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Autore: bluemary    16/03/2006    4 recensioni
Un Demone, una Fanciulla, un rituale tramandato per anni che sta per essere riportato alla luce. Quando vita e morte si intrecciano in un passato di leggenda e magia che non è mai stato dimenticato.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Capitolo 8-

Ecco uno degli ultimi capitoli, grazie mille a Yuna per i complimenti,spero che anche questa parte ti piaccia^^

 

 

-Capitolo 8-

Haris era seduta vicino alla finestra.

Non aveva dormito, dopo l’incontro con Aster era rimasta tesa a fissare la luna, assaporando ogni secondo di quella vita ormai agli sgoccioli, che inesorabile si allontanava con l’amaro retrogusto delle lacrime.

Era doloroso respirare nel silenzio di una notte troppo breve, sapendo che l’alba avrebbe portato solamente la propria morte.

Dalla finestra vide Aster avvicinarsi al galoppo, poi il cavallo venne legato alla staccionata che delimitava il giardino e la ragazza sentì dei passi sulle scale.

Non si voltò quando lo sentì entrare di corsa nella camera senza bussare.

-Haris!-

-Vattene.- mormorò in un sussurro appena percettibile.

L’uomo la raggiunse, mettendosi tra lei e la finestra per catturare la sua attenzione.

-C’è un altro modo per battere il Demone.- le disse, raccontando velocemente quello che era venuto a sapere, mentre Haris lo guardava incredula. Una nuova speranza passò in un lampo in quegli occhi azzurri, poi la ragazza scosse la testa.

-Il Consiglio è più importante di me. Li hai sentiti, sono l’unica che può fare il rituale.-

Distolse lo sguardo dall’uomo, dirigendolo nuovamente verso il cielo scuro, dove già cominciavano a brillare i primi colori dell’alba. Aster le si parò nuovamente di fronte e chiuse la finestra senza staccare gli occhi dal suo viso, che si contrasse in un’espressione rabbiosa.

-Io non lascerò che ti mandino a morire per salvarsi la vita.-

-Non ho scelta, perché continui a torturarmi così?-

La voce furiosa della ragazza non riuscì a nascondere il tremito che pervadeva ogni singola sillaba. Aster le posò le mani sulle spalle, con una pacata sicurezza.

-Haris, tu vuoi vivere?-

-Io non posso vivere!- esplose lei, singhiozzando mentre cercava di scacciarlo.

La stretta dell’uomo sulle sue spalle si fece più salda, senza però farle del male.

-Guardami.-

Haris fissò i suoi occhi in quelli di Aster, che sembravano bruciare di determinazione.

-Che cosa vuoi fare?-

La ragazza si vide riflessa in quell’azzurro perfettamente identico alla magia che luccicava nei propri occhi; mai aveva provato un tale spasmodico desiderio…

La sua bocca si aprì in un sussurro appena percettibile.

-Io voglio vivere.-

 

Haris sentiva il vento impetuoso sferzare il suo viso, asciugando le lacrime che, silenziose, le scendevano sulle guance. Mentre il cavallo oltrepassava le ultime case al galoppo, si appoggiò alla schiena di Aster per soffocare un singhiozzo contro il suo mantello. Alle sue spalle il villaggio si allontanava sempre di più, un’immagine che continuava a passarle tormentosamente davanti agli occhi. Sentì il suo cuore battere in maniera quasi dolorosa, come se volesse staccarsi da lei e rimanere in quel piccolo paese che aveva sempre rappresentato tutta la sua esistenza e presto, a causa sua, sarebbe scomparso.

Singhiozzò ancora.

Lo aveva tradito, rivelandosi una vigliacca incapace di accettare la morte. 

Aveva tradito Leera, Vahn, suo padre…Eppure era viva.

Viva.

Una parola tanto corta e insignificante, ma insita in ogni sua cellula, sussurrata ad ogni respiro.

Solo a questo riusciva a pensare, mentre galoppava verso la libertà.

Lei era viva.

