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Autore: Sereko    10/07/2011    10 recensioni
Edward Cullen,figlio di uno dei più ricchi banchieri d'America,ha una vita perfetta:Un lavoro che ama;una donna stupenda;una casa fantastica e auto lussuose.Edward Cullen ha una vita perfetta.Eppure non è felice.
Bella Swan,figlia di un noto avvocato,ha una vita perfetta :un lavoro che ama;un uomo che adora e amici stupendi.Bella Swan ha una vita perfetta. E non potrebbe chiedere di più.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avrei dovuto aggiornare ad Agosto (non perché mi piaccia farvi aspettare,ma perché al momento sono in vacanza  fuori città e lo sarò per tutto Luglio) ma,per fortuna vostra (o forse no,dipende dai punti di vista) ho trovato una linea aperta (grazie vicino,grazie <3 ) e quindi eccomi qui.

Buona lettura.
 
 
 
 

Capitolo 11

 
 
 
BPOV
 
 

Le tre linee nere rimasero fisse sullo schermo per meno di tre secondi,prima di lasciare il posto al segno di spunta.
 
Messaggio inviato. L’ennesimo nel giro di una settimana. Era il numero dieci,venti forse?
 
Feci scorrere il dito sul trackpad del Blackberry e controllai i messaggi inviati.
 
Check, check ,check, check ,bianco ,bianco, bianco …
 
Fermai il dito primo di arrivare alla fine,prima di avere un numero,la certezza matematica che i messaggi senza risposta erano troppi per essere ignorati.
 
Schiacciai il pulsante per uscire dal menu dei messaggi e rimasi a guardare lo schermo,gli occhi che fissavano prima la busta dei messaggi ,poi l’orario,poi di nuovo la busta dei messaggi e così via. Avanti e indietro,avanti e indietro.
 
Il telefono riposava sulle dita,i palmi insù poggiati sulle gambe incrociate,perfettamente immobile su un corpo altrettanto immobile,una statua viva che vibrava impercettibilmente a causa di una pulsazione troppo forte,o un respiro più profondo degli altri.
 
Il numero sul display cambiò.
 
Cinque.
 
Un minuto.
 
Gli occhi saettarono sulla busta trasparente.
 
Nessun messaggio.
 
Tornai a fissare lo sfondo,la copertina di uno dei miei libri preferiti del momento si stagliava contro le icone chiare del menu. I grattacieli,il Manhattan Bridge , il busto di una ragazza contro l’azzurro del cielo …
 
Sei.
 
Lasciai andare un sospiro e le mani vibrarono leggermente,facendo sfocare per un attimo lo schermo. Rafforzai la presa e cercai di rimanere il più immobile possibile,come se anche il più piccolo movimento potesse impedire al messaggio di giungere a me.
 
 Quel messaggio che sapevo,ormai,non sarebbe arrivato.
 
Spostai il pollice sulla cornetta verde,indecisa se tentare o meno di chiamarlo. Il pollice tremò quando ricordai che,a tutte le precedente chiamate,non aveva mai risposto. Così lo ritirai,riportando la mano a riposo contro le gambe,i palmi insù stretti tra loro.
 
Sette.
 
Sentì il cuore accelerare di colpo, dolorosamente. Lo stomaco mi si contrasse,e mi sentii come se avessi ingoiato dell’acido che ora stava bruciando ogni cosa lungo il suo cammino : gola,cuore,polmoni,pancia,vene. Cuore.
 
Non pensavo che mi sarei mai sentita così. Non dopo solo una settimana. La cosa buffa era che era già successo, in passato, di non sentirci per alcuni giorni,io stessa avevo perso alcune chiamate o dimenticato di rispondere ad alcuni messaggi,ma non ero mai stata in ansia o così … così.
 
Ma forse,anzi sicuramente, era per il modo in cui mi aveva parlato l’ultima volta. O forse, non parlato,era l’espressione più corretta.
 
Al solo ricordare quell’ultima chiamata mi venne la nausea. Cosa poteva essere successo di così grave? Perché doveva essere successa qualcosa di grave,giusto?
 
