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Autore: MaryKei_Hishi    01/07/2011    2 recensioni
La cosa più bella dello stare con Yoite non era l'atto di per sé di fare l'amore; era come lui, in quei momenti , passava le sue braccia sulle mie spalle e mi stringeva i capelli attirandomi a sé, desideroso di qualche bacio o attenzione. quelli erano i momenti in cui davanti a me c'era un essere umano dalle mani calde, non una bambola assassina con il nome del mio gatto.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kazuhiko Yukimi, Kazuho Amatatsu, Miharu Rokujou, Yoite
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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****

 

Capitolo Uno:

Inaspettatamente.

 

****

 

 

La convivenza che andarono ad intraprendere fu parzialmente tranquilla; Yukimi e sua sorella giocarono alla famiglia con Yoite e si divertirono parecchio.

Le gite fuori porta se pur per andare anche solo al centro commerciale erano diventate un attività comune a quei tre, era bello passar del tempo insieme.

 

Yoite era rimasto un ragazzo silenzioso, un osservatore impeccabile che poteva essere una macchina assassina a discapito della sua stessa vita e, nonostante in quel momento la sua esistenza pareva contornata di colori accesi e vivaci non che prepotenti, lui cercava ad ogni maniera di scacciarli fuori di sé, scegliendo di continuare a vivere nel suo personale monocromo tinto di rosso; il colore del sangue che lo perseguitava dalla nascita.

 

Gli incubi che costellavano le sue notti sembravano essersi assopiti come la sua rabbia da quando era cominciata quella strana convivenza, ma un incubo può sparire realmente quando il suo fondamento lo si trova nella primordiale forma di un ricordo dell'infanzia di un bambino?

 

Yoite non sembrava felice perché non era felice

e non sarebbe mai potuto esserlo.

Ed era per motivi per i cui ho ignorato l'esistenza per molto tempo.

 

 

Quando Yoite compì il suo dodicesimo anno d'età, la sorellona che veniva ad animare le loro giornate si trovò un uomo e non andò più tanto spesso da loro.

Prima di quell'anno i suoi bambineschi incubi sembravano essersi appena assopiti ma dopo quel nuovo lutto prepotentemente erano tornati a fa male al suo animo.

Erano di fatto anni che Yukimi non se lo sentiva stretto addosso durante la notte, eppure quelle insicurezze piccole come era lui all'epoca erano tornate all'alba della sua precoce e silente adolescenza.

 

Il suo “io” bambino era morto presto, tanto presto ma la sua perdita pareva di poco conto quando erano tutti insieme.

 

Quando lei aveva annunciato il suo fidanzamento con un altro la sua ondata di giubilo non li aveva affatto investiti;

Kazuhiko si era limitato ad un sorriso tirato e a delle congratulazioni di circostanza e Yoite aveva fatto la cosa che gli riusciva meglio: rimanere in silenzio.

 

I giorni senza di lei pareva che vivessero senza qualcosa di vitale.

 

*

 

-ehi Yoite.- l'aveva richiamato il biondo e lui semplicemente lo guardò in risposta -sono un paio di notti che non dormi bene, vero?- gli chiese accarezzandogli una guancia e con il pollice sfiorò una delle sue occhiaie appena marcate; quello fece spallucce continuando a guardarlo e lo vide sederglisi accanto.

-era da parecchio che non scalciavi tanto durante il sonno, sai?- gli chiese pacato risalendo ad accarezzargli i capelli -è colpa mia se Amatsu se n'è andata?- provò a chiedere chiamando la bionda con quel nomignolo; fin dai primi giorni non era riuscito a nominarla con il suo nome corretto e quello era il risultato: nominarla con una convenzione privata non che un'abbreviazione congeniata del suo nome.

Yukimi sorrise negando -lei era andata via molto tempo prima della tua nascita- gli confidò attirandolo a se in un abbraccio -non voglio che fai brutti sogni per questo.- ammise – tu non c'entri nulla- mormorò baciandogli una tempia -intesi?- chiese e vide il ragazzino annuire.

-noi due non siamo fatti per stare insieme e l'abbiamo capito troppo tardi.- gli disse senza un perché non riuscendo a nascondere un pizzico di rammarico nella voce.

