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Autore: ChimicalLove    23/06/2011    1 recensioni
" Ero una normale ragazza di diciotto anni quando Mussolini salì al potere. Non vedi mai la cosa di buon occhio "
Questa storia narra di una donna vissuta nel periodo della seconda guerra mondiale.
Molti non pensano ai partigiani come donne, eppure molte italiane diedero la vita per liberare il loro paese.
Bene, questa è la storia di una di quelle donne. Un eroina che nessuno conosce. La sua vita è cambiata dopo che sono arrivati i tedeschi, e con ciò ripercorro tutta la sua storia, iniziando da un fatto che avviene poco prima della sua morte.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Evelina era sempre stata una ragazza carina. Occhi verdi, capelli neri raccolti spesso con un traccia. Un sorriso sempre disegnato sul viso e le guance piane.
Le curve erano al posto giusto, morbide, ma che si notavano poco sotto i vestiti tipici dell'epoca.
I genitori erano sicure di trovarle un buon partito, essendo anche di una famiglia benestante, erano sicuri di non aver problemi.
Ma la ragazza aveva una pecca. Era, per così dire una rossa, una cumunista. E quegli erano gli anni dei fascisti. Molti, per dire così, neri avevano chiesto la sua mano, ma lei sprezzante gli aveva rifiutati.
E poi era successa una cosa sconvolgente per il suo mondo. Mussolini era salito al potere.
Non vedeva la cosa di buon occhio.
I primi anni vedeva sparire i suoi amici, per poi sapere che erano stati uccisi, o che si erano convertiti alle giacche nere.
Si stava sconvolgendo il suo mondo. Tutto stava andando a rotoli. Niente era più giusto. Tutto era sbagliato!
Ma lei continuava a non sposarsi, a rimanere sola.
Poi, un giorno erano state applicate anche in Italia le leggi di norimberga. Aveva visto altri amici suoi, essere discriminati. Non poteva più parlare con loro, non poteva più camminare con loro, ridere e scherzare. Non ne capiva il motivo.
Poi la deportazione. Aveva cominciato a nascondere i suoi amici ebrei, andando contro le leggi imposte. Era diventata piano piano una partigiana, una ribelle. 
La resistenza era nata anche in Italia, mentre quel matto di Mussolini uccideva migliaia di soldati ai fronti.
Era una carneficina. Molto spesso si ritrovava sola nella propria camera, a piangere lacrime amare per tutto quello che stava succedendo. 
Anche la sua famiglia era caduta in disgrazia, e come cibo avevano, molto spesso, solo una minestra annacquata con un poco di pane secco.
Non sapeva cosa pensava Mussolini delle condizioni del popolo, sapeva solo che andava via via peggiorando, di giorno in giorno, anche se ormai quei giorni scorrevano uno dietro l'altro. Sembravano non finire mai.
Ma un giorno a casa sua arrivò una lettera. Era per il fratello maggiore di lei, Antonio. L'avevano chiamato al fronte, e per lei era impossibile che stesse succedendo qualcosa di simile. Era impossibile.
 
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La notte in cui arrivò la lettera ad Antonio, lei era sveglia. Il suo cuscino bagnato di lacrime. Aveva paura per il fratello.
Strinse il cuscino, continuando a bagnarlo con le lacrime.
Ad un tratto sentì qualcuno che le si avvicinava. Si alzò seduta sul letto, guardando il buio
 
<< Sei sveglia Evelina?>>
 
Era la voce di Antonio
 
<< Si, che cosa c'è? >>
 
Sentì il fratello avvicinarsi, e si ritrovò stretta tra le braccia di lui. Non capiva il motivo, ma ricambiò l'abbraccio. Era triste quello che stava succedendo
 
<< Io sto per scappare. Mi unirò alla resistenza, ai partigiani>>
 
A sentire quelle parole, la ragazza spalancò gli occhi, e con voce decisa, che non ammetteva repliche
 
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<< No>>
<>
 
Si era già alzata, e si stava cambiando. Le bastavano poche cose, ma c'era da dire che di vestiti ne erano rimasti pochi. Con la borsa, si avvicinò al fratello.
Sapeva benissimo anche lui che era eglio farla venire con lui, vedendo che comunque l'avrebbe seguito. Almeno così non avrebbe rischiato la vita.
 
<< Allora andiamo >>
 
I due fratelli, scesero le scale, uscendo per le strade solitamente rumorose di Roma, ma che adesso erano così silenziose. 
Cominciarono a camminare, stretti l'uno all'altra, come due fidanzati.
Le strade erano così deserte, ma quando stavano per uscire dalla città, sentirono dei passi avvicinarsi. Il fratello le prese il volto, unendo le sue labbra a quelle di lei.
Sentì le guancie andarle a fuoco, ma non si staccò. Non voleva che succedesse qualcosa al fratello.
Quando i passi si allontanarono, lui si staccò.
 
<< Scusa>>
<< Lo so che era per il mio bene>>
 
E così ripresero a camminare, uscendo dalla città, camminando sotto il cielo stellato.
Solo la mattina, arrivarono al punto in cui un amico del fratello aveva detto che c'erano dei partigiani. E infatti fu così. 
Ora, i due fatelli Bianchi erano due partigiani.
  
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