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Autore: slice    02/07/2011    7 recensioni
Fatta di fretta ma con il cuore, ecco il mio regalo di compleanno per tre fanciulle che meritano il meglio a discapito di quello che invece avranno. ^^'
Attenzione! Qui ci sono Sasuke e Naruto che s'intortano a fare una torta per il compleanno di Kakashi. Dovrei mettere 'non per stomaci deboli' perché secondo me non ne escono... u_ù
Auguri, tate! *__* Chu!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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In realtà pensare fa male. Si dice sempre il contrario perché si deve pensare alle conseguenze, pensare prima di agire, pensare con la propria testa, ma non si realizza mai che se si pensa troppo si esauriscono i fatti nostri e si finisce su quelli degli altri. Shikamaru lo sa bene perché si sveglia la mattina con un nuovo sistema di gestione dei turni dell'ufficio di decriptazione da proporre a Shiho o un nuovo programma utile all'approccio sotto copertura da riferire a Suzume. E, quasi con la stessa fastidiosa nonchalance con cui questi pensieri affollano la sua mente la mattina, già dal delicato passaggio dal sonno alla veglia, camminando per strada si possono imparare molte cose, la maggior parte delle quali non si vorrebbero sapere. Mai.
È precisamente per questo motivo che Shikamaru ha una lista, numerata per ordine d'importanza, di persone che potrebbero conoscere i gusti dolciferi dell'Hatake.