Notò che per Yoite, il fatto che fossero fratelli non era affatto sconvolgente; sentì che gli si accucciava contro e prese ad accarezzargli la nuca passandogli le dita tra i capelli, si stavano allungando dall'ultima volta che Amatatsu glieli aveva tagliati, pensò e in quel frangente comprese, capì perché Yoite per quel particolare non avrebbe mai reagito come la maggior parte degli stupidi esseri umani che li avrebbero etichettati come malati, che li ritenevano colpevoli di reato quando loro si erano soltanto amati come un ragazzo ed una ragazza, comprese quel motivo: Yoite non aveva avuto un vero esempio di famiglia, non aveva avuto un esempio giusto o sbagliato di come relazionarsi agli altri, non aveva ricevuto insegnamenti stupidi e bigotti.

Yoite era un essere umano superiore a chiunque altro dalla vergine mente malleabile.

 

Quando uccidemmo nostra madre, io e mia sorella eravamo convinti

che il nostro “noi” sarebbe durato per sempre e io,

quel bambino che credeva nel bene, lo sono rimasto.

È lei che è cresciuta venendo meno alla nostra promessa.

 

-ora andiamo al letto.- gli disse il biondo prendendolo per mano e gli sorrise -ehi stai diventando proprio un ometto.- affermò accarezzandogli i capelli per poi scombinarglieli tutti, riferendosi con quella sua affermazione alla sua altezza, senza dubbio al di sopra della media rispetto ai suoi coetanei.

 

Quella notte se lo strinse al petto senza che facesse alcun incubo, semplicemente per tranquillizzarlo, per fargli sentire il suo calore e il suo respiro calmo, gli augurò di fare dei bei sogni in un suo pensiero e dopo avergli scostato i capelli e baciato la fronte si addormentò lì accanto, godendo della sua vicinanza e offrendogli in cambio la propria.

 

*

 

le visite di Amatatsu erano abbastanza regolari se non più frequenti come in passato, la spossatezza di Yoite, ogni qual volta tornava da un allenamento era un qualcosa che nemmeno lei con le sue piccole conoscenze mediche e di analisi sapeva spiegare.

Erano cure palliative quelle che lei gli somministrava non essendo a conoscenza della causa dei suoi mali, dai suoi sintomi sembrava quasi una reazione ad una qualche terapia al grande male, ma sapevano che non era quella la causa dei suoi mancamenti.

Quello era uno dei giorni in cui il biondo accompagnava Yoite al quartier generale e dopo, invece di tornare a casa andò dalla sorella; citofonò e quella gli aprì il portone pigiando un pulsante;

gli fece trovare la porta del proprio appartamento accostata, per tornarsene subito alla tavola da stiro a terminare il suo compito di casalinga modello.

-Kazuhiko, vieni, sono qui.- disse lei sentendo la porta chiudersi e lui seguì la sua voce arrivando al salone dove la vide intenta a piegare sul tavolo i panni appena stirati.-quanta devozione per un lavoro non retribuito.- mormorò lui sentendo dentro di sé un pizzico di gelosia – oh beh non vorrei finire ad avere una casa simile a quella di qualcun altro dove per poggiare una qualsivoglia cosa devo far cadere qualche altra cosa- rispose quella -ogni posto ha la sua cosa e ogni cosa ha il suo posto.- mormorò lui in un ricordo -giusto, rammendalo ogni tanto quando prendi qualcosa e la lasci fuori posto.- lo rimproverò e lui non poté ribattere visto che aveva ragione in una maniera assoluta ma non riuscì a non  storcere il naso.

-tralasciando- disse lei calcando il termine, -cosa ti porta a farmi visita?- domandò  e prima che potesse risponderle gli mise in mano una pila di vestiti -puoi metterli nell'armadio?- chiese sorridendogli e Yukimi acconsentì alla sua richiesta; quando riemerse dalla sua camera  da letto sembrava raggiante – te l'avevo detto di portare nell'armadio quelle cose- disse pacata lei sembrava quasi divertita. - vi siete lasciati?- domandò il biondo -l'altra settimana.- ammise quella facendo spallucce -ha portato via le sue cose qualche giorno fa- aggiunse.- e non mi hai dato subito la buona notizia?- chiese lui scherzando -scemo, comunque, perché sei venuto qui oggi?- domandò smettendo di stirare e ripose il ferro sulla base atta a sostenerlo, - è successo qualcosa a Yoite?- chiese andando a prendergli le mani stringendole nelle proprie;

