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Autore: Jay Boulders    09/07/2011    19 recensioni
Il ritorno a casa della famiglia Weasley, subito dopo la fine della guerra.
Le dinamiche che porteranno i vari membri della famiglia a superare la perdita che hanno subito.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dopo aver posato le valige dei genitori di Hermione sul letto della stanza di Bill, Ron riscese al piano di sotto trovandoli tutti seduti nel salotto in pieno centro di quel che sembrava un’animata conversazione.

«Oh caro, vieni siediti con noi» sua madre lo invitò a raggiungerli.

Il ragazzo con disinvoltura si sedette sul bracciolo della poltrona dove sedeva Hermione, destando apparentemente nessuna occhiataccia data la spontaneità con cui l’aveva fatto.

«Stavamo pensando di portare i signori Granger al lago dietro casa nostra domattina»

«Oh, si. Mi sembra una buona idea, il tempo dovrebbe essere favorevole. Signor Granger, se ama la pesca non perda l’occasione. Abbiamo tutto l’occorrente»

«Mi sembra una buona idea, Ronald» acconsentì soddisfatto l’uomo.

Hermione sorrise tra se e se da come le cose stavano svolgendosi al meglio. In alcuni momenti quasi dimenticava l’amnesia di cui soffriva Ron.

Si voltò alla sua destra, incrociando lo sguardo del ragazzo con intesa.

La signora Weasley osservandoli, esordì improvvisamente «Il tempo è passato velocemente e ho completamente dimenticato di preparare la cena! Arthur, perché non vai insieme al signor Granger incontro a George ed Harry? Dovrebbero tornare a momenti, così avrà un’anteprima della zona»

Hermione si alzò in piedi, «Signora Weasley, l’aiuto» si offrì come sempre la ragazza.

«Oh, Hermione cara, non c’è ne è bisogno stasera. Ginny cara mi darai tu una mano? Signora Granger, venga con me, le mostrerò la ricetta di cui parlavamo poco fa»

La donna annuì lietamente. In poco meno di mezzo minuti, tutti i presenti avevano lasciato il salotto.

Hermione e Ron erano rimasti in piedi un minimo spaesati da quell’improvviso abbandono di massa.

«Cari, la cena non sarà pronta prima di un’ora, che ne dite di fare due passi?» suggerì la signora Weasley sotto il portico, lanciandogli uno sguardo d’intesa.

«Mamma, fa freddo fuori» rispose sconnesso il ragazzo.

«Grazie, signora Weasley» Hermione finalmente capendo, la guardò riconoscente.

«Non avrai freddo?» insistette il rosso incontrando l’espressione seccata della ragazza che prendendolo per una mano, lo trascinò fuori da casa.

Indossando una felpa, arrivarono fuori nel cortile. I loro padri se ne erano gia andati.

«La mamma era strana…» rifletté a voce alta il ragazzo.

«A volte sai essere incredibilmente ottuso, Ronald!»

La ragazza ignorando l’espressione di inconsapevolezza di lui, lo trascinò nel capanno degli attrezzi facendo ben attenzione che nessuno li avesse visti.

«Allora? Se sono tanto ottuso, invece di fare la solita so-tutto-io spiegam-…»

Hermione pressò le proprie labbra contro quelle del ragazzo, lanciandogli le braccia al collo e non permettendogli di parlare ulteriormente.

Si baciarono a lungo, nel modo giusto.

«Mi sei mancato» gli sussurrò lei a fior di labbra.

«Cosa di me?»

La ragazza si distanziò «Prego?»

«Cosa ti è mancato di me?»

«La tua presenza… il tenerti la mano, il sentire il tuo profumo, il baciarti…»

Il ragazzo abbassò lo sguardo.

«Ehi» lo richiamò, «Il fatto che non ricordi nulla, non significa che io non senta la tua mancanza, è chiaro?» sottolineò risoluta lei.

Il ragazzo annuì non del tutto convinto da quelle parole.

«Ed io?»

Lo sguardo interrogativo di Ron la fecero continuare.

«Io ti sono mancata?»

«Hermione… mi ami?»

«Co-Come scusa?» la ragazza diventò rossa tutto d’un tratto.

«Hai capito bene… se no non ti saresti imbarazzata» sussurrò lui nel medesimo stato di disagio.

