In realtà
pensare fa male. Si dice sempre il contrario perché si deve
pensare alle conseguenze, pensare prima di agire, pensare con la
propria testa, ma non si realizza mai che se si pensa troppo si
esauriscono i fatti nostri e si finisce su quelli degli altri.
Shikamaru lo sa bene perché si sveglia la mattina con un nuovo
sistema di gestione dei turni dell'ufficio di decriptazione da
proporre a Shiho o un nuovo programma utile all'approccio sotto
copertura da riferire a Suzume. E, quasi con la stessa fastidiosa
nonchalance con cui questi pensieri affollano la sua mente la
mattina, già dal delicato passaggio dal sonno alla veglia,
camminando per strada si possono imparare molte cose, la maggior
parte delle quali non si vorrebbero sapere. Mai.
È
precisamente per questo motivo che Shikamaru ha una lista, numerata
per ordine d'importanza, di persone che potrebbero conoscere i gusti
dolciferi dell'Hatake.
“Pensaci bene,
Ino.”
“Oh senti, non posso ricordarmi dei gusti di
tutti i bellocci di Konoha, ho da studiare io, sai?”
Shikamaru
all'inizio cerca di ignorare il fatto che lei si stia pettinando da
quando è arrivato, cosa che non ricorda nemmeno vagamente lo
studio; poi si morde la lingua perché sente di volergli
fortemente ricordare quello che aveva detto quando, tempo prima, lui
le aveva chiesto se non avesse avuto da studiare: non posso mica
studiare così tanto, devo ricordarmi anche di tutti i bellocci
di Konoha io, sai?, aveva risposto a braccia conserte, spostando
il peso da un piede all'altro.
“Dai, non ti viene in mente
nulla?”
Ino si ferma, con la spazzola a mezz'aria e gli
occhi che vagano sul soffitto.
“Non gli piacciono i dango...
troppo dolci, suppongo,” dice, con un tono che implica: e
adesso smamma!
“Sì,
bene, grazie.”
“Sei stata utilissima, Yamanaka,”
cinguetta Sasuke, che non gli sputa solo perché con tutti quei
fiori gialli intorno non si riconosce benissimo quale sia la
kunoichi.
“Come la carta igienica...” ridacchia Kiba
con Naruto.
“Beh, c'è chi la usa,” puntualizza
Sai, riportando serietà.
Lungo le strade del centro ci sono
molte persone, ma è una in particolare quella che il genio
placca.
Sakura si ferma a lato della strada, proprio mentre sta
per prendere la direzione dell'ospedale, si volta con un'aria stupita
e un carico di ventisette chili cartacei tra le braccia.
“Che
cosa succede?” chiede, leggermente allarmata, facendo scorrere
lo sguardo sui presenti.
“Ci serve un consiglio da una
donna!” bercia Naruto.
Sakura si rilassa e, anche se non
avrebbe potuto ugualmente rilassarsi con quella spiegazione,
normalmente, il fatto che ci siano Shikamaru e Sai la tranquillizza
un bel po'. Ché da soli solo i Kami sanno cosa potrebbero
combinare, quei due più Kiba.
Shikamaru fa un passo verso
di lei e il suo movimento fa in modo che la sua attenzione si riversi
interamente su di lui e il reale motivo del disturbo.
“Ah,”
rimane così ragionevolmente spiazzata, poi rovista nella sua
mente tra colori, taglie, dopobarba, gusti letterari - che le fanno
arricciare il naso - e culinari del sensei che però non
contengono nessuna informazione sui dolci, “Mh... No. Niente.
Mi dispiace.”
“Grazie lo stesso...” biascica il
genio.
C'è un attimo di stallo imbarazzante dove Sasuke
sbuffa, Naruto ringhia ad Akamaru, Kiba li osserva per la prima volta
in silenzio, e Sakura si è appena ricordata di essere in
ritardo quindi si volta e si allontana a gran velocità.
“Ok,
chi è la prossima?” trilla Naruto che non si perde mai
d'animo.
“La prossima è un uomo e...” Shikamaru
sbuffa, osservando Gai in fondo alla strada che cammina su una gamba
sola con Rock Lee sulle spalle, “e lo saltiamo. Tanto anche
quella dopo è un uomo.”