Otto.
 
Il rumore della porta che si apriva mi fece sussultare ,e quando sollevai gli occhi dalle mani Rosalie l’aveva già richiusa alle proprie spalle. 
 
Corrugai le sopracciglia, in un silenzioso “che c’è?” ,perché sapevo che se avessi provato a parlare mi sarebbe tremata la voce,e non era il caso di gettare benzina sul fuoco,non quando lei era già sul piede di guerra,sempre pronta ad inveirgli contro.
 
Ignorò il mio sguardo e si avvicinò al letto,con gli occhi che fissavano alternativamente il telefono e me. Istintivamente chiusi le dita attorno al cellulare e le portai nell’incavo che le gambe incrociate avevano creato.
 
Lei non se ne accorse,o fece finta di non accorgersene,e si sedette sul letto ai miei piedi.
 
<< Ha chiamato Jasper,vuole sapere se questa sera ci va di andare a cena >>
 
Battei le palpebre,cercando di ricordare se oggi ricorresse una data particolare,ma non mi venne in mente nulla.
 
<< Ovviamente la sua – e la mia,soprattutto – non era una richiesta. Non si accettano dei no come risposta >> disse quando si accorse che stavo per rispondere. << Quindi vatti a preparare, più tardi si va da  Bertrand at Mister A’S ,Jasper è in vena di festeggiamenti >>
 
<< Ha vinto la causa? >> chiesi,ricordando improvvisamente che Jasper stava aspettando di sapere se il tribunale gli avesse,finalmente,affidato la custodia delle sue bambine. La Corte si sarebbe dovuta esprimere in questi giorni … non ricordavo quale con precisione.
 
<< Non ancora,lo saprà solo la settimana prossima, ma si tratta solo di una formalità ormai. I giudici sanno che quella strega è un’alcolizzata,le bambine hanno espresso il desiderio di rimanere con il papà e lei è una strega con l’istinto materno di una vipera morta. E’ così fredda che mi chiedo come possa aver partorito due figlie così. Davvero,non pensavo potesse avere un utero,ero convinta che facesse le uova o qualcosa del genere. >>
 
A questo esplosi in un sorriso,così spontaneo e naturale da sembrarmi quasi alieno,eppure mi sentii il cuore un po’ più leggero.
 
<< Sei proprio cattiva,lo sai vero? >>
 
<< Tsk! Cattiva,io? No cara,mi limito a constatare i fatti. Non puoi negare che Maria sia una vipera. Mi chiedo se faccia anche la muta … >> aggiunse pensierosa.
 
Scoppiai a ridere << Può darsi,magari la nasconde dentro l’armadio >>
 
<< O sotto il letto. Insieme alla cenere di qualche bambino morto sacrificato per chissà quale rituale magico >>
 
Ridemmo fino a che non iniziò a farci male la pancia e gli occhi iniziarono a lacrimare. Mentre le risate scemavano mi asciugai gli occhi con le dita.
 
<< Okay dai,vengo. Ma solo perché c’è Jasper. >>
 
Rose sollevò gli occhi al soffitto << Beh,ti ringrazio >>
 
La spinsi giocosamente col piede << Scema,con te ci vivo giorno e notte,la tua presenza costante inizia ad essere nauseante. Per fortuna che tra un po’ vai via >>
 
<< Quando non ci sarò più >> disse agitandomi un dito contro << rimpiangerai questa presenza costante e nauseante. Ricordati le mie parole quando mi chiamerai alla disperata ricerca di compagnia >>
 
Le labbra mi si piegarono in un sorriso triste. Sapevo che mi sarebbe mancata fino a stare male,soprattutto se la situazione con Edward … diedi una brusca virata ai miei pensieri e scrollai le spalle,cercando di apparire indifferente.
 
