriso automatico.
Mi piacerebbe uscire a fare una passeggiata nei dintorni. Vorresti accompagnarmi?” lo interrogò lei, serafica.
Certamente,” rispose il ragazzo di buon grado. “Mi metto le scarpe,” aggiunse, mettendosi in movimento.
Fece una capatina in camera, per vestirsi in maniera adeguata, e attese la madre al piano di sotto mentre lei si preparava per la passeggiata.
C'è un lago, qui vicino,” lo informò lei, oltrepassando la porta che il figlio le teneva aperta. “Ti ci abbiamo portato qualche volta, quand'eri piccolo,” aggiunse con un mezzo sorriso.
Non me ne ricordo,” ammise Draco, prendendola a braccetto per iniziare a camminare, a passo lento. Senti il corpo esile della madre rilassarsi nella sua stretta leggera, mentre si avventuravano lungo il sentiero tra i cespugli, in mezzo agli alberi.
Eri convinto che ci fosse dentro un kelpie. Volevi assolutamente vederlo,” raccontò lei, con una sfumatura di divertimento.
Draco ridacchiò, allungando il piede per scacciare dalla traiettoria della madre un ramo spezzato. Non aggiunse niente mentre proseguivano il cammino, scrutando distrattamente il panorama brullo e il cielo costellato di nuvole.
Sono contenta di come hai sistemato la vendita del Manor, Draco,” affermò Narcissa distrattamente. “Come hai risolto il problema del garante?” aggiunse con tono carezzevole.
Draco si schiarì la voce, puntando lo sguardo verso una nube.
L'ho chiesto a Pansy,” rispose indifferente. “Non era molto contenta ma ha finito per accettare comunque,” precisò con una mezza smorfia.
Narcissa annuì delicatamente, senza porre altre domande. Draco soffocò un espiro prolungato, rilassandosi dalla tensione senza rendersi conto che, come ogni volta, sua madre aveva capito perfettamente che stava mentendo.
Di là,” affermò lei, indicando la stradina sulla sinistra del bivio che avevano appena raggiunto. Il lago è proprio lì dietro la curva, se non sbaglio.”
Draco assentì, imboccando la direzione indicata.
Ora che la questione è sistemata,” stava proseguendo Narcissa con tono controllato, “dovremmo occuparci di sistemare un po' meglio questa casa. Siamo incredibilmente sciatti, Draco,” osservò costernata.
Lui scoppiò brevemente a ridere, scuotendo la testa.
Non esagerare. È comunque più confortevole di tutte le altre case che conosco,” le fece notare, pacato.
Narcissa storse le labbra, scettica, proprio mentre oltrepassavano il leggero declivio al di là del quale, scintillando leggermente ai raggi deboli del sole offuscato di nubi, si estendeva un laghetto circondato da qualche salice. Il panorama era gradevole ma Draco percorse i metri successivi, che scendevano dolcemente verso la riva, senza riuscire a goderselo, incerto se parlare o meno. Quando Narcissa si fu fermata, per allontanarsi appena da lui e rimirare l'acqua con occhi quasi trasognati, si fece forza e prese fiato.
Ti...piacerebbe se ti prendessi dei pavoni?” propose a voce bassa.
Narcissa si voltò indietro, gli occhi azzurri che si posavano su di lui con premura, leggermente sgranati, poi si morse delicatamente le labbra e tornò ad accostarlo poggiandogli la mano sul braccio.
Draco,” lo chiamò, accorata, “non devi sostituire nessuno. Tu sei tu, ed è perfetto,” mormorò decisa.
Il ragazzo chinò lo sguardo a terra, stranamente impacciato, ed annuì brevemente in modo meccanico.
Certo,” bofonchiò svelto.
Narcissa sorrise con dolcezza.
Ma mi piacerebbe, sì,” concluse, ferma.
Suo figlio tornò ad alzare gli occhi incontrando quelli di lei e per qualche secondo rimasero a guardarsi senza parlare, riuscendo comunque a capirsi perfettamente.


Harry!”
La voce di Ginny squillò con enfasi e la ragazza si precipitò verso il camino con gli occhi che si facevano lucidi. “Harry!” ripeté, tendendo la mano per accarezzargli la guancia. “Come...come stai?”
Ciao, Gin,” rispose lui con un ampio sorriso, guardandola raddolcito. Non era in pigiama, come ci si poteva aspettare ad un'ora del genere, ma indossava ancora la divisa scolastica e aveva i capelli ben pettinati, un'aria graziosa e un viso fresco.
