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Autore: Hikari93    09/07/2011    4 recensioni
Naruto è un ragazzino ricco, che si ritrova, quasi per puro caso in un locale niente male, soprattutto per quanto riguarda un cameriere moro dalla "doppia personalità". Niente di complicato, se vi va, leggetela.
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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PERICOLO IN GIACCA E CRAVATTA

 

 

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Il professor Kakashi esce dall’aula, così posso finalmente tirare un sospiro di sollievo.
-Credevo che non la smettesse più di torturarmi!- lamento, allungandomi sul banco verso la direzione di Sasuke.
-Bravo, Naruto-kun! Non pensavo che saresti riuscito in quell’esercizio.- mi sorride Sakura.
Mi volto verso di lei, di scatto, e rivedo quella mia amica d’infanzia che ho detestato fino a pochi minuti fa. Dandomi dello stupido, le sorrido a mia volta.
-Che vuoi farci! Vedrai, quest’anno ti stupirò!- ridacchio, le mani dietro la testa, la sedia sollevata da un lato mi permette di dondolarmi.
-Sasuke, tu come te la cavi?- chiede, dimentica di me.
L’Uchiha scrolla le spalle, mantenendo la sua solita espressione indecifrabile, come se la domanda di Sakura non avesse bisogno di una vera e propria risposta.
Per quanto voglia evitare di avvertire una sensazione di fastidio allo stomaco, ogni qualvolta che qualcuno parla col mio ragazzo, sento tale torpore sempre lì, che mi fa dare i numeri. Se Sakura continuasse, potrei addirittura non ricordarmi più che è mia amica.
-Sei fidanzato?- domanda, poi, l’Haruno.
Ecco la domanda che non doveva assolutamente fare. Mi giro nella direzione opposta, cercando di nascondere il colore rosso delle mie guance. Batto nervosamente un piede sul pavimento, cominciando a fischiettare aritmicamente.
Il tutto è interrotto dall’entrata in scena di un altro insegnante. Nuovo.
-Deve essere lui. Quello di cui ci parlava il maestro Kakashi!- sussurro all’orecchio di Sasuke.
Il nuovo tizio ha i capelli rossi e due occhi che sembrerebbero simili al ghiaccio. Non è troppo alto, e sembra molto giovane, sebbene ricopra già il ruolo di insegnante. Chissà, sarà alle prime armi!
Resto intimorito quando, entrando, punta il suo sguardo glaciale proprio su di me. “Perché proprio quest’anno ti dovevi mettere in prima fila, giusto Naruto-chan?”, mi dico, intimorito dal nuovo professore. Poi, dopo gli iniziali secondi di silenzio – secondi che a me sono parsi infiniti – comincia a parlare.
-Mi chiamo Sabaku No Gaara e da oggi sarò il nostro nuovo professore di matematica.- enuncia, gli occhi ancora posati su di me.
Impacciato, incapace di sapere cosa stia pensando questo tizio, e soprattutto cosa gli abbia fatto io che nemmeno lo conosco, trovo rifugio abbassando lo sguardo sul banco scarabocchiato.
-Facciamo l’appello.- dice, infine.
 
