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Autore: Scaramouche    26/06/2011    2 recensioni
Quando fai un viaggio così pericoloso da rischiare la vita ti rendi conto di quanto valga la pena vivere, anche se ti capitano le peggiori disgrazie, anche se è troppo dofficile andare avanti sai che quando tornerai a casa sposerai la tua ragazza, darai tutti i tuoi soldi in beneficenza e farai un party solo per te e per la suocera.
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 2

Scappai letteralmente da quell’ufficio, riversando la mia frustrazione sui tasti dell’ascensore. Quando fui in strada, mi calmai, all’aria aperta ed in mezzo a tante persone. Odiavo la solitudine, tanto quanto dover restare rinchiuso in una stanza per svolgere il mio lavoro, quando dovevo aspettare settimane prima di potermene andare in spedizione di nuovo.

Mi avviai verso casa con lo stesso entusiasmo che mi aveva trascinato lì quella stessa mattina, e mentre cercavo di non venire sballottato dalla folla delle sei del pomeriggio, passai accanto alle sedie di un bar e distrattamente notai un ciuffo biondo di una testa familiare. Il tizio abbassò il bicchiere di caffè che stava sorseggiando e alzò la testa nella mia direzione, incrociando gli occhi con i miei e facendomi sussultare. Appena mi vide lasciò velocemente la mancia sul tavolo e letteralmente fuggì via facendo sventolare il cappotto beige.

-Che diavolo...?!- rimasi imbambolato a fissare la sedia per qualche secondo e non appena mi riscossi mi gettai all’inseguimento dell’uomo misterioso.

Lo seguii con la convinzione che non credevo nel destino e nelle coincidenze, e che c’era un motivo ben preciso per cui questo Jude era ovunque mi girassi e per cui, appena mi vide, si affrettò tra la folla per non essere visto.

Gli afferrai la spalla con tutta la convinzione di cui ero capace. Quello si girò fulminandomi e io mi resi conto di aver sbagliato persona, perché mi ritrovai davanti un completo sconosciuto.

-Cosa fa?!- gridò, scrollandosi la mia mano di dosso.

-Mi scusi, devo aver sbagliato…mi perdoni- abbassai gli occhi pieno d’imbarazzo e lo lasciai andare.

Persi di vista Jude e mi diedi mentalmente dell’idiota. “Devo ricordarmi di fustigarmi appena arrivo a casa” le budella mi si contorsero di nuovo nello stomaco in un senso di nausea disgustosa.

Ero disperato, ecco tutto, a tal punto da interessarmi ad un probabile maniaco serial killer che voleva uccidermi, e da crearmi visioni di lui e dei suoi occhi.

Mi mancava Todd.

Mi mancava qualcuno con cui stare.

 

L’aereo atterrò anche prima del previsto e quando scesi non c’era nessuno ad aspettarmi a causa del mio anticipo. Mi sdraiai su di una panchina per cercare di recuperare qualche ora di sonno che non ero riuscito a fare durante il volo, troppo perso nei miei pensieri. Chiusi gli occhi ma non mi addormentai totalmente, restando in uno stato di dormi-veglia.

Sentii dei passi avvicinarsi, ma continuai a tenere gli occhi chiusi, almeno fino a che qualcuno non mi scrollò la spalla, facendomi ridestare.

Guardai l’uomo che sorrideva sopra di me.

-Ciao Sam- disse, ridacchiando appena.

-Cos’hai da ridere?- mi rimisi seduto con un lamento, e lui scosse la testa.

-Non hai dormito, Sam?-

-Per niente, avevo troppi pensieri per la testa- mi grattai la nuca cercando di recuperare lucidità.

-Peccato, io sono andato in letargo il momento esatto in cui l’aereo ha decollato- rise di nuovo, spostando lo sguardo da me alla piccola folla riunitasi a poca distanza da noi.

-Andiamo? Penso che quelli  siano i nostri compagni- si alzò tendendo una mano verso di me, che afferrai volentieri per aiutarmi ad issarmi. Raccolsi le poche cose che mi ero portato e lo seguii.

Si fermò a pochi passi dal gruppo.

-Ho bisogno del bagno, tu presentati, torno subito- e mi mollò lì, correndo in cerca della toilette.

Alcuni dei miei “dipendenti” –se così si potevano chiamare- non li avevo assunti di persona, causa della loro residenza in un altro paese che non fosse l’America, e mi erano solo stati presentati in fotografia, quindi mi venne parecchio difficile riconoscerli.

-Scusate, state cercando…- cominciai, ma venni subito interrotto da un ragazzo che corse a stringermi la mano. 

-Signor Worthington! È un immenso piacere lavorare con lei. È grazie a lei se possiamo avere l’onore di solcare le vette più alte del mondo- gli sorrisi cortesemente, non sapendo minimamente chi fosse.

-Sì, salve, piacere mio- dedussi facilmente che quelle erano le persone che stavo cercando -Vogliamo avviarci all’uscita e posticipare le presentazioni? Scommetto che tutti voi sarete stanchi- la mia proposta fu accolta con molto entusiasmo, e mentre tutti si incamminavano, mi ricordai del mio amico.

Lo vidi uscire da un corridoio laterale e guardarsi attorno spaventato.

-Robert, di qua!- lo chiamai alzando il braccio per farmi vedere meglio. E non appena si accorse di non essere stato lasciato da solo, mi corse incontro per poi superarmi senza nemmeno fermarsi.

