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Autore: Hikari93    29/06/2011    5 recensioni
Naruto è un ragazzino ricco, che si ritrova, quasi per puro caso in un locale niente male, soprattutto per quanto riguarda un cameriere moro dalla "doppia personalità". Niente di complicato, se vi va, leggetela.
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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NON MI SONO MAI PIACIUTI GLI SMERALDI!


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Per me è stato sempre orribile salire questi infiniti gradini, ma avevo pensato che questa volta, con Sasuke al mio fianco, sarebbe stato diverso. Annoiato, con un broncio da far paura e l’aria da sconfitto, mi accingo a terminare l’ennesima rampa di scale che mi separa dalla mia classe. Sono l’ultimo della fila e, diversamente dal mio solito atteggiamento, sono chiuso in me stesso, preferisco mettere in moto il cervello e pensare e – soprattutto – sbuffo ad intermittenza. Le mani in tasca e il capo basso sottolineano questo mio comportamento.
Davanti a me la schiena di Sasuke. Anche lui è piuttosto taciturno, sebbene le circostanze lo porterebbero ad aprirsi.
“Poteva mai essere diversamente? Parla a stento con me, con me che sono il suo  ragazzo, non potrebbe farlo con Ino e Sakura che lo stanno tempestando di domande da quando l’hanno visto! Lui le conosce a malapena. Più di un’occhiata non potrebbe dedicare loro, anzi, nemmeno quella.”
-Dobe?-
Sobbalzo quando la voce dell’Uchiha mi richiama all’attenzione. Mi rendo conto di essermi perso in film mentali decisamente inutili, a tal punto da non aver visto la porta di quella che sarà la mia “nuova” classe. Se il teme non mi avesse fermato, avrei continuato a rigare dritto, fino ai bagni.
-La classe è questa.- mi schernisce, indicandomi la stanza con un gesto del capo. Sul volto un ghigno da superiore che mi fa andare in bestia.
Superata, infatti, la fase iniziale dell’innamoramento – vale a dire tutti i giorni prima di questo – dentro di me sta prendendo vita una nuova emozione, un misto tra amore e odio per Sasuke Uchiha. A dirla tutta, sebbene il mio modo di fare abbia sempre detto il contrario, non ho mai sopportato la sua aria da migliore. Di sicuro, i primi tempi gliel’ho concesso senza fiatare, anche perché ci tenevo ad avvicinarmi a lui e a conquistarlo, ma ora… ora comincia ad irritarmi. Non ho più paura di perderlo, non voglio più dosare le parole in sua presenza – anche se questo punto non è mai stato il mio forte – ma desidero che lui sappia tutto di me e io di lui. Compresi i suoi atteggiamenti che non mi vanno a genio.
-Teme, smettila.- sbuffo, entrando, la faccia di un condannato a morte al posto della mia sempre vivace.
Sento l’altro sogghignare dietro di me, ma tutta l’energia che avevo trovato per affrontarlo, mi abbandona rapidamente, lasciandomi in balia della disperazione e l’incredulità di essere tornato a scuola.
 
Scruto la classe, osservando tutti i banchi disponibili.
Come supponevo, in prima fila si trova Sakura. E’ una studentessa in gamba, ed è anche una delle mie migliori amiche. Chissà perché, però, quando cercava di attaccar bottone con Sasuke con quella luce che le brillava negli occhi, prima, quando salivamo, non l’ho più riconosciuta come tale.
Per il resto, tutti i miei compagni di classe hanno occupato gli altri posti e, quel che è peggio, si sono seduti dietro, dove volevo mettermi io.
“Dannazione alla gelosia, uffa! Se non mi fossi perso tra me e me, a quest’ora mi sarei sistemato per benino, così da potermi rifugiare dietro la spalle degli altri!”
Incredulo, mi accingo a sistemarmi in seconda fila, se possibile, ancora più avvilito di poco fa.
-Ehi Naruto, vieni qui, ti abbiamo conservato il posto nell’angolo!- urla Kiba.
Non appena le orecchie vengono a contatto con quella melodia, composta solo da due dolcissime parole – posto e angolo, per la precisione – sento i sensi risvegliarsi, come se la maledizione che li tenesse assopiti, venisse spezzata dalle paroline magiche.
Tipo un “apriti sesamo”, per capirci.
Le gambe cominciano a muoversi quasi da sole, il cervello completamente scollegato, un’espressione allucinante sul volto, come di chi ha ritrovato qualcosa di prezioso dopo tanto tempo. Kiba mi appare come un’ancora di salvezza che non posso ignorare. La sua l’offerta è la più allettante che mi sia mai stata fatta.
Lancio lo zaino sul banco e mi stravacco sulla sedia. Le mani incrociate dietro la testa, prendo a dondolare, godendo del panorama che avvisto. Già, le teste degli altri sono davvero un bel panorama. Sogghigno, divertito.
-Grazie Kiba!- rido, scoccando una pacca affettuosa sulla sua spalla.
Proprio quando la mia risata si diffonde in tutta l’aula, mi rammento di Sasuke.
“Oh cavolo!”, mi rimprovero mentalmente, maledicendomi “Come ho fatto a… dimenticarmelo?”
Scatto in piedi, facendo sobbalzare Kiba, che nel frattempo parlava con Shikamaru e Choji. Poi, facendomi fare spazio, cerco la chioma nera dell’Uchiha.
 
