Epilogo

Sasuke lanciò la spada al ragazzo, il quale l’afferrò sicuro: non era proprio il momento di farsi vedere indeciso. Se Satoru c’aveva visto giusto – ed era quasi certo di averlo fatto – l’Uchiha cercava una persona capace di difendere quella figlia che aveva rifiutato di essere una ninja, oltre che qualcuno che la rispettasse.
Il ragazzo seguì i movimenti di Sasuke con lo sguardo, osservandolo mentre si dirigeva verso il centro dell’enorme giardino di casa sua. Lo imitò, e si mise in posizione di attacco.
-Vediamo che sai fare!- lo provocò l’uomo, stringendo maggiormente l’elsa e mettendosi anch’egli in guardia.
-Sono sicuro che la stupirò.- esclamò il giovane, trovando conforto, oltre che nel contatto tra il manico gelido dell’arma e la sua mano, nello sguardo rassicurante che Miku gli stava indirizzando: l’aveva vista con la coda dell’occhio. Le mani giunte in preghiera e gli occhi che le brillavano dall’emozione. Quanto era ridicola, e adorabile al tempo stesso, la sua Miku quando faceva così? Sorrise. Non stava mica rischiando la vita!
Si voltò un attimo verso la sua direzione, volendole comunicare con lo sguardo quanto più possibile: tutto l’affetto che provava per lei, tutta la gratitudine verso di lei, anche per piccoli gesti, come quello di sostenerlo.
Ma mai distrarsi contro un Uchiha.
 
Sasuke scattò all’attacco, deciso a colpirlo ad un braccio con un colpo laterale. Satoru riuscì ad accorgersene soltanto all’ultimo secondo, infatti, fece appena in tempo a frapporre la sua spada tra il suo braccio e tra la lama dell’uomo.
-Inomiya, così non va!- lo rimproverò il capofamiglia, colpendolo duramente, quasi a fargli perdere la presa –nessuna distrazione in battaglia: nessuna!-
Satoru cercò di recuperare quella distanza di sicurezza della quale non aveva neppure potuto usufruire, per via dell’iniziale distrazione. Senza distogliere lo sguardo dall’Uchiha che, imperterrito, lo massacrava, tentava di elaborare una strategia fulminea per riuscire a liberarsi da quella situazione. I colpi del suo avversario erano precisi e potenti, tant’è questi fu più volte sul punto di spezzargli la guardia. Ma Satoru non aveva la minima voglia di cadere così, di finire al tappeto avendo dimostrato solamente di sapersi distrarre, anche perché non era vero: lui valeva, e glielo avrebbe fatto capire.
Poi ci fu un istante. Un piccolo e impercettibile momento in cui il giovane seppe di poter agire, seppe che quella era la sua unica possibilità. Facendosi forza sul suo piede dominante, spiccò un balzo all’indietro, recuperando la giusta distanza. Poi, come se in quel momento si trovasse davvero in missione, e non a combattere contro il padre della persona che amava, a malapena toccò terra, che già era partito all’attacco, lanciando più fendenti consecutivi. L’Uchiha, dal canto suo, schivava i colpi oppure li parava semplicemente. Appariva come un muro imponente, dove era impossibile trovare una crepa. Non c’erano segni di stanchezza sul suo viso, mentre Satoru cominciava a risentirne. Era anche il Sole cocente che li accompagnava, era che Sasuke Uchiha fosse l’avversario più forte che contro cui si fosse mai battuto, ma il ragazzo sentiva di non potercela fare. Mai si era abbattuto, nemmeno in missione. Ma l’idea di cominciare a farlo lo chiamava.
-Tutto qui? Non sapresti capace nemmeno di difendere te stesso, figuriamoci qualcun altro!- ghignò Sasuke, portando la spada indietro, pronto per l’affondo finale.
Satoru fu toccato da quelle parole.
Lui voleva difendere Miku, non voleva né doveva gettare la spugna. Perché stava dimostrando di essere ciò che non era, ovvero un perfetto incapace: era l’ora di darsi davvero da fare.
Schivato il colpo rapido dell’Uchiha, Satoru contrattaccò, scalfendo l’uomo ad una spalla. Un ghignò si allargò sul volto del ferito.
-Credo che sia l’ora di finirla.- sussurrò questi, sparendo all’improvviso.
Il ragazzo, anche non vedendo più il suo avversario, riuscì a mantenere la calma e si voltò dietro ad una velocità impressionante, cercando al contempo di captare ogni minimo rumore. Un fruscio lo fece girare a destra, ma era troppo tardi. La lama di Sasuke andò a ferirgli la mano, facendo sbalzare la spada a pochi metri da loro.
-Fatto.- concluse Sasuke, riponendo la sua arma nel relativo fodero.
Prese a distanziarsi dal ragazzo a passi lenti, sorpassando la famiglia e dirigendosi verso casa.
Intanto, Satoru non poteva dire di essere soddisfatto al cento per cento di come aveva sostenuto la prova. Chissà, il padre di Miku avrebbe sicuramente pensato che fosse uno smidollato, del resto, glielo aveva già fatto intuire durante la battaglia.
-Dai, Satoru, te la sei cavata!- gli disse Miku, stringendolo.
Lui scosse le spalle, aspettando il giudizio che più temeva. Non che non gli importasse cosa ne pensasse la sua ragazza, ma era sull’Uchiha-senior che doveva fare colpo. Lo osservò allontanarsi, senza proferire parola.
-Che mi dice, allora?- chiese, infine. Non poteva farla finire realmente in quel modo.
Il silenzio divenne sovrano, mentre tutti attendevano una risposta.
Intanto, Sakura già ridacchiava.
-Da domani, verrai ad allenarti qui, chiaro? E lo farai finché non riuscirai a battermi. Voglio il meglio per mia figlia.- proferì, riprendendo a camminare.
-E quindi?- domandò stupito Satoru, ma Sasuke aveva terminato la sua dose di parole per quel giorno, per cui, gli venne in aiuto Sakura.
-Satoru-kun! I modi di Sasuke sono un po’ strani.- sorrise –e questo era il massimo che potevi aspettarti. Credimi, sarebbe stato troppo per lui confessarti che gli vai a genio!- gli posò una mano sulla spalla.
-Evviva Sato-kun!- lo abbracciò Miku, quasi soffocandolo.
Il ragazzo non potè fare a meno di sorridere, soddisfatto. Anche se… dall’indomani avrebbe dovuto allenarsi, e le cose non si prospettavano troppo rosee. Ma, chi poteva saperlo, un giorno anche lui avrebbe davvero capito come era fatto Sasuke Uchiha.
-Dai, vieni che ti medico la mano!- Miku lo stava trascinando in cucina, irremovibile. Secondo lei il tagli – superfluo – andava medicato a tutti i costi.
Sakura osservava i due giovani che si allontanavano e sorrise felice.
“E’ proprio un bravo ragazzo quel Satoru! Sono sicura che anche Sasuke la pensa allo stesso modo!”
 