Un vuoto doloroso si allargò dentro di lei, costringendola ad aprire la bocca per respirare l’aria che i suoi polmoni sembravano rifiutare all’improvviso. Si chinò verso il compagno e delicatamente gli tirò il mantello, chiedendogli di fermarsi.

Scese da cavallo quando questo stava ancora rallentando e si diresse verso l’albero più vicino, appoggiandoci le mani come se volesse imprimersi nel palmo la corteccia, poi una fitta al petto la fece impallidire all’improvviso.

Con assoluta certezza, Haris seppe che il Demone era arrivato nel villaggio.

-Cosa c’è?- le chiese dolcemente lo spadaccino.

-Lo sento.-

Si mise a tremare.

Aster le circondò le spalle con un braccio, attirandola a sé e accarezzandole dolcemente i capelli castani. Haris si strinse a lui e affondò il viso nel suo petto, mentre cercava invano di cancellare il sordo dolore che le tormentava il cuore e la mente. Era troppo insopportabile, neppure il caldo abbraccio dello spadaccino riusciva ad alleviare quella sensazione; la ragazza tremò, l’unica cosa che desiderava in quel momento era sfuggire a quel terribile rimorso.

Un sorriso amaro comparve sul suo volto.

La soluzione era così semplice…

Sollevò lo sguardo incrociando quello dell’uomo.

Si alzò sulle punte per raggiungere le labbra dell’amico e lo baciò con un tocco leggero come una lacrima. Aster la guardò, turbato dal lampo di disperazione che lesse nei suoi occhi così simili ai propri. L’abbracciò più stretta e questa volta, non appena Haris riappoggiò a terra i talloni, fu lui a chinarsi per cercare le sue labbra, in un bacio più lungo e profondo del precedente.

Mentre le sue dita vagavano tra i capelli castani della ragazza, quasi sorprese di trovarli così morbidi nonostante l’aspetto arruffato, la sentì aggrapparsi al suo collo in uno spasmodico bisogno di consolazione.

Si staccarono dolcemente, dopo secondi intensi come minuti.

Senza dire una parola lo spadaccino tornò verso il cavallo, pronto a riprendere la fuga che avrebbe salvato quella strana ragazza divenuta ormai il centro della sua vita.

-Aster.-

L’uomo si voltò verso di lei, turbato dall’urgenza con cui aveva pronunciato il suo nome.

-Riportami indietro.-

-No! Io non ti lascerò morire.-

-Non spetta a te la decisione.- replicò la ragazza quasi con dolcezza.

-Tu vuoi vivere!-

-E’ vero.- una lacrima le scese sulla guancia, ma la sua voce rimase ferma –Io desidero vivere con tutta me stessa, ma il prezzo per poterlo fare è troppo alto.-

-Haris, ascoltami, andremo lontano, il Demone non ci troverà e tu non farai nessun rituale.-

-Anche se sapevo di non poter fare diversamente, per un attimo è stato bello illudermi con questa speranza. Ma adesso non posso più scappare inseguendo un sogno irrealizzabile, adesso sono io dover portare una speranza alla mia gente.-

Istintivamente Aster si mise di fronte a lei, pronto a fermarla se avesse voluto raggiungere il villaggio a piedi.

-Non ti permetterò di morire per una speranza. Grelkor potrebbe tornare di nuovo, e allora il tuo sacrificio sarebbe stato inutile.-

Haris rimase immobile a fissarlo, solo un’incrollabile determinazione traspariva dal suo volto serio.

-E’ tornato perché la Fanciulla prima di me fu costretta con l’inganno. L’ho visto quando i Saggi hanno legato la mia vita a quella di Grelkor. Lei non sapeva che con il rituale sarebbe andata incontro alla morte ed una volta fatto l’incantesimo era troppo tardi per tornare indietro. L’hanno ingannata, è per questo che l’incantesimo non ha funzionato. A me, invece, è stata concessa la libertà di scegliere il mio destino.- lo guardò negli occhi mentre l’ultima frase le usciva in un sussurro -Non togliermela proprio tu.-

 

Il Demone aveva già cominciato a distruggere le prime case, ovunque c’erano donne e bambini che fuggivano dagli edifici in fiamme, solo Kayla, Ferhion e qualche raro guerriero armato di coraggio e disperazione sfidavano la morte.