-Mamma mia! Sembrava che l’ora non finisse più!- reclamo.
Finalmente posso concedermi un secondo per respirare dato che è intervallo.
-Ehi Naruto, ma lo conosci già?- si avvicina Choji.
Scuoto la testa.
-No, perché?-
-Non hai visto come ti guardava?-
-Davvero? No, non ci ho fatto caso!- e scoppio a ridere.
In realtà me ne sono reso conto, ma per qualche motivo ho preferito negarlo. A dirla tutta, sulle prime ero arrivato persino a pensare di essermelo immaginato, di voler sembrare sempre “al centro dell’attenzione”, come dice Sasuke.
-Ma, lasciando perdere questo- si intromette Kiba -Come mai non t sei seduto con noi all’ultimo banco? Te l’avevamo lasciato apposta!-
-Non potevo mica lasciarlo da solo!- sorrido, dando una gomitata a Sasuke che mi è di fianco. Sembra più silenzioso del solito – e il che è tutto dire -. Che sia per colpa di questo Gaara? Non oso nemmeno immaginare una scenata di gelosia da parte di Sasuke Uchiha. Non saprei se considerarmi onorato per tale privilegio, oppure in un mare di guai.
-Sasuke! Perché non usciamo questa sera? Così ti conosceremo meglio!- propone mio cugino, scoccando un’occhiata divertita a Sasuke.
Ah Kiba! Se sapessi che tipo sofisticato che è, non lo faresti di certo!
Attendo con ansia una risposta dell’Uchiha chiamato in causa. Riuscirà ad essere gentile?
-No. Questo testone ha ancora tanto da recuperare.- afferma serio, indicandomi con un movimento preciso del capo.
Le facce sbalordite di Kiba e degli altri mi fanno capire che devo spiegare alcune cosette. Aspettare che lo faccia l’Uchiha è come pretendere la Luna.
-Mi fa da insegnante privato.- ridacchio, grattandomi la testa con un dito.
-Allora Sabato sera?- ritorna all’attacco Kiba.
Per tutta risposta, Sasuke si alza dalla sedia e si dirige fuori, perdendosi per la folla che regolarmente di distribuisce per i corridoi durante l’intervallo. Si muove lentamente, con sicurezza, segna voltarsi nemmeno un istante verso di noi.
-Ma che ho detto?- fa mio cugino, risentito.
-Prendilo per un sì. Devi sapere che Sasuke è tutto particolare.- lo giustifico, poggiando la mano sulla spalla di Kiba che, sicuramente, si sarà un tantino offeso. Normale: chi non conosce il teme resta rattristato dalle sue parole. Questo pensiero mi riempie di orgoglio, perché mi rendo conto di cominciare a capirlo sul serio.
-E’ da quando siamo giù che te lo volevo chiedere.- comincia Shikamaru, facendomi voltare alla velocità della luce. Ha un tono serio – suo tipico, sì – ma che comunque mi fa pensare. A Shikamaru Nara non sfugge mai nulla. E’ molto meglio di una telecamera, di un registratore: ha una mente brillante e perfetta che gli consente di ricordare quasi qualsiasi cosa.
-Ma non è il tizio che abbiamo incontrato a quel locale?-
Ammutolisco. Non è passato poi tanto tempo, però io me ne ero già dimenticato, preso com’ero da tutti questi nuovi eventi.
-Accipicchia, è vero!- continua Kiba, dandogli corda. -E’ il cameriere davanti al quale facevi tutte quelle smancerie! E pensare che mi ero giurato di prenderti in giro fino alla morte, per quella sera! E, invece, se non fosse stato per Shikamaru, me ne sarei scordato completamente!- ride.
Sorrido anch’io tentando di tenere la situazione sotto controllo. Non so precisamente cosa voglia fare Sasuke, cosa voglia far sapere di sé, per cui mi serve necessariamente qualche scusa da inventare, qualche cosa per distrarli da tale argomento… con Shikamaru non sarà semplice, ma per Kiba… ho un’idea!
-E dopo mi hanno messo in punizione, ricordi?- metto il broncio, osservando mio cugino che scoppia a ridere ancora di più, raccontando a Shikamaru tutto l’accaduto. Ne approfitto per dileguarmi, per andare alla ricerca del mio Sasuke.
Sospirò: sono stato abbastanza fortunato.
 
Cammino per il corridoio, infastidito dalle troppe persone che mi circondano, che ridono allegramente. Stamattina, ero entusiasta di cominciare una nuova vita, ma adesso non ne sono più così convinto. Credo di essere stato immerso troppo tempo nell’oscurità e nell’oblio chiamato solitudine: non so se sarò capace di uscirne del tutto. La mia unica luce è lui, Naruto. Mi sento bene ogni volta che mi è accanto, che mi sorride… ma forse non avevo considerato che il mondo vero non è formato solo da me e dal dobe, ed è qui che entra in scena quel Sabaku.
Sebbene abbia nascosto la rabbia che mi ribolliva dentro, non ho potuto fare a meno di guardarlo con odio ogni qualvolta il suo sguardo si posasse troppo a lungo sul mio dobe. So di sicuro che la mia non è stata tutta un’allucinazione, o un attacco ingiustificato di gelosia. No, io sono abituato agli sguardi di chi ti guarda perché ti vuole, lo capisco all’istante. Per una volta, dovrei ringraziare Orochimaru per avermi messo a fare quel lavoro.
Ghigno. Le mani in tasca, le dita che cominciano a torturare la stoffa dei pantaloni.
Una mano mi si posa sulla spalla, facendomi sussultare.
Naruto.
 
