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Autore: berlinene    29/06/2011    4 recensioni
Il seguito di "Un'altra possibilità"(ma non è fondamentale averla letta!): Yasu torna in Giappone come suggeritole da Katagiri per chiarire con Ken, ma affrontare il passato non è mai indolore e non sempre le cose vanno come si vorrebbe...
Prosegue e si conclude questo "E se" del Diario...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Danny Mellow/Takeshi Sawada, Ed Warner/Ken Wakashimazu, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Diario di Irene Price genera storie'
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“Raccontami del tuo nuovo amore” le dice Ken, sorridendo debolmente.
“Io non…”
“Non era per questo che mi avevi cercato?” chiede con voce sommessa e dolcissima.
“Sì, per dimostrarti che stavo bene anche senza di te… o forse sarebbe meglio dire… per sbattertelo in faccia… Forse mi sono sbagliata a pensare di averti dimenticato” risponde Yasu confusa, alzandosi e allontanandosi per nascondere il leggero rossore che le è salito al viso. Ma Ken la trattiene per un braccio. La presa è sorprendentemente salda.
“Smettila” la rimbrotta sorridendo.“Non ti permetterei mai di dimenticarti di me… e non cambiare discorso… voglio sapere chi è! Lo conosco?”.
“Ehm… in realtà… sì” ammette.
Gli occhi di Ken si spalancano per la sorpresa. “Ma dai? È un nostro compagno di squadra?”
“Nostro? Mica gioco con te! Ma hai battuto davvero la testa? Ricordi quello è l’altro Wakabayashi…”
“Sì, quello che sarà gelosissimo di chiunque sia questo fortunato giocatore… dai, chi è?”
Adesso Yasu ha una voglia matta di giocare con la segreta natura curiosa nonché pettegola di Ken. Neanche tanto segreta.
“Indovina…” scandisce dunque, guardandolo di sottecchi.
“Eddai, Yasu” mugola lui, buttandola poi sul patetico, “sto male non mi devo sforzare troppo”.
“Seh, il cervello te lo puoi sforzare… una volta tanto”.
“Ma quanto sei simpatica, ah già dimenticavo che è una dote di famiglia” replica sornione. Poi sospira, sistemandosi in posizione seduta. “E va bene… vediamo… Kojiro purtroppo per te non è più sulla piazza… non fare quella faccia, lo sanno anche i muri che ti è sempre piaciuto. Vediamo… Izawa? Il primo amore non si scorda mai…”
“Ma, smettila! No!”
“Nitta?”
“Ma no! Non è più piccolo, anzi…”
“Jito?????”
“Intendo più grande non più grosso”
“Non Soda.”
“Oh, mio Dio no!Non sono ancora così-”
“… Katagiri?!?” C’è vivo stupore nella sua voce.
Yasu trasalisce, come cavolo…?
“Che ci fa qua il signor Katagiri?” prosegue Ken, indicando l’uomo che per un attimo era comparso al di là del vetro.
“È venuto a vedere come stavi, mi sembra normale…” balbetta Yasu, fissando il pavimento.
“Allora perché guardava te?” prosegue con tono inquisitorio e decisamente allusivo.
“Ma che ne sai, ha su gli occhiali-”
“Lo so. Ma ha la stessa faccia di Takeshi, nel vederci parlare e ridere così fra noi…” Ken fa una pausa, sbattendo le palpebre, pensoso. Scruta Yasu mordicchiandosi un labbro, gli occhi ridotti a fessure.  “È lui, vero, Yasu? È qui per te, non per me” conclude soddisfatto della sua deduzione. Non è una domanda, la sua.
Yasu guarda Ken. Lui le sorride, con quel suo sorriso raro e dolcissimo, come l’uva a ottobre. Gli occhi neri e profondi la fissano, come se potessero leggerle dentro e allora lei annuisce appena, e sorride, imbarazzata.
“Ah, piccolina mia… le cose semplici mai, eh?”
Vorrebbe rispondergli che con lui era stato semplicissimo, una volta superata la faida infantile Nankatsu-Toho.
“M’immagino tuo fratello…” prosegue lui, un po’ ridacchiando, un po’ tossendo. “Quasi quasi preferiva me…”
“Puoi dirlo forte… non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma era felice che stessi con te. Ora che sospetta di Munemasa mi ha fatto una testa così in differita… mi immagino adesso che è qui”.