Pensaci bene, Ino.”
“Oh senti, non posso ricordarmi dei gusti di tutti i bellocci di Konoha, ho da studiare io, sai?”
Shikamaru all'inizio cerca di ignorare il fatto che lei si stia pettinando da quando è arrivato, cosa che non ricorda nemmeno vagamente lo studio; poi si morde la lingua perché sente di volergli fortemente ricordare quello che aveva detto quando, tempo prima, lui le aveva chiesto se non avesse avuto da studiare: non posso mica studiare così tanto, devo ricordarmi anche di tutti i bellocci di Konoha io, sai?, aveva risposto a braccia conserte, spostando il peso da un piede all'altro.
“Dai, non ti viene in mente nulla?”
Ino si ferma, con la spazzola a mezz'aria e gli occhi che vagano sul soffitto.
“Non gli piacciono i dango... troppo dolci, suppongo,” dice, con un tono che implica: e adesso smamma!
Sì, bene, grazie.”
“Sei stata utilissima, Yamanaka,” cinguetta Sasuke, che non gli sputa solo perché con tutti quei fiori gialli intorno non si riconosce benissimo quale sia la kunoichi.
“Come la carta igienica...” ridacchia Kiba con Naruto.
“Beh, c'è chi la usa,” puntualizza Sai, riportando serietà.
Lungo le strade del centro ci sono molte persone, ma è una in particolare quella che il genio placca.
Sakura si ferma a lato della strada, proprio mentre sta per prendere la direzione dell'ospedale, si volta con un'aria stupita e un carico di ventisette chili cartacei tra le braccia.
“Che cosa succede?” chiede, leggermente allarmata, facendo scorrere lo sguardo sui presenti.
“Ci serve un consiglio da una donna!” bercia Naruto.
Sakura si rilassa e, anche se non avrebbe potuto ugualmente rilassarsi con quella spiegazione, normalmente, il fatto che ci siano Shikamaru e Sai la tranquillizza un bel po'. Ché da soli solo i Kami sanno cosa potrebbero combinare, quei due più Kiba.
Shikamaru fa un passo verso di lei e il suo movimento fa in modo che la sua attenzione si riversi interamente su di lui e il reale motivo del disturbo.
“Ah,” rimane così ragionevolmente spiazzata, poi rovista nella sua mente tra colori, taglie, dopobarba, gusti letterari - che le fanno arricciare il naso - e culinari del sensei che però non contengono nessuna informazione sui dolci, “Mh... No. Niente. Mi dispiace.”
“Grazie lo stesso...” biascica il genio.
C'è un attimo di stallo imbarazzante dove Sasuke sbuffa, Naruto ringhia ad Akamaru, Kiba li osserva per la prima volta in silenzio, e Sakura si è appena ricordata di essere in ritardo quindi si volta e si allontana a gran velocità.
“Ok, chi è la prossima?” trilla Naruto che non si perde mai d'animo.
“La prossima è un uomo e...” Shikamaru sbuffa, osservando Gai in fondo alla strada che cammina su una gamba sola con Rock Lee sulle spalle, “e lo saltiamo. Tanto anche quella dopo è un uomo.”
Le strade sono abbastanza deserte a quell'ora; il giorno è iniziato da un po' e si sono già alzati tutti, ma è anche sufficientemente tardi da averli già visti recarsi a lavoro. E con le strade così ariose si possono trovare le persone che si cercano a decine di metri di distanza anche senza il fiuto di un segugio. Questo non toglie che scoprire coloro a cui si riferisce Shikamaru permetta di vedere facce buffe anche su Sasuke.
“Lo so che è una richiesta bizzarra, ma ci aiuterebbe molto se riuscisse a darci un qualsiasi indizio, Yamato san,” lo sprona Nara.
“Beh, in realtà lo conosco come compagno d'armi, io. Posso dirvi quale posizione preferisce in battaglia, quali armi predilige, elencarvi le strategie che usa maggiormente, ma non saprei davvero cosa suggerirvi riguardo ai dolci.” sorride Tenzo, osservando l'immediato scoglionamento generale con un pizzico d'apprensione. “Magari potreste provare con Gai!” suggerisce, illuminato.
“Non fa niente,” si affretta a dire Shikamaru, prima di voltarsi e riprendere il cammino. “Si ricordi di tacere, in ogni caso,” dice, con un tono più alto per farsi sentire anche con la distanza accumulata.
“Adesso?” mugola Naruto, sottotono perché lui non si arrende mai ma si annoia presto.
“Calma, andiamo all'ospedale,” ordina lo stratega.
Il tragitto, se pur breve, viene bombardato da ciance inutili e condito con frasi tipo 'perché all'ospedale?', 'a Sakura e a Ino abbiamo già chiesto, te lo ricordi, Shikamaru?' e giù risate perché non fa male ridere se ci si annoia, almeno finché non si urta la pazienza di un Uchiha qualsiasi, insomma. Poi ci sono chidori e starnazzi che vanno sedati perché uccidere qualcuno nei pressi di un ospedale non significa avere un'attenuante.
“Buongiorno, Shizune san, per caso sa dirci quali sono i gusti di Kakashi san in fatto di dolci?”
Naruto spalanca la bocca e non la chiude per tutto il quarto d'ora successivo, Kiba ci infila di tutto e muore dalle risate, Sasuke pensa ancora che quella gente sia meno utile della carta igienica traforata e Sai si guarda intorno perché in quell'ala non c'era mai stato.
“Io? Ma... ma... perché dovrei sapere una cosa del genere? Come potrei...?” balbetta Shizune, indietreggiando come se fosse braccata da ninja nemici.
“Non è né il perché né il come che ci interessa, ma solo il cosa, Shizune san,” spiega Shikamaru, paziente.
“Cioè? '
Cosa potrei sapere una cosa del genere...'?” bisbiglia Naruto, udito, suo malgrado, da Sasuke e punito di conseguenza.
“Cioè,” chiarisce lo stratega per pietà, “quale tipo di dolce piace a Kakashi san?”
“Ma non era 'cosa'?” si acciglia Naruto, e il piede di Sasuke batte in terra sempre più velocemente e rumorosamente.
“Mh, ahn... non lo so,” ride Shizune, muovendo irrequieta la coda nevrotica. “Non saprei, uhm, non credo gli piacciano i dolci... Mh, la torta di riso! Cioè, può darsi... Forse?” ridacchia ancora, sistemandosi i capelli, nervosa.
“Sì, forse, grazie Shizune san.”