-Teme, ma si può sapere perché te ne sei andato di colpo?- gli chiedo, inarcando un sopracciglio.
-I tuoi amici sono noiosi, dobe.- mi fa, una calma insopportabile.
Gira i tacchi e riprende a camminare, intenzionato a non ascoltarmi oltre.
Sorrido. Sa già che lo seguirò. Non sono il solo che ha imparato a conoscere l’altro, ma anche lui – ormai – sa bene come sono fatto.
-Comunque, Sabato sera si esce!- gli dico, camminandogli dietro.
-Scordatelo.-
-Non puoi restare confinato in un mondo dove ci sei solo tu!- lo rimprovero.
Silenzio.
-Non puoi cominciare a startene zitto ogni volta che non sai cosa dire.- non sopporto questo lato del suo carattere.
-Non è che non so cosa dire, ma capisco che l’altro non potrebbe capire ulteriormente. In pratica, mi rendo conto di essere in presenza di un caso perso.- spiega, accelerando il passo.
Lo imito.
-Ripeto: nel tuo mondo non puoi viverci solo tu!- urlo, facendo girare qualche curioso.
Sasuke si muove verso il bagno, rifugiandosi dentro e bloccando la porta. Non capisco cosa possa aver causato un suo atteggiamento di chiusura. Bussò con forza.
-Sarei capace di sfondare la porta se non mi apri!- grido, continuando a dar colpi.
-E’ aperta, dobe!- mi rileva, facendomi gelare sul posto per la vergogna.
Evitando di dire altro, per non incappare in figuracce, abbasso la maniglia, ed entro. Lo trovo seduto sul lavandino, intento a guardare verso il muro.
-Perché fai così?- chiedo, avvicinandomi ed accarezzandogli la guancia.
Mi scosta con una violenta manata.
-Nel mio mondo non posso fare altro che vivere solo io.- dichiara, lo sguardo basso -Mi sbagliavo. Non sono fatto per una vita “normale”.-
-Ma che ti è preso stavolta? E dire che stamattina mi sembravi entusiasta!- lo scuoto per le spalle, costringendolo a guardarmi. Perché i suoi occhi mi sembrano più neri del solito? Sono quasi… tristi.
-Te l’ho detto, mi sbagliavo. Pensavo di poter ottenere l’impossibile.-
-Niente è impossibile, teme!- gli dico, scuotendolo ancora. Mi sembra di aver tra le mani un corpo senza vita, che si fa cullare dai miei movimenti.
-La solita frase fatta.- ghigna, tristemente.
-Non è una frase fatta! Sei riuscito ad insegnarmi la matematica, che vuoi che sia affrontare la vita!- rido, appoggiandomi nell’incavo del suo collo.
Attendo già un colpo in testa da parte dell’Uchiha, perché sono consapevole di aver fatto un paragone assurdo. Ma il pugno non arriva. Incuriosito, alzo la testa.
Sgrano gli occhi, tant’è che lo spettacolo che mi trovo davanti mi colpisce. E’ meglio di un dieci a scuola, o di una macchina di lusso. In questo momento, non credo di poter desiderare qualcosa di maggiore di ciò che sto vedendo.
Un sorriso da parte sua. Appena accennato, ma pur sempre un sorriso. Capisco che questa è la mia opportunità di continuare.
-E, poi, nel tuo mondo ci sono anch’io! Ma lo vuoi capire che non ti libererai mai di me, zuccone!- lo insulto divertito, regalandogli il pugno che tanto mi aspettavo da lui. Continuo a sorridere.
Osservo la sua espressione, quella tipica di chi vorrebbe ringraziarti, ma da Sasuke questo non me lo aspetto. E’ stato già tanto un sorriso, un grazie sarebbe troppo. Due cose anti-Sasuke in una giornata? No, per carità.
Lo tiro per la cravatta, conducendolo verso il bagno. Lo appoggio alla parete, senza voler sentire alcun tipo di obiezione. Tenta di aprire la bocca, ma lo zittisco posandogli un dito davanti alle labbra.
-E no.- sussurro -Voglio continuare quello che ho iniziato stamattina.-
-Non mi sembra il luogo adatto.- ribatte.
-Ogni luogo è adatto quando ci si ama.- sparo la prima cavolata che mi viene in mente. O meglio, la faccio passare come tale, quando in realtà lo penso sul serio.
Sasuke distorce le labbra, ma non mi impedisce più di continuare con quanto mi sono prefisso.
Lo bacio con passione, sbottonandogli la camicia. Sento che oppone resistenza, perché si muove cercando di liberarsi del mio corpo che lo inchioda al muro.
-Credevo di aver di essere stato chiaro.- bisbiglio, cominciando a togliergli il fastidioso indumento e a leccargli il collo, godendo dei leggeri spasmi che gli procura il mio gesto.