Sasuke era seduto sul letto di camera sua e, appoggiato alla spalliera, sembrava essersi perso in un mondo tutto suo.
-Sei qui?- la voce di sua moglie che entrava, lo ridestò.
-Mh?- era il suo modo di dire “cosa vuoi?”
-Me ne sono accorta, sai?- disse lei, avvicinandosi.
Di tutta risposta, lui la guardò soltanto, un’espressione indecifrabile sul viso.
-Avresti potuto finirlo subito, all’inizio. Con quella serie di colpi, intendo.- attorcigliò le dita intorno ai capelli di lui.
-E, poi, ti è piaciuto subito! Dai, ammettilo!- ridacchiò l’Haruno, accarezzandogli la guancia. Quei piccoli momenti di dolcezza che si dedicavano ricordavano alla donna quando avevano cominciato ad amarsi. O meglio, quando Sasuke aveva cominciato ad amarla.
-E, dai! Io ti conosco meglio delle mie tasche! Ammettilo!- insistette lei.
Lui sbuffò, prendendole il mento tra le dita.
-Non mi zittirai stavol…- non finì nemmeno la frase che Sasuke aveva già poggiato le sue labbra su quelle di lei.
L’aveva fregata, e di nuovo!
Ma come poteva, lei, resistere ai baci di lui?



 

 
 
 
FINE!!! Contenti, vero?
Allora, prima facciamo i dovuti ringraziamenti, no? ^__^
 
A chi ha letto e soprattutto commentato.
 
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Un’ultima cosa: che ne direste di una specie di seguito? Non so… se lo volete, io sono qua, pronta a scriverlo! Beh, fatemi sapere! ^.^
 
Grazie mille a tutti!