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Autore: Sanya    23/06/2011    7 recensioni
Bella è una ragazza comune, come tante altre. Frequenta l’università, ha delle amiche; non ha problemi particolari con la vita, tranne uno: il suo ex fidanzato. Odioso, possessivo e geloso, le impedisce di vivere la vita come davvero vorrebbe, anche se ormai è più di un anno che si sono lasciati ufficialmente. È per questo che Bella si ritrova a dover convincere il proprio migliore amico a mettersi in mezzo in questa complicata relazione, convincendolo a fingersi suo finto fidanzato. Ma Bella non sa che il suo migliore amico prova qualcosa in più di una semplice amicizia nei suo confronti…
[Per Alessia]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Just Friends 
 ~ Capitolo 2: Patto col Diavolo ~ 

 
BELLA
 
Quando la mattina seguente mi alzai controvoglia dal letto, sembrava che un branco di bufali impazziti mi avesse calpestato la testa fino a farla scoppiare.
Guardai l’orologio, poggiato sul comodino: le otto meno un quarto.
Miseriaccia, sono in ritardo! O meglio, in ritardo pazzesco!
Balzai giù dal letto e cominciai a raccattare i vestiti per la stanza, vestendomi al volo con i primi indumenti che mi capitavano in mano. Radunai in una borsa delle penne, alcuni fogli per gli appunti e il libro di letteratura inglese.
Mi precipitai giù per le scale, litigando con i lacci delle scarpe da tennis.
Andai a sbattere contro la schiena di mio padre. Entrambi cademmo per terra, guardando l’altro più imbarazzati che mai.
«Scusa, papà», mormorai, raccogliendo tutti gli oggetti che, dopo lo scontro, giacevano sul pavimento dell’anticamera.
«Siamo di corsa stamattina, eh?», ammiccò lui, porgendomi la mano e aiutando a rialzarmi.
«Già. Effettivamente, sono un po’ in ritardo», abbassai lo sguardo, dirigendomi in cucina con passo veloce. Agguantai un biscotto e cominciai a sgranocchiarlo.
Raggiunsi mio padre davanti alla porta d’ingresso. Raccolsi le chiavi dal quadro, situato dietro la porta, e mi infilai la leggera giacca di jeans. Nonostante la pioggia e l’umidità, praticamente perenni, era primavera.
Salutai con un cenno mio padre e mi diressi verso il mio caro e vecchio pick-up.
Accesi il motore addormentato, che rispose con un rombo infastidito, e mi abbandonai alla dolce musica che la radio trasmetteva.
Mentre guidavo alla velocità massima che il mio decrepito veicolo poteva sopportare verso l’università di Seattle che frequentavo, avevo una pallida ma fastidiosa sensazione che continuava a ribollirmi in testa: sarebbe stata una giornata difficile. Ancora non sapevo il motivo, ma lo sarebbe stata. Ne ero più che certa.
 