Mi sei mancato tanto,” mormorò lei con voce umida, sporgendosi per posare le labbra sulle sue. Harry ricambiò il bacio con entusiasmo, sorridendo poi contro la sua pelle.
Anche tu, Ginny,” rispose, allegro. “Sei... Sei proprio... Beh, vederti è fantastico,” continuò con enfasi.
Lei ridacchiò con remoto imbarazzo prima di accucciarsi davanti al camino.
Come stai? Che stai facendo in questo periodo? Aspettavo una tua lettera da un secolo, credevo che...” lo investì Ginny, parlando velocemente e mangiandosi le pause.
Lo so. Lo so, Gin, scusami,” la interruppe lui. “Sono stato abbastanza stupido, e ti chiedo scusa. Soltanto che è ancora tutto un po'...strano, e...” spiegò, impappinandosi.
Lo capisco,” commentò lei annuendo. “Non sono arrabbiata, Harry. Forse dovrei, ma ti capisco, è normale,” proseguì, franca e sicura.
Harry le sorrise rassicurato. Eccola lì, la sua Gin, lo scricciolo che non si fermava davanti a niente e nascondeva una forza di carattere incredibile – questione di pura e semplice sopravvivenza, con la mandria di fratelli maggiori in mezzo alla quale era cresciuta.
Grazie,” affermò. “Come va la scuola? Hogwarts?”
Ginny si strinse nelle spalle.
Tutto bene, direi. Ci sono dei nuovi studenti e praticamente tutti quelli vecchi sono tornati a scuola. Abbiamo un'insegnante di Difesa piuttosto brillante. Voi tre mi mancate un sacco, ma per fortuna c'è Luna.”
Harry ridacchiò scuotendo le spalle, ripensando con affetto alla stravagante ragazza.
Come sta?” s'informò
Bene,” rispose Ginny, soffocando un risolino. “Mi ha detto di salutarti tanto e di ricordarti che le vecchie case come la tua sono spesso piene di Succhiagrozzi, qualunque cosa siano, quindi dovresti fare attenzione.”
Harry rise nuovamente.
Non mancherò,” assicurò, ironico.
Ginny si fece di nuovo un po' più seria.
Tu come stai? Cosa fai in questo periodo?” gli chiese.
Harry diede uno sbuffo per tergiversare, trovandosi davanti proprio la domanda cui non aveva voglia di rispondere. Storse appena il naso.
Bene, sto bene. Il Ministro mi fa correre spesso qua e là per qualche impegno ufficiale, e vedo quasi tutti i giorni tuo fratello e Hermione. Lei sta impazzendo per il concorso di ammissione da apprendista Auror e lui se la cava molto bene col negozio.”
Esitò, domandandosi se fosse il caso o meno di parlarle di Malfoy. Alla fine decise che sarebbe stato soltanto un cruccio e che l'avrebbe fatta allarmare – o arrabbiare – per niente.
Hai deciso cosa fare nei prossimi mesi?” continuò Ginny.
Ehm, no,” rispose lui imbarazzato. “Credo che mi prenderò tutto l'anno per stare tranquillo e aspettare che cali il polverone. Mi piacerebbe sistemare Grimmauld Place e cambiare un po' di mobili.”
ginny storse le labbra, ironica.
Non hai ancora iniziato, eh?”
No,” ridacchiò Harry. “Sto, mh, bighellonando, immagino.”
Lei scoppiò di nuovo a ridere, facendogli nascere un sorriso spontaneo sulle labbra.
E allora cosa fai?”
Vado in giro,” rispose lui. “Passeggio per la Londra Muggle, dove non mi conosce nessuno. Vado ai giardini e mi siedo lì senza fare niente, assaporando il fatto che non devo stare a pensare a come uccidere un pazzo.”
Ginny annuì, aggrottando leggermente la fronte.
Non ti annoi?”
Harry sgranò un po' gli occhi, soffiando un po' d'aria fuori dalle labbra.
Non lo so. Non ci ho pensato,” ammise.
Lei lo guardo ancora per un attimo, poi scrollò le spalle.
Gli allenamenti vanno bene,” riprese, cambiando argomento, “e penso seriamente di poter tentare dei provini per iniziare a giocare professionalmente, l'anno prossimo,” affermò raggiante.