Avere una lista della spesa non significa essere a metà del lavoro come invece ha sentito dire a sua madre. Shikamaru se ne accorge osservando i suoi compagni fare tutto tranne che la spesa.
“Oh, ma che palle Uchiha, non ce ne frega niente dei soldi che hai, questa è la stessa cosa e costa la metà!”
“Lo so, Inuzuka, ma basta guardarti per conoscere gli effetti del cibo che costa la metà.”
Kiba ringhia letteralmente, snudando i canini, mentre pensa a qualcosa di cattivo da vomitare addosso a quel pallone gonfiato.
“Ehy ehy! Stiamo solo facendo la spesa, ragazzi!” interviene Naruto, spuntato a fianco di Sasuke.
“E tu che c'entri? Sei il suo tutore?” gracchia Kiba, indicando l'altro.
“Già, testa quadra, che c'entri?”
Naruto, nonostante il suo egodistonico attaccamento a Sasuke, è cresciuto. Ha anche scoperto che è facile e liberatorio mandare a cagare quel grumo d'orgoglio e malinconia che è Sasuke, solo che la maggior parte delle volte si sente in colpa come un cretino e pure la volpe ride di lui, là dentro, nella sua pancia. Così ha imparato a lasciarlo parlare, almeno per un po', a evitare di prenderlo a pugni alla prima frase acida che gli rivolge. Alla seconda già non resiste più e o si spogliano o si menano, ma alla prima si trattiene, ecco.
“Oh, senti Sas'ke, se paghi tu prendi questo,” dice sventolando la confezione di riso più cara, “Altrimenti prendiamo l'altro!”
Dopo un attimo di silenzio e sdegnata incertezza, Sasuke prende di malavoglia il pacchetto più caro e lo butta nel cesto che porta Chouji.
“Tsk. Poi sono io quello matto: avete lasciato la spesa ad uno che mangia anche il sibilo dei kunai...” brontola, voltandosi per raggiungere lo scaffale della farina prima di Kiba.
Shikamaru ha solo il tempo di guardare Chouji e rendersi conto che le parole dell'ex nukenin gli sono scivolate addosso, quando Naruto gli sottrae il cesto.
“Chouji, andresti a scegliere un vino che si abbini con questo tipo di torta?”
Akimichi gonfia le guance e arriccia le labbra, scontento, ma poi si volta e inizia a camminare verso il giusto reparto.
“Molto delicato, Naruto,” bofonchia Nara, prima di seguire il compagno.
Il problema che segue non è migliore di quello della spesa per il riso, ma almeno è abbastanza divertente. Per Kiba.
“Che cosa vuol dire che te ne intendi di latte, allevi mucche?” chiede Sasuke, distogliendo lo sguardo dalla scadenza del cartone che ha in mano.
“Ma cosa dici, teme, io non faccio altro che bere latte, eh!” dice Naruto, dimenticandosi completamente del ramen.
Poi si volta verso il compagno mentre lo dice e c'è la luce diurna che lì, in quell'angolo del negozio, filtra male. C'è il chiarore dietro quei capelli biondi e il viso è leggermente in penombra, Sasuke rimane un po' stordito perché poi ci sono quegli occhi azzurri, azzurro cielo, denso e surreale, che quasi ipnotizzano e non si riesce a smettere di guardarli.
“Prendi questo, magari ti piace anche se non è scaduto...” borbotta il genio e lo sorpassa, lasciandolo lì dov'è come un merluzzo. Lo avrebbe baciato, in realtà, ma c'è l'inutile Inuzuka che sghignazza perché ha capito tutto e non aspetta altro che farsi due risate. Chi disprezza compra, Uchiha, mh?, gli aveva detto una delle prime volte che li aveva beccati insieme e già allora si era appena trattenuto dall'uccidere tutta Konoha per altri motivi, ci mancava solo quel coso lì, con i segni rossi sulle guance, a fargli perdere la pazienza.
“Cosa c'entra che non è scaduto?”
E la risata di Kiba è fastidiosa anche quando non ride di loro, di quella cosa strana che c'è tra di loro, che gli è scivolata dentro, densa e surreale come quegli occhi.
“Andiamo testone, la vuoi fare o no, questa torta?”
“Quale torta?”
Sasuke si sorprende, come poche volte nella sua vita, di non sapere che espressione dover assumere. Non gli serve fingere: se c'è sdegno dentro di lui è lieto di mostrarlo, così come rabbia, disgusto, odio e ogni tipo di sentimento che comprenda l'irritazione. Se si scopre felice regala un'indifferenza leggera e fresca che sembra davvero un sorriso a chi non lo conosce e che si scopre essere sul serio uno stirare di labbra tra quei ciuffi neri per chi invece sa cos'è un Sasuke Uchiha. In fine, l'indifferenza vera è una patina rassicurante che mette tra sé e il mondo per doverlo affrontare diluito ed evitare che lo travolga.
Ma in quel momento non sa proprio cosa dovrebbe fare perché quello che ha davanti era un ottimo sostituto per un genitore e lui, da bravo adolescente che crede di sapere tutto, lo ha trattato come una cartaccia che si trova sulla strada, calciandolo ripetutamente fin quando non è stato fuori dalla sua portata. Non c'è più quell'imbarazzo invadente che gli faceva piegare la testa, che non gli permetteva di guardarlo in quell'occhio nero e sorridente, ma ancora ha uno strano modo di sentirlo vicino. Ma dal momento che sta comprando gli ingredienti per festeggiare il suo compleanno, come una ragazzina dell'accademia innamorata di lui, l'imbarazzo torna ad essere irritazione.
“La torta fatti miei, sensei.”
Quella parola poi ha un suono che disturbava molto più all'inizio e lo ha usato a lungo trasformandolo in un semplice san, poi però Naruto gliel'ha strillata nell'orecchio per mesi e lui ha colto l'occasione per riprenderla sulla punta della lingua. Dapprima dicendola piano accostata ad una frase rivolta a Kakashi, e dopo inserendola con lo stesso tono affinché fosse udibile.
Kakashi da parte sua l'ha sentita. L'ha sentita arrivare al cuore anche la prima volta che il genio l'ha sussurrata, prima di voltarsi e andarsene. L'ha sentita rimanergli in testa quando ha preso la stessa chiarezza delle altre parole della frase pronunciata, come se fosse un indicatore di distanza tra lui e l'ex allievo. Quindi adesso sorride e capisce praticamente solo quella, senza far caso al fatto che Naruto ha già iniziato a farneticare una decina di cose che lui non ha compreso.
“...Non stiamo facendo niente di male, eh!” continua a ragliare Naruto, ignorato.
Kiba si avvicina con la testa piegata da una parte e lo sguardo rivolto ad Akamaru, seduto fuori dal negozio, e quando vede la lingua del cane ritrarsi in bocca e le orecchie spostarsi in avanti, attente ad un eventuale ordine del padrone, sorride prima di iniziare a parlare.
“Ino e Shikamaru hanno intenzione di uscire allo scoperto e vogliamo fargli una festa per dirgli che approviamo!” spiega, acquietando il jinchuuriki che, dopo un ragionevole secondo di smarrimento, sorride esageratamente.
Kakashi è sul punto di dirgli che Shikamaru è due file di scaffali più là e che ha visto Ino sbirciare il culo di Tenzo giusto un paio d'ore prima, però è del tutto certo che queste cose non cambierebbero l'enorme ritardo che ha accumulato, perciò sono inutili, e tace. All'ospedale c'è qualcuno che ha finito il turno da un pezzo e non è ancora stato importunato quindi, insomma, lui ha da fare.
“Va bene, ma non fate disastri, mh,” saluta con la mano e si reca alla cassa. Se non avesse comprato fragole e vino costoso forse sarebbe stato meno sospetto, ma in fondo non sembra importare a nessuno, fortunatamente.



Che cosa manca?” chiede Naruto, sommerso dalla spesa.
“Abbiamo preso tutto,” dice Sai, scorrendo sulla lista.
“Forse potreste darmi una mano,” arranca il jinchuuriki.
“Dove andiamo a farla?”
“Già! Dove?”
“A casa mia, se mi date una mano,” continua il genin, cominciando ad affannarsi.
“Andiamo da me che nessuno verrà a disturbarci, forza. Ma non toccare niente, Inuzuka.”
“Ma poi che tipo di vino ha preso Chouji?”

Ragazzi... Ragazziiiii!” piagnucola Naruto, ancora una volta completamente ignorato.











Non c'è nessuna logica, non cercatela. Saranno solo tre capitoli, eh, se gli Dei mi assisteranno.
Non sono nemmeno aggiornamenti regolari perché il prossimo sarà postato il sette luglio.
Inoltre questo è corto, troppo corto... *si lancia dal monte Rushmore di Konoha*

Tessa, perdonami, è corterrimo e c'è tanto SasuNaru quanto Akamaru. -.- Giuro, ci ho messo del solido impegno. Giuro! u_u'
Tanti auguri, Tessa! Chu! Spero che ti porti almeno fortuna per gli esami. ^^ (Anche se so che non ne hai bisogno, eh! ;p)



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



  
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