Kazuhiko negò ma la sua espressione non tranquillizzò la sorella -tu cosa sai sul kira?- le chiese e Amatatsu si accigliò, -è una tecnica proibita, perché me lo chiedi?- domandò cercando nei suoi occhi la risposta ma quello deviò lo sguardo -Yoite, i suoi allenamenti sono atti a perfezionare quella tecnica.- ammise mordendosi appena il labbro inferiore. -fai delle ricerche per scoprire se questa tecnica ha un qualche effetto collaterale, ok?- propose alla bionda che annuì senza nemmeno pensarci; -credi che siano correlate, le due cose?-  provò a chiedere e vide il fratello annuire contrito. -ora devo andare che ho delle commissioni da fare- disse lui lasciando le sue mani e si avviò alla porta -oh, sorellina- la richiamò come se si fosse ricordato in quell'istante di una cosa di vitale importanza, tornò anche di un passo indietro per vederla interamente -a Yoite farebbe piacere che tu venissi a fargli visita più spesso.- gli disse sorridendogli e lei posò le mani sui fianchi fingendo uno sguardo di rimprovero -perché, a te no?- chiese spocchiosa -oh beh non sono parole mie. Mormorò quello fingendo disinteresse -ma se ci tieni tanto che faccia piacere anche a me dovrebbe quanto meno essere una cosa reciproca!- ammise ridendo -ma che faccia tosta!- disse lei imbarazzata per quel che aveva appena detto il compagno e colta, oltretutto, in fallo -fila al lavoro!- gli disse andando a spingerlo fuori di casa; una volta richiusa la porta vi si appoggiò con la schiena arrossendo appena -cretino- lo insultò in un sussurrò e si costrinse subito dopo ai suoi lavori di brava casalinga disperata, con meno impegno rispetto a prima, in fondo, non era nemmeno pagata.

 

*

 

ognuno fece le sue ricerche in segreto, avevano fin troppo bene imparato che Yoite diventava intrattabile quando anche solo ci si avvicinava all'argomento;

avevano provato a chiedergli come si svolgessero i suoi allenamenti ma lui era sempre troppo stanco per soffermarsi a parlare di quelle cose con loro, far finta di essere semplicemente curiosi non avrebbe giustificato un'insistenza davvero forte e dovettero trovare altri modi per trovare una fonte di informazioni.

 

Più Yoite cresceva più i suoi allenamenti sembravano intensificarsi e come in quel sistema di scatole cinesi quel particolare portava ad altro;

era per questi motivi che i due Yukimi portavano avanti le loro ricerche senza informare il diretto interessato. Dopo quel prequel sulle sue reazioni avevano trovato altre vie tra conoscenze fidate e favori da richiedere in cambio.

 

Nell'ultimo periodo il loro capo, Hattori, aveva preso l'abitudine di riaccompagnare a casa il ragazzo togliendo al biondo questo oneroso compito, molte di quelle spesse volte, l'uomo faceva tirar su il separé all'autista della sua costosa macchina.

 

Quando rimaneva solo con lui, Yoite si sentiva vulnerabile ma allo stesso tempo non riusciva a reagire, quasi glielo impedisse qualche ricordo assopito.

Sentirsi vulnerabile per la presenza di qualcuno era una cosa che quel ragazzo aveva già provato ma non riusciva a ricordare molto, quasi avesse appositamente rimosso dai suoi ricordi, come se in un certo qual modo una parte di se stesso fosse stata rilegata in angolino buio del suo stesso essere e lasciato lì sembrava ritornar fuori solo durante i suoi incubi che Yukimi gli aiutava a non fare.

 

Quando Hattori gli si avvicinava e sentiva il suo alito sulla pelle non poteva far altro che discostarsi se pur nel poco spazio della vettura che avevano a disposizione, vedeva la sua mano avvicinarglisi lentamente e quello gli faceva battere il cuore forte, come ad essere nella trappola di un ragno, già totalmente congeniata e probabilmente già messa in atto con qualche altra piccola preda.

Non poteva far altro che rimanere lì e vederlo avvicinarsi, posare la sua mano sui suoi pantaloni, sul ginocchio e sentire le sue carezze risalire lentamente e come se gli mancasse l'aria in quei momenti viveva d'un apnea forzata.

