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Autore: Chizumi    03/07/2011    1 recensioni
[Adolescenza]
Ispirato dal libro "Una voce dal lago". Scena fluff, ambientata nella gioventù dei genitori della protagonista.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Aggiornamento del 30/03/2018 - Storia revisionata


"Michel!"

Una risata cristallina riecheggia fra alcuni pini innevati; proviene da una giovane, letteralmente trascinata a forza da un ragazzo.
Da lontano si direbbe una scena quasi comica.
Lei, piccola e ridente; lui robusto e corrucciato.
Lei, incredibilmente divertita; lui straordinariamente impacciato.
L'espressione di gioiosa curiosità di lei contrasta in un modo bizzarro con quella imbarazzata, ma estremamente determinata, di lui.

"Michel! Dai, che cosa succede? Vorrei davvero sapere per quale motivo mi hai trascinato fin qui!"
"Mi dispiace, ma non siamo ancora arrivati."

Sul viso di lei comparve un sorriso sornione. "E' davvero così importante questa cosa che devi dirmi?
Così importante da spingermi a forza lungo questa vecchia strada, di nascosto, senza che mio padre lo sappia, così avrà un buon motivo per prenderti a calci non appena ti vedrà?"
Lui si girò di scatto mollando il braccio di lei, guardandola rabbuiato.

"Non prendermi in giro. Non è un motivo futile, ne una scappatella. E' importante, e ti basti sapere questo. E poi, non ho paura di tuo padre."
Lei si fece seria per un momento, poi sbuffò e lo sorpassò. Michel la guardò.
Scosse le braccia, scuotendo la testa.

"Dove credi di andare? Tu non conosci questo posto. Segui me."
E la risuperò, questa volta facendosi seguire senza trascinarla. Lei rise e poi alzò gli al cielo.

"Ok, ok, orso bruno, almeno ... mi dici di cosa si tratta?"
Lui sorrise di nascosto, malizioso. "... No."
"Dai, ti preeeeego!" implorò lei, con due enormi occhioni da cucciolo.
Michel emise un risolino. La adorava quando faceva così.
La adorava in ogni momento da quando l'aveva vista per la prima volta, su quella riva, giusto l'anno prima.
Durante quella competizione di resistenza sui tronchi.
Per colpa di questa ragazza, era quasi caduto, e dire che ce ne voleva per farlo tentennare ... però niente, gli tremarono le gambe appena la vide.
Per colpa sua. Perchè era troppo bella, perchè l'aveva notato, perchè lo guardava ammirata.
E l'unica ragione per cui non era caduto ... era perchè non aveva alcuna intenzione di fare brutta figura, ne davanti a lei, ne davanti ai suoi compagni. Aveva una reputazione, lui, che diamine!

Ripensò a quanti sorrisetti di scherno aveva ricevuto dai suoi amici dopo averle regalato la sua bandana della vittoria ...
Però, diciamoci la verità: gli e ne era mai importato qualcosa?

No.
Se gli e ne fosse importato qualcosa, non l'avrebbe invitata a fare un giro.
Non l'avrebbe baciata, ma soprattutto non sarebbe comparso all'improvviso davanti a casa sua quella stessa mattina, lanciando sassolini alla finestra mentre la invitava a venire con lui gridandole:
"Devo dirti ... cioè, devo chiederti una cosa! Vieni con me!", balbettando come un perfetto idiota. 
Ovvero, non "come". ESATTAMENTE come un perfetto idiota.

Non si era accorto di essere rimasto in silenzio per tutta la durata delle sue riflessioni, e lei interpretò il suo silenzio come un altro "no" alla sua supplica precedente, perciò incrociò le braccia indispettita.
"Ti diverti a tenermi sulle spine, non è vero Michel Gauthier?"
Sapeva che lui odiava sentirsi chiamare col suo nome intero.
Infatti lui si accigliò, ma poi rise lievemente, divertito. "Suvvia, Ellen ... dai ormai ci siamo."

"Già, ci siamo ...", disse una vocina agitata dentro di lui, che lo fece sudare freddo.
Si fermarono sotto un imponente pino, il più grosso nei paraggi, alto e maestoso.
Il sole faceva brillare i suoi aghi ghiacciati. Faceva caldo, nonostante la neve.

Lui si voltò, di fronte a lei. Ellen lo guardava curiosa. "Allora, cosa mi volevi chiedere?"
Lui arrossì di botto. Agitato e nervoso come un cervo davanti ad una macchina.
"Coraggio Michel, coraggio, sta calmo ... i tronchi, ricorda i tronchi ... puoi farcela, concentrazione, focalizza, daidaidai ..."
"Ecco, volevo chiederti ...", cominciò farfugliando.

Lei gli si avvicinò, er capirlo meglio.
"Si?"
Michel si passò una mano dietro al collo. Sudava.
"Ecco, visto che io ..."
Lei lo guardava incoraggiante. "Dai, continua.", lo incoraggiò dolcemente, con uno sguardo curioso e limpido.