E' fantastico, Gin!” commentò il ragazzo con foga, non senza una punta di rimpianto. Anche lui adorava giocare a Quidditch. Negli anni di Hogwarts i suoi momenti più rilassanti li aveva trascorsi col sedere sulla scopa, e i più gloriosi soffiando il Boccino sotto il naso a Malfoy. Naturalmente ormai era tardi per cercare di entrare nel circuito professionistico, - e poi sarebbe stato assurdo, considerando che lui era Harry Potter, che si mettesse semplicemente a fare il giocatore di Quidditch - ma era contento che almeno Ginny ne potesse avere l'occasione.
Speriamo,” sbuffò lei senza calcare la mano.
Harry continuò ad ascoltare il suo chiacchiericcio vivace e a prendere informazioni sugli studenti che conosceva, cercando di rimanere lontano dai lidi confusi e pericolosi della sua vita all'esterno. Aggiunse qualche vaga informazione su Neville e sulle sue impressioni sulla stato d'animo della famiglia Weasley, senza soffermarsi su George e la sua depressione per non rattristarla, ed era mezzanotte passata quando decisero di salutarsi.
Mi scriverai, Harry?” lo apostrofò lei, battagliera.
Promesso,” commentò lui, annuendo. “E, beh, volevo farti una sorpresa ma sono sicuro che finirei per tradirmi, perciò... Ti vengo a prendere io alla stazione per la vacanze di Natale, ok?” annunciò con un sorriso.
Sì! Sì, lo sapevo!” esclamò Ginny con una risata di gioia. “Oh, Harry, non vedo l'ora!”
lui ridacchiò a sua volta.
Anche io. Finalmente ti potrò abbracciare,” rispose con un sospiro. “Allora ti mando un gufo appena riesco, ok?”
D'accordo. Buonanotte, Harry,” concluse lei, sporgendosi per salutarlo con un ultimo bacio che si protrasse per un paio di minuti.
Notte, Ginny,” si congedò lui, prima di riemergere dal camino e ritrovarsi nel salotto di Grimmauld Place.
Diede un sospiro assonnato, con sollievo: il problema era risolto, Ginny si sarebbe tranquillizzata per qualche tempo e non avrebbe più temuto che lui potesse non amarla, cosa del tutto falsa. Harry sapeva benissimo di amare Ginny Weasley. Era soltanto che, con lo stato d'animo che aveva addosso in quel periodo, la lontananza di lei più che provocargli nostalgia lo estraniava.
Sarebbe andato tutto meglio, quando fosse stata lì con lui. Avrebbero riso, si sarebbero baciati e avrebbero fatto l'amore fino a stufarsi, se una cosa del genere era possibile. Ora, invece, aveva visto la sua ragazza, gli era venuta voglia e si sarebbe dovuto accontentare della solita vecchia mano destra.
Non conosceva altri eroi così sfigati.


Ciao, Harry.”
Neville sorrideva bonario, alzandosi dal tavolino per tendergli la mano con calore.
Ehilà, Nev,” salutò lui con allegria. “Ti trovo bene. Come va?” replicò, accomodandosi a sedere di fronte all'amico.
Testa di Porco, il classico potteriano degli ultimi mesi: se proprio doveva stare in un luogo pubblico, meglio che fosse poco frequentato e un po' malfamato. Se poi qualcuno avesse pensato di potergli dare noia, probabilmente Aberforth Dumbledore gli avrebbe infilato un boccale su per il retto con qualche incantesimo poco raccomandabile.
Benone. Sto studiando come un pazzo,” rispose l'amico, dando un sospiro sfinito.
Oh, sì. Ehm, ricordami per...” commentò Harry.
Un concorso per un posto al Ministero. Ufficio per la conservazione del patrimonio floristico.”
Oh, giusto,” confermò Harry, annuendo ripetutamente. “Me ne avevi parlato. Beh, Neville, è perfetto per te,” commentò con un sorriso.
Si osservarono per qualche istante senza aggiungere nulla, i sorrisi aleggianti sulle labbra. Hartry Potter e Neville Longbottom, i due possibili Prescelti.
Anche lui ora aveva le idee chiare, e sembrava ben determinato a tradurle in realtà. Harry constatò, di nuovo, come ancora una volta sembrasse lui l'unico che non stava smuovendo nulla. In fondo, però, gli stava bene così.