-come mai quella faccia?- gli chiese l'uomo -che c'è,- cominciò per poi avvicinarsi al suo orecchio  -ti ricordo qualcuno?-  chiese con un sorrisetto di puro divertimento stampato sul suo viso.

 

Yoite si morse le labbra a quel punto e l'uomo gli si avvicinò ulteriormente e evidentemente oltrepassò quel confine invisibile che si era preimposto inconsciamente il ragazzo perché quello scattò addossandosi alla portiera -mi scusi, devo andare.- mormorò prima di aprire la portiera e scendere dall'abitacolo; sparì nel portone di casa e corse per le scale cercando di tornare nelle sue mura di protezione il prima possibile.

 

 

Entrò in casa e trovò pronto in tavola -ben tornato- gli sorrise il biondo -non ho fame, vado a fare la doccia.- gli disse il moretto e sparì in bagno prima di vedere il suo sorriso che si smorzava;

Kazuhiko andò ad affacciarsi alla finestra e vide Hattori che stava fumando una sigaretta appoggiato alla portiera della sua auto.

Senza comprenderne bene il motivo Kazuhiko provò un moto di rabbia e chiuse la tenda impedendogli di scorgere l'interno della sua casa, quasi come se quello fosse un insano gesto di protezione.

Si diresse poi verso il bagno e bussò alla porta -Yoite, tutto bene?- gli chiese da lì, quasi ad essere una barriera, quello lo percepì lì vicino e lo tranquillizzò -dopo vieni a cenare, ti aspetto.- gli comunicò il biondo allontanandosi dalla porta;

 

La vicenda terminò lì, Yukimi insistette che fosse lui ad accompagnarlo e a riprenderlo dagli allentamenti, e ogni tanto andava con lui anche la sorella.

Ovviato quel particolare a cui non erano andati a fondo, accontentandosi di uno stato di tranquillità fittizio, tornarono al loro gioco preferito, essere una famiglia.

 

*

 

Quando Yoite compì quindici anni d'età, Hattori gli permise di prendere parte ad alcune delle missioni che erano competenza del biondo, le più semplici.

Dei veri e propri capricci del loro capo, come ad esempio, la loro prima missione quale squadra fu il recupero di una pergamena antica priva di valore ai fini del loro scopo; semplicemente Hattori voleva arricchire la sua personale collezione di manufatti e scritti antichi.

 

Yukimi fu felice quando Yoite la consegnò nella mani del loro capo, la loro missione era andata a buon fine e nessuno era rimasto ferito, era stata una missione pulita ed indolore.

Tornando a casa Kazuhiko gli rivelò che dovevano assolutamente festeggiare e si fermarono al take away per prendersi una pizza.

Yoite ne contò un paio quando il biondo tornò in macchina da lui -Amatsu non viene?- domandò chiamandola ancora a quel modo e vide il compagno negare -questa sera ha del lavoro da sbrigare.- gli confidò conscio invece che usciva con un suo collega di lavoro;

 

Arrivati a casa si misero seduti al kotatsu* che avevano in salone, ormai iniziava a rinfrescare la sera e Yukimi accese il riscaldamento elettrico di quel piccolo tavolino; con le gambe lì sotto già si stava meglio.

 

Mangiarono la loro pizza e festeggiarono loro due la loro missione e Yukimi, evidentemente festeggiò un po' più del dovuto.

-ottima idea quella di prendere il sakè per festeggiare- si disse con le guance già arrossate dall'ebbrezza dell'alcool e mandò giù anche quel bicchierino porgendolo poi al ragazzo -ancora- mormorò inebetito e quello riluttante ne versò nel bicchiere -bravo il mio bambino- gli disse accarezzandogli pesantemente i capelli e si avvicinò al suo orecchio – i tuoi capelli sono sempre così morbidi.- ammise in un sussurro e lo fece rabbrividire tanto che si morse le labbra e Kazuhiko vedendolo sorrise appena contento; con le sue carezze arrivò a toccargli una guancia scivolando a

sfiorargli, subito dopo il collo. -e la tua pelle...- sospirò sul suo orecchio andando poi a poggiare le sue labbra su quella pelle che aveva appena nominato -mh..- sospirò ancora osservandolo di sfuggita per vedere le sue reazioni -delicata come quella di una ragazza- gli palesò e sentì che cercava, se pur con poca convinzione, di scansarlo da così vicino al proprio corpo. -hai dei lineamenti così delicati- mormorò il maggiore e lentamente lo fece ricadere sul pavimento sovrastandolo con il proprio corpo.