<< Certo,contaci! >>
 
<< Vedremo >> disse alzandosi dal letto << intanto vatti a preparare,Emmett verrà a prenderci fra poco >>
 
<< Che fretta c’è? Tanto lo so che lo farai aspettare comunque mezz’ora >> Rose sorrise ma non rispose,preferendo invece dirigersi verso la porta << Certo,fai finta di nulla. Povero fratello mio,come lo tratti >>
 
La sua risata continuò anche dopo che la porta si fu chiusa alle sue spalle. L’ascoltai spegnersi lentamente lungo il corridoio,con un sorriso appena accennato sulle mie labbra. Sapevo che,nonostante tutto, mio fratello non avrebbe potuto scegliere meglio. Per quanto algida potesse sembrare, Rosalie era invece la persona più dolce e affettuosa che avessi mai conosciuto. La compagna,e presto moglie, perfetta per Emmett.
 
Allontanai lo sguardo dalla porta e lo riportai sulle mie mani. Aprii lentamente le dita mettendo in vista il display.
 
Dodici .
 
Con un sospiro abbandonai il telefono sul letto e iniziai a prepararmi.
 
 
 

§
 

 
 
 
<< Ciao Bellatrix! >>
 
Sbuffai mentre mi lasciavo abbracciare da Jasper << Devi smetterla di chiamarmi così >> dissi una volta separati << Non sono né cattiva né brutta come lei >>
 
Lui rise scuotendo la testa,lasciando ondeggiare la chioma bionda << Hai un bel caratterino però,ti sta bene >>
 
<< Mi stai confondendo con Rosalie >>
 
<< Grazie! >> disse Rosalie alle mie spalle. Mi voltai e le sorrisi,sperando di apparire dispiaciuta.
 
<< Dai,non ha tutti i torti Rosie >> disse Jasper. Lei gli rispose mostrandogli il dito medio.
 
<< Sempre molto femminile >> fece Jasper ridendo.
 
<< Sempre >> concordò Emmett,baciandole la tempia.
 
<< Ciuciuciù ciuciuciù ciuciuciù >> Emmett mi guardò storto e Jasper si mise a ridere.
 
<< Ooookay, prima che il diabete raggiunga i livelli massimi, che ne dite di incamminarci? Ho già prenotato ed ho una certa fame >>
 
<< In effetti ho un po’di  fame anch’io. >> disse Emmett. Io e Rosalie roteammo gli occhi.
 
<< Che novità >> mormorò lei.
 
<< Guarda che questi muscolo non stanno insieme da soli >> si difese mio fratello << Ho bisogno di proteine >>
 
<< Le proteine ti servirebbero in testa >> dissi, incamminandomi al fianco di Jasper e dandogli le spalle.
 
<< Har har har ,che divertente >>
 
<< Non volevo essere divertente >> gli dissi,girando la testa per guardarlo << è la pura e semplice verità >>
 
Jasper scoppiò a ridere e mi mise un braccio intorno alle spalle,stringendomi contro il suo fianco << Sei una sagoma >> disse piano al mio orecchio,forse per evitare che mio fratello se la prendesse pure con lui. Cosa impossibile tra l’altro,visto che si adoravano.
 
<< Grazie >> gli strizzai l’occhio … ed inciampai sui miei piedi. Jasper mi afferrò prima che cadessi all’indietro.
 
<< Ehy! >> urlai girandomi, beccando Emmett con la mano ancora a mezz’aria. << Ma sei cretino? >>
 
Lui si strinse nella spalle,sorridendo compiaciuto. Rosalie si allontanò da lui mormorando qualcosa che somigliava a “non lo conosco” .
 
<< Così impari >>
 
<< Stavo cadendo! >>
 
<< Non è colpa mia se hai un pessimo equilibrio >> Lo guardai a bocca aperta.
 
<< Ma mi hai tirato i capelli! >>
 
Si strinse nelle spalle e superò me e Jasper. Lo guardai storto,indecisa se andargli a dare o meno un calcio nelle gambe. Jasper mi prese sotto braccio e mi tirò accanto a lui << Lascia perdere,sussurrò,poi ti aiuto io a vendicarti >>
 
Alzai gli occhi sui suoi e lo vidi sorridermi sardonico. Gli sorrisi di rimando,sicura che aveva già in mente qualcosa di diabolico. << Presto >>
 
<< Prestissimo >>
 
Ci incamminammo verso l’entrata del ristorante ridacchiando come due pazzi.
 