Le strade sono abbastanza
deserte a quell'ora; il giorno è iniziato da un po' e si sono
già alzati tutti, ma è anche sufficientemente tardi da
averli già visti recarsi a lavoro. E con le strade così
ariose si possono trovare le persone che si cercano a decine di metri
di distanza anche senza il fiuto di un segugio. Questo non toglie che
scoprire coloro a cui si riferisce Shikamaru permetta di vedere facce
buffe anche su Sasuke.
“Lo so che è una richiesta
bizzarra, ma ci aiuterebbe molto se riuscisse a darci un qualsiasi
indizio, Yamato san,” lo sprona Nara.
“Beh, in realtà
lo conosco come compagno d'armi, io. Posso dirvi quale posizione
preferisce in battaglia, quali armi predilige, elencarvi le strategie
che usa maggiormente, ma non saprei davvero cosa suggerirvi riguardo
ai dolci.” sorride Tenzo, osservando l'immediato scoglionamento
generale con un pizzico d'apprensione. “Magari potreste provare
con Gai!” suggerisce, illuminato.
“Non fa niente,”
si affretta a dire Shikamaru, prima di voltarsi e riprendere il
cammino. “Si ricordi di tacere, in ogni caso,” dice, con
un tono più alto per farsi sentire anche con la distanza
accumulata.
“Adesso?” mugola Naruto, sottotono perché
lui non si arrende mai ma si annoia presto.
“Calma, andiamo
all'ospedale,” ordina lo stratega.
Il tragitto, se pur
breve, viene bombardato da ciance inutili e condito con frasi tipo
'perché all'ospedale?', 'a Sakura e a Ino abbiamo già
chiesto, te lo ricordi, Shikamaru?' e giù risate perché
non fa male ridere se ci si annoia, almeno finché non si urta
la pazienza di un Uchiha qualsiasi, insomma. Poi ci sono chidori e
starnazzi che vanno sedati perché uccidere qualcuno nei pressi
di un ospedale non significa avere un'attenuante.
“Buongiorno,
Shizune san, per caso sa dirci quali sono i gusti di Kakashi san in
fatto di dolci?”
Naruto spalanca la bocca e non la chiude
per tutto il quarto d'ora successivo, Kiba ci infila di tutto e muore
dalle risate, Sasuke pensa ancora che quella gente sia meno utile
della carta igienica traforata e Sai si guarda intorno perché
in quell'ala non c'era mai stato.
“Io? Ma... ma... perché
dovrei sapere una cosa del genere? Come potrei...?” balbetta
Shizune, indietreggiando come se fosse braccata da ninja nemici.
“Non
è né il perché né il come che ci
interessa, ma solo il cosa, Shizune san,” spiega Shikamaru,
paziente.
“Cioè? 'Cosa potrei
sapere una cosa del genere...'?” bisbiglia Naruto, udito, suo
malgrado, da Sasuke e punito di conseguenza.
“Cioè,”
chiarisce lo stratega per pietà, “quale tipo di dolce
piace a Kakashi san?”
“Ma non era 'cosa'?” si
acciglia Naruto, e il piede di Sasuke batte in terra sempre più
velocemente e rumorosamente.
“Mh, ahn... non lo so,”
ride Shizune, muovendo irrequieta la coda nevrotica. “Non
saprei, uhm, non credo gli piacciano i dolci... Mh, la torta di riso!
Cioè, può darsi... Forse?” ridacchia ancora,
sistemandosi i capelli, nervosa.
“Sì, forse, grazie
Shizune san.”
Avere una lista
della spesa non significa essere a metà del lavoro come invece
ha sentito dire a sua madre. Shikamaru se ne accorge osservando i
suoi compagni fare tutto tranne che la spesa.
“Oh, ma che
palle Uchiha, non ce ne frega niente dei soldi che hai, questa è
la stessa cosa e costa la metà!”
“Lo so,
Inuzuka, ma basta guardarti per conoscere gli effetti del cibo che
costa la metà.”
Kiba ringhia letteralmente, snudando
i canini, mentre pensa a qualcosa di cattivo da vomitare addosso a
quel pallone gonfiato.
“Ehy ehy! Stiamo solo facendo la
spesa, ragazzi!” interviene Naruto, spuntato a fianco di
Sasuke.
“E tu che c'entri? Sei il suo tutore?”
gracchia Kiba, indicando l'altro.
“Già, testa quadra,
che c'entri?”
