Seishiro
Sakurazukapudibondamori pedalava allegramente per il centro della sua città.
Proprio sotto la torre di
Tokyo c’ era un piccolo negozio di souvenir, che vendeva anche un completo
almanacco delle disgrazie capitate sulla torre di Tokyo negli ultimi cinquant’ anni.
Seishiro entrò pedalando,
dal momento che non era mostrato nessun cartello che indicasse “il monociclo
qui non può entrare”.
“Tu… Seishiro?” chiese il
commesso, riconoscendo il monociclo rosa cicliegio.
“No, non sono Shiro. Sono Seishiro” rispose Seishiro.
“Sei Seishiro?”
“No, non sei, uno solo.
Come il mio occhio, uno solo” disse lui spazientito, e ruotando sulla sua
monoruota se ne uscì dalla monoporta.
Seishiro
Sakurazukapudibondamori, ormai nervoso e infastidito, urtò nuovamente qualcosa.
(E’ che il povero Seishiro
ci vede male, e ha una prospettiva un po’ distorta.)
“Ciao” disse il ragazzino
urtato. “Come mai il tuo monociclo è rosa?”
“Il mio monociclo una
volta era bianco” rispose stizzito Seishiro “ma è diventato rosa a furia di
passare sopra ai cadaveri dei bambini insolenti e impiccioni, proprio come te.”
Detto questo, al grido di “Op
Op Seishiro Monoruotachiodata”, sulla ruota del monociclo spuntarono dei
chiodini appuntiti, grazie ai quali fu facile al monoconducente passare sopra
al bambino schiacciandolo per bene.