“So che non ho più il diritto di dirlo… ma un po’ lo capisco… Il signor Katagiri è…”
“Grande? Vecchio? Sfregiato? Un dirigente della nazionale? O c’è qualcosa che non so?” chiede Yasu, un po’ alterata.
“Non ti incazzare subito… è normale che chi ti vuole bene si preoccupi per te…”
“Preoccupatevi quando sto male, non quando sono felice…” Si rabbuia, incrociando decisa le braccia sul petto.
“Beh, certo se sei felice, allora va bene così…” le sussurra, carezzandole un braccio, come per calmarla.
“Certo,” sospira lei, “in Europa tutto sembrava più semplice ma… credo di sì”
“Se c’è qualcosa che posso fare-”
La porta si apre, interrompendolo e un’infermiera entra nella stanza.
“Credo che adesso dovrebbe riposarsi, signor Wakashimazu” dice, guardando accigliata la cartella, poi alza la testa e osserva i due ragazzi. Ken è seduto e il suo aspetto pare decisamente migliorato. La donna sorride, distendendo la fronte: “Ma vedo che la compagnia della sua futura sposa non ha fatto che giovarle…”
Ken guarda stupito la donna e Yasu  evita accuratamente i suoi occhi indagatori, mostrando all’improvviso un profondo interesse per la porta del bagno.
“Adesso verrà il dottore” conclude l’infermiera, lasciando la stanza. “Dovrebbe uscire, signora, così vi riposerete entrambi”.
“Grazie, signora Sasaki, può andare, ci penso io” interviene il medico, entrando e lasciando passare l’infermiera. Il dottore è parecchio giovane, più o meno l’età dei due ragazzi.
“Allora è vero, Yasu, sei proprio tu!” esclama il medico stupito, non appena alza lo sguardo.
“Kirou? O dovrei dire il dottor Shibata?” chiede divertita Yasu, riconoscendo uno dei suoi vecchi compagni di università. Uno di quelli che era rimasto più sconvolto, quando lei aveva lasciato gli studi.
“Eeeh, quasi, sto facendo il tirocinio! Quando ho visto il nome sulla cartella non potevo crederci! Sei tornata? E sei ancora circondata da calciatori famosi! Anzi, convolerai presto a giuste nozze, dico bene?”
“Diciamo che volevo informazioni sulla sua salute e…”
“Capito, non ti preoccupare, anche io trovo stupida questa storia di informare solo i parenti. Se state ancora insieme dopo tanti anni, a parer mio, ne hai tutto il diritto. Bene, bene…” prosegue, avvicinandosi a Ken. “Vedo che si sente meglio… cosa non fa l’amore, eh? A quanto pare la dottoressa Wakabayashi non ha perso il suo tocco… era una delle migliori del nostro corso!”
“Lo so” ribatte Ken, prima che Yasu possa dire qualcosa. “Sono sempre stato uno dei suoi pazienti più assidui.” Continua, stringendole la mano e guardandola con occhi dolci e sornioni. “E come vede resta per me la migliore cura… davvero un peccato, che abbia abbandonato gli studi”.
“Ecco bravo, glielo dica. Magari riesce a convincerla, io glielo avrò ripetuto mille volte”. Poi, all’improvviso, si fa pensieroso, poi dichiara: “Avrei un’idea”.
Gli altri due lo guardano con aria interrogativa.
“A me servono letti e il signor Wakashimazu è giovane, forte e ha superato brillantemente la crisi. Adesso si tratterebbe solo di riposare e controllare le medicazioni. E io credo che riposerebbe molto meglio nell’infermeria del J-Village che qui, quanto alle medicazioni, puoi pensarci tu, no, Yasu?”
“Mi sembra un’ottima idea” sentenzia Ken, senza porre tempo in mezzo.
La ragazza  guarda entrambi sgranando gli occhi e finalmente riesce a intervenire: “Ma siete impazziti?”
“Andiamo Yasu, sei perfettamente in grado di occupartene. E comunque il dottor Kudo, che viene al J-Village è un mio amico e ti supervisionerà. Magari ti tornerà davvero la voglia di riprendere…”
A Yasu basta guardarli negli occhi per capire di non aver scelta. E, in fondo… l’idea di tornare a occuparsi delle cure dei ragazzi non le dispiace affatto…