Naruto, nonostante il suo egodistonico
attaccamento a Sasuke, è cresciuto. Ha anche scoperto che è
facile e liberatorio mandare a cagare quel grumo d'orgoglio e
malinconia che è Sasuke, solo che la maggior parte delle volte
si sente in colpa come un cretino e pure la volpe ride di lui, là
dentro, nella sua pancia. Così ha imparato a lasciarlo
parlare, almeno per un po', a evitare di prenderlo a pugni alla prima
frase acida che gli rivolge. Alla seconda già non resiste più
e o si spogliano o si menano, ma alla prima si trattiene, ecco.
“Oh,
senti Sas'ke, se paghi tu prendi questo,” dice sventolando la
confezione di riso più cara, “Altrimenti prendiamo
l'altro!”
Dopo un attimo di silenzio e sdegnata incertezza,
Sasuke prende di malavoglia il pacchetto più caro e lo butta
nel cesto che porta Chouji.
“Tsk. Poi sono io quello matto:
avete lasciato la spesa ad uno che mangia anche il sibilo dei
kunai...” brontola, voltandosi per raggiungere lo scaffale
della farina prima di Kiba.
Shikamaru ha solo il tempo di guardare
Chouji e rendersi conto che le parole dell'ex nukenin gli sono
scivolate addosso, quando Naruto gli sottrae il cesto.
“Chouji,
andresti a scegliere un vino che si abbini con questo tipo di
torta?”
Akimichi gonfia le guance e arriccia le labbra,
scontento, ma poi si volta e inizia a camminare verso il giusto
reparto.
“Molto delicato, Naruto,” bofonchia Nara,
prima di seguire il compagno.
Il problema che segue non è
migliore di quello della spesa per il riso, ma almeno è
abbastanza divertente. Per Kiba.
“Che cosa vuol dire che te
ne intendi di latte, allevi mucche?” chiede Sasuke,
distogliendo lo sguardo dalla scadenza del cartone che ha in
mano.
“Ma cosa dici, teme, io non faccio altro che bere
latte, eh!” dice Naruto, dimenticandosi completamente del
ramen.
Poi si volta verso il compagno mentre lo dice e c'è
la luce diurna che lì, in quell'angolo del negozio, filtra
male. C'è il chiarore dietro quei capelli biondi e il viso è
leggermente in penombra, Sasuke rimane un po' stordito perché
poi ci sono quegli occhi azzurri, azzurro cielo, denso e surreale,
che quasi ipnotizzano e non si riesce a smettere di
guardarli.
“Prendi questo, magari ti piace anche se non è
scaduto...” borbotta il genio e lo sorpassa, lasciandolo lì
dov'è come un merluzzo. Lo avrebbe baciato, in realtà,
ma c'è l'inutile Inuzuka che sghignazza perché ha
capito tutto e non aspetta altro che farsi due risate. Chi
disprezza compra, Uchiha, mh?, gli aveva detto una delle prime
volte che li aveva beccati insieme e già allora si era appena
trattenuto dall'uccidere tutta Konoha per altri motivi, ci mancava
solo quel coso lì, con i segni rossi sulle guance, a fargli
perdere la pazienza.
“Cosa c'entra che non è
scaduto?”
E la risata di Kiba è fastidiosa anche
quando non ride di loro, di quella cosa strana che c'è tra di
loro, che gli è scivolata dentro, densa e surreale come quegli
occhi.
“Andiamo testone, la vuoi fare o no, questa
torta?”
“Quale torta?”
Sasuke si sorprende,
come poche volte nella sua vita, di non sapere che espressione dover
assumere. Non gli serve fingere: se c'è sdegno dentro di lui è
lieto di mostrarlo, così come rabbia, disgusto, odio e ogni
tipo di sentimento che comprenda l'irritazione. Se si scopre felice
regala un'indifferenza leggera e fresca che sembra davvero un sorriso
a chi non lo conosce e che si scopre essere sul serio uno stirare di
labbra tra quei ciuffi neri per chi invece sa cos'è un Sasuke
Uchiha. In fine, l'indifferenza vera è una patina rassicurante
che mette tra sé e il mondo per doverlo affrontare diluito ed
evitare che lo travolga.