L’ultima lezione prima dell’uscita definitiva volò via talmente in fretta che mi sembrò di non aver nemmeno trovato la pagina giusta del libro che già fosse ora di riordinare il proprio materiale; un momento prima il professor Harold parlava di come la letteratura francese si fosse evoluta tra illuminismo e romanticismo e un momento dopo ci diceva arrivederci e lasciava la sala.
Guardai imbambolata i miei compagni che radunavano velocemente i loro appunti. Quando mi risvegliai dal mio torpore, mi affrettai, gettando dentro la borsa tutti gli oggetti che avevo poggiato sul banco.
Percorsi quei pochi metri che mi dividevano dall’atrio senza particolari pensieri nella testa, solo con l’intento di raggiungere il pick-up e dirigermi alla tavola calda dove, sin dal terzo anno, io e Edward ci ritrovavamo per mangiare e chiacchierare in tranquillità.
Mi bloccai, però, quando vidi il suo riflesso stampato sulle ampie porte a vetri d’entrata.
La moto parcheggiata a fianco del mio pick-up, la maglietta striminzita che metteva in mostra i muscoli. Non c’erano dubbi: era Jacob Black.
Deglutii rumorosamente. La mano che reggeva la maniglia si strinse dall’ansia. 
No, non è possibile. Non anche qui. È solo un frutto della mia immaginazione. Sto sognando, è un incubo.
“Bella, calmati. Prendi un respiro profondo e pensa a una soluzione”.
Jacob Black cominciò ad analizzare tutte le persone che gli passavano a fianco, cercando di riconoscere i tratti del mio viso.
La prima idea che mi passò per la testa fu la fuga. Dovevo trovare un modo per svignarmela senza che lui mi vedesse. Cercavo un’uscita alternativa: una finestra, una porta sul retro.
È così che fanno i veri fuggitivi…
Scossi la testa, tornando alla realtà.
“Non puoi passare il resto della vita a fuggire da lui. Affrontalo, porca miseria”, la mia coscienza sbottò.
«Facile a dirsi, difficile a farsi», mormorai tra me, impercettibilmente.
Ok, basta, Bella, ce la puoi fare.
Presi un respiro profondo e aprii la porta, preparandomi ad andare in pasto alla mia peggiore palla al piede.
Camminai a testa bassa, cercando di nascondermi il più possibile tra la gente che come me percorreva quel tratto. Ma, purtroppo, tutti i miei sforzi furono vani.
«Ciao, Bella», tuonò non appena mi fui avvicinata abbastanza al pick-up.
«Ciao», era una specie di ringhio soffocato quello che mi era appena uscito?!
Mi fissò, mentre ripescavo le chiavi del pick-up dalla borsa.
«Perché non hai risposto alle mie telefonate?», piegò la testa da un lato, aspettando la risposta.
Strinsi le labbra: avrei dovuto tirare fuori tutte le mie doti recitative per nascondere la mia ennesima bugia.
Guai a te se ti metti a ridere, Bella, e non provare ad arrossire!
Voltai la testa verso di lui. Velai i miei occhi con una patina di stupore e inconsapevolezza. «Telefonate?! Quali telefonate?!».
Jacob divenne rosso di rabbia. «Sì, Bella. Ti ho lasciato quasi duemila messaggi in segreteria. E tu non hai mai risposto. Né mi hai mai richiamato».
«Oh, già», abbozzai, stringendo le chiavi tra le dita. «Il mio cellulare deve essere morto o qualcosa del genere».
Ci fu qualche secondo di silenzio.
«Perché mi eviti, Bella?», mi strinse per i fianchi, lasciandosi andare al tono più ammaliatore che conosceva.
Mi dimenai dalla sua presa. «Jacob, ti ricordo che noi ci siamo lasciati già da un bel po’. Io non ti devo più niente. E adesso lasciami andare», sbottai convinta.
«Non sai quanto mi manchi, Bella. I nostri momenti insieme, le nostre uscite, i nostri baci. Mi manca tutto di te, sul serio», mi sfiorò la guancia destra ed io rabbrividii. «Non potremmo… riprovarci? Rimetterci insieme e vedere come va questa volta?», propose. I suoi occhi erano diventati due grosse palle adoratrici. Ma non avevo intenzione di cascare nella trappola come un’ingenua.
«Jacob Black, ascoltami bene, perché non voglio ripetertelo mai più, non ho intenzione di ritornare con te. Questo è quanto, ora lasciami vivere la mia vita», infilai le chiavi nella portiera, cercando di aprirla.
«Cos’è,», lui mi bloccò la mano, costringendomi a guardarlo mentre parlava. «Sei già impegnata, signorinella?».
Sussultai, strabuzzando gli occhi. Signorinella? Che coraggio aveva di chiamarmi signorinella?
Signorinella era il termine che usava lui per definire le ragazze che lasciano passare, uno dopo l’altro, tutti i ragazzi dell’università nel proprio letto e, chiamandomi in quel modo, aveva capito male. Proprio male. Decisamente male.
Lasciai scivolare un respiro profondo fuori dalle labbra. «Signorinello», ringhiai, puntando un dito sul suo petto. «Mettiamo in chiaro una cosa, non ti ucciderò in un luogo pubblico perché non ho intenzione di finire in prigione per colpa tua, però, se non la finisci di molestarmi, ti stacco l’amichetto e lo appendo nell’aula magna dell’università, ci siamo intesi? E adesso, ARIA!». Mi voltai verso la portiera, aprendola con un colpo secco.
«Quindi, è così? Ti sei già messa con un altro, eh?!», ridacchiò lui.
«Non sono affari tuoi, Jacob!», urlai dal finestrino aperto.
«Non me ne andrò di qui finché non me lo avrai confessato», disse, parandosi davanti al pick-up, impedendomi di fare manovra.
A quel punto, la soluzione migliore sarebbe stata stenderlo come una sardina, ma, come avevo già puntualizzato, non ci tenevo a finire in gattabuia.
«Sì, Jacob, d’accordo. Mi sono messa con un altro ragazzo, sei contento, adesso?», sentii la mia voce rimbalzare all’interno dell’abitacolo.
«Perfetto», disse, tirando un pugno sulla portiera. «Voglio conoscerlo».
«Cosa?».
«Voglio conoscerlo. Voglio conoscere questo tizio. Solo allora ti lascerò in pace», mi lanciò un sorrisetto ironico.
«Okay, allora», i miei occhi si fecero due fessure. «Lo conoscerai».
«BENE!», gridò.
«BENE!», gridai a mia volta.
Uscii dal parcheggio e mi diressi verso la superstrada con decisione. Le mani stringevano il volante duro con forza e ancora tremavano dalla rabbia.
Però, più mi allontanavo dall’università, più mi rendevo conto di una cosa: avevo confessato a Jacob di stare con un ragazzo. Ma c’era un unico problema: io non avevo un ragazzo.
Deglutii rumorosamente.
Ora non avevo solo il pensiero di togliermi Jacob di torno, ma anche quello di trovarmi un ragazzo. E alla svelta.
__________

Aggiornamento veloce, questo. Due giorni in anticipo. Perchè? A mia madre è venuto in mente solo adesso di dirmi che domani mattina dobbiamo partire per un mini viaggetto. Non ritorneremo prima di lunedì e, siccome non ho intenzione di aggionare in ritardo sin dal secondo capitolo, ho deciso di fare questa piccola "sorpresina"... Ta-dan.
In questo capitolo si ha la prima apparizione reale di Jacob. Che ne pensate? Un po' troppo rompipalle? Dai, dai, sono curiosa di sapere che impressione vi ha fatto ^^
Piccola anticipazione, il prossimo capitolo sarà POV Edward *w* La prima occasione per entrare un po' nella mente del migliore amico. Non state più nella pelle, vero?? LOL
Sto facendo un po' di corsa, quindi chiedo scusa per eventuali errori, sia nel testo, sia nella presentazione - cercate di comprendermi T.T
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto il capitolo precedente, e le 7 meraviglie che hanno lasciato una piccola recensione. Mi hanno fatto commuovere, lo ammetto! Non mi era mai capitato di ricevere così tante recensioni, mai, e sapere che c'è davvero gente che mi segue mi ha reso euforica! Spero di non deludervi ;) 
So che è tardi, ma una piccolissima recensione me la lascereste lo stesso? *occhi da cucciolo* PLEASE!
Ora mi eclisso, in attesa dei primi pareri.
Buona serata!!
S.
   
 
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