Non gli fece domande su quel che stava facendo lui, invece, e questa era una cosa di Neville che ad Harry piaceva molto. Era discreto e leale, probabilmente aveva capito che in quel periodo era un po' sballato e preferiva cortesemente non indagare.
Buongiorno, giovanotti,” li interpellò la voce burbera e gracchiante del gestore, come suo solito piuttosto arruffato. “Che piacevole visita, già. Come ve la cavate?”
Salve,” ribatté Harry, con un gran sorriso. “Non c'è male, Aberforth. Qui tutto bene, no?”
Come al solito,” rispose lui, tagliando corto. “Che cosa vi porto?”
Oh, ehm, due piatti del giorno andranno benissimo,” ipotizzò Neville incerto. “No?” aggiunse, in direzione di Harry.
Certo. E due aperitivi,” precisò lui.
Arrivano,” confermò Aberforth con un cenno affermativo, prima di voltare i tacchi e tornare verso la cucina.
Neville poggiò i gomiti sul tavolo.
Hai sentito che Malfoy ha venduto la casa di famiglia?” chiese a bruciapelo, giocherellando con un lembo della tovaglia non proprio immacolata.
Harry aggrottò la fronte, in allerta.
Sì. Era sulla Gazzetta. Perché?”
Neville scrollò le spalle.
Ieri ero al Ministero. Ho visto il nuovo proprietario, è un nobile tedesco gonfio di galeoni, credo. “E, ehm, sembra che voglia usare una parte della tenuta dei Malfoy per allevare Ippogrifi in cattività. Era lì per dei permessi.”
Harry si accigliò, perplesso.
Ippogrifi? Credevo si occupasse di pentole.”
Neville fece spallucce, indicando la propria ignoranza.
Buffo, no? Ippogrifi a casa di Malfoy. Non è che corresse proprio buon sangue,” osservò senza cattiveria, genuinamente divertito.
Harry ridacchiò, ricordando l'episodio Fierobecco.
Non proprio, no,” concordò.
Se ce l'avessi io, un terreno del genere, ci terrei tante di quelle piante da diventare pazzo,” sospirò poi l'amico, sognante.
Dovresti farlo. Pensa alle serre di Hogwarts...”
Uao,” mormorò Neville, annuendo. “Stavo esattamente ricordandole. Quanto mi piacerebbe averne di uguali.”
Comprensive di adolescenti esagitati che sfasciano tutto?” osservò Harry, ironico.
Beh, non mi dispiacerebbero neanche quelli, in realtà,” replicò Neville pacato. “Dev'essere bello educare la gente a rispettare le piante.”
Harry tentennò, con un sorriso affezionato.
Potresti. Voglio dire, la Sprite un giorno a l'altro andrà in pensione, qualcuno dovrà sostituirla,” ponderò.
Sì,” rispose Neville, senza l'aria scoraggiata che avrebbe avuto un paio d'anni prima.
Tacquero per qualche istante, non potendo immaginare che stavano profetizzando.
I vostri aperitivi, giovani,” li avvisò Aberforth, piazzando loro davanti i bicchieri pieni. “Dì, un po', ragazzo, quella tua casa, quella a Londra...” iniziò, rivolto ad Harry.
Quella a Grimmauld Place?”
Esatto,” commentò il vecchio, soddisfatto. “C'è un bel po' di paccottiglia lì dentro, non è vero?”
Harry reclinò il capo, esitando.
Buona parte è già stata liquidata, ma restano parecchi vecchi cimeli, sì,” confermò.
Già, già. Beh, se dovessi decidere di liberartene fammi sapere,” richiese Aberforth.
Ok,” sorrise Harry.
Quando si fu allontanato, lui e Neville ridacchiarono sottovoce.
Ti troverai la casa piena di ricettatori, Harry,” mormorò Neville ilare.
Probabilmente finirò per farmi arrestare,” confermò lui, tra le risa.
Ci pensi? L'eroe del mondo magico in prigione per commercio non regolare di manufatti magici,” rincarò Neville, asciugandosi una lacrima di divertimento.
Si lasciarono ridere ancora per qualche istante, poi Harry strinse una mano intorno al bicchieri e lo sollevò verso l'amico.
Un brindisi ai nati sull'estinguersi del settimo mese da chi tre volte lo ha sfidato, Neville,” recitò serio.
A noi,” confermò l'amico dopo una breve esitazione, facendo tintinnare il calice contro il suo.


Yoo-hoo! Harry!”