Mentre aspettavamo che l’hostess ci mostrasse i posti a sedere,ascoltammo Jasper che spiegava come il suo avvocato gli avesse assicurato che,entro la prossima settimana,avrebbe avuto l’affidamento esclusivo delle gemelle. A quanto pare, Jasper aveva ingaggiato un investigatore privato che scattasse delle fotografie alla sua ex moglie,in modo da dimostrare che lei era ubriaca più della metà del tempo,e quindi incapace di provvedere alla cura delle bambine.
 
 Inutile dire che l’operazione aveva avuto il successo sperato, anche se la cosa, in un certo senso, rendeva triste Jasper. Non tanto per la storia della custodia – era più che felice di avere a casa le sue figlie,che adorava più di ogni altra cosa al mondo – ma perché le bambine non avrebbero potuto vedere e contare sulla madre per chissà quanto tempo.
 
Mentre parlava,mi ritrovai a constatare,per l’ennesima volta da quando lo conoscevo,quanto affascinante fosse.
 
A trentasette anni, Jasper poteva ancora vantare un fisico asciutto ed atletico, una chioma sbarazzina che lo faceva sembrare più giovane e alla mano,ed una manciata di rughe attorno agli occhi che spuntavano quando sorrideva e che lo facevano apparire ancora più bello.
 
Se non fosse stato sposato quando l’avevo conosciuto,oltre che il fratello di Rosalie, probabilmente ci avrei provato,anche se i biondi di solito non mi piacevano , troppo scialbi. Anche se di scialbo,in Jasper,non c’era proprio nulla.
 
La solita eccezione che conferma la regola,suppongo.
 
<< Signori >> disse l’hostess,indicando con un ampio gesto del braccio il corridoio alle sue spalle  << Da questa parte >>
 
Il Bertrand at Mister A’S era uno dei ristoranti più esclusivi di San Diego. Con la sua raffinata cucina francese, il servizio impeccabile e la vista mozzafiato – dalla sala ristorante all’ultimo piano era possibile vedere tutta la baia di San Diego – si trovava nella top ten dei ristoranti migliori della California.
 
Se si tiene pure conto del fatto che erano secoli che volevo mangiare francese, non era difficile capire perché – nonostante il morale sotto le scarpe di un paio d’ore prima – vibrassi d’entusiasmo.
 
Mentre camminavamo lungo il corridoio che ci avrebbe portata nell’ultima sala ,quella che si affacciava direttamente sulla baia e Coronado , Jasper mi prese per mano e si chinò a sussurrarmi all’orecchio.
 
<< Se non ti tengo,rischi di volare via per l’eccitazione >>
 
Risi e gli strinsi le dita con le mie << Adoro questo posto,ho sempre desiderato venire qui >>
 
Mi strizzò l’occhio << Lo so >>
 
<< Da questa parte >> fece l’hostess,quando arrivammo al ristorante  << Un tavolo per quattro,giusto? >> chiese facendo scivolare lo sguardo su di noi,come per conferma.
 
<< Sì >> disse Jasper. Lei annuì fra sé e ci accompagnò ad un tavolo sul lato ovest della sala,proprio vicino ad una delle grandi vetrate. Jasper nel frattempo mi aveva lasciato la mano,ma continuava a camminare al mio fianco,con una mano poggiata sulla mia schiena.
 
Se non lo conoscessi da anni,e non lo considerassi ,ormai, come un fratello, avrei pensato che ci stesse provando. E dall’esterno poteva anche sembrare così,ma Jasper era affettuoso per natura.  Quando parlava con le persone tendeva a mantenere sempre un certo contatto fisico,cosa che ,negli anni, gli aveva fatto guadagnare l’appellativo di “Jasper l’Italiano” ,perché ,dicevano, non aveva nessun rispetto per lo spazio personale altrui.
 