Gli accarezzò con cura il corpo, più delicato che mai e sfiorò le sue labbra con le proprie;

Yoite arrossì, quello era il suo primo bacio, chiuse gli occhi d'impulso rimanendo in balia del compagno, certamente più esperto di lui.

Il moro si rese conto che quelle mani che vagavano sul suo corpo non erano fastidiose, non gli davano affatto il disgusto, -Yukimi...- provò a richiamarlo quello arrossendo e il biondo lo guardò sorprendendosi di quanto poteva apparire indifeso in quel momento la bambola assassina.

Il ragazzo si morse appena le labbra lasciandole lucide di salica e Kazuhiko tornò a baciarle.

-Yukimi.- Lo richiamò ancora il minore ma questa volta senza guardarlo, era intenzionato a continuare il suo discorso, - io sono un...- provò a dire ma quello lo interruppe accarezzandogli il petto  -si, lo so- mormorò scendendo nelle sue carezze -si sente.- ammise tornando a baciarlo e si avvicinò al suo orecchio mentre gli prendeva una mano -non so se lo senti ma non è un problema- gli disse portandolo a poterlo constatare;

Yoite arrossì vistosamente -si lo sento.- pigolò vergognandosene.

-Yukimi- lo richiamò ancora quasi fosse la sola parola che riusciva a dire quella sera, sotto le sue premurose carezze e quello negò sfregando il naso sulla sua guancia -voglio che mi chiami Kazuhiko, adesso.- e Yoite lo guardò imbarazzato, doveva chiamarlo per nome?

 

Per la prima volta allungò una mano verso di lui di propria iniziativa e gli accarezzò i capelli mordendosi appena le labbra come se stesse pensando realmente al da farsi, lo guardò intensamente per poi passare le dita tra quei fili d'oro che il compagno si ostinava a tener indietro con la sua fidata fascia, sorrise un minimo tirandola via  -Kazuhiko...- mormorò prima che quello lo baciasse ancora.

 

Da quando avevano cominciato la loro convivenza avevano diviso quel letto ogni notte, fin dall'inizio, in fondo era l'unico giaciglio atto al riposo. Tutte le sere si erano coricati l'uno accanto all'altro senza realmente sentire quella vicinanza.

Quella sera, per la prima volta da anni sentirono un calore reciproco tra le lenzuola del loro peccato.

 

Quella notte Yoite mi abbracciò,

sembrava un bambino indifeso,

anche se sotto molti punti di vista era un adulto

io mi sentii un aguzzino ed un approfittatore.

Fortunatamente l'alcool nascose quel pensiero e

mi fece sentire solo le sue mani che

stringevano la mia maglia.

 

 

Un bambino privato della sua rosea infanzia , cresciuto troppo in fretta, rinnegato da suo padre stesso e un uomo che non è voluto diventare un adulto, troppo attaccato a quel passato che non può più tornare dove ha deciso di macchiarsi del sangue della propria progenitrice, cosa possono avere in comune? Qual'è il loro punto d'incontro?

 

 

*

 

Yoite era entrato ufficialmente nella squadra operativa di Yukimi, nel loro lavoro erano una coppia affiatata e ben oleata e le missioni, da quando cooperavano apparivano più semplici e dalla facile realizzazione.

In una di queste missioni, Kazuhiko vide usare il kira per la prima volta nella sua vita; l'elettricità di quella tecnica si sentiva nell'aria come un filmine invisibile che fendeva il vento e colpiva irradiandosi nell'avversario; sì. Vedere un uomo colpito da Yoite e dalla sua abilità innata era come vedere qualcuno folgorato da un fulmine.

Scatenava una forza incredibile e sembrava annientarlo dall'interno;

vinsero quello scontro e la pergamena fu nelle loro mani, avrebbero fatto contento Hattori.