La voce di Ron suonava insolitamente allegra e festosa, come quella di quando avevano tredici o quattordici anni ed entrambi i suoi fratelli nati gemelli si divertivano ad angariarlo. Harry, che si stava giusto finendo di vestire in camera, lanciò a sua volta un saluto squillante.
Ti aspetto qua sottoo!” lo informò Ron dal basso delle scale.
Va benee!” si sgolò Harry ficcandosi la bacchetta nella cintura.
Gettò un'occhiata distratta allo specchio, si appiattì i capelli sulla fronte e prese un respiro profondo. Sarebbe andato tutto al meglio, si disse: soltanto perché il suo amico era un titano coi capelli rossi e lui aveva una cicatrice a forma di saetta in faccia non voleva dire per forza che qualcuno li avrebbe riconosciuti come Harry Potter e Ronald Weasley. Potevano benissimo essere i loro sosia.
Gemette scoraggiato.
Era possibile che gli altri spettatori non avrebbero badato a loro: erano lì per vedere una partita e l'attenzione di tutti sarebbe stata calamitata sul campo di gioco. Sarebbe bastato arrivare proprio all'ultimo minuto. Occhieggiò comunque il baule in cui riposava il suo Mantello dell'Invisibilità, accarezzando l'idea di portarlo con sé, ma la bocciò dicendosi che Ron l'avrebbe trattato come un fobico all'ultimo stadio.
Eccomi,” annunciò con un sospirò, caracollando giù per le scale. “Non siamo in ritardo, no?” aggiunse, comparendo a piano terra e scoppiando poi a ridere allo scorgere Ron con cappello, sciarpa, guanti e striscione dei Cannoni di Chudley.
Ti sei dimenticato la spilletta,” gli fece notare, ilare.
Ce l'ho sul maglione,” lo rassicurò Ron, strappandogli un'altra risata.
Quando arrivarono allo stadio c'era ancora un po' di fila all'ingresso ed Harry si posizionò in fondo ad essa sistemandosi nervosamente il cappuccio del mantello in testa.
Amico, così sembri davvero qualcuno che ha qualcosa da nascondere,” gli fece notare Ron, guardandosi intorno con fare eccitato. “Credi sia possibile che qualche altro giocatore professionista venga a vedere la partita e che noi lo incontriamo?” aggiunse poi, speranzoso.
Io ho qualcosa da nascondere, Ron. La mia faccia,” gli fece notare Harry, con un accento nevrastenico.
Non ci guarda nessuno,” obiettò l'altro, stringendosi nelle spalle.
Perché ancora non hanno notato occhiali, occhi verdi e capelli scompigliati,” osservò Harry torvo.
Ron sbuffò e gli batté la mano sulla spalla, fraterno.
Senti, siamo qui per divertirci. Fra cinque minuti saremo seduti e nessuno farà caso a noi,” lo incoraggiò spiccio. “Ehi, voglio prendere delle Cioccorane.”
Harry si abbandonò a un sorriso rassegnato, scuotendo appena la testa. Tirò il fiato, ma proprio in quel momento qualcuno gli picchiettò la mano sulla spalla. Si girò indietro, ansioso.
Sei tu, vero?” esclamò un perfetto estraneo dall'aria esaltata. “Sì, sei proprio tu! Sei Harry Potter!” affermò di slancio, a voce alta. “E' fantastico! Io... E' un onore conoscerti! E' Harry Potter! È lui!” affermò entusiasta all'indirizzo della ragazza che aveva accanto.
Shhh!” intimò Harry atterrito, mentre quello lo scuoteva come uno shaker.
Qualcun altro si avvicinò e gli batté la spalla con approvazione, un'altra mano strinse quella che gli rimaneva libera e non servì a niente che Ron tentasse di intervenire per calmare le acque, perché di lì a pochi secondi una piccola folla si accalcava intorno al salvatore del mondo per manifestargli la propria stima. Ron si ritrovò a sua volta a stringere qualche mano, schiacciato in mezzo alla ressa, e in breve ai cancelli non c'era più quasi nessuno perché erano tutti lì.
Permesso! Permesso, per la miseria! La partita...” sbraitava con foga.
Sì... Grazie, io...” gemeva Harry, tentando invano di farsi largo, di ritrarsi e di diventare invisibile in contemporanea. “Grazie, non... Scusate, veramente...” farfugliava, angosciato. Voleva levarsi di lì, voleva che smettessero tutti di stargli addosso, fissarlo e fare quella cagnara. Stava proprio per smaterializzarsi, vinto, quanto alcuni massicci maghi della sicurezza iniziarono a farsi largo in mezzo alla gente a spallate, intimando di liberare il passaggio.