Sorrisi fra me,perché in fondo era vero. Jasper sembrava ignorare ogni regola della prossemica. Ma andava bene così,era quello che lo rendeva così amabile.
 
Arrivati al tavolo,la donna si congedò dicendoci che sarebbe arrivato presto un cameriere per prendere le nostre ordinazioni e che ,nel frattempo, potevamo guardare i menu.
 
Quando ci sedemmo,diedi un’occhiata fuori dalle vetrate,restando incantata dalla splendida vista. Con un panorama del genere sarebbe stato davvero un piacere mangiare.
 
<< E’ davvero stupendo qui >> mormorò Rosalie. Mi girai verso di lei annuendo,ancora troppo estasiata per parlare. Di fronte a noi, Jasper ed Emmett avevano già aperto i menu.
 
Fissai pensierosa Jasper - senza tuttavia vederlo davvero - pensando che ad Edward sarebbe sicuramente piaciuto questo posto.  Forse avrei potuto fargli capire che mi sarebbe piaciuto venire qui con lui.
 
Un giorno. Forse. Quando avrebbe finalmente risposto alle mie chiamate.
 
Spostai lo sguardo e lo feci vagare per la sala,cercando di non pensare ad Edward almeno per questa sera.
 
Una macchia rossa attirò la mia attenzione e spostai di scatto lo sguardo indietro. Poco sopra la spalla di Jasper, in fondo alla sala, c’era Edward, insieme ad un nutrito gruppo di persone.
 
Non vedevo il suo viso per intero,solo la metà destra della sua faccia,ma non avrei potuto sbagliarmi nemmeno volendo. Quei capelli,il taglio della mascella,gli occhi,il naso persino, tutto urlava “Edward” . Feci scorrere lo sguardo sugli altri commensali, ma nessun viso mi sembrava familiare. Anche se due delle donne presenti al tavolo gli somigliavano in maniera incredibile. Dovevano essere la madre e la sorella.
 
<< Che c’è? >>  mi chiese Jasper << sembra che tu abbia visto Babbo Natale >>
 
Portai gli occhi sui suoi,e solo allora mi resi conto che stavo sorridendo. << C’è Edward >> dissi ,indicando con il mento un punto alla sue spalle.
 
Emmett e Jasper si voltarono di scatto. Roteai gli occhi,discreti come un branco di elefanti.
 
<< Chi è ? >> chiese Jasper,dopo essersi reso conto di non avere idea di chi dover cercare.
 
<< Quello con i capelli rossicci a quel tavolo. Dovrebbe essere con la famiglia >>
 
<< Dovrebbe? >> chiese Jasper accigliato.
 
<< Beh … non li ho mai visti a dire il vero, ma so che suo padre è biondo,e che quelle due >> dissi indicando prima la donna seduta accanto all’uomo biondo,e poi l’altra con i capelli lunghi e scuri e gli occhi verdi << sono la madre e la sorella. Gli altri non so chi siano,ma potrebbero essere i suoi cugini >>
 
<< Perché non ci vai ? >> chiese Emmett << così almeno, finalmente, vi conoscerete,no? >>
 
<< Non so … >>
 
<< Perché? >> domandò Rosalie << Vacci,che può succedere di male? Così almeno puoi pure chiedergli che fine ha fatto in questi giorni >>
 
<< In che senso che fine ha fatto? >> fece Emmett guardando prima me e poi lei << che è successo? >>
 
<< Niente >> risposi guardando male Rosalie. Lei non ricambiò il mio sguardo,continuando invece a fissare il tavolo a cui era seduto Edward. Rinunciai e mi alzai.
 
Avevo appena superato Rosalie quando la donna bionda accanto ad Edward si girò a guardarmi. La fissai di rimando,trovandola stranamente familiare -  Dove l’avevo vista? Forse era sua cugina? - quando lei sorrise leggermente e si girò verso Edward,tirandolo verso di sé e baciandolo sulle labbra.
 