**********************

Caro Diario,
oggi, finalmente, Ken si è tolto i punti e da domani riprenderà ad allenarsi. Il periodo di riposo ha giovato anche alla sua spalla e credo che tornerà presto in forma perfetta. A supervisionare l’operazione c’era Kirou, che casualmente sostituiva il dott. Kudo. Ancora adesso non so chi è stato il più pazzo, se io che ho accettato la folle proposta di Kirou, Kirou stesso che poteva rimetterci la carriera o Ken che si è prestato come cavia.
Non lo so.
Però avevano ragione.
Da tempo non mi sentivo a mio agio come in questi ultimi giorni nell’infermeria del J-Village. Lo hanno notato tutti, Munemasa e Takeshi compresi. All’inizio nessuno dei due sembrava entusiasta all’idea che io e Ken dovessimo trascorrere tanto tempo insieme. Poi ritrovarsi la sera tutti e quattro nella stanzetta dell’infermeria, è diventata quasi un’abitudine.

In quella stanza, sono guarite molte ferite, oltre a quella provocata dall’incidente al mio ex.

Ecco, intanto, la mia lingua e le mie mani riescono a pronunciare e scrivere questa formula “il mio ex”, non lo avevano mai fatto prima.
Ci siamo guardati, io e il mio ex, negli occhi, a lungo, tante volte, come forse non facevamo da prima che lui andasse ai Flügels.
Ci siamo presi la mano, fatti qualche carezza, abbracciati un po’.
Abbiamo parlato tanto, persino ricordando momenti che appartengono solo a noi, sentirli raccontare dalla sua voce pacata e vedere i suoi occhi ridere e commuoversi nel farlo, me li ha come restituiti, verità, non illusione, un passato nostro, che nessuno ci porterà mai via.
Ken, la sua voce, le sue mani, i suoi capelli, ogni sua cellula, hanno avuto l’effetto di un veleno, che, preso in piccole dosi, ogni giorno, con costanza, accettando anche la sofferenza che può dare, alla fine non fa più male. E come tutto ciò che non ti uccide, ti rende più forte.
Sono felice di aver recuperato il rapporto con Ken: c’è qualcosa di profondo che ci unisce e questo non è da buttare, ma da coltivare. Non sarà facile, ma ci proveremo.

Anche con Takeshi le cose stanno migliorando, lentamente, ma ne sono comunque contenta. L’affetto che ci lega, il trascorso quasi da sorella maggiore e fratellino, più che da amici, che ci ha legato a lungo, l’abitudine mia di fare appello alla sua ingenuità e alla sua saggezza, la fiducia con cui si rivolgeva a me per i dubbi più disparati, cozzano drammaticamente con la sottile irrazionale gelosia che lui ha del mio passato e io del suo futuro. Le ferite del mostro dagli occhi verdi (1), non guariscono mai de tutto, credo. Ma a un dolore ci si può anche abituare e, un bel giorno, credere di non sentirlo più.

Munemasa, che i dolori della vita li conosce, ha sofferto in silenzio in quelle ore terribili, dandomi tutta la forza e la fiducia di cui avevo bisogno. Credo si chiami Amore. Lo scrivo con la lettera A grande perché, credo, questo sia l’amore dei grandi, diverso dall’amore fra ragazzi, fatto di impazienza, curiosità, novità, sentimenti forti, totali, travolgenti. Munemasa sa aspettare, sa trattenere i suoi sentimenti, persino metterli da parte, se è necessario, e riservare la passione per le emozioni e i momenti che la meritano davvero. Come quando mi ha abbracciato in ospedale, il primo abbraccio in terra giapponese, e poi quando siamo tornati dall’ospedale…
Dio, se ci penso ho ancora i brividi. Mi ha accompagnato alla mia stanza e sono andata a farmi la doccia. Ero convinta che se ne fosse andato, invece… quasi mi sono spaventata quando l’ho trovato ancora seduto sul mio letto, i gomiti poggiati sulle ginocchia e gli occhiali in mano.
L’ho visto alzare la testa e il suo pomo d’Adamo è scattato, mentre mi guardava.
Imbarazzante. È più forte di me non riesco a considerare che il mio corpo possa fare quell’effetto…
Insomma… ha appoggiato gli occhiali sul comodino, si è alzato in piedi e mi si è avvicinato, ha allungato la mano verso il mio seno per sciogliere il nodo che tratteneva il telo da bagno. Ha fermato la mano e mi ha guardata.
“Se non te la senti, se sei stanca o non ti senti bene…”
Ma gli ho garantito che sarei stata benissimo. E non mi sbagliavo.

Altra cosa importante. Riprendo gli studi di Medicina e Munemasa mi appoggia in pieno. Lo ha anche annunciato durante una riunione con Mikami, Gamo e Kira. Ovviamente tutti si sono complimentati con me, ma la notizia non ha suscitato tanto scalpore, non come la dichiarazione che Katagiri ha fatto poco dopo. “È giusto che sappiate anche che sono innamorato della signorina Wakabayashi e spero di sposarla quanto prima.”.
Credo che la faccia di Gamo in quel momento non me la scorderò MAI.
E, per inciso, nemmeno quella di Mikami quando, finita la riunione, mi ha detto che “se non trovo di meglio” lui “non avrebbe problemi” ad accompagnarmi all’altare.
Finalmente, sono di nuovo nel luogo che più mi appartiene.
E ringrazio Kamisama per aver dato a me e non solo un’altra possibilità di essere felice.