Ma in quel momento non sa proprio cosa
dovrebbe fare perché quello che ha davanti era un ottimo
sostituto per un genitore e lui, da bravo adolescente che crede di
sapere tutto, lo ha trattato come una cartaccia che si trova sulla
strada, calciandolo ripetutamente fin quando non è stato fuori
dalla sua portata. Non c'è più quell'imbarazzo
invadente che gli faceva piegare la testa, che non gli permetteva di
guardarlo in quell'occhio nero e sorridente, ma ancora ha uno strano
modo di sentirlo vicino. Ma dal momento che sta comprando gli
ingredienti per festeggiare il suo compleanno, come una ragazzina
dell'accademia innamorata di lui, l'imbarazzo torna ad essere
irritazione.
“La torta fatti miei, sensei.”
Quella
parola poi ha un suono che disturbava molto più all'inizio e
lo ha usato a lungo trasformandolo in un semplice san, poi però
Naruto gliel'ha strillata nell'orecchio per mesi e lui ha colto
l'occasione per riprenderla sulla punta della lingua. Dapprima
dicendola piano accostata ad una frase rivolta a Kakashi, e dopo
inserendola con lo stesso tono affinché fosse udibile.
Kakashi
da parte sua l'ha sentita. L'ha sentita arrivare al cuore anche la
prima volta che il genio l'ha sussurrata, prima di voltarsi e
andarsene. L'ha sentita rimanergli in testa quando ha preso la stessa
chiarezza delle altre parole della frase pronunciata, come se fosse
un indicatore di distanza tra lui e l'ex allievo. Quindi adesso
sorride e capisce praticamente solo quella, senza far caso al fatto
che Naruto ha già iniziato a farneticare una decina di cose
che lui non ha compreso.
“...Non stiamo facendo niente di
male, eh!” continua a ragliare Naruto, ignorato.
Kiba si
avvicina con la testa piegata da una parte e lo sguardo rivolto ad
Akamaru, seduto fuori dal negozio, e quando vede la lingua del cane
ritrarsi in bocca e le orecchie spostarsi in avanti, attente ad un
eventuale ordine del padrone, sorride prima di iniziare a
parlare.
“Ino e Shikamaru hanno intenzione di uscire allo
scoperto e vogliamo fargli una festa per dirgli che approviamo!”
spiega, acquietando il jinchuuriki che, dopo un ragionevole secondo
di smarrimento, sorride esageratamente.
Kakashi è sul punto
di dirgli che Shikamaru è due file di scaffali più là
e che ha visto Ino sbirciare il culo di Tenzo giusto un paio d'ore
prima, però è del tutto certo che queste cose non
cambierebbero l'enorme ritardo che ha accumulato, perciò sono
inutili, e tace. All'ospedale c'è qualcuno che ha finito il
turno da un pezzo e non è ancora stato importunato quindi,
insomma, lui ha da fare.
“Va bene, ma non fate disastri,
mh,” saluta con la mano e si reca alla cassa. Se non avesse
comprato fragole e vino costoso forse sarebbe stato meno sospetto, ma
in fondo non sembra importare a nessuno, fortunatamente.
“Che cosa
manca?” chiede Naruto, sommerso dalla spesa.
“Abbiamo
preso tutto,” dice Sai, scorrendo sulla lista.
“Forse
potreste darmi una mano,” arranca il jinchuuriki.
“Dove
andiamo a farla?”
“Già! Dove?”
“A
casa mia, se mi date una mano,” continua il genin, cominciando
ad affannarsi.
“Andiamo da me che nessuno verrà a
disturbarci, forza. Ma non toccare niente, Inuzuka.”
“Ma
poi che tipo di vino ha preso Chouji?”
“Ragazzi... Ragazziiiii!” piagnucola Naruto, ancora una volta completamente ignorato.
Non c'è
nessuna logica, non cercatela. Saranno solo tre capitoli, eh, se gli
Dei mi assisteranno.
Non sono nemmeno aggiornamenti regolari
perché il prossimo sarà postato il sette
luglio.
Inoltre questo è corto, troppo corto... *si lancia
dal monte Rushmore di Konoha*
Tessa, perdonami, è
corterrimo e c'è tanto SasuNaru quanto Akamaru. -.- Giuro, ci
ho messo del solido impegno. Giuro! u_u'
Tanti auguri, Tessa! Chu!
Spero che ti porti almeno fortuna per gli esami. ^^ (Anche se so che
non ne hai bisogno, eh! ;p)
I personaggi e i
luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.