Non appena il cavallo entrò nel villaggio, Haris vide Thori chino sui feriti con lo sguardo stanco e concentrato, incurante degli attacchi di Grelkor, mentre rimarginava ferite senza sosta, il vecchio Ramak accasciato a terra che cercava di rialzarsi e scappare e Talok, con il volto distorto dall’ira, che si rifugiava dietro le case ancora in piedi.

Aster fermò il cavallo all’altezza delle prime abitazioni. Per tutto il ritorno era rimasto in silenzio, senza il coraggio di trattenere con la forza la ragazza seduta dietro di lui, ma vedendo i Saggi ancora vivi l’amarezza tornò nel suo cuore, cancellando la speranza che lo aveva sorretto fino a quel momento. Si voltò verso Haris, indicandoglieli col dito.

-Li vedi? Loro potrebbero salvare il villaggio al posto tuo, eppure preferiscono vivere.- s’interruppe per deglutire quella sensazione di rabbia e paura che lo stava soffocando –Hai detto che ti hanno concesso la libertà di scelta, ma in realtà non ti hanno mai rivelato che potevano eseguirlo anche loro il rituale, costringendoti così a decidere di sacrificarti per salvare tutti.-

Haris scese da cavallo, lanciando allo spadaccino uno sguardo terribilmente serio, prima di abbozzare un sorriso.

-Non l’ho avuta da loro la libertà di scegliere, ma da te. Ti ringrazio Aster.-

Senza attendere risposta cominciò ad avvicinarsi al Demone.

L’uomo provò invano di calmare il cavallo, semplicemente terrorizzato dalla presenza di Grelkor, quindi lo lasciò libero di scappare, mentre in un disperato tentativo cercava di fermare l’avanzata di Haris.

-Ho promesso che ti avrei insegnato a combattere.-

Lei si voltò all’improvviso, guardandolo un’ultima volta con i suoi occhi azzurri luccicanti più per il pianto che per la magia in essi contenuta.

-Allena Vahn. Lui è un caso senza speranza.-

Sorrise tra le lacrime e, per un attimo, Aster si sentì quasi confortato.

Cercando di trattenere l’emozione che gli stava lacerando il cuore, lo spadaccino la vide avanzare inesorabilmente verso Grelkor.

 

Il Demone si accorse di lei non appena entrò nel villaggio. Si bloccò di scatto, fissando incuriosito quella fragile ragazza che, invece di scappare, si avvicinava a lui con apparente tranquillità. La attese in silenzio, senza capire come mai tutta la gente del villaggio si fosse voltata a guardarla, quasi trattenendo il respiro.

Haris non guardò nessuno mentre compiva gli ultimi passi verso Grelkor, solamente l’immagine di Aster continuava a danzarle davanti agli occhi e infonderle il coraggio di avanzare verso la morte. La distanza tra i due si ridusse a pochi centimetri prima che Grelkor decidesse di ucciderla.

La mano della ragazza si tese a toccare la ruvida pelle del Demone nell’esatto momento in cui i suoi artigli penetrarono nella corta giubba di cuoio, lacerandola e raggiungendo il cuore. Fu allora, con un ringhio di orrore, che la riconobbe, ma era troppo tardi.

Una luce divampò fra loro, inglobandoli in un’esplosione di colore che, per qualche secondo, li nascose alla vista, poi i contorni argentei delle anime si unirono e, per un attimo, sembrò che la mano del Demone e quella della Fanciulla si intrecciassero.

In un silenzio diviso tra paura e speranza, gli occhi rossi di Grelkor si spensero nell’azzurro di Haris.

I due corpi caddero a terra uno accanto all’altro, privi di vita.

   
 
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