Ad una prima occhiata superficiale, non lo vedo.
Poi, chissà come mai, sarà il contrasto del nero vicino al rosa, lo localizzo, nell’unico posto in cui NON doveva stare. Vicino a Sakura.
Quel testone ha preso posto in prima fila. Del resto, che altro potevo aspettarmi?
Ma perché proprio vicino a lei?
Avanzo verso di lui. Mi vengono i brividi: non sono mai stato così vicino alla cattedra se non durante le – disastrose – interrogazioni. Rivolgo lo sguardo prima alla lavagna e poi al mio ragazzo.
Saluto l’Haruno con un sorriso, prima di dedicarmi solamente al teme.
-Vieni con me, ti mostro i bagni.- improvviso, afferrandolo per mano e conducendolo fuori dalla classe, prima che possa opporre resistenza.
Non mi importa nemmeno dello sguardo stranito di Sakura.
-Che caspita fai?- domanda, una volta fuori. Si libera della mia mano velocemente.
-Che caspita fai tu!- lo accuso, lasciandomi vincere dall’istinto.
-Mi sono soltanto seduto, ecco tutto, dobe. Ma bisogna spiegarti proprio tutto!-
Eccolo ripartito all’attacco. Eccolo con quel tono da saccente, quello a cui non riesco ad oppormi. Non perché mi manchi il coraggio – sia ben chiaro – ma perché mi sono accorto di amare quel sorriso che accompagna le sue parole.
-Non mi importa cosa, ma chi!- confesso, leggermente rosso in viso. Il cuore comincia a battere più forte, la voglia di farlo rallentare è presente, ma fallisce la sua impresa.
I pugni stretti e lo sguardo determinato, debbono tradire la calma che voglio far trasparire.
-Perché?- fa, innocentemente. -C’entra, forse, quella ragazzina?-
Annuisco, nonostante sappia che non ce n’è alcun bisogno, e che Sasuke me lo chiede soltanto per farmi saltare i nervi.
-Vieni con me!- esclamo, dopo alcuni istanti di silenzio.
Lo afferro, di nuovo, con la mano e me lo trascino dietro.
Imbocchiamo la strada contraria a quella che avevamo percorso per arrivare in classe, soltanto che invece di scendere le scale, le saliamo. Dietro di me, Sasuke tace, la mano ancora strettamente avvinghiata alla mia.
-Perché mi hai portato qui?- domanda, osservando la desolazione del luogo con fare indagatore.
In effetti si tratta di quello che era l’ultimo piano della scuola, ormai dedicato a laboratori e ad attività extrascolastiche che si svolgono durante l’anno. Quindi, ora è pressoché vuoto.
Scrollo le spalle, vergognandomi a morte al sol pensare di averlo fatto per passare un po’ di tempo – anche pochi minuti – da solo con lui. Perché, seppur ci abbia passato giornate intere, non mi sembra mai abbastanza. Ogni volta che si allontana, sento il bisogno di stargli accanto di nuovo, come se altrimenti qualche pezzo vitale di me mancasse.
Eppure, me ne sono dimenticato. Nonostante fossi stato così felice di averlo accanto anche nell’ambiente scolastico, avevo badato soltanto ai miei interessi, alla mia non voglia di studiare. Se confessassi queste cose a Sasuke, sono sicuro che mi troverebbe decisamente ridicolo. Non potrei biasimarlo. Scommetto che, mentre io mi faccio tutti questi complessi, lui nemmeno se l’è presa per non essermi seduto vicino.
-Uzumaki!- comincia, imperioso. -Si può sapere perc…-
Non saprò mai cosa volesse dirmi, perché l’ho abbracciato fortissimo e, allo stesso tempo, gli ho stampato un passionale bacio sulle labbra.
Grazie a Sasuke, ho capito che le parole a volte non servono a nulla. Fare discorsi su discorsi è solo una perdita di tempo. Però – e questo è un insegnamento di Jiraiya – bisogna affidarsi all’istinto, facendo ciò che il cuore comanda.
Per questo l’ho baciato. Lo sentivo mio, ma al contempo, avvertivo che era distante, che ci stavamo allontanando.
In questo momento, con l’Uchiha stretto a me, non temo nulla e di nulla sono sicuro. Non ho paura che possa staccarsi, arrabbiarsi o dirmi “siamo a scuola, dobe; non ora”. Non esiste scuola, né altro oltre a noi due. Esiste solamente la mano del teme che preme contro la mia nuca, quasi a volere un contatto che più profondo di questo non può essere. Avverto la sua lingua entrare nella mia bocca e i suoi capelli solleticarmi il viso.
Passerei una vita in questo modo.
Il trillo fastidiosa della campanella ci informa che è ora di scendere giù.
Le mani di Sasuke spingono contro il mio busto, al fine di dividerci, ma il sottoscritto persevera, afferrando un braccio del ragazzo e portandoglielo dietro la schiena, accorandosi di non fargli del male. Per un attimo, sembra che l’Uchiha si sia calmato e che sia pronto per vivere ancora e ancora quel contatto. Ed è questo che permette alle mie membra di rilassarsi. Erroneamente.
Uno spintone mi fa indietreggiare: non cado a terra per miracolo.
-Dobbiamo. Andare.- scandisce, ripercorrendo la strada che avevamo fatto per arrivare fin lì.
Sorrido, grattandomi nervosamente la guancia con un dito.
-Mi sono lasciato prendere un po’ troppo la mano.- ammetto, in imbarazzo.
-Con te finisce sempre così, ci sono abituato.- sbuffa. -Credimi, però, il bello deve ancora venire. A meno che non ti accontenti di questo po’.-
Improvvisamente, il moro ha cambiato tono. Ciò che mi ha detto mi suona alle orecchie come una minaccia. Ma non una minaccia qualsiasi, ma come la più maliziosa che abbia mai sentito.
Non posso fare a meno di sorridere ambiguo, pregustando in anticipo il momento che sarà.
-Ora muoviamoci, però.- ritorna serio e affretta il passo.
Annuisco. Arrivare tardi non è nei programmi. Far fare tardi anche  Sasuke è ancora peggio. So che non me lo perdonerebbe mai.
 
