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Autore: VidelB    17/06/2011    6 recensioni
I Mugiwara hanno lasciato l'ultima isola e hanno festeggiato fino alla sfinimento. Ma Nami non si sente ancora tranquilla e girovaga per la nave. Cosa succederebbe se Rufy non volesse farle assolutamente vedere degli strani fogli colorati?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Quando Nami chiuse dietro di sé la porta della camera, fu investita dal vento freddo e lanciò una rapida occhiata verso il basso. I ragazzi erano ancora lì dove erano stati lasciati da lei e Robin: a poltrire sull’erba. Il tempo stava cambiando, ma quegli zucconi erano ignari della cosa… era certa che non si sarebbero mossi neanche sotto un temporale. Si chiese se avrebbe dovuto chiamarli subito, ma probabilmente non era necessario… poteva aspettare un po’, mentre studiava la situazione e poi, magari, qualcuno di loro era già sveglio. Scese le scale senza fretta, cercando di distinguere i suoi nakama illuminati a malapena dalla luna.

Individuò immediatamente Brook e Franky. Come avrebbe potuto non notare uno scheletro dai capelli afro o un tizio talmente ingombrante da occupare metà prato? Erano sproporzionati e buffi, ma anche pieni di risorse e affidabili all’occorrenza… si erano uniti alla ciurma non molto tempo prima che venissero separati e nonostante questo erano tornati con loro. Facevano parte di quella famiglia stravagante quanto chiunque altro sulla nave: non aveva dimenticato di essere stata protetta da Franky fino all’ultimo momento prima che Bartholomew Kuma lo facesse sparire, o il momento in cui Brook si era parato davanti allo stesso gigante per permettere ad Usop e Sanji di scappare.

Nami sorrise con affetto, ma solo dopo essersi accertata che le orbite vuote di Brook non la stessero fissando sotto la camicia da notte. Appena dopo, sentì russare in modo particolarmente rumoroso e si sporse al di là del corrimano, scoprendo Zoro: dormiva come al solito, seduto a braccia conserte e con la schiena contro una parete… ma i piedi di Sanji erano pioggiati su una sua spalla, pericolosamente vicini al naso. Nel momento in cui Zoro se ne fosse accorto, sarebbe scoppiato il finimondo… urla, imprecazioni, colpi… sperò ardentemente che non iniziassero un duello prima che si fosse riposata a sufficienza.

Sospirò passando oltre, ma rischiò immediatamente di inciampare. Si riprese in tempo per lanciare un’imprecazione contro il colpevole che, ignaro ai suoi piedi, continuava a ronfare abbracciando una borsa morbida da cui spuntava qualche attrezzo. La ragazza era già sul punto di schiacciare senza pietà il naso di Usop, quando ebbe un capogiro e barcollò. Pensò che l’alcool avesse avuto qualche effetto anche su di lei dopotutto e che avrebbe fatto bene a tornare in camera... ma non le andava proprio di tornare indietro da sola… dov’erano Rufy e Chopper? Mancavano solo loro all’appello… forse dopo averli rivisti entrambi si sarebbe finalmente tranquillizzata. Con questa speranza, cercò qualche altro segno di vita sul ponte, finché non identificò una massa informe che si muoveva. Un cappello dalla forma familiare rotolò accanto alla sagoma... chi altri poteva essere se non il capitano? Si trovava a pochi passi da lei, sotto l’albero maestro.  La ragazza si avvicinò e, con molta cautela, sollevò la coperta per assicurarsi della sua identità. Rimase interdetta quando intravide anche Chopper nella penombra: era raggomitolato intorno al braccio del ragazzo, mentre questi si dimenava senza sosta, probabilmente infastidito dalla stretta. La navigatrice si inginocchiò silenziosamente al loro fianco e premette il naso blu della piccola renna, ma non vi fu nessuna reazione. Accarezzò allora una delle orecchie e queste si mossero, mentre il loro proprietario si stringeva ulteriormente a Rufy. Quest’ultimo si lamentò nel sonno e mosse rapidamente un braccio, dando un colpo involontario ma piuttosto forte alla fronte della navigatrice, per poi lasciarlo ricadere sull’erba.

Calò così un silenzio tetro mentre Nami si prendeva la testa e si girava lentamente verso il ragazzo ignaro. Uno sguardo, vitreo e terribile, puntò quel viso noncurante, seguito da un pugno feroce. La navigatrice stava fumando di collera… forse eccessiva? Non le importava, non avrebbe dovuto colpirla, nemmeno nel sonno!

-Oi…- mugugnò una voce, appena riconoscibile. La ragazza sollevò con calcolata lentezza il pugno dal suo bersaglio fino ad allontanarsene e permettergli di tornare alla forma originale.

Rufy cercò di capire cosa fosse successo: si sentiva schiacciato a terra e aveva qualcosa davanti agli occhi. Agitò le mani davanti a sé finché non intravide il viso della navigatrice fra quelli che, poi realizzò, dovevano essere i suoi capelli.

-…Nami?- mormorò con voce ancora assonnata, per poi accigliarsi- Perché mi hai picchiato? Stavo dormendo!

- Sei tu ad avermi picchiata!- urlò l’interessata chinandosi su di lui. Casualmente notò dei fogli dentro il cappello di Rufy, rovesciato accanto alla sua testa, e spinta dalla curiosità allungò una mano per prenderli. Lui seguì quel gesto, sgranò gli occhi e si affrettò a bloccarla per il polso.

- Ehi, lasciami!- protestò Nami divincolandosi- Voglio solo vedere cosa sono!

- Ti arrabbieresti!- ribattè lui, sudando freddo allo sguardo che ricevette.

- Allora deve essere qualcosa di interessante…- rispose, mentre iniziava a spostare l’altro braccio. Ma anche questa volta venne bloccata da Rufy, che per sicurezza la spinse a terra supina. Tutto questo avvenne così velocemente che Nami capì a malapena come fosse finita in quella posizione indifesa. Era stata anticipata, con la stessa prontezza che il capitano avrebbe potuto avere durante un combattimento…  lei però non era una nemica, ma una sua nakama... e in effetti le stava sorridendo.

- Sei lenta!- esclamò con aria divertita. Questo non riuscì a scuoterla del tutto dalla sua confusione. Uno stato d’animo nato non tanto dal modo in cui era stata fermata, quanto dalle sensazioni che stava provando. Normalmente avrebbe trovato un modo per picchiarlo anche così, ma al momento era fuori questione: il cuore, uno dei pochi muscoli che non poteva controllare, aveva iniziato a contrarsi e rilassarsi ad un ritmo esasperato; i battiti le risuonavano nelle orecchie, agitandola, facendola sentire accaldata e strana. Perché… perché doveva sentirsi così? Era Rufy quello che ridacchiava, per di più stupidamente, lì sopra… il solito amato, ma nondimeno idiota e ingenuo capitano… talmente tanto da non accorgersi di aver creato una scenetta suggestiva per un tipo come Sanji e imbarazzante per la sua navigatrice: se ne stava a cavalcioni e chino su di lei per tenerla ferma, anche se la presa era già lenta, e a dirla tutta non le lasciava molto spazio per respirare.

  
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