Signor Potter!” esclamò un gigantesco guardiano, mentre lui si liberava di un'ultima mano tenace. “Non è prudente entrare di qui. Da questa parte, ci segua.”
Harry si lasciò pilotare come una marionetta, inebetito, con Ron che lo tallonava depresso con la collottola un po' rossa, segno che il fallimento del suo piano lo imbarazzava. In capo a due minuti si ritrovarono in tribuna d'onore, con qualche decina di sguardi puntati addosso.
Noi non avevamo dei biglietti per stare qui. Noi...” osservò torvo.
Beh, tanto meglio,” fece Ron scrollando la testa. “Almeno è servito a qualcosa di buono.”
Harry non rispose e si limitò a sedersi in silenzio, cercando di ignorare tutti quegli sguardi fissi su di lui. Ron si comprò le Cioccorane e salutò qualche persona qua e là prima che iniziasse la partita, ma nemmeno quando le due squadre si levarono in volo Harry riuscì del tutto a distendersi. Soltanto alla terza Pluffa andata a segno su un bellissimo lancio di McPherson gli sgorgò di gola un'esclamazione ammirata e le sue mani batterono con enfasi, e di lì a pochi minuti si sgolava anche lui come l'amico, rapito dal gioco.
La partita fu molto accesa e durò più di tre ore. A metà del gioco, quando il Battitore dei Falconi di Falmouth quasi fece precipitare giù dalla scopa il Cercatore dei Cannoni con un colpo violento, fu tra quelli che saltarono in piedi tra vigorose urla di protesta e grida ingiuriose, ma dovette interrompersi per trattenere Ron che, furibondo, sembrava sul punto di scagliarsi in campo o eventualmente cadere giù dalla tribuna. Alla fine dell'episodio scoppiarono a ridere di gusto, sganasciandosi.
Quello stronzo!” esclamò Ron con foga, al di sopra del baccano del gioco. “Si meriterebbe di farsi infilare la bacchetta...”
Là dove il sole non batte,” completò Harry per lui, ilare. “Una Cioccorana?” chiese, vedendosi immediatamente passare il sacchetto.
Spero che cada...” brontolò Ron.
Harry ridacchiò.
Questo non è molto carino, Ronald,” lo rimproverò, con la sua migliore imitazione della voce di Hermione. Diede un morso al dolce e il suo umore migliorò ulteriormente, mentre ridevano ancora.
Ti è venuta proprio... EHI! BASTARDO!” sbraitò Ron diventando violaceo, ad un nuovo tentativo di disarcionare il suo beniamino.
Nemmeno questo è molto carino...” borbottò Harry prima di imitare il suo fischio di protesta.
Lo scarto con cui i Cannoni persero l'ennesima partita non era nemmeno troppo esagerato, considerata la pessima nomea e il gioco sporco degli avversari. Per la verità secondo Harry avevano giocato molto bene, ma Ron era comunque imbronciato e incavolato nero quando uscirono dallo stadio – per ultimi, di modo da evitare di ritrovarsi di nuovo in mezzo alla calca.
Ron lo seguì a Grimmauld Place per bere un bicchiere di fine serata e si ritrovarono sul divano con due burrobirre gelate.
Quei vigliacchi stronzi e infami,” mugugnava Ron indispettito. “Sono più sporchi della cacca di Grattastinchi.”
E più puzzolenti,” sorrise Harry.
Ron storse il naso.
Su questo non ci giurerei,” osservò incerto, facendolo ridacchiare.
Sorseggiò la bibita gelata pigramente, e in breve tempo anche Ron si calmò.
Comunque, è stato figo vedere la partita in tribuna d'onore,” commentò assorto, con un mezzo sorriso.
Harry sbuffò.
Io avrei preferito passare inosservato,” biascicò rassegnato.
Lo so,” commentò Ron in assenso. “Ma guarda il lato positivo...”
Harry sospirò tra sé, per niente convinto. Il suo amico, più pratico di lui, non aveva tutti i torti: la situazione era quella e quella sarebbe rimasta. Non gli restava che accettarla e cercare di approfittare dei lati migliori che gli offriva.
Peccato solo che gli riuscisse così difficoltoso.
   
 
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