Alla fine ci siamo ritrovati a correre silenziosamente. Lo so, sembrerebbe quasi un paradosso, ma è così. Alcune aule erano già chiuse, mentre in altre si potevano vedere ancora gli studenti alzati a far confusione. Sperai con tutte le mie forze che nella nostra classe non fosse ancora arrivato nessuno.
-Dobe, se un professore è in classe, ti ammazzo.- sibilò Sasuke.
Ridacchiai come risposta, stringendo le dita.
-Al massimo ci sarà un bidello.- azzardai.
-E allora ti torturerò fino alla fine dei tuoi giorni.-
Deglutisco, ricordandomi cosa il qui presente mi ha fatto la prima volta che l’ho incontrato. Questo lato da Sasuke vendicativo non mi piace molto. Anche perché so che non scherza.
Nonostante sia stato dietro all’Uchiha per tutto il tempo, affretto all’ultimo tratto, superando l’altro. Se mai la porta fosse aperta, vorrei vederlo in anticipo, così da  sapere di star quasi per morire. Almeno, avrei il tempo per dedicare un ultimo pensiero alla mia famiglia e agli amici.
Una gioia immensa mi pervade quando sento che lì dentro si parla ancora, segno evidente che non si sta facendo lezione. Traggo un sospiro di sollievo.
-Visto? E tu che ti allarmavi tanto! Non c’è nessuno.- affermo, varcando la soglia.
 