No
 
Fu come se mi avessero versato del ghiaccio bollente nelle vene,e contemporaneamente,mi avessero dato un calcio nello stomaco.
 
No no no
Sentii le orecchie fischiare e mi venne da vomitare. La gola stretta mi impediva di respirare e sentii il cuore bruciarmi nel petto. Mi tremarono le ginocchia e ,prima che perdessi l’equilibrio, sentii un paio di mani afferrarmi la vita.
 
No ti prego no no
 
Il tocco bastò a farmi sussultare e ,con un’ultima,sfocata occhiata a quel bacio, mi girai di scatto e corsi fuori dal ristorante.
 
 
No ti prego,no no no
 
 
 
Perché?
 
 
 
 

§

 

 
 
 
 
<< Ti sei divertita? >>
 
Mi voltai al suono della voce e incrociai un paio di occhi azzurri e freddi come il ghiaccio.
Spostai il peso del corpo da un piede all’altro,mentre una fitta di disagio mi percorreva la schiena,viscida e rapida come l’incedere di un serpente.
 
Guardai rapidamente alle sue spalle,intercettando lo sguardo di compatimento del receptionist ,che continuava a fissarmi senza alcuna ombra di vergogna. Da quando non era più maleducazione fissare qualcuno?
 
La ragazza di fronte a me incrociò le braccia e si spostò lievemente di lato,lasciando intravedere il logo del Bertrand at Mister A’S sulla porta a vetri dell’entrata.
 
<< Come? >> chiesi,dopo essermi schiarita la voce. Passai rapidamente una mano sulle guance,asciugandole.
 
<< Con Edward,ti sei divertita? Sta con me,lo sapevi vero? >> le labbra le si piegarono in un sorriso velenoso. La guardai sbattendo le palpebre,cercando di non concentrarmi sul bacio che avevo visto pochi istanti prima. La nausea mi colpì come una palla di cannone e dovetti allargare appena le gambe,per non perdere l’equilibrio.
 
<< Io … >>
 
<< Ora è il momento di smetterla,ti pare? Ti sei divertita,si è divertito,ora possiamo pure smettere di fingere che tu possa avere un futuro con lui,puoi smetterla di crederci,okay? Non succederà mai >>
 
Aprii la bocca per dire qualcosa,quando alle sue spalle spuntò Edward. Quando mi vide tentennò,un po’ incerto sui suoi passi,ed ebbe l’accortezza di mostrare un’espressione contrita prima di rivolgersi alla ragazza bionda.
 
<< Possiamo andare >>
 
Lei mi rivolse un ultimo sorriso,l’espressione soddisfatta di chi sa che ha vinto tutto,e allacciò il braccio con quello di Edward.
 
Edward mi lanciò un ultimo sguardo di scuse prima di oltrepassarmi con la bionda al suo fianco.
 
Mi voltai di scatto,con il cuore che batteva a mille e le gambe che mi tremavano.
 
Non poteva finire così,non poteva…
 
<< Edward! >>
 
Li vidi allontanare sempre più veloci e mi misi a correre.
 
<< Edward! >>
 
Allungai la mano per afferrargli la giaccia ma all’ultimo,quando mancavano solo pochi centimetri,mi sfuggì come fumo.
 
<< Edward aspetta! Per favore aspetta! >>
 
<< Edward! >>
 
<< Bella >>
 
<< Edward,per favore Edward >>
 
<< Bella! >>
 
<< Edward!>>
 
<< Bella svegliati! >>
 
Aprì gli occhi di scatto,inspirando profondamente a bocca aperta. Ero nella mia stanza,al buio.
 
<< Bella >> la luce della lampada sul comodino si accese,accecandomi momentaneamente.
 
<< Sono qui Bella,sono qui >> riconobbi la voce di Rosalie,dolce e materna,e poi sentii le sue braccia stringermi contro il suo petto. << Shh sono qui,sono qui >> solo allora mi accorsi che stavo piangendo, e non mi sfuggii  il fatto che non avesse detto nemmeno una volta “va tutto bene” . Sapeva che non era così,che non andava affatto bene,e lei non diceva mai bugie,nemmeno in casi come questo.
 