«Ron… sei strano. Sicuro vada tutto bene?»

«Rispondimi perfavore»

«Ma è ovvio che si! Sono innamorata di te da sempre…»

«Di… me. Ed io ora non sono in me…»

«Ron… Ronald guardami» la voce di lei era dura. «Ne abbiamo gia parlato. Io sono innamorata di Ronald Weasley, e tu sei Ronald Weasley. Quello che non dovrebbe amarmi sei tu dato che non ricordi nulla, ma grazie a Merlino sembra che i tuoi sentimenti per me non siano cambiati. Quindi perché insisti nel voler trovare il marcio di tutto questo? Pensi che questa situazione non sia gia abbastanza complicata?»

«Proprio perché lo è credo che forse… dovrei lasciarti andare»

«Sentimi bene!» la ragazza alzò di molto la voce, guardandolo infuriata, «Non ho nessun motivo di lasciarti. Fino a stamattina hai detto di amarmi, quindi non capisco il senso di queste tue paranoie. Io amo te, ciò che sei, non ciò che hai fatto, il nostro passato. O meglio… è ovvio che ami anche quello, ma le tue azioni sono accadute perché tu sei così, come lo sei ora. Con o senza quella dannata memoria! Quindi a meno che non mi hai tradita o non mi ami più non venirmi più a parlare di idiozie come il dovermi lasciar andare, razza di idiota che non sei altro!» la ragazza aveva il respiro affannato per l’improvvisa irritazione e nervosismo che aveva provato.
Aveva scaricato su di lui tutti i suoi pensieri, la sua frustrazione.

Il ragazzo era rimasto in silenzio con gli occhi spalancati ad ascoltarla. Non aveva osato fiatare neanche una volta che aveva terminato di rispondergli, o di ammonirlo, o di sgridarlo, o ciò che era.
Si sentiva sollevato ma terrorizzato.

«Adesso possiamo tornare di la? O questa passeggiata darà troppo nell’occhio» la ragazza sporse il braccio per prenderlo per mano, ancora visibilmente infastidita ma tentando di calmarsi.

«Scusami Hermione…»

«Non fa niente… però ti prego non dire più che vuoi lasciarmi…» abbassò lo sguardo, rialzandolo poco dopo con gli occhi visibilmente lucidi, «E’ gia tutto così difficile… ti prego non…»

Il ragazzo la abbracciò facendole sprofondare il volto nel proprio petto, la sentì singhiozzare silenziosamente.

«Sono un idiota…» le carezzo il capo sentendosi profondamente in colpa, «Non dubiterò più di… noi»

La ragazza si separò da lui asciugandosi gli occhi sbrigativamente, «Sarà meglio per te, Ronald Weasley. Forza ora andiamo!»

Uscirono dal capanno degli attrezzi. Sentendo dei passi si resero conto di avere a pochi metri di distanza i loro padri con a loro seguito Harry e George.

Il signor Granger squadrò irritato quell’inaspettata scena.
Hermione non sembrava saper cosa dire per giustificarla.

«Ragazzi, avete trovato gli oggetti babbani che stavo cercando?» esordì improvvisamente il signor Weasley.

«Qual-»

«No, non sono qui dentro» riprese velocemente Hermione, interrompendo il ragazzo che non sembrava aver nuovamente afferrato.

«Sto diventando vecchio, perderò anche la testa un giorno all’altro! Piuttosto muoviamoci, a giudicare da questo odorino suppongo che la cena sia pronta»

Il gruppo si diresse verso casa, con grande sollievo di Hermione che ricevette soltanto l’occhiata sarcastica di George, e successivamente quella allegra di Harry che si unì a loro.

«Vi stava per beccare!»

«Zittu tu! Come al solito hai un ottimo tempismo» lo azzittì stizzito Ron.

«Non è colpa mia se ogni momento libero lo passate a mangiarvi la faccia a vicenda»

«Ha-Harry!»

«Oh, andiamo Hermione! Capisco che abbiate anni ed anni da recuperare, ma ci sono molte altre cose da fare»

«Si, come te e Ginny?»

La frecciatina dell’amica lo fece azzittire immediatamente.

«Lui e mia sorella cosa?»

«Oh muovetevi voi due!»

Li prese a braccetto trascinandoli dentro casa.

Si accomodarono intorno al tavolo imbandito.

«Oh eccovi voi tre, forza sedetevi è gia tutto pronto» li invitò la signora Weasley.

Hermione sedeva accanto a sua madre e Ron, mentre Harry aveva preso posto accanto a Ginny.

La cena trascorse nel migliore dei modi e senza rilevanti imbarazzi da parte di entrambi.

«Signora Weasley ci pensiamo io e Ginny a lavare i piatti» la invitò Hermione, gia abbastanza grata alla donna da averle poche ore prima permesso di passare un po di tempo sola con suo figlio grazie a quel diversivo.

«Mamma, Hermione ha ragione. Ci pensiamo noi, voi avete fatto su e giu dalla Londra babbana, sarete stanchi»

«Beh, grazie care. Anche voi sarete stanchi presumo, vi faccio vedere la vostra stanza» e seguita dai signori Granger, si congedarono dopo aver salutato i figli.

Ginny iniziò a sparecchiare svogliatamente la tavolata, mentre Hermione era al lavello intenta a lavare dei bicchieri.

«Certo che i ragazzi avrebbero anche potuto aiutarci!» sbottò seccata la rossa poggiando le ultime cose sul ripiano.

«Ginny, vai da Harry. Ci penso io qui, ho quasi finito» la invitò con intesa l’amica.

«Sei sicura? Anche tu sarai stanca…»

«Forza vai! Preferisco finire da sola che sentirti tutta la notte brontolare!»

La rossa se ne andò ridacchiando.

Hermione sciacquava meccanicamente le stoviglie con lo sguardo perso verso il vuoto.
Improvvisamente sentì una presenza ad un soffio da lei.
Non si voltò, aveva riconosciuto il suo profumo.

La abbracciò avvolgendola con le sue braccia. Lo sentì baciarle una spalla.
Si voltò appena, continuando a dargli le spalle.
Lo baciò, con le mani ancora piene di sapone, non preoccupandosi neanche di chiudere l’acqua del rubinetto.

Ron le spostò una ciocca di capelli dal volto che probabilmente non si era potuta scostare avendo le mani bagnate.

«Hai finito?» gli sussurrò il ragazzo a fior di labbra, respirando a fondo il suo odore.

«Quasi. Stai andando a dormire?»

«C’è Ginny in camera mia con… Harry» ammise con un’evidente ostilità nella voce.

«Mmh» la ragazza annuì con un lieve sorriso sulle labbra, tornando a sciacquare i piatti.

Il ragazzo continuò a tenerla abbracciata. «Quindi mi chiedevo… ecco»

«Si?» continuò lei con fare distratto, concentrando tutte le attenzioni in quella piccola macchia su una forchetta che non ne voleva sapere di andarsene.

«Ecco… si insomma…»

La ragazza sentiva il cuore di lui martellarle nel petto, avendo la schiena poggiata contro la sua, «Cosa Ronald?» insistette lei ridendo tra se e se.

«Oh, andiamo! Perché cerchi sempre di mettermi in difficoltà?»

La ragazza si voltò, continuando a restare tra le sue braccia, con le braccia piegate verso l’alto cercando di non sporcarlo col sapone che aveva ancora sulle mani. Sorrise visibilmente, «Sempre?»

«Miseriaccia non venirmi a dire che è la prima volta che cerchi di… di far finta di non capire, ecco! Sarò smemorato ma non di certo stupido!»

Hermione rise di gusto, «Intanto vai, finisco qui e ti raggiungo»

Il ragazzo sbuffando, le rubò un bacio. Che contro ogni previsione, si fece inaspettatamente appassionato.
Hermione presa da quel vortice di emozioni, senza rendersene conto gli prese il volto tra le mani, tentando di portarlo ancora più verso il suo viso.

Lo schiarirsi della gola di qualcuno, li fece allontanare di botto.
Sulla soglia della cucina si ergeva la signora Granger che guardava la figlia con un’espressione emblematica.

«Ma-Mamma… tutto ok…?»

«Si, cara. Ero solo venuta a chiederti se potevo prendere il mio beauty case. L’ho messo nella tua valigia perché non entrava nella mia»

«Ah-Oh… S-Si…» Hermione era apparentemente a disagio, colta sul fatto. Con la coda dell’occhio vide Ron completamente rosso in volto.

«Ronald, hai del sapone sul viso» gli fece notare la donna, visibilmente divertita.

Il ragazzo si toccò automaticamente il volto vedendo le dita sporche di sapone.
Hermione prese velocemente il canavaccio che giaceva poco lontano da lei, e glielo passò sulle guance in un gesto che divenne più complice di ciò che avrebbe voluto, tutto sotto lo sguardo apprensivo di sua madre.

«Tesoro, vedo che qui sei ancora impegnata»

«Mamma noi non… non sono impegnata. Non lo sono…»

«Intendevo con le stoviglie» fece un cenno ai piatti ancora sporchi dietro di lei, «Ronald, potresti accompagnarmi tu?»

«C-Certo signora Granger»

Il ragazzo scattò verso le scale, non preoccupandosi neanche di essere seguito.
La madre di Hermione la guardò sorridendole e seguì il rosso al piano di sopra.

Ron aprì la porta della camera di Ginny, facendola accomodare e prendendo la valigia all’angolo della stanza, posandogliela sul letto. «Prego» la invitò con evidente disagio nella voce.

La donna sorridendogli, prese il beauty case dalla lampo laterale, «Ti ringrazio»

«Oh ma si figuri…»

«Per renderla così… radiosa»

Il ragazzo rimase in silenzio, diventando serio tutto d’un botto. «Mi dispiace di aver creato dei disagi tra voi… E’ solo che io non… non riesco a stare senza sua figlia» ammise onestamente lui.

La donna gli si avvicinò mettendogli le mani sulle spalle, sapendo che si sentiva in colpa, «Caro, Hermione non riesce a stare lontana da te, quanto te da lei. Non è un qualcosa che dipende soltanto da uno dei due. Non si tratta di colpe. Solo di… Amore. E se sei in grado di renderla felice, io non posso che esserlo a mia volta»

Fece qualche passo verso la porta, «Ricordo la strada, Buonanotte Ronald» e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Il ragazzo tolse la valigia dal letto e si sedette a peso morto su di esso.
Colti completamente in flagrante.

Dopo poco, sentì la porta aprirsi.
Scatto in piedi con gli occhi sbarrati.

«La mamma?» domandò Hermione entrando nella stanza e guardandosi intorno.

«Andata…» il ragazzo si sedette di nuovo sul letto.

«Ti ha terrorizzato?»

«No, affatto… è molto… ti vuole molto bene»

Hermione lo guardò con aria interrogativa, sedendoglisi sulle ginocchia e passandogli un braccio dietro le spalle, «Cosa ti ha detto?»

«Sapeva gia di noi prima di beccarmi con la lingua nella tua bocca?»

Hermione sbarrò gli occhi dandogli un colpetto sulla spalla, «Ronald Bilius Weasley!»

«Scusa, forse era la tua di lingua ad essere nella mia di bocca!»

La ragazza sbarrò se possibile ancora più gli occhi.

«Sai com’è, quest’amnesia non mi rende facile ricordare i dettagli»

La ragazza lo spinse con le spalle contro il materasso.

«Vedi? Sei una cattiva ragazza che si approfitta di me!»

La ragazza si alzò dal letto.

«Ehi stavo scherzando!»

«Devo cambiarmi. Voltati» lo invitò lei.

«Ma noi… io credevo…»

«Cosa, Ronald?»

«Che avessimo gia… fatto…»

«Fatto cosa?»

«Oh smettila! Lo stai facendo di nuovo!»

«Non mi farò vedere nuda da te, sappilo.»

«Quindi noi non…?»

«E’ irrilevante»

«Non lo è affatto! Perché se si, ti ho gia vista nuda!»

«Si, ma anche se fosse non lo ricorderesti. Quindi, girati.»

Il ragazzo sbuffando si girò a pancia sotto sul letto facendo affossare la testa nel materasso.

Quando ebbe finito la vide solo con una maglietta piuttosto grande, che le arrivava a metà coscia.

«Su, alzati!»

Il ragazzo svogliatamente si alzò in piedi, vedendola infilarsi sotto le lenzuola.
Fece per seguirla ma la voce di lei lo bloccarono, «Che credi di fare?»

«Dormire con te?»

«Ginny tornerà tra un po, non possiamo addormentarci»

«Resterò sveglio»

Senza darle il tempo di replicare, saltò sul letto sotto le coperte, abbracciandola e mettendogli il capo sulla spalla.
La ragazza rise da quell’improvviso gesto infantile.

«Ronald, non addormentarti» gli sussurrò lei, posandogli un bacio sulla testa.

«Mmh» mugugno appena lui.

-

Il rumore delle rotaie era assordante.
Il vagone sembrava così grande e spazioso data la sola presenza di un bambino occhialuto e di uno con i capelli rossi.

«Allora? Prova a farlo diventare giallo!» domandò il bambino, con lo sguardo fisso verso il topo che l’altro teneva in mano.

La porta dello scompartimento si aprì, entrambi si voltarono verso di essa trovandosi davanti una bambina con capelli cespugliosi e l’espressione acuta.

«Avete visto un rospo? C’è un bambino di nome Neville che l’ha perso» decreto in tono solenne.

Il bambino occhialuto scosse la testa attirando su di se l’attenzione.

«Ma tu sei Harry Potter! Ho letto tutto di te!» esclamò entusiasta la bambina facendo qualche passo all’interno del vagone.

«Oh, davvero? Non pensavo di essere citato in dei libri…»

«Assolutamente si! Mi stupisce che tu non ne sia a conoscenza, al posto tuo avrei fatto di tutto per documentarmi. Sai, la conoscenza è un’arma importantissima. Comunque, mi chiamo Hermione, Hermione Granger, piacere»

«Piacere…»

«E tu sei…?» domandò la bambina rivolta al rosso.

«Ron… Weasley»

«Hai dello sporco sul naso, comunque. Lo sapevi?»

Uno strano vortice avvolse tutto, si ritrovò a camminare in un cortile con un gruppo di bambini.
Cosa stava succedendo?

«E’ Levìosa… non Leviosà! È insopportabile! Dico davvero, per forza che poi non ha amici!» sentenziò tra le risate dei suoi compagni il bambino dai capelli rossi, che aveva capito essere lui da bambino.

Hermione, o almeno quella che aveva capito fosse invece lei, corse via dietro di loro con gli occhi inondati di lacrime.

Il medesimo vortice di prima lo fece arrivare in un altro luogo.

«Harry non si è certo comprato il posto in squadra, Malfoy! È stato scelto per il talento.» sentenziò sicura Hermione.

«Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca mezzosangue!» esordì schifato il ragazzo.

«Ma come osì!» il giovane Ron afferrò la bacchetta dalla tunica puntandogliela contro, «Questa la paghi, Malfoy!»

Gli lanciò un incantesimo che però gli rimbalzò addosso facendolo atterrare di schiena diversi metri lontano da li.

Hermione gli corse incontrò preoccupata, «Stai bene, Ron?!»

Stavolta un lampo lo acceco, rendendo tutto bianco per un momento.
Quando il paesaggio circostante si delineò, si ritrovò davanti una donna.

La professoressa McGranitt stava parlando con lui ed Harry, «Potreste avere uno shock, c’è stato un altro attentato…»

Seguendola, arrivarono in infermeria vedendo che Hermione era stata pietrificata. Ron si avvicinò velocemente a lei «Hermione!»

Si ritrovò poi nel pieno centro della Sala Grande, vide Hermione correre incontro ad Harry ed abbracciarlo sorridente in volto, stava per fare lo stesso con lui da bambino quando contemporaneamente i due si arrestarono imbarazzati, scambiandosi una fredda stretta di mano.

Improvvisamente si era all’aperto. Sembrava passato del tempo.
Harry tentava di avvicinarsi ad una strana creatura magica somigliante ad un cavallo ma alato.
Guardandosi intorno si rivide tra un gruppo di studenti, accanto a lui c’era sempre lei.

Lo strano animale emise un verso che non presagiva nulla di buono, Hermione gli prese intimorita la mano. Li vide guardarsi con imbarazza per poi separarsi immediatamente, lanciando uno sguardo vacuo lontano.

Tornò nella Sala Grande. Stavolta erano tutti molto più grandi.

Seduti vicino ad Harry, vide l’altro lui voltarsi verso Hermione.

«Hermione, tu sei una ragazza!»

«Che pensiero arguto Ronald» rispose lei, non donandogli troppe attenzioni.

«Perché non vieni con uno di noi due al ballo del Ceppo allora?»

La ragazza sbatté violentemente il libro «Perché che tu lo creda o no qualcuno mi ha invitata!» la vide andarsene ferocemente verso il corridoio.

Improvvisamente venne catapultato in quella che sembrava una sala acchittata a festa. Il vestito che si vedeva indossare era veramente orribile, inguardabile.

Notò che l’attenzione di tutti confluì su una ragazza che discendeva le scale.
Era… bellissima.

Ai piedi delle scale però, non c’era lui a farsi prendere sotto braccio, ma un palestrato monociglio che sembrava straniero. Si, senza dubbio.
Li vide ballare, parlarsi all’orecchio e sorridere allegri.

Poi al termine della serata, una lite.

«Fraternizzo col nemico?! Allora la prossima volta prendi il coraggio ed invitami tu! E non come ultima risorsa!»

«Non… non centra niente!»

«Hai rovinato tutto!» urlò lei in lacrime.

La testa gli iniziò a pulsare, mettendosi le mani sulle tempie, chiuse gli occhi. Riaprendoli si ritrovo nell’atrio di una casa.

Erano più grandi. Accanto a loro due c’erano Ginny e sua madre.
Harry sembrava appena arrivato, tutti erano intorno a lui ma l’attenzione del ragazzo sembrava soltanto rivolta ad Hermione.

Si vide fissarla penetrante per poi alzare la mano verso il suo volto, ma si girò poco prima di arrivare a sfiorarla.

«Ecco… Hai del… dentifrico»

La ragazza arrossì impercettibilmente, tornando a guardare sorridendo Harry.

//

Si ritrovò nuovamente nella sala Grande, seduto alla solita tavolata.

«Sai c’è questa festa nell’ufficio di Lumacorno… e possiamo portare chi vogliamo» disse lei, tentando di svagare con lo sguardo.

«Gia, beati voi del Lumaclub, mi stupisco che ancora parliate con me che non ne faccio parte» disse seccato riferendosi a lei ed Harry.

«Io volevo chiederti se volevi venire, in realtà»

«V-Venire?»

«Si, venire. Sempre che tu non preferisca che io chieda a Cormac…»

«McLaggen? No, che non preferisco!»

Si ritrovò nella sala comune dei Grifondoro che era in festa, e a giudicare da come era vestito, era a causa di una vittoria a Quidditch.

Tutti lo acclamavano, poi vide una ragazza bionda lanciarglisi tra le braccia e piantargli un bacio in bocca.

Si voltò alla ricerca di lei, ma fece appena in tempo a vederla andarsene.

Poco dopo mentre veniva trascinato dalla ragazza in qualche angolo deserto, la vide seduta su un gradino accanto ad Harry.

«Ehi… che state facendo?»

Hermione si alzò in piedi scura in volto, «Oppugno»

Lo stormo di canarini magici che aleggiavano intorno a lei, partirono a razzo contro il ragazzo che per poco riuscì ad evitarli.

Era in Infermeria. Steso ed apparentemente privo di sensi.
Vide Harry e dei professori intorno al letto. Raggiunto da Ginny ed Hermione. Quest’ultima si sedette sul suo letto prendendogli la mano.

«Ron…» lo chiamò preoccupata.

Poco dopo fece la sua entrata la ragazza bionda che gli era saltata addosso.

«Ron-Ron! Tranquillo ora ci sono io! Puoi anche andare, Hermione»

«Non vado da nessuna parte!»

«Sono la sua ragazza! Non c’è più bisogno che tu stia qui.»

«E io sono la sua… amica»

«Ma se non vi parlate da mesi!»

L’attenzione delle due fu attirata da alcuni mormorii del ragazzo.

«Vedi? Mi sta chiamando! Eccomi Ron-Ron, sono qui!» disse avvicinandosi a lui.

«Er…Er-mi…o…ne..»

Un sorriso dolcissimo pervase il volto di Hermione, «Ron, sono qui…»

L’altra ragazza scappò via infuriata.

Una luce fortissima lo spostò all’aperto. C’erano moltissime persone in quello che sembrava essere un funerale.
Hermione era stretta in un partecipe abbraccio a lui che le accarezzava la schiena.

La testa iniziò nuovamente a fargli male, vide una raffica di scene davanti a se, stavolta in sequenza velocizzata.

Hermione che gli correva incontro con dei vestiti da ragazzo e lo abbracciava, lei con un vestito rosso ad un matrimonio che lo guardava imbarazzata, lui che le prendeva la mano mentre stavano per addormentarsi in un salotto, poi una lite piuttosto infervorata tra lui ed Harry, ignorando le suppliche di lei, se ne andò in un bosco.

Si vide tornare, ma lei era furiosa, Harry lo aveva perdonato. Lei, no.

Improvvisamente tornò al sogno dell’altra notte.
Era a terra, una donna dai capelli neri la stava… torturando. E lui era rinchiuso, senza poter fare nulla.

Si ritrovò nel bel mezzo di una battaglia, poi improvvisamente, si vide mentre lei gli correva in contro, baciandolo inaspettatamente sotto gli occhi stupiti di Harry, che li intimava su quanto sbagliato fosse il momento per fare certe cose…

Venne catapultato a casa sua, la vide insieme a George… la stava baciando.
Le scene si susseguirono sempre più veloci.
Il pugno di lui verso il fratello. I suoi innumerevoli tentativi di baciarla fin quando, seduti su una panchina del cortile, ci riuscì. Si baciarono in un modo che gli fece battere il cuore anche dall’esterno.

Vide un altro ballo, poi loro in una camerata di un dormitorio e… era certo che fosse successo!
Senza avere il tempo di pensare ulteriormente si ritrovò all’interno della Tana.

Il ragazzo la strinse, «Io ed Harry saremo persi senza di te…»
«Tu ed Harry?» domandò sorridendole.
«Ok, io sarò perso senza di te. Siamo… sempre stati insieme noi tre. Ora è tutto così strano… Non abbiamo mai passato più di un mese lontani…»
«Ascoltami…» lo costrinse ad alzare il volto, «Quando ci rivedremo non sarà passato neanche un giorno. Sarà come se non ci fossimo mai salutati, lo so questo, ne sono sicura.»
«Odio doverlo ammettere, ma sono completamente dipendente da te e dalla tua presenza.»
«Pensi che io non lo sia? Che sia sempre quella più saggia e insensibile che non ha bisogno di nessuno?»
Il ragazzo si stupì del modo diretto in cui la sentì parlare.
«Ron… se mi chiedi come saranno per me questi mesi. Non ti risponderei, perché non voglio neanche pensarci. Mi sentirò incredibilmente sola e solo Merlino sa quanto dannatamente mi mancherai…» sospirò pesantemente, «Però so anche che tra tre mesi esatti ci rivedremo, e che non smetterò per un singolo instante di pensarti fino a quel momento. E che quando accadrà sarà bellissimo…»
«Sei straordinaria…» ammise guardandola finalmente negli occhi.
«Sempre questo tono sorpreso!»
«E’ che io non do mai niente per scontato, ‘Mione» la abbracciò nuovamente, tenendola stretta a se.
Aprì gli occhi di scatto, col respiro accelerato.
Guardandosi intorno sentì un calore tra le braccia, era lei che teneva la testa sulla sua spalla.
Sentendolo muoversi lentamente si svegliò.

«Ron…?» lo chiamò assonnata nella penombra della stanza, «Ci siamo addormentati…»

Si voltò verso il letto di Ginny vedendolo vuoto, «Ma che ore sono?... stai bene?» domandò vedendolo visibilmente scosso.

«Io… si, si sto bene»

«Hai fatto qualche incubo?»

«No… nessuno»

«Sembri strano…»

«Va tutto bene… torniamo a dormire»

«Ginny?»

«Resterà in camera mia»

«Perché non me lo hai detto subito?»

«Non volevo obbligarti a farmi dormire con te per via delle circostanze…»

«Stupido» gli rubò un bacio veloce girandosi di spalle verso di lui, «Abbracciami»

Si sentì stringere dal ragazzo. Poco dopo, cadde nuovamente in un sonno profondo.

-

I primi raggi del mattino filtrarono dalle tapparelle abbassate.
Hermione iniziando a svegliarsi, tastò ad occhi chiusi intorno a lei, aprendo gli occhi si rese conto che accanto a non c’era nessuno.

Si voltò, il letto di Ginny era ancora intatto.
Alzandosi dal letto vide che era presto. Dove era andato?

   
 
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