Soltanto quando sono dentro mi ricordo di cosa mi aveva fatto uscire, prima: Sakura.
Ma forse sono ridicolo, forse mi sono lasciato influenzare troppo dalle parole di mio cugino. Probabilmente, è solo una mia fantasia e l’Haruno non prova assolutamente nulla per il mio ragazzo. D’altronde, è normale che ci sia un po’ di curiosità verso i nuovi arrivati.
Sì, sarà così, il discorso fila.
Perché, però, non ne sono convinto nemmeno io?
Osservo l’Uchiha superarmi e dirigersi verso il posto che ha scelto. Sakura mi sorride – avrà visto con quale faccia da baccalà la stessi fissando – per poi rivolgere le attenzioni all’unica persona con cui non deve parlare. O, se vuole, deve farlo poco, ossia Sasuke.
Ops, mi sa che ho ricominciato con le scenate interiori di gelosia, di quelle che comprendono me e solo me, con un Sasuke che non ne sa nulla, nonostante sia il diretto interessato.
Impalato davanti alla porta, mi riprendo soltanto quando una voce alle mie spalle me lo ordina.
-Che ci fai qui fermo, Naruto?- domanda Kakashi, il fantomatico professore della materia che più odio.
Dapprima confuso, poi spaventato ma, infine, con un po’ di coraggio, mi volto.
Il professore non è cambiato una virgola dall’anno scorso. Ha i capelli grigi, sistemati in un modo che va contro ogni legge delle fisica conosciuta, e un occhio nero scoperto. L’altro è ricoperto da una maschera, così come tutto il volto. E’ un tipo abbastanza strano, già per questo aspetto. Suppongo che nasconda qualcosa sotto quella maschera nera.
-Niente, niente.- biascico. -Vado a sedermi, professore.-
Mi sarei seduto al posto scelto per me dall’Inuzuka, per poi convincere Sasuke a passare alla fila davanti alla mia. In ogni altro posto, purché non lì. Però, mentre mi sto girando, rimango colpito dal modo in cui l’Haruno fissa con insistenza il mio Sasuke. Anche se il suddetto sembra non calcolarla minimamente, lei appare assorta, come se stesse contemplando una divinità. Stringo i pugni e, fermatomi, do uno sguardo a Kiba e a Shikamaru ed uno a Sasuke, a quel maledetto posto vuoto accanto a lui. Il problema è che questo banco si trova proprio davanti alla cattedra, dove sarei stato la vittima preferita da tutti.
Con uno slancio – che sicuramente Kakashi non dovette accettare – recupero quel po’ di zaino che avevo lasciato in fondo, e mi accomodo a fianco di Sasuke. Gli sorrido soddisfatto, ma lui ricambia con un’occhiata indifferente. Più sbalorditi sono i miei compagni. Io e la sedia nell’angolo, ormai, eravamo sposati. Era impossibile che mi mettessi da un’altra parte se non lì.
Quello che loro non sanno, però, è che non lascerei mai il mio ragazzo in balia di un’altra.
Rivolgo lo sguardo a Kakashi, l’occhio nero spalancato. Senza dubbio, è il più stupito di tutti.  Mi guarda come se avessi fatto a cosa più proibita del mondo, come se avessi bruciato un mucchio di soldi solo per divertimento. Stupidamente, penso a che occhiata mi dedicherebbe se baciassi Sasuke in sua presenza. Scaccio questo pensiero.
L’insegnante cerca di riprendere un tantino di contegno, ricomponendosi e simulando alcuni colpetti di tosse.
Poi, comincia a parlare.
 
Abbiamo udito la solita premessa di inizio d’anno.
Come la solito, ci ha ripetuto che dovremmo impegnarci, che dovremmo fare del nostro meglio. Insomma, le solite cose. Non mi è sfuggito che mentre parlava, guardava me. Poi, ha iniziato a parlare con Sasuke, facendolo conoscere meglio alla classe. Gli ha chiesto a che punto del programma era arrivato, quale scuola frequentasse prima. Per farla breve, ho temuto che il teme potesse dar di matto da un momento all’altro, invece ha risposto tranquillamente, indugiando sui particolari, ma chiaro e conciso. Sarebbe inutile negare che per tutto il tempo ho tenuto gli occhi fissati su Sakura, infastidito da ogni minimo segno sospetto. Cioè, di ogni piccolo atteggiamento che potrebbe farmi sospettare di una sua presunta cotta per il mio lui.
Poi, è venuto il peggio.
-Naruto, visto che quest’anno mi sembri tanto intraprendente da esserti messo al primo banco, ti dispiacerebbe portarmi il quaderno con gli esercizi svolti durante l’estate?-
Un risolino identificato mi fa digrignare i denti: Kiba.
Mi alzo e, contro le aspettative di tutti, porgo al maestro quanto mi ha richiesto. Osserva gli esercizi, inarcando di tanto in tanto un sopracciglio.
-Bene, Naruto. Ottimo lavoro.- sentenzia, sorridendo.
Sorrido di rimando, ma più che rivolto a lui, è indirizzato al moro mio vicino di banco.
-Naruto, sai perché ti ho chiesto il quaderno?- chiede Kakashi, all’improvviso.
-Perché voleva controllare se avevo svolto i compiti della vacanze?- domando retoricamente, supponendo già quale sia la risposta giusta.
-Esatto. Ma non è tutto.-
Strabuzzo un occhio, per poi appoggiare il mento sulle mani incrociate. Continuo a non capire.
-Quest’anno, io vi insegnerò soltanto fisica. Avrete un nuovo professore di matematica.-
Spalanco gli occhi dalla meraviglia, già immaginandomi un tizio poco severo e che mi dia la libertà di fare quello che voglio, che magari assegni poco… insomma, mi immagino il mio professore ideale – senza contare Sasuke.
-Volevo solo assicurarmi che tu non gli facessi una cattiva impressione.- continua, sorridendo. -Ma ora andiamo avanti. Già che ci sei, mi porti anche quello con gli esercizi di fisica?- ridacchia, scherzoso.
Scoppio a ridere, lasciando scivolare la testa sul banco.
-Naruto, non sto scherzando.- ritorna serio, all’improvviso.
Avvilito e – già – distrutto, afferro l’ennesimo quaderno e glielo consegno.
-Prendi il gesso, così ne faremo uno alla lavagna.- enuncia.
A quelle parole, il mio viso diventa blu dalla paura. Prendendo per esempio il legame “Naruto-ultimo posto”, quello “Naruto-lavagna” è praticamente l’opposto. Però – già sapendo che ogni tentativo di resistenza sarebbe inutile – mi accingo a fare quanto mi è stato ordinato.
Sotto dettatura, scrivo la traccia di quello che mi appare un problema complicatissimo. Resto a guardare i dati come se fossero alieni.
 