-Sbrigati che perdiamo gli altri!- urlò già lontano. Lo guardai e sorrisi. Ero contento che lui, a dispetto del nostro primo incontro, fosse così felice.

 

Infilai la chiave nella toppa, perso nei miei pensieri, tanto che quando aprii la porta salutai ad alta voce, ricevendo in cambio il silenzio totale e immutato di casa. Posai la valigetta a terra sospirando tristemente, dirigendomi per prima cosa alla mia scrivania dove tenevo la maggior quantità di foto di Todd e me. Mi immobilizzai davanti agli sguardi felici e gioiosi immortalati nelle fotografie costrette in cornici di legno bruno. Presi in mano la prima, riconoscendo dove era stata fatta: era una delle poche gite in spiaggia che io avessi mai accettato di fare, Todd mi ci aveva trascinato perché era stufo di cupi sentieri di montagna. Lo guardai un’ultima volta, immergendomi nelle sensazioni più belle che quell’immagine mi trasmetteva, poi, fatto un respiro profondo, la gettai nel cestino sottostante la scrivania. Improvvisamente fui invaso da uno strano senso di sollievo. E sull’onda di quella sensazione presi altre due foto, senza disturbarmi di toglierle dalla cornice, e le buttai nella spazzatura. Lo feci con tutte quelle che avevo in casa che ritraevano il volto di Todd, e mi sentii libero di un peso, finalmente illuminato solo dalla luce del mio immediato futuro, non più oscurato dalle ombre cupe del passato.

Accesi il computer, e, in preda alla gioia più profonda, cancellai tutti i file contenti immagini di qualsiasi tipo, non mi interessava, dovevo togliere ogni cosa mi potesse ricordare che ero legato a quell’uomo. Non gli davo nemmeno più un nome, stavo facendo progressi.

A lavoro ultimato mi buttai sul letto completamente soddisfatto. Restai a guardare il soffitto senza una precisa motivazione, pensando a cosa avrei potuto fare nelle prossime ore, oltre a mangiare, e la prima cosa che mi venne in mente fu di guardare un bel film per liberarmi la testa dai pensieri pesanti. Scattai in piedi e corsi allo scaffale dove tenevo i DVD preferiti. Scorsi il dito lungo i dorsi delle confezioni di plastica fermandomi con un sorriso su di uno particolarmente familiare.

Con cura maniacale estrassi “Ritorno Al Futuro: parte I” dalla mensola, e aprii la scatola da dove scivolò fuori un foglietto di carta. Mi chinai a raccoglierlo e non appena lo potei guardare meglio notai che c’era qualcosa di scritto su di un lato. Una data e una faccina felice. Lo girai e rimasi sorpreso nel vedere che era uno scatto, probabilmente fatto da Todd una mattina, in cui c’ero io comodamente appoggiato al suo petto che dormivo profondamente e con lui che mi dava un bacio tra i capelli.

Feci un passo verso il cestino per buttarla come tutte le altre, ma mi fermai subito. Quella fotografia racchiudeva tutto l’amore che mi era stato donato da Todd, là, tutto immortalato nei suoi occhi e nei suoi gesti.

Me la rigirai tra le mani e poi la infilai nella tasca interna della valigetta guardandomi attorno furtivamente, come se stessi infrangendo una qualche strana legge della casa, legge che avevo stabilito io stesso, per giunta.

Ritornai alla televisione e feci partire il DVD, per poi sprofondare nel divano.

 

Una volta fuori dal grande edificio chiamammo un taxi per ogni tre persone, con l’accordo di trovarci tutti insieme all’hotel che avevamo prenotato per la prima notte lì a Kathmandu.

Con me venne Robert, che si accomodò nel sedile anteriore vicino al tassista, e il ragazzo che prima mi aveva assalito di complimenti con aria adorante.

-Joseph non vuoi venire con me?- chiese un uomo dietro di lui non appena salì in macchina.

-Vado con il professore, ci vediamo all’hotel Tom- lo salutò e chiuse la portiera.

Tom rimase impalato a fissare la nostra auto per qualche secondo, fino a che Robert diede le indicazioni e finalmente partimmo.

Vi risparmio l’interrogatorio che quel giovane mi fece, mentre io di lui scoprii solo che si chiamava Joseph Gordon-Levitt, ed era nella nostra missione grazie a sue potenti conoscenze che lo avevano inserito in un programma intensivo all’università di Parigi.

Quando si zittì, sazio di parole, potei riflettere sui giorni che sarebbero venuti dopo.

 

NdA

Buonasera a tutti ^^ Non ho molto da dire, solo che prometto che questo sarà l'ultimo capitolo (probabilmente) con tutto questo intreccio di font xD ma, come invece mi aveva suggerito qualcuno, non posso confinarli ad un capitolo singolo per motivi a voi ancora ignoti xD nel prossimo almeno li dividerò...(cioè ho fatto più casino qua .__.) 

Vi presento i, per adesso, nuovi arrivati, allora avete conosciuto Joseph Gordon-Levitt, alias Arthur di Inception (ne consiglio la visione per chi non avesse ancora avuto il piacere di guardare il film) e Tom, è Tom Hardy, alias Eames, sempre di Inception :D

Bene, spero che il prossimo capitolo arrivi presto, adios gente (grazie a voi che recensite, leggete, preferite, seguite, love you all <3)

Baci, Scaramouche... 

   
 
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