W. Yasu



Note:

(1)    È una citazione di Otello (Atto 3, scena 3) di Shakespeare:
Iago: O, beware, my lord, of jealousy; it is the green-ey'd monster, which doth mock the meat it feeds on. [Oh! guardati, mio signore, dalla gelosia: è il mostro dagli occhi verdi che irride la carne di cui si nutre].

Sound track e altri deliri

Skunk Anansie – You Follow me Down

 
Sebbene non abbia mai capito a fondo questa canzone (e la traduzione ivi proposta certo non aiuta) da quando ho in mente questa storia, ogni volta che sento la meravigliosa voce di Skin gridare “’cause I don’t want you to forgive me” pensavo al dilemma interiore di Ken e mi venivano i brividi…

Marco Masini – Abbracciami

Lo stesso dicasi per questa canzone… non l’avevo esattamente presente, eppure riascoltandola, l’altro giorno, mi è sembrato che riecheggiasse perfettamente il “tono” della separazione di Yasu e Ken, non qualcosa di violento, con liti, tradimenti, piatti che volano… non un cazzotto violento in faccia, ma un dolore sottile che ti lacera dentro, la lenta ma inesorabile consapevolezza che non sarà mai più…

…difendimi, come quel figlio che non cresceremo mai…
…abbracciami perché stanotte è freddo come non è stato mai…
… perché domani è adesso e adesso te ne vai…
…ricordati, che in questo perderci esistiamo solo noi…

Adoro questo concetto che il lasciarsi, quasi come fare l’amore, riguarda solo loro…
Ok, sono andata…

Sempre di Masini, potrei nominare anche “Errori” (una canzone meravigliosa, che cito sempre quando spiego la mia predilezione per Ken, perché preferisco chi fa più errori . Analogo messaggio si trova in “Tutti i miei sbagli” dei Subsonica che mi premeva altrettanto citare in questa sede (Tu sai difendermi e farmi male, ammazzarmi e ricominciare… sei tutti i miei sbagli…).
Si sa che io ho un amore particolare per i personaggi che sbagliano, non per niente in qualsiasi storia sono sempre più attratta dai comprimari deboli e fallaci o dagli antagonisti stessi, che non dai protagonisti perfetti. Credo che gli errori, gli sbagli siano il vero elemento fondante della nostra esistenza: le scelte giuste si dimenticano, gli errori sono quelli che si ricordano e che ci danno le lezioni più importanti… sono la differenza fra il bene e il male (perché errare è umano ma perseverare [nell’errore] è diabolico) o addirittura baluardo del libero arbitrio (ho letto su FB questa frase che mi ha colpito, che diceva che se compi due volte lo stesso errore, questo non è più uno sbaglio ma una scelta). Per tornare a bomba, è evidente che la storia fra Ken e Yasu sia stata, col senno di poi, un “errore” ma forse uno che era necessario commettere, che è stato pure bello commettere e che ha dato tanto a entrambi. Tanto dolore sì, ma anche tanta gioia.
E tutto questo quel bastardo lui non me l’aveva detto che si soffre come un cane quando se ne va l’effetto… ma cosa vuoi più da un amore che fa piangere e incazzare ma che in fondo fa soltanto il suo bellissimo mestiere dice Masini in un’altra canzone che, nella mia mente, ha accompagnato questa storia… (Ebbene sì essendo che non sono mai stata lasciata, mi sono fatta inspirare da Marchino che, invece, pare se ne intenda XD)… la canzone in questione è “Il bellissimo mestiere” cui aggiungerei “Lasciaminonmilasciare”…
Adoro quest’idea che l’amore sia “bello anche se fa male” (sì come la guerra di “Generale”) e che anche se finisce, anzi, di più, anche se non si concretizza mai, comunque dà forza, comunque vale la pena di viverlo, comunque è qualcosa che in qualche strano modo ti unirà per sempre.
Ok smetto di dire cose melense, di citare Masini e di scrivere commenti finali più lunghi della FF stessa.

Grazie per aver seguito questa mia travagliatissima FF. Non credo che scriverò mai più di Yasu e Kata… mi piacciono insieme ma separare Yasu da Ken è davvero doloroso. Forse al limite il famoso spinoffino con Kata’s POV…
Ma è anche vero che nene non dovrebbe “mai dire mai” onde non incorrere in incresciosi ripensamenti.
Grazie a tutti quelli che hanno detto che i miei personaggi sono realistici è una cosa che mi riempie d’orgoglio e mi fa fare la ruota come un pavone... o una vera Wakavbayashi.
Ok, grazie, grazie davvero a tutte. Soprattutto a releuse che di questa storia ha subito tutte le alterne vicende.


   
 
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