-Quale formula puoi applicare con i dati a tua disposizione? La fisica, dobe, è perlopiù questione di numeri e formule, oltre che ragionamento. Se ti sforzi, sono sicuro che riuscirai a venirne a capo!-, mi ripeteva Sasuke durante le nostre lezioni.
 
“Pensa, pensa, pensa. Oltretutto è un problema che abbiamo fatto insieme meno di due settimane fa. Coraggio!” cerco di stimolare il mio cervello fuso. E dire che me la cavicchio in fisica!
Guardo di sottecchi la mia unica speranza di uscire da questo macello.
Lo vedo appoggiato al banco, un gomito a sorreggerlo, la mano davanti al volto, tre dita alzate.
-Perché guardi Sasuke? Non potrebbe suggerirti nulla. Piuttosto, cerca di risolverlo da solo.-
Ma le parole del professore mi hanno aperto una strada: suggerire. Ed io so che è proprio quello che sta facendo il teme.
Tre dita alzate.
 
-Quanto deve uscire a questo esercizio?- chiese Naruto, esasperato.
-Tre, dobe, deve uscire tre.- rispose l’Uchiha.
-Uffa, non si trova!-
-Non mi aspettavo il contrario.-
Così dicendo, Sasuke strappò il foglio dalle mani dell’allievo, controllando e correggendo l’errore. Dopodichè, lo rifece corretto, ordinando a Naruto di farlo di nuovo, ma da solo.
-Teme, si trova tre!- esultò.
L’altro rimase indifferente.
-Certo che questo era difficile, però!- si lamentò l’Uzumaki.
-Ebbene, non ti farà male dargli un’altra occhiata.- disse il moro, gli occhi puntati sugli esercizi precedentemente svolti dall’altro.
Il biondo sbuffò, ma poi lo ricontrollò.
 
Che quel tre significhi che sia proprio quell’esercizio? In fondo, ho riscontrato qualche somiglianza. Pazienza, tanto non saprei comunque che fare.
Inizio a scrivere, mentre – miracolosamente – riaffiora tutto ciò che avevo studiato con Sasuke.
Svolto l’esercizio, ed osservando il risultato corretto, mi giro entusiasta verso Kakashi.
-Perfetto, Naruto. Puoi andare a sederti!-
Mi passo una mano sulla fronte, suscitando l’ilarità dei miei compagni.
“C’è mancato poco! Ma questo non è che l’inizio. Se non fosse stato per Sasuke, sarei rimasto inchiodato alla lavagna come un baccalà!”


 



 
 
 
Eccomi, io e le mie 3117 parole di questo capitolo! Forse l’ho già detto, ma purtroppo la storia mi prende tanto tempo quando la scrivo, quindi gli aggiornamenti saranno più lenti. Cercherò, comunque, di aggiornare entro dieci, undici giorni circa.
Grazie! ^__^
 
Un po’ di SasoDei? (accenni) Vi andrebbe?
(ovviamente, inutile che lo dica, la SasuNaru (o NaruSasu XD) sarà sempre la principale)

   
 
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