-Smettila, c’è troppa gente, dobe rimbambito!- proclama, cercando ancora di allontanarmi.
-Non mi pare, sono tutti fuori.- soffio, dirigendomi alle labbra.
Come se mi fossi portato sfortuna da solo, ecco che la porta si apre facendomi raggelare. Sasuke è ancora più preoccupato di me. Sento la fontana aprirsi e qualcuno che si lava le mani. Deglutisco nervosamente, sperando che quel qualcuno non abbia visto i nostri piedi sotto la porta. Beh, purtroppo, i nostri bagni hanno delle porte terribili: quelle che, se abbassi lo sguardo, vedi i piedi di chi c’è dentro. Prego, ma un brutto presentimento non mi abbandona. Per precauzione, Sasuke mi ha tappato la bocca con una mossa veloce e quasi mi ha bloccato il respiro.
-Chi c’è?- domanda una voce sicura, identificata come una voce ascoltata poco tempo prima.
Sasuke strabuzza gli occhi e aumenta la presa sulla mia bocca. Sarà per il nervosismo, sarà per quello che vuole, fatto sta che mi soffoca. Gli do un pizzicotto al braccio, tanto forte che è costretto a lasciarmi. Un respiro rumoroso di sollievo mi fa beccare un’occhiata assassina dall’Uchiha, come se volesse dire: “Se non ci aveva visti, ora è sicuro”.
Infatti, la voce ritorna con quella sua domanda.
Sasuke mi spinge avanti obbligandomi ad uscire. Sono d’accordo con lui: continuare a nascondersi è inutile. Lui si riabbottona la camicia.
Esco, la mano dietro la testa, l’espressione sorridente.
Come se non bastasse, l’essere lì davanti non era un alunno, ma un professore. Ma gli insegnanti non hanno il loro bagno personale?
-Uzumaki, che ci facevi lì dentro?- chiede, un tono abbastanza rassicurante. Per fortuna non mi sembra nemmeno arrabbiato. Mentalmente, mi rincuoro. L’espressione del professor Gaara cambia non appena vede uscire anche Sasuke.
-Uchiha… ci sei anche tu.- osserva.
Sasuke non proferisce parola, mentre io rimango stupito dal fatto che si ricordi già i nostri cognomi.
-Dunque, che ci facevate chiusi in bagno?- domanda.
Inutile dire che il sottoscritto va in panico. L’ultima volta che ho avuto un approccio con le bugie, mi ha scoperto anche Kiba! Come potrei ingannare un professore? Arrossisco, abbassando lo sguardo.
-Stavamo litigando.- spiega il teme.
-Litigando?- ripete Gaara.
-Esatto. – ribadisce lui, sicuro.
-Per quale motivo?-
-Questioni personali se permette.- replica l’Uchiha, un tono tutt’altro che amichevole. Mi sa tanto che avevo ragione. A Sasuke il nuovo insegnante non va tanto a genio e qualcosa mi dice che in parte ne sono la causa.
Senza che nemmeno me ne renda conto, vengo trascinato all’esterno. Mentre passiamo davanti al docente, mi limito a scusarmi, sorridendo ridicolmente. Percorriamo tutto il corridoio, ormai quasi vuoto. Solo quando torniamo presso la nostra classe, riesco a parlargli.
-Ma si può sapere perché ti sei rivolto in quel modo ad professore?- lo rimprovero. –Non era il caso!-
-Non mi piace quel tipo.- ammette. -Non mi piace come ti guarda.- risponde prima che io glielo chieda. Arrossisco, colpito dalle parole di Sasuke. Niente di speciale a dire il vero, ma detto da lui è come se mi fosse stato confessato di essere la persona più importante di tutti… per lui.
-Grazie.- gli dico, guardando dritto innanzi a me.
Mi fissa, non capendo l’utilità di quella parola in quel momento.
Sorrido di nuovo, dirigendomi verso il mio posto, ed alzandomi a comando quando entra il prof di educazione fisica.



 



 
 
Mi scuso perché questo capitolo è un po’ più breve degli altri. Ovvero 2419. Però, pensavo che mettendoci altro sarebbe stato pesante. Spero di rifarmi col prossimo! ^__^
Ribadisco che l’aggiornamento della fic avviene ogni dieci giorni. Spero di poter essere puntuale. Grazie!
 
 
L’altra volta mi sono dimenticata di dire che gli smeraldi erano un riferimento agli occhi di Sakura! ^__^


Vi va una drabble? http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=753508&i=1

  

   
 
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