L’idea mi fece piangere ancora più forte,e strinsi la prese attorno al suo corpo,affondando il viso nel suo petto.
 
<< Shh sono qui tesoro,sono qui. >>
 
<< Perché? >> gracchiai quando i singhiozzi si calmarono abbastanza da farmi parlare.
 
<< Non lo so >> sussurrò << mi dispiace >>
 
<< Tu lo odiavi >> l’accusai << non è vero >>
 
Sospirò << non volevo che ti facesse del male. Mi dispiace perché ti ha fatto del male. >>
 
Tirai su col naso,inspirando anche il profumo delicato della sua pelle. Era dolce,ma non troppo. Sapeva di sicuro e di mamma. Mi dava la stessa sensazione che provavo quando sentivo il profumo della mia maestra alle elementari,sapeva di buono e di adulto,e mi faceva sentire a casa.
 
<< Come ho fatto a non capirlo? >>
 
<< Non era facile,nemmeno io avrei mai pensato ad una cosa simile. Non è colpa tua >> aggiunse dopo un momento.
 
<< Sai qual è la cosa assurda? >> chiesi,ma parlai senza aspettare risposta << che mi sento tradita. Io ero l’amante, ed io mi sento tradita. >>
 
<< Non è assurdo. Lui ti ha tradita,ha tradito la tua fiducia. Non importa che tu fossi l’altra,non cambia le cose >>
 
<< Pensavo … non so. Dovrei sentirmi lusingata che abbia scelto me? Io ... mi sento solo a pezzi >>
 
Mi accarezzò i capelli e mi diede un bacio sulla tempia << Non c’è da sentirsi lusingata,è normale che tu ti senta così. Tu non sapevi di essere l’altra,ha tradito pure te,né più né meno >>
 
L’immagine di lui a letto con lei s’infiltrò prepotentemente nella mia mente,e scoppiai nuovamente a piangere.
 
Quando mi calmai,cullata dall’abbraccio di Rose,minuti,o forse ore dopo, lei parlò di nuovo.
 
<< Non so come abbia fatto la sua ragazza , o la moglie,o qualsiasi cosa sia, a non scoprirlo. O magari no,forse è proprio un bugiardo seriale,di quelli che hanno una doppia vita e nessuna delle parti sospetta nulla. >>
 
Curvai le spalle alle sue parole,l’idea che lui avesse mentito per tutto il tempo mi era insopportabilmente dolorosa.
 
<< Lei lo sapeva >> dissi dopo un po’,improvvisamente colpita da un’illuminazione << non poteva non saperlo >>
 
<< Perché? >>
 
<< Mi ha sorriso primo di baciarlo. Ed io l’ho già vista prima,il Libreria. Mesi fa,non ricordo quando. Mi ha chiesto un paio di cose su un libro che doveva ancora uscire e poi è andata via. La ricordo perfettamente >> aggiunsi dopo un attimo << perché indossava degli abiti ridicolmente eleganti e palesemente costosi. >>
 
Rose non disse nulla,e rimanemmo in silenzio ,ognuna nell’abbraccio dell’altro.
 
<< Mi manca >> dissi,con la voce rotta per le lacrime trattenute. Rose sospirò e mi strinse forte,come se volesse inglobarmi,farmi sparire dentro di lei e nascondermi da tutto.
 
<< Mi manca tanto >>
 
 
 
 

§

 

 
 
Mi svegliai parecchie ore dopo,ancora stretta nell’abraccio di Rosalie. La stanza era buia, e dalla finestra filtrava solo la debole luce della luna.
 
Mi districai lentamente dalle sue braccia,stando attenta a non svegliarla e quando fui sicura di non aver disturbato il suo sonno,mi alzai dal letto ed andai a chiudere le tende.
 
Feci la strada a ritroso e mi infilai piano sotto il lenzuolo,stando attenta a coprirmi bene fino al collo. Prima che il sonno mi avvincesse ,allungai una mano verso il comodino e presi il cellulare.
 