 

*

 

affacciato alla finestra Yukimi stava fumando una sigaretta e guardò la città animarsi si luci guizzanti, non riusciva a togliersi dalla testa il combattimento e di come Yoite con la sola imposizione delle mani fosse riuscito a uccidere, cosa che lui con la sua fidata pistola, in quelle circostanze non sarebbe riuscito a fare;

scosse appena la testa e rese il cellulare, erano le undici e venti, magari lei era ancora sveglia, si disse mentalmente per spronarsi a telefonare;

spinse due volte il tasto verde e sentì l'apparecchio squillare libero, la sentì rispondere poi con una risatina che non seppe spiegare.

-ciao tesoro dimmi.- mormorò -ciao fratellino.- rispose quella dall'altro capo della cornetta per sussurrare subito dopo un “aspetta un secondo su” a qualcun altro e capendo che non era sola il biondo si gelò sul posto; mentre lei si scusava del suo compagno insistente lui non ci pensò nemmeno un secondo prima di agire attaccando e interrompendo in quel modo tanto brusco la conversazione lasciando la sorella inebetita.

Amatatsu lo richiamò -scusa è finito il credito- buttò lì mentendole con una certa non calanche -oh, comunque che volevi dirmi?- gli chiese -oggi ho visto Yoite usare il kira.- al che lei si sedette tra le coperte e i suoi seni si scoprirono nudi. -raccontami tutto.- gli intimò incitandolo a continuare mentre il suo compagno la ammirava carezzandole lascivamente un fianco semi scoperto.

Si avvicinò a baciarle piane l'addome risalendo fino all'incavo dei suoi seni ma la bionda lo scansò -fermo un secondo.- gli disse seria -è importante.- ribadì come se il suo sguardo severo non fosse stato sufficiente. Si scusò poi con il fratello per la nuova interruzione e lui negò alla cornetta -tranquilla- mormorò e nonostante avesse appena finito di fumare una sigaretta se ne accese una nuovamente.-sembra che il tuo amico rivendichi la tua presenza.- scherzò pacato fissando le luci del palazzo di fronte che a poco a poco si spegnevano.

Quella balbettò appena spostandosi a guardare il compagno ed effettivamente era così -ne parliamo domani, con calma magari- e la sentì annuire -a domani allora.- aggiunse la ragazza riagganciando subito dopo.

 

Kazuhiko raggiunse Yoite nel letto e gli accarezzò i capelli, notò poi che si era addormentato vestito e iniziò a spogliarlo amorevolmente.

Sentendosi toccare, il ragazzo si destò appena controllando chi fosse a stargli così vicino e sorrise appena vedendo che era lui, Yukimi.

-tranquillo, dormi- mormorò sorridendogli il biondo -ti metto il pigiama e ti raggiungo- aggiunse ma il moro lo afferrò per il collo della maglia attirandolo a se -Kazuhiko.- mormorò come sapeva fare solo lui in quei momenti e il biondo sorrise ancora, aveva capito perfettamente.

Continuò a spogliarlo lentamente e denudò anche se stesso sovrastandolo con la propria figura; sentì il ragazzo afferrarlo come a non volerlo lasciare andar via e lui riuscì a sentire sulla propria pelle la forza che racchiudeva nelle sue esili braccia

-non vado via.- gli disse in un mormorio che sapeva di dolcezza prima di strofinare il suo naso contro quello del compagno.

 

La cosa più bella dello stare con Yoite non era l'atto di per se di fare

l'amore.

Era come in quei momenti, passava le sue braccia sulle

mie spalle e mi stringeva i capelli attirandomi a sé

desideroso di qualche bacio

o di qualche carezza.

Quello erano i momenti in cui davanti a me c'era un essere umano dalle mani calde,

non una bambola assassina con il nome del mio gatto.

 

 

 

 

 

 

 

*- kotatsu: E' un tavolino basso accerchiato da coperte, sotto il quale è integrata una resistenza elettrica, che provvede a riscaldare il ristretto spazio fra tavolino e tappeto.

 

 

Fine stesura; 12/06/2011

MaryKei-Hishi

 

 

 

 

Note Finali:

grazie a tutti quanti di aver letto anche questo capitolo e scusate per il ritardo per il postaggio, è uscito il numero otto del manga e l'ho amato, divorato e riletto cos' tante volte che mi sono persa. Li amo troppo questi due.

Parlando della mia visione del manga posso dirvi che miharu sta per arrivare, nel prossimo capitolo che spero seguirete!

Grazie ancora!

Kiss;

MaryKei-Hishi

 

   
 
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