L'uomo deglutì. Poi decise di prendere il toro per le corna. In qualche modo, doveva fare uscire le parole.
"Visto che io, che tu, che noi stiamo insieme da ... e i-insomma - balbetto?! Io balbetto?!? - insomma, visto che io mi trovo bene con te, e spero anche tu con me, e visto che l'idea di un futuro insieme non mi spaventi ma anzi, non mi dispiaccia ..."
Si. Togliamo il forse. Era davvero un idiota farfugliante assurdità senza contenuto per il panico.
Comprensibile, ma patetico.
"ANDIAMO ...", si disse tra se e se nel panico.

"Mi stavo chiedendo ..." Prese un respiro profondo.
"Ti andrebbe di diventare la signorina Ellen Gauthier?"
Bene, era fatta. Umiliazione totale.
Ora non gli restava che guardarla, sperare, e buttarsi da un pon -.

...
Gli occhi di Michel tremarono di fronte al viso serio di lei, abbassato verso i suoi piedi, che non aveva cambiato espressione da quando aveva detto per la prima volta visto.
"... oh, no ..." 

Si mise a fissare il terreno, sentendosi triste e abbattuto.
"
Ecco, lo sapevo.
Ma in che razza di illusione speravo?
Adesso sarà sicuramente imbarazzata e spaventata ... non sa come dirmi di no ... sono solo un poveraccio ... inutile ... inetto ... "  

Se avesse smesso di praticare violenza verbale su se stesso per un secondo, si fosse calmato un istante e l'avesse guardata bene negli occhi ...
Avrebbe notato un dettaglio importante: una luce sfavillante nel suo sguardo incredulo, ben nascosta dall'espressione glaciale degli zigomi.
La ragazza si era pietrificata per l'esplosione di gioia, che aveva tenuto fortemente a bada dentro di lei, mentre lo sentiva parlare.
Lei era estremamente sensibile ... nutriva speranze, ma sapeva che se si fosse disillusa avrebbe evitato di provare una delusione insopportabile.
Così era rimasta seria ... ma ora, piano piano, le sue labbra si aprirono per lasciar spazio ad un sorriso meravigliosamente entusiasta.

"Non ci posso credere, non ci posso credere! Mi ha davvero chiesto di ... oh Cielo!" Le sue speranze, avverate, le avevano fatto metaforicamente uscire la luce del sole dagli occhi.
Cercò di incrociare il suo sguardo raggiante con gli occhi dell'uomo che amava.
Si rabbuiò preoccupata nel vederlo così accasciato ma subito dopo ridendo lievemente tra se e se.
Sicuramente aveva frainteso la sua espressione di prima, doveva spiegarsi con lui.

"Oh Michel!"
Lui alzò pigramente lo sguardò, aspettandosi il peggio.
Ci si potrebbe domandare: "Ma come, non l'ha vista in faccia? Non l'ha sentita ridere?"

No. Troppo perso nei suoi pensieri tristi e abbattuti.
"Cosa ..." disse con tono mesto.

"Sei proprio uno stupido, Michel, un grosso stupido!" ed Ellen rise di nuovo. "Perdonami tanto!" 
"... prego?"

E solo allora si accorse del fantastico sorriso dipinto sulle labbra di lei.
Sgranò gli occhi, sentendosi improvvisamente caldo.

"Ma ... ?" Non fece in tempo a terminare il pensiero, che si ritrovò catapultato con lei spalmatagli addosso, rotolandosi nella neve fresca.
"Si Michel, si!
Voglio venire a vivere con te, voglio una casa, una terra, dei figli, ma solo con te!
Voglio vivere con te per sempre, e tu sei stupido perchè non hai capito che ti avrei detto di SI ancor prima che tu me lo chiedessi!
Ti amo, Michel." 
E si accasciò sulla fronte dell'uomo, ridendo e singhiozzando dalla gioia.
A lui servirono alcuni secondi per registrare ciò che era successo. Lei gli stava strusciando contro la sua fronte d'avorio.
L'aveva chiamato stupido. Aveva detto che lo amava.

E aveva risposto alla sua proposta.
Affermativamente.
In quell'istante uno dei fenomeni più meravigliosi prese vita, sul viso di Michel: un magnifico sorriso, di sollievo e felicità, che fece risaltare i suoi stupendi occhi azzurri. Lei riaprì gli occhi lacrimanti, e lo guardò con orgoglio e dolcezza.
"Lo sai che sei bellissimo quando sorridi?"
E lui rise, per poi baciarla e abbracciarla, girandola di schiena sulla neve.
Testimone di quella bellissima dichiarazione fu solo lui, il pino alto, imponente e maestoso.

Questo momento d'adorazione e leggerezza, però, fu interrotto da una febbrile domanda di lei.
"... e a mio padre come lo diciamo?"
...
"I tronchi, Michel. Focalizza."

 
  
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