Lo schermo si illuminò ed io lo orientai versi il basso,stando attenta a coprirlo con il mio corpo,per evitare che disturbasse Rosalie. Aprii la casella dei messaggi ed iniziai a digitarne uno,poi scrissi il destinatario e pressai su invio,prima che potessi pentirmene.
 
Il segno di spunta nero affacciò sullo schermo,a conferma che il messaggio era stato inviato.
 
Le due piccole ed insignificanti parole si stagliavano sullo sfondo bianco,immobili ed indifferenti ,incuranti del bruciore costante al petto,della gola stretta e della nausea persistente.
 
 Incuranti del fatto che fossero rivolte ad una persona bugiarda,che forse non le avrei mai più risentite,che forse quelle che avevo sentito non erano altro che bugie.
 
Stavano lì,immobili e beffarde,a ricordarmi quanto avevo e quanto,ora,non avevo più. E che forse non avevo mai realmente avuto.
 
Posai il cellulare sul comodino,stanca di rileggere quelle parole,e lo spensi. Non sarebbe  arrivata nessuna risposta in ogni caso. Nessuna che contasse comunque.
 
Con un sospiro tremolante chiusi gli occhi,con ancora impresse a fuoco,dietro le palpebre,le parole che più di ogni altro agognavo di sentire,ma che ero stata io a scrivere.
 

Ti amo.
 
 
 
 
 
 
 

Non so quando arriverà il prossimo capitolo,il mio obiettivo sarebbe quello di scriverne altri due entro Agosto ma, oltre al fatto di avere la spiaggia a cinque metri dal villino,tre libri di Diritto Pubblico da studiare,uno di inglese (che vacanze,eh? Mi viene da piangere!) e qualche libro da leggere per il puro piacere di leggere,non so se ci riuscirò. Ma ci proverò,questo è sicuro.  

Ora passiamo alle note :

Affidamento dei figli :
in America le leggi sull’affidamento cambiano di stato in stato,ma fondamentalmente ci sono quattro tipi di custodia : affidamento congiunto, custodia legale,custodia esclusiva e custodia fisica. In Italia dovrebbe essere più o meno lo stesso,ma visto che non studio Giurisprudenza (le mie conoscenze si limitano a quanto studiato al liceo e qualcosa di Diritto Pubblico fatto all’Università) potrei aver scritto un paio di cavolate.

Jasper l’Italiano : qui mi affido agli stereotipi. Non so se tutti gli americano considerino gli Italiani così appiccicosi,è una cosa che ho letto un paio di volte in qualche fanfiction americana,quindi mi fido di quello . Non ho,ovviamente,esperienze personali,solo qualcosa che ho letto in giro per il web,non prendetelo per orocolato quindi.

Prossemica : è la disciplina che studia lo spazio e la distanza all’interno di una comunicazione ,sia verbale che non verbale. Esistono quattro tipi di zone,che misurano quanto intima è la relazione fra le persone (più lo spazio si accorcia,più la conoscenza è intima ). Per esempio, amici intimi e fidanzati,sostano di solito entro i 45 cm (facendo iniziare la misurazione dal contatto con la pelle), mentre durante le pubbliche relazioni (sconosciuti,durante conferenze ecc ) oltre i 3,5 metri. Ci sono diverse sfumature,e altri studi riguardo la comunicazione non verbale (sistema paralinguistico,sistema cinesico e aptica) che servono per determinare (e studiare) i tipi di relazioni,questa è solo una delle tante facce. Scusate il papiro,ma è una cosa che ho studiato da poco e che mi affascina ^^ (e volevo essere sicura di spiegare bene il termine. )

Ghiaccio bollente: okay,questa è una cavolata,ma visto che altrove ho lette delle critiche rivolte a figure retoriche non capite (perché può essere solo questa la spiegazione,un errore dettato dall’ignoranza) preferisco specificare,anche se inutilmente. Ghiaccio bollente è un ossimoro.
 
 
 
 
 
 

  
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