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Autore: ila74cullen    20/06/2011    8 recensioni
Breaking Dawn lo conososciamo tutti, a raccontarcelo sono stati Bella e Jacob, ma gli altri personaggi che hanno popolato il libro come hanno vissuto la storia? Qual'era il loro pensiero? In questa FF proverò a dare voce, oltre che ad Edward, anche al resto della famiglia Cullen e a tutta una serie di personaggi minori che nel libro originale non hanno avuto molto spazio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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Salve a tutti!! Non starò a dilungarmi troppo, avete già atteso abbastanza... colgo solo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto, commentato, inserito nelle preferite e anche coloro che si sono affacciati silenziosamente.

Grazie a tutti e buona lettura

 

Cap.3

 

Rose

 

Eravamo alle ultime battute, ormai.

Tra pochissime ore mio fratello si sarebbe sposato.

 

Non ero entusiasta di questo matrimonio, ma non ero riuscita a tenermi in disparte per i preparativi; Alice mi aveva talmente tormentata che, per non sentire più il suo assillante squittire, alla fine avevo capitolato. Voleva che fossi parte attiva nell’organizzazione, esattamente come stava facendo Esme, ma il massimo che riuscivo a fare era obbedire passivamente alle sue direttive e controllare che quei due vagabondi di Emmett e Jasper facessero lo stesso.

Non poteva chiedermi di più.

Non sarei stata,comunque, in grado di farlo.

Riuscita a scappare dalle grinfie di quell’indemoniata di mia sorella con la scusa di dover fare una doccia, me ne stavo sdraiata sul letto della mia camera cercando di rilassare i nervi; intorno a me solo silenzio.

Non avevo idea di dove fosse finito quel terremoto, ma era sicuramente lontano dalla mia portata; in casa avvertivo solo Esme, era appena rientrata. Lei e Renèe erano diventate una persona sola ultimamente; già le telefonate che erano intercorse, nei mesi precedenti, tra le due future consuocere si erano dilungate oltre ogni umana immaginazione, adesso, poi, che la madre di Bella ci aveva raggiunto a Forks, non passava giorno che non confabulassero qualcosa di nuovo per cui avessero necessità di vedersi.

Non capivo Renèe.

Nonostante la sua pessima esperienza matrimoniale non aveva scoraggiato sua figlia. Tra loro sembrava esserci un legame molto particolare, forte, più forte del comune; eppure non aveva percepito alcun pericolo per lei, una madre avrebbe dovuto capirlo subito, in loro si sviluppa un sesto senso naturale … “Che stupida che sei Rose! Tua madre ti ha mandata in pasto ai lupi senza battere ciglio!!” rispose da sola la mia mente a quello stupido ragionamento.

Scattai improvvisamente a sedere sul letto, presi il cuscino e lo scagliai con rabbia contro lo specchio della toelette davanti a me, lasciandomi cadere, poi, a peso morto sul materasso, sperando che la voce del mio subconscio smettesse di tormentarmi. Non fu così. Riuscii solo a frantumare tutto ciò che si trovava sopra il comò.

Dov’era Emmett… avevo bisogno di lui … quando la mia malinconia prendeva il sopravvento, era l’unico in grado di farmi sentire bene … amata … protetta … sicura.

Maledetto stupido matrimonio! Anche di questo mi privava! Emmett era andato con Jasper a recuperare Edward per festeggiare “l’addio al celibato”, che tremenda sciocchezza! Potevano dire che sarebbero andati a caccia e festa finita.

Non eravamo più umani.

Era inutile, quindi, comportarci come tali, se non per le cose strettamente indispensabili.

Potevamo sforzarci quanto volevamo, ma non lo saremo mai stati realmente.

Mai più.

Ed era meglio insistere nel farlo presente anche a colei che ancora non comprendeva il peso insostenibile dell’immortalità.

Se ne pentirà.

E quando lo capirà, sarà troppo tardi.

«ROOOOOOOOOOOOSEEEEEEEEE!!!!!!! Ho bisogno di te!!!». Questo era un incubo senza fine. Possibile fosse già tornata?

«Alice, ora non posso.» risposi, cercando di non alterare il mio tono di voce. Non era necessario urlare come faceva lei, eravamo in grado di sentirci anche con un semplice sussurro.

La porta si spalancò.

«Vuoi o NON vuoi che domani sia un giorno PERFETTO???». Esclamò, piantandosi le mani sui fianchi con uno sguardo feroce esattamente al centro della porta.

La odiai con tutta me stessa.

Possibile che non capisse come mi sentivo?

Eppure mi conosceva bene!

Per me era sempre stata come una vera sorella, mi aveva capita, aiutata e confortata per tanti anni, ma adesso era quanto di più lontano esistesse dall’Alice che pensavo di conoscere.

«Ti ricordo che domani si sposa NOSTRO FRATELLO. Deve essere tutto PERFETTO!!». Continuò imperterrita, con quel tono da dittatore.

«Basta Alice. Smettila.» replicai, mantenendo la mia flemma «Non sarà perfetto. Nulla è perfetto, ed è bene che Bella lo capisca subito e non si faccia illusioni.».

La vidi rilassare la postura e, con passetti delicati, avvicinarsi a me.

«Rose …»

«Non ho voglia di parlare Alice.»

«Fallo per Edward …»

«BASTA! NON PUO’ ESSERE PERFETTO!! NIENTE È PERFETTO!!» gridai isterica, rimanendo sconvolta io stessa per la tonalità raggiunta dalla mia voce.

«Rose …»

«Il MIO era PERFETTO … avrebbe dovuto esserlo … ma non lo è stato …» Sussurrai tra me.

«Io voglio solo che per Edward e Bella sia un giorno speciale … che ricorderanno in eterno … e se …». Tentò di giustificarsi.

«Intendiamoci Alice! Una volta per tutte!» sbottai, interrompendo il suo sproloquio e cercando di riprendere un contegno, ma profondamente alterata da quell’intrusione nella privacy. «Non ho nulla contro Edward. Anche se tra noi gli inizi non sono stati idilliaci, gli voglio bene, è mio fratello e sono felice che abbia trovato la sua anima gemella. Bella non è certo il massimo, ma lo ama, e se lo renderà felice ne sono più che contenta. Ma se lui ha la maturità di un uomo nel corpo di un ragazzo, lei, nonostante la sua determinazione, è ancora una ragazzina a TUTTI gli effetti. Ho provato a farla ragionare, non ha la benché minima idea di come potrà essere pesante, con il passare degli anni, l’immutabilità del suo corpo … mentalmente crescerà e sarà una donna, ma non potrà mai essere completa … lei è convinta che il loro amore le basterà per sempre … l’eternità è lunga Alice …» e proprio perché infondo volevo bene anche a lei non tolleravo l’ostinazione del voler perseverare nella sua scelta.

«Bella sa perfettamente a cosa va incontro e …».

«Parlare con te è perfettamente inutile … esattamente come parlare con lei!».

«NON CREDERE CHE NON COMPRENDA IL TUO DOLORE!» esclamò all’improvviso. «Io non ho idea di cosa voglia dire sentirsi umana … non lo ricordo. Forse è per questo che a me non pesa questa vita. Bella ha fatto le sue scelte, non credere che Edward non abbia cercato di convincerla, si vede che per lei l’istinto materno non è predominante …»

Sbuffai pesantemente.

«Forse non sembra, ma Bella è spaventata … non vedrà più la sua famiglia … almeno per domani cerca di esserle amica, falle capire che non sarà mai da sola nell’affrontare tutto quello che l’aspetta.»

«Avrà Edward al suo fianco. È tutto ciò che vuole!» Sentenziai acida.

«Gli uomini non bastano e lo sai bene; avrà bisogno di amiche e sorelle nei momenti più duri e vorrei che sapesse fin da subito che potrà contare sulla sua nuova famiglia e che …» fece per alzarsi e la vidi traballare.

«Alice?!» I vampiri non perdono l’equilibrio «Alice ?!? Tutto ok? Che succede?».

«N-niente … è stato solo un attimo … va tutto bene …». La sua risposta non mi piacque.

«Hai avuto una visione? Cosa succede?»

«A dire il vero … non ho visto nulla … buio assoluto. Ero impreparata, tutto qui. Ti aspetto giù … se te la senti, raggiungimi. Altrimenti fai come ti pare!» e, in un istante, sparì.

 

Alice

 

Scesi nel salone a passo umano, riflettendo su quanto appena accaduto. Il comportamento di Rose, anche se avevo visto in anticipo la nostra discussione, mi aveva turbata; non volevo farle un torto, ma ci tenevo veramente tanto che questo giorno per Edward e Bella fosse indimenticabile.

Per Bella sarebbe stato anche un addio … perché non voleva capire e, soprattutto, perché non voleva ammettere che ci teneva pure lei agli sposi; il suo modo di fare mi stava facendo soffrire, in lei cercavo un appoggio, una complicità che solo una sorella può darti ed, invece, mi aveva fatta sentire di troppo … adesso, poi, erano anche arrivati questi improvvisi blackout … sperai in cuor mio che Rosalie non avesse dato peso a quanto accaduto, non osavo immaginare la reazione di Edward se ne fosse venuto a conoscenza, non potevo prevederla.

Era la seconda volta che mi capitava una cosa simile, per di più nel giro di poche ore. Stavo sistemando le rifiniture delle decorazioni sulle scale quando l’immagine di Edward e Bella che si baciavano appassionatamente sul letto della sua cameretta aveva improvvisamente richiamato la mia attenzione, poi, una frazione di secondo dopo, tutto scomparso.

Il buio più assoluto.

Come se il loro futuro non comprendesse nient’altro.

Presa dall’inquietudine avevo mandato Jasper ed Emmett ad interromperli, senza dar loro troppe spiegazioni, Edward le avrebbe subito recepite. Era fin troppo teso in questo periodo, ci mancava solo angosciarlo con le mie inutili “non visioni”.

Solo che, quella di pochi istanti fa, non me la sarei assolutamente aspettata.

Edward, adesso, era con i ragazzi, non poteva succedere niente di male, ma era come se ci fosse un’interferenza che bloccava l’arrivo delle mie premonizioni.

Continuai a riflettere mentre sistemavo gli ultimi addobbi, ma non riuscii a darmi una spiegazione e alla fine attribuii la colpa alla presenza dei licantropi alla cerimonia del giorno successivo. Ogni volta che c’erano loro in mezzo, non vedevo più nulla e domani sarebbe stato presente Seth e, con molta probabilità, anche Jacob. Non che fossi stata in grado di prevederlo, ma avevo sentito Seth confabulare con Edward, avevo capito che lui stava tornando e sapevo che quello sciocco di mio fratello, già da qualche tempo, lo aveva invitato formalmente.

Decisi di ignorare temporaneamente il problema e mi concentrai su Bella, tra poco si sarebbe svegliata e sarebbe stata in uno stato pietoso. Voleva fare la superiore ma era emozionata e tesa anche lei e stava passando una pessima nottata.

Ciò che la terrorizzava di più non era la cerimonia in sé, ma il dover essere inevitabilmente sotto gli occhi di tutti e, più di ogni altra cosa, temeva il confronto. Nell’ultimo periodo aveva chiesto più volte, con disinvoltura, notizie in merito ai nostri cugini, in particolare di Tanya … ero rimasta sul vago, raccontando solo aneddoti personali di poco conto. Non osavo chiederle cosa sapesse esattamente, sia perché doveva parlargliene il suo fidanzato, sia perché, in fondo, c’era ben poco da sapere: Tanya aveva cercato più volte di irretire il mio fratellone e lui le aveva dato il due di picche in più riprese, mantenendo al sicuro la sua “preziosa virtù”, per usare le parole di Emmett, ma la cosa doveva disturbarla più del dovuto … che sciocca, oggi, in particolar modo, non ci sarebbe stata donna o vampira più bella di lei. Poteva starne certa.

 

Giunta di fronte a casa Swan stavo ripassando il contenuto della valigia di Bella per il viaggio di nozze quando, ancora una volta, mi trovai cieca.

Sentivo Bella e Charlie parlare in cucina, ma davanti ai miei occhi non vedevo niente. Un muro.

“Maledetti Licantropi!” imprecai tra me e me. Il buio scomparve, come le altre volte, in un istante, presi un profondo respiro e continuai il mio cammino; appena ci sarebbe stata un po’ di calma ne avrei dovuto parlare con Carlisle.

«Pensi di passartela male» la sentii borbottare «Io starò tutto il giorno come una bambolina fra le mani di Alice».

“Ingrata!” si sarebbe ricreduta dopo aver visto che capolavoro avrei compiuto su di lei e sfoderando il mio miglior sorriso, suonai il campanello.

L’immagine che mi si mostrò davanti era ancora più sconvolgente di quanto avessi potuto vedere nelle mie visioni. UN DISASTRO!

Per portare a termine la mia opera d’arte sarebbe servito un miracolo! Salutai frettolosamente Charlie la spinsi nella Porsche, ed esplosi!

«Oh, accidenti, guarda che occhi! Cos'hai fatto? Sei stata sveglia tutta la notte?».

«Quasi».

«Non ho molto tempo per renderti strepitosa, Bella: avresti potuto trattare meglio la mia materia prima».

«Nessuno si aspetta che io sia strepitosa. Il vero rischio è che mi addormenti durante la cerimonia e non riesca a dire "sì" al momento giusto, facendo scappare Edward».

«Quando arriva il momento, ti tirerò addosso il mio bouquet». Le risposi ridendo. «Avrai anche troppo tempo per dormire domani, in aereo».

Silenzio.

La guardai di sottecchi e la vidi riflettere. “Accidenti alla mia linguaccia!”

Forse mi ero sbilanciata un po’ troppo. Se avesse capito la destinazione, Edward, non me l’avrebbe mai perdonata. «È tutto pronto per la partenza», provai a dire per distrarla.

Sembrò funzionare «Alice, avresti almeno potuto lasciarmi fare le valigie!»

«Ti avrei dato troppi indizi».

«E ti saresti negata un'occasione di fare shopping».

«Fra sole dieci ore ufficialmente sarai mia cognata... direi che è ora di superare quest’ avversione per i vestiti nuovi». Stranamente non ribatté e il silenzio calò nuovamente nell’abitacolo.

«È già tornato?» domandò.

«Non preoccuparti, arriverà prima che inizi la musica. Ma presto o tardi che sia, non devi vederlo. Rispettiamo la tradizione.»

«La tradizione!», bofonchiò sbuffando. Possibile che non ne capisse l’importanza?

«Anche se gli sposi non sono tradizionali.»

«Lo sai anche tu che ha già sbirciato.»

«Invece no, e questo è il motivo per cui sono stata l'unica a vederti con il vestito. Ho fatto molta attenzione a non pensarci mai, con lui nei paraggi».

«Be', vedo che hai riciclato le decorazioni della festa per il diploma», mormorò acida. Se l’avessimo condotta al patibolo, sarebbe stata più allegra.

«Il risparmio è il miglior guadagno. Goditi queste, perché non vedrai le decorazioni all'interno fino all'ultimo». Sentenziai, mentre parcheggiavo in garage, volevo che gli addobbi fossero una sorpresa, anche per lei! Ero sicura che lo sarebbero stati, com’ero anche sicura che avrebbe tirato fuori qualche altra battutina acida nei loro confronti che non avevo voglia di sentire. Durante la cerimonia sarebbe stata troppo frastornata per protestare.

Coprirle gli occhi mi costò dieci abbondanti minuti di polemiche ma sapendo quando fosse “complicata” la mia futura cognatina, temevo che alla vista dei fiori esplodesse in una sfuriata isterica, quindi preferii limitare i suoi sensi facendole sentire solo i profumi, anche perché temevo che per un “olfatto umano” quell’insieme di fragranze potessero essere sgradevoli.

Il suo entusiastico apprezzamento mi rincuorò e il fatto che ne avesse anche riconosciuta qualcuna m’inorgoglì.

 

Il passaggio fu veloce, ma per sicurezza le scoprii gli occhi solo quando arrivammo nella mia camera.

Come sempre osservò sbigottita gli innumerevoli prodotti che avrei usato su di lei … se anche mi fosse venuto qualche dubbio, per com’era ridotta sarebbero serviti sicuramente tutti e forse anche di più.

L’assenza di sonno aveva lasciato dei segni profondi sul suo viso.

«È davvero necessario? Accanto a lui sembrerò comunque insignificante». Miagolò disperata.

«Nessuno oserà dire che sei "insignificante" dopo che avrò finito». Ribattei, mentre la spingevo a sedere sulla poltroncina, tentò di replicare ulteriormente, ma la stanchezza stava avendo la meglio e i massaggi che le stavo facendo contribuirono a farla appisolare un po’.

Uscii dal bagno ed entrai in camera, avevo visto Rose arrivare e, dopo neanche un secondo, come avevo previsto, era lì.

«Volevo scusarmi» disse ancor prima che aprissi bocca. «Non voglio rovinare la festa a nessuno, tantomeno a Edward.»

«Lo so.» risposi sorridendole.

«Sono ancora in tempo per farmi perdonare?»

«Certo che lo sei!» dissi stringendola in un abbraccio «Ho proprio bisogno di una parrucchiera per l’acconciatura … ma prima preparati, c’è ancora tempo e Bella si sta rilassando.»

La vidi sorridere e tirai un sospiro di sollievo, dietro la sua maschera di freddezza nascondeva un cuore d’oro, doveva solo avere l’occasione giusta per farlo emergere.

 

Dopo pranzo Rosalie si avvicinò nuovamente a noi, fingendo indifferenza ci avvisò del ritorno dei ragazzi.

«Non farlo entrare!». Ordinai all’istante.

Ci mancava soltanto che ci gironzolasse intorno per il resto del tempo e sarebbe stata la fine. Il pisolino di Bella aveva ritardato la tabella di marcia, ma non c’era altro modo per attenuare quelle orribili occhiaie.

«Oggi non ti si avvicinerà» disse decisa Rosalie. «Non gli va di rischiare la vita. Esme li ha mandati a finire i preparativi sul retro. Serve aiuto? Posso farle i capelli». Domandò, guardandomi titubante.

«Certo!», risposi ignorando il suo imbarazzo per non crearle altro disagio e iniziai a spiegarle il tipo di pettinatura che avevo in mente. Finii di truccarla e insieme valutammo che era stato un gran bel lavoro di squadra. La vidi sorridere e mi si allargò il cuore; poteva farcela, il suo orgoglio stava vacillando. Aveva fatto grandi passi avanti ed ero veramente entusiasta di lei.

 

Mentre sistemavo gli ultimi ritocchi al trucco andò a prendere la custodia con il vestito e le chiesi di ricordare a Jasper l’UNICO COMPITO che gli era stato assegnato: andare a prendere Renée e Phil. Se avessi aspettato che se lo fosse ricordato da solo avevo già visto che non sarebbero mai arrivati in tempo, Emmett riusciva sempre a distrarlo!

Bella doveva ancora indossare il vestito e già sapevo che stava per avere una crisi di panico e, senza Jasper a disposizione, dovevo calmarla IO!!! Che tra le tante cose non mi ero ancora preparata, ma prima di pensare a me avevo bisogno che tutti fossero al posto giusto nel momento giusto e, solo dopo, mi sarei potuta sistemare.

L’unica che poteva fare le mie veci e di cui mi fidavo ciecamente era solo lei.

Mia sorella.

Ed ero contenta che fosse tornata.

 

Renée

 

Come concordato tre ore prima della cerimonia uno dei fratelli di Edward passò a prenderci per accompagnarci alla villa.

Un’organizzazione perfetta, niente da eccepire. Durante il tragitto osservavo quel bellissimo ragazzo biondo alla guida conversare con Phil su una delle ultime partite del campionato maggiore di baseball, era incredibile quanto quei ragazzi fossero somiglianti, sebbene fossero tutti adottati, era come se avessero un comune denominatore che li legava l’uno all’altro e non solo per la bellezza ma anche per i loro modi di altri tempi. Tutti così educati, raffinati …

Essendo arrivata da una decina di giorni, Phil mi aveva raggiunta solo da un paio, avevo potuto osservarli bene: Edward lo conoscevo era un ragazzo meraviglioso, in tutti i sensi, ma volevo anche farmi un’idea della sua famiglia infondo affidavo Bella a loro … non avrei potuto desiderare di meglio e, anche se lui l’aveva fatta soffrire in passato, non potevo certo fargliene una colpa, sono solo dei ragazzi … credo fosse solo spaventato dai suoi stessi sentimenti. Ora come ora vedevo solo un ragazzo follemente innamorato di mia figlia e non potevo che esserne felice.

Dal mio arrivo a Forks avevo cercato di dedicare a Bella più tempo possibile, nel tentativo di rinsaldare quel rapporto che, con la lontananza, aveva subito qualche contraccolpo, ma ero stata trascinata nel vortice dei preparativi: era impossibile non farsi coinvolgere da Alice ed Esme e il tempo era volato: si stava per sposare, la mia bambina … non stava partendo per la guerra, ma avevo come la sensazione che stessi per perderla.

Che sciocchezza!

Eppure per me era così, erano quasi due anni che si era trasferita a Forks, ma mai come in questo momento avvertivo il dolore per il suo distacco e contemporaneamente una punta di gelosia nei confronti di Esme …

Subito tra noi era sorta una naturale empatia, era bastata una telefonata per conoscersi e andare subito d’accordo; conoscerla personalmente aveva confermato il primo impatto che avevo avuto: una persona squisita e, cosa più importante, adorava Bella, lo capivo da come ne parlava, lo vedevo in ogni suo gesto e in tutte le piccole attenzioni che aveva per lei.

Ero felice perché avevo la sicurezza che nella sua nuova famiglia non le sarebbe mancato l’affetto, ma, allo stesso tempo, ero cosciente che si sarebbe allontanata sempre di più da me. Se mai avesse avuto un problema, non sarei stata più io la madre a cui avrebbe chiesto consiglio o conforto … nel corso degli anni spesso il nostro rapporto si era ribaltato: io ero l’adolescente e lei la persona matura, ma questo non significava nulla, se aveva bisogno di me io c’ero …

«Siamo arrivati.» ci avvisò Jasper, parcheggiando davanti all’ingresso della villa.

“Che cavaliere … roba d’altri tempi” pensai imbarazzata, quando mi aprì la portiera della macchina, non mi era mai capitato. Subito una voce dolcissima richiamò la mia attenzione

«Renée! Finalmente sei arrivata! Temevo che Jasper si fosse perso …» era impeccabile, bellissima … mi sentii in difficoltà «… Tu devi essere Phil, Bella mi ha parlato molto di te, è un vero piacere conoscerti! Accomodatevi, Bella è al piano di sopra, in camera di Alice, è quasi pronta …» la sua voce sembrava commossa, la punta di gelosia fece ancora una volta capolino «… Non sai come sono felice ed emozionata per i nostri ragazzi; ti accompagno da lei.»

Appena messo piede in casa rimasi scioccata da come l’avevano trasformata, era già una bellissima villa ma adesso era diventata una reggia, degna di nozze principesche.

Salimmo la scalinata e dopo aver percorso il corridoio, ci trovammo davanti a quella che dedussi, essere la stanza di Alice.

Aprii la porta piano, per la prima volta ero emozionata ad un matrimonio e, dopo che la vidi, anche commossa.

«Oh, Bella!», la mia voce usci stridula dalla bocca, talmente ero emozionata e confusa … “la mia bambina …” «Oh, tesoro, sei un incanto! Sono così commossa! Alice, sei straordinaria! Tu ed Esme dovreste mettervi in affari come organizzatrici di matrimoni. Dove hai trovato il vestito? È sontuoso! Così aggraziato ed elegante. Bella, sembri uscita da un romanzo di Jane Austen. Che idea creativa, lo stile è lo stesso dell'anello di fidanzamento. Che cosa romantica! E pensare che appartiene alla famiglia di Edward da due secoli!».

Non avrebbero potuto scegliere ambientazione migliore, la mia bambina d’altri tempi ed il suo cavaliere, due anime antiche che avrebbero suggellato il loro amore.

 

«Renée, Esme dice che dovete finire di sistemare giù» mi voltai per cercare Esme e, quando vidi un impacciato ed elegantissimo Charlie che imbarazzato se ne stava sulla porta senza trovare il coraggio di entrare, ne rimasi piacevolmente colpita, era ancora un gran bell’uomo e quel completo gli cadeva a pennello, non era un caso se l’avevo sposato … anche se, forse, avrei dovuto approfondire di più altri aspetti, l’impulsività si paga e in alcuni casi il prezzo è molto caro.

A quei pensieri un brivido mi percorse la schiena, guardai mia figlia con timore e … No, la storia non si sarebbe ripetuta, anche se emozionata e intimorita nei suoi occhi c’era un’altra determinazione; conosceva esattamente il valore e l’importanza della scelta che stava per compiere.

Non avrebbe commesso i miei stessi errori.

 

Charlie

 

«Ehi, Charlie, sei uno schianto!», esclamò Renée. Oggi davvero nessuno si risparmiava nei commenti … tutti quei complimenti iniziavano ad irritarmi. L’avevo detto ad Alice che sarei stato ridicolo.

«Alice mi ha beccato.»

«Davvero è già ora? Il tempo è volato. Mi gira la testa». Era tesa … avrei riconosciuto quell’inflessione nella sua voce tra mille … voleva far credere di essere forte e indistruttibile, ma era tesa almeno quanto me … la conoscevo troppo bene. Eppure a suo tempo non l’avevo capita …

Diede un ultimo abbraccio a Bella e fece per uscire, quando, si bloccò improvvisamente, come folgorata da una verità assoluta.

«Oh, santo cielo, quasi mi stavo dimenticando! Charlie, dov'è la scatola?».

“Cielo! Stavo per dimenticarlo!!” Avevamo fatto restaurare i due fermacapelli d'argento di Nonna Swan. Istintivamente iniziai a frugarmi in preda all’ansia, eppure l’avevo presa … ricordavo esattamente di averla tirata fuori dal cassetto e messa nella giacca … ma dove era finita quella stupida scatoletta … se non la trovavo Renée mi avrebbe sbranato vivo, i suoi occhi puntati addosso mi stavano già mettendo in ansia, quando finalmente, in una tasca interna, avvertii un rigonfiamento: ERA LEI! Prontamente gliela porsi.

«Qualcosa di blu», disse porgendola a Bella.

«E di vecchio, direi. Erano di nonna Swan», mi sentii di aggiungere cercando di trattenere le lacrime «Abbiamo fatto sostituire gli Strass originali con degli zaffiri.»

«Mamma, papà... non dovevate.»

«Alice non ci ha lasciato fare nient'altro», rispose Renée. «Ogni volta che ci provavamo, sembrava che volesse sgozzarci.»

Riuscire a farle quel regalo era stata una dura, durissima lotta. Alice era una gran cara ragazza, ma, in alcuni momenti, diventava … inquietante, e se anche lei, che non l’aveva avuta come sua sarta personale, se ne era resa conto, cosa avrei dovuto dire io?

In quello stesso istante si materializzò “ma non era uscita?”

«Abbiamo qualcosa di vecchio e qualcosa di blu …. E il tuo vestito è nuovo ... perciò ...». La sentii bofonchiare per poi estrarre uno strano pezzettino di stoffa bianca.

“Un fazzoletto?...” cercai di capire osservandolo attentamente e quando Bella lo analizzò “UNA GIARRETTIERA?!?!?” ebbi improvvisamente caldo. Da quando in qua mia figlia si metteva quelle cose?? Era proprio necessario?? Volevo parlare … protestare … OPPORMI! Ma le parole mi morirono in gola nello stesso istante mi diedi dell’idiota da solo.

Si stava sposando … era cresciuta … c’era da immaginarselo che prima o poi … era già tanto che, a detta loro, avessero aspettato … continuavo a fissare quel minuscolo pezzettino di stoffa e iniziai a boccheggiare, feci scorrere un dito tra il collo e il colletto della camicia, quella strana sensazione di soffocamento non accennava a passare.

«Renée, è ora di scendere». Disse Alice, ma la sua voce giunse alle mie orecchie talmente ovattata che iniziai a credere di stare per svenire. Non sentii nemmeno la risposta di Renée.

«Charlie, prendi tu i fiori, per favore?». Percepii il mio nome, la guardai un attimo e compresi anche il resto della sua richiesta. Mi stava offendo una via di fuga.

Non me lo feci ripetere due volte.

I bouquet erano appoggiati su un tavolo un fondo al corridoio, me la presi comoda … dovevo riprendermi, tutti quei pensieri mi avevano portato in un'altra dimensione e dovevo calmarmi, Bella aveva bisogno di me. Sapevo perfettamente quanto odiasse stare sotto l’attenzione di tutti, almeno quanto me, in fondo era mia figlia. Presi i due mazzolini di fiori e tornai da loro.

La musica iniziò a suonare. Il momento era arrivato.

Mi affacciai alla stanza e lessi il panico nei suoi occhi, doveva aver realizzato anche lei che ormai non c’era più tempo.

«Su, Bells», le dissi avvicinandomi piano.

«Non ha una bella cera. Pensi che ce la farà?». Chiesi ad Alice, mentre la studiava con attenzione.

«Le conviene.» Non osai replicare. «Concentrati, Bella. Giù c'è Edward che ti aspetta» disse cercando di farle riacquistare lucidità.

Riprese pian piano a respirare.

Ottimo.

La musica si trasformò lentamente in una nuova melodia.

«Bells, entriamo in campo.» le dissi, porgendole in braccio.

Nessuna reazione.

«Bella?», domandò Alice.

«Sì», squittì. Quindi era ancora viva. «Edward. Okay».

Almeno aveva capito cosa le era stato detto.

Alice intrecciò il suo braccio al mio e mi fece cenno di iniziare a uscire. Lentamente iniziò a muovere qualche passo.

Sulle note della marcia nuziale di Wagner, o almeno credo fosse quella, Alice iniziò a scendere. Si voltò un istante e mi fece cenno di prepararmi.

All’ennesimo cambio di musica riconobbi il segnale convenuto durante le prove.

«Non lasciarmi cadere, papà», sussurrò, e mi sentii nuovamente importante, come quando da piccola si stringeva a me dopo aver fatto un brutto sogno. Sarebbe stata sempre la mia Bells.

“Non ti lascio tesoro” Presi la sua mano sottobraccio e la strinsi forte e mossi il primo passo …

 

Edward

 

Poteva un vampiro soffrire d’ansia e crisi di panico?

Sì, poteva.

Io ne ero la prova vivente.

Ormai gli inviatati erano arrivati quasi tutti, li avevo ricevuti e salutati, TUTTI. Ma, avessi dovuto raccontare anche una sola parola di quello che avevano detto o pensato, non ne sarei stato in grado.

Charlie stava salendo al piano superiore, il momento si stava avvicinando.

Passò un lunghissimo quarto d’ora.

Cosa stava succedendo? Con il caos che regnava in casa, non ero in grado di separare nella mia mente i pensieri e le parole di ognuno. Mi stavo irritando.

Forse si era fatta male … aveva indossato i tacchi ed era inciampata nel vestito … o peggio: si era pentita della sua scelta.

Scorsi Renée scendere le scale. Era commossa ma tranquilla, questo significava che Bella stava bene.

Cosa stava aspettando allora?

Trascorsero lentamente altri cinque minuti.

Mi sentivo la gola secca.

Sentii una musica e mi voltai di scatto. Rose era al piano.

Le gambe mi si paralizzarono.

“Edward, ci siamo. Avviciniamoci al Reverendo” Mi guardai intorno spaesato, non capendo chi mi stesse parlando. Una mano si posò sulla mia spalla e subito mi voltai.

«Figliolo, calma. Sei teso come la corda di un violino.» “non sembri neanche un vampiro.” disse mio padre cercando di tranquillizzarmi.

«Perché non scende Carlisle? Cosa aspetta?» domandai quasi balbettando.

«Tranquillo non è successo niente. Alle donne piace farsi attendere e comunque è in perfetto orario.» aggiunse con un sorrisetto divertito. «Avviciniamoci al Pastore, ormai è quasi ora.»

E, continuando a tenere la sua mano sulla mia spalla, andammo a prendere posizione.

 

Rose iniziò a suonare la marcia nuziale di Wagner.

Alice iniziò a scendere la scalinata.

Ancora un’interminabile manciata di secondi e la vidi.

Apparve in cima alla scalinata e fu una visione: non avrei mai immaginato potesse essere ancora più bella di quanto già fosse.

Sembrava spesata, terrorizzata. Esattamente come me. Anche lei si guardava intorno senza rendersi conto di nulla. I suoi occhi vagarono da un lato all’altro del salone fino a quando incrociarono i miei.

Fu in quel momento che tutto cambiò. La moltitudine di pensieri che affollava la mia mente sembrò bloccarsi all’istante e nella mia testa ci fu il vuoto, contemporaneamente sparirono anche dalla mia vista.

Nei miei occhi e nella mia mente c’era solo LEI.

Bellissima. Unica. MIA.

E sulla mia bocca comparve spontaneamente il sorriso che la tensione dei minuti precedenti aveva oscurato.

Ero convinto di aver sentito il cuore battermi nuovamente nel petto e mi sentii vivo, catapultato indietro nel tempo a quel 1918, dove sarei stato pronto ad affrontare quella vita che mi era stata negata insieme all’unica persona che avessi mai voluto al mio fianco; esattamente come fu per i miei genitori … il pensiero volò a mia madre. L’idea che potesse vedermi non mi aveva mai sfiorato. Non credevo a certe cose, ma in quel momento lo sperai … le sarebbe piaciuta, l’avrebbe adorata, esattamente come Esme, esattamente come me.

 

Concentrato unicamente su di lei, la vedevo incedere lentamente, traballante … sarei voluto andare da lei, sorreggerla; nemmeno vidi Charlie che la stava accompagnando.

Conoscendola la scalinata e i tacchi le stavano sicuramente dando il tormento e un sorriso mi si disegnò sul volto, ma subito un fremito di terrore per la sua innata capacita di attirare catastrofi e per la sua scarsa coordinazione mi fece sprofondare nuovamente nell’angoscia più cupa.

I nostri sguardi restarono incatenati, la sua visione celestiale riempiva tutto il mio orizzonte, ad ogni passo la vedevo arrossire dall’imbarazzo, ma anche dall’emozione; credo si rendesse perfettamente conto di quanta gente fosse presente e la stesse guardando in quel momento, ma sembrava comunque in trance, come me; nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo dall’altro.

“Bellissima.”

Quei pochi metri erano diventati interminabili.

“Bellissima.”

Se non fosse stato per gli invitati umani, sarei corso da lei, l’avrei presa tra le mie braccia e colmata di baci mettendo così fine al protrarsi di quella tremenda agonia.

“Bellissima.”

La mia mente ormai somigliava a un disco rotto. Più si avvicinava e più stentavo a rimanere lucido; non avrei mai creduto fosse possibile provare una simile emozione.

“Bellissima.”

Quando in fine giunsero davanti a me, dovetti smettere di respirate. Il profumo del suo sangue mischiato a tutte le emozioni che in quel momento mi stavano attraversando rischiava di farmi impazzire.

“Bellissima.”

Charlie le prese la mano posandola sulla mia. Non disse una parola ma lo sguardo con cui mi salutò fu l’eco dei suoi pensieri.

“È quanto di più caro abbia al mondo. Te l’affido.”

D’istinto annuii “La proteggerò a costo della mia stessa esistenza” rispose la mia mente nell’attimo esatto che i nostri occhi s’incrociarono. Da come mi guardò, aveva capito.

 

Il Reverendo Weber iniziò la cerimonia, ci scambiammo le promesse di rito, dove avevamo chiesto come unica modifica di poter sostituire la formula tradizionale con «fino a quando entrambi vivremo» perché mai in nessuna coppia tali parole avrebbero assunto maggior significato.

Il pastore recitò il suo sermone, avvertii un singulto strozzato, voltai lo sguardo su di lei e … era commossa … felice e … trionfante. Questo fu il più bel regalo potessi ricevere: la certezza che fosse completamente sicura della sua scelta era lì, in quel momento, nei suoi occhi, che mi fissavano incantati, facendo sì che i miei diventassero subito lo specchio dei suoi. Il nostro amore così folle e pericoloso, a dispetto di tutto, aveva trionfato.

Il suo «Sì» appena sussurrato da una voce rotta dal pianto, riuscì a darmi i brividi e, allo stesso tempo, il coraggio di pronunciare il mio, forte e chiaro in modo che ognuno sapesse che ci saremmo appartenuti per l’eternità.

«Vi dichiaro marito e moglie.» concluse il Reverendo. Talmente forte era l’urgenza di averla tra le mie braccia che senza nemmeno aspettare il permesso di rito accolsi il suo viso tra le mani.

“Mia.”

Non avrei mai creduto né sperato di meritarmi tanto.

“Mia.”

E lo sarebbe stata per l’eternità.

Gli occhi pungevano talmente forte che maledissi per l’ennesima volta la mia orribile natura che non mi permetteva nemmeno di commuovermi per così tanta felicità.

“Mia.”

Feci per avvicinarmi e come sempre mi stupì, alzandosi sulle punte e gettandomi le braccia al collo precedendomi in quel bacio: lento, dolce, colmo di amore e desiderio, che riuscì a farmi perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

Eravamo solo noi due e il nostro immenso ed eterno amore.

 

Bene bene bene... spero vi sia piaciuto. peril prossimo capitolo posso anticiparvi che a grande richiesta parlerà Tanya ... ma non sarà